A mezzogiorno di oggi, Solennità di tutti i Santi, il Santo Padre Benedetto XVI si è
affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per
recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. “Oggi abbiamo la gioia di incontrarci nella solennità di Tutti i Santi. Questa festa ci fa riflettere sul duplice orizzonte dell’umanità, che esprimiamo simbolicamente con le parole ‘terra’ e ‘cielo’: la terra rappresenta il cammino storico, il cielo l’eternità, la pienezza della vita in Dio”. Questa festa, ha osservato il Papa, “ci fa pensare alla Chiesa nella sua duplice dimensione: la Chiesa in cammino nel tempo e quella che celebra la festa senza fine, la Gerusalemme celeste. Queste due dimensioni sono unite dalla realtà della ‘comunione dei santi’: una realtà che comincia quaggiù sulla terra e raggiunge il suo compimento in Cielo”. Nel mondo terreno, “la Chiesa è l’inizio di questo mistero di comunione che unisce l’umanità, un mistero totalmente incentrato su Gesù Cristo: è Lui che ha introdotto nel genere umano questa dinamica nuova, un movimento che la conduce verso Dio e al tempo stesso verso l’unità, verso la pace in senso profondo”. Gesù Cristo, ha ricordato il Pontefice riprendendo il Vangelo di Giovanni, “è morto ‘per riunire insieme i figli di Dio dispersi’, e questa sua opera continua nella Chiesa che è inseparabilmente ‘una’, ‘santa’ e ‘cattolica’. Essere cristiani, far parte della Chiesa significa aprirsi a questa comunione, come un seme che si schiude nella terra, morendo, e germoglia verso l’alto, verso il cielo”. “I Santi, quelli che la Chiesa proclama tali, ma anche tutti i santi e le sante che solo Dio conosce, e che oggi pure celebriamo – ha evidenziato il Santo Padre -, hanno vissuto intensamente questa dinamica. In ciascuno di loro, in modo molto personale, si è reso presente Cristo, grazie al suo Spirito che opera mediante la Parola e i sacramenti”. Infatti, “l’essere uniti a Cristo, nella Chiesa, non annulla la personalità, ma la apre, la trasforma con la forza dell’amore, e le conferisce, già qui sulla terra, una dimensione eterna”. In sostanza, ha precisato Benedetto XVI, “significa diventare conformi all’immagine del Figlio di Dio, realizzando il progetto di Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza”. Ma “questo inserimento in Cristo ci apre, come dicevamo, anche alla comunione con tutti gli altri membri del suo Corpo mistico che è la Chiesa, una comunione che è perfetta nel ‘Cielo’, dove non c’è alcun isolamento, alcuna concorrenza o separazione”. “Nella festa di oggi – ha affermato il Papa -, noi pregustiamo la bellezza di questa vita di totale apertura allo sguardo d’amore di Dio e dei fratelli, in cui siamo certi di raggiungere Dio nell’altro e l’altro in Dio. Con questa fede piena di speranza noi veneriamo tutti i santi, e ci prepariamo a commemorare domani i fedeli defunti”. Nei santi “vediamo la vittoria dell’amore sull’egoismo e sulla morte: vediamo che seguire Cristo porta alla vita, alla vita eterna, e dà senso al presente, ad ogni attimo che passa, perché lo riempie d’amore, di speranza”. Per il Pontefice, “solo la fede nella vita eterna ci fa amare veramente la storia e il presente, ma senza attaccamenti, nella libertà del pellegrino, che ama la terra perché ha il cuore in Cielo”.
SIR
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
SIR
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS