Su Vatican Insider Andrea Tornielli ha pubblicato un’ampia intervista a Jeffrey Lena, 54 anni, californiano di Berkeley, grande avvocato della Santa Sede nelle cause internazionali, da quest’anno sempre più presente anche in Vaticano, dove è stato chiamato per dare man forte all’operazione trasparenza in atto sul terreno finanziario. Si deve a lui, in buona misura, la riscrittura della legge vaticana n. 127 contro il riciclaggio di denaro sporco. Lena ha fatto parte della delegazione vaticana guidata dal viceministro degli esteri Ettore Balestrero, che a Strasburgo, ai primi di luglio, ha presenziato alla sessione di Moneyval che ha prodotto la prima valutazione di un giudice esterno sugli standard finanziari della Santa Sede, seguita a una ripetuta indagine tra le mura vaticane. Sul buon esito della valutazione Lena dice tra l’altro: “I dati a sono a disposizione di chiunque guardi il sito web di Moneyval. Emerge che il Vaticano si è classificato undicesimo tra i trenta paesi esaminati da Moneyval per il Terzo Round di valutazioni, ed è risultato tredicesimo su trenta per le sue prestazioni in generale, se si guardano tutte le 40 + IX Raccomandazioni”. Anzi, Lena precisa che la valutazione sarebbe stata ancora migliore se il Rapporto avesse messo nel conto anche le ulteriori regole introdotte in Vaticano in questi ultimi mesi: “Il Rapporto fotografa un preciso momento nel tempo: novembre 2011. La prima visita dei valutatori Moneyval risale infatti a quel periodo. Va anche notato che la Santa Sede ha avuto tempo fino al 26 gennaio 2012 per introdurre le riforme necessarie. Quindi il punteggio che abbiamo ricevuto per il periodo in esame è già molto buono. Ma comunque non riflette la situazione del Vaticano alla data in cui il rapporto è stato pubblicato, cioè luglio. Molti progressi per migliorare il sistema antiriciclaggio sono stati compiuti dopo il gennaio 2012, ma queste ulteriori modifiche sono citate solo nelle note a piè di pagina del rapporto, non nel testo principale. Quelle note dimostrano che il sistema antiriciclaggio, specialmente allo IOR, è in realtà molto più avanzato rispetto a nove mesi fa. Quindi il quadro reale è ancora migliore rispetto al rapporto”.Sulla presenza o meno del Vaticano nella “White List” dei paesi cosiddetti “virtuosi” Lena fa notare che tale lista nemmeno esiste più. E se la prende con l’Italia, che continua a trattare il Vaticano come paese non alla pari: “Eviterei il termine ‘White List’, che non è legato alle valutazioni di Moneyval e non viene nemmeno più usato come categoria da FATF/GAFI. Anche ‘virtuoso’ è un’espressione ormai comune, ma ingannevole. Non c’è alcuna lista di ‘virtuosi’ e sicuramente il Vaticano non può essere identificato come paese ‘non virtuoso’. Infatti, dato che il Vaticano si classifica tra i paesi con esiti molto buoni, bisogna domandarsi se il trattamento che gli viene riservato come paese ‘non equivalente’ sia meritato. In termini di attività finanziaria, lo IOR ha rapporti in più di cento paesi, ha relazioni bancarie con quaranta di essi e mantiene rapporti con gli enti finanziari di tutti i membri dell’Unione Europea. A me risulta, però, che solo uno di questi paesi tratti il Vaticano con disparità, cioè come ‘non equivalente’ in materia di antiriciclaggio”. In coda all’intervista non manca una goccia di veleno. Lena tira questa freccia contro i suoi avversari in Curia: “È importante notare che uno dei luoghi comuni sulla Santa Sede è quello che sia necessario il rinforzo da parte di ‘esperti esterni’. Invece il lavoro svolto per l’adeguamento agli standard internazionali e per Moneyval è stato realizzato in grandissima parte con risorse interne. Basti pensare alle centinaia di risposte a domande poste dai valutatori o alle migliaia di pagine di materiali tradotti da persone che hanno lavorato e sono rimaste nell’anonimato. Gli esperti esterni possono servire, ma senza la professionalità del personale di ruolo – in curia, al Governatorato, allo IOR, all’APSA, al tribunale – il risultato ottenuto non sarebbe stato possibile” .Sono parole che richiedono una traduzione. Lena non fa nomi, ma allude anzitutto all’ex presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e al card. Attilio Nicora, presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria. Furono infatti Gotti Tedeschi e Nicora che, nell’autunno del 2010, per redigere la versione iniziale della legge 127 chiamarono due “esperti esterni”, Marcello Condemi e Francesco De Pasquale, entrambi della covata della Banca d’Italia ed entrambi cooptati nella neonata AIF vaticana. Chiamarono questi due da fuori perché ritenevano che in Vaticano non vi fossero persone capaci di svolgere tale compito. E quando, dopo la prima ispezione del novembre del 2011, Moneyval stilò una nutrita lista di modifiche da introdurre nella legge 127 per meglio ottemperare agli standard, i due “esperti esterni”, si lamenta oggi in Segreteria di Stato, reagirono con sufficienza. Accettarono di dar corso solo a un piccolo numero di aggiustamenti, ritenendo il loro lavoro precedente già buono così com’era. Fu a questo punto che la segreteria di Stato e il Governatorato avocarono ai propri uffici e al management dello IOR la riscrittura a fondo della legge. Ed è a questo punto che Lena entrò in azione. Gotti Tedeschi e Nicora, messi fuori gioco e il primo addirittura poi defenestrato, criticarono la nuova versione della legge 127 come “un passo indietro” rispetto alla precedente. E predissero che sarebbe andata incontro a una sicura bocciatura. Ma così non è stato. Moneyval ha promosso la Santa Sede in nove delle sedici materie “core and key” che decidono il punteggio. Naturalmente, secondo Gotti Tedeschi, se fosse stato mantenuto l’impianto iniziale della legge 127, con solo i pochi aggiustamenti accolti da Condemi e De Pasquale, il punteggio sarebbe stato ancora migliore. Con una promozione non risicata, ma a pieni voti.
Sandro Magister, Settimo Cielo
Moneyval ha sfatato il mito della poca trasparenza del Vaticano e dello IOR: intervista all'avvocato della Santa Sede, Jeffrey Lena