"La ricerca su Dio e la capacità
dell’uomo di dar voce alla Sua
presenza sono un investimento
vero e decisivo per il futuro
dell’uomo; di tutto l’uomo che è
'fatto di poco inferiore agli angeli,
coronato di gloria e di onore'". Con queste parole ha aperto il suo saluto a Papa Benedetto
XVI mons.
Giuseppe Antonio
Scotti, presidente del
Consiglio di amministrazione
della Fondazione
Vaticana Joseph
Ratzinger - Benedetto
XVI, che ha aperto la
cerimonia. Un saluto
nel quale mons.
Scotti ha innanzitutto
sottolineato il significato
del premio giunto
quest’anno alla seconda
edizione: "È il modo
con il quale la Fondazione
vuole dire che lo
studio e la ricerca scientifica,
che ha Dio come
oggetto, è capace di
portare luce e gioia nella
vita dell’uomo. Questo,
lo sappiamo bene,
è il cuore del suo insegnamento".
Richiamando poi le
parole usate da Benedetto
XVI nella notte di
Pasqua, quando il Papa
affermò che "il buio veramente
minaccioso per
l’uomo è il fatto che
egli, in verità, è capace
di vedere e indagare le
cose tangibili, materiali,
ma non vede dove vada
il mondo e da dove
venga. Dove vada la
stessa nostra vita. Che
cosa sia il bene e che
cosa sia il male" aggiungendo:
"La fede,
che ci mostra la luce di
Dio...è un’irruzione
della luce di Dio nel nostro mondo, un’apertura dei
nostri occhi per la vera luce".
Mons. Scotti ha ricordato come
"tutti noi siamo consapevoli
del grande e immenso bisogno di
una nuova 'irruzione di luce' nel
nostro tempo". Per questo, ha
sottolineato non solo l’importanza
del premio che ricorda a tutti
come sia possibile cercare e trovare
quella "luce", ma anche il dono
prezioso dell’Anno della fede
appena inaugurato nel cinquantesimo
anniversario dell’apertura
del Concilio Vaticano II: tutte occasioni
"per essere nuovamente
capaci di 'riproporre efficacemente
il mistero cristiano all’uomo
contemp oraneo'".
A nome di tutti i presenti, fra
i quali anche i Padri sinodali che
per l’occasione hanno interrotto i
loro lavori, mons. Scotti ha
quindi ringraziato Benedetto XVI:
"Grazie, beatissimo Padre, perché
con il suo servizio richiama tutti
noi al senso vero e profondo
dell’esistere. Lei, con la parola e
con lo scritto, porta ciascuno di
noi a chiedersi: 'È vero ciò che è
stato detto?' e, se è vero, 'riguarda
proprio me? E, se mi riguarda,
in che modo?'. Sono quelle domande
poste con amicizia al cuore
e all’intelligenza dell’uomo che
avremo tutti modo di leggere e di
riascoltare fra pochi giorni, quando
avremo fra le mani il suo volume
'L’infanzia di Gesù', con il quale
completa la sua trilogia su Gesù
di Nazaret. Il suo assegnare
ora, il Premio Ratzinger a questi
due studiosi che hanno svolto un
servizio alla ragione illuminata
dalla fede in diverse e prestigiose
università, è un modo nobile ed
eloquente con il quale, attraverso
il gesto autorevole di Pietro, la
Chiesa invita tutti a favorire un
nuovo incontro con il Signore,
che solo riempie di significato
profondo e di pace la nostra esistenza".
L'Osservatore Romano
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