È tempo di spending review anche in Vaticano. La scure che si sta abbattendo negli ultimi mesi sui bilanci di tanti Paesi, Italia comprese, a caccia di sprechi e spese superflue, non risparmia i Sacri Palazzi: colpendo di tutto, dalle spese di cancelleria, agli appalti esterni, fino addirittura agli omaggi per gli ospiti in visita. I bilanci d’Oltretevere soffrono di un pesante rosso, in linea con molti Paesi dell’area euro, e i dicasteri vaticani devono ora correre ai ripari presentando piani di spesa impostati al rigore più assoluto.
Pontifici Consigli, Congregazioni e Segreteria di Stato si sono quindi messi al lavoro per individuare tutti i tagli possibili, dalle consulenze alle fotocopie in eccesso, passando persino per le medaglie del Papa. Il tema è all’ordine del giorno di riunioni dicastero per dicastero. Se la linea vaticana è comunque quella di non sacrificare il personale nell’ondata di tagli, l’indicazione per i capitoli di spesa è invece quella di ridurli all’osso, soprattutto per le voci esterne.
Il dato da prendere come riferimento per quantificare il buco da ripianare in Vaticano è quello risalente al 5 luglio scorso, quando la Santa Sede ha pubblicato il consuntivo di bilancio: per il 2011 si è chiuso con un disavanzo di quasi 15 milioni di euro (263,7 milioni di costi e 248,8 milioni di ricavi). In quell’occasione veniva spiegato che «i capitoli di spesa più impegnativi sono stati quelli relativi al costo del personale che, al 31 dicembre contava 2.832 unità, e ai mezzi di comunicazione sociali considerati nel loro complesso». Questi ultimi sono da anni una delle maggiori voci di passivo per lo Stato del Papa mentre sul disavanzo avevano pesato anche gli investimenti finanziari meno redditizi rispetto agli anni precedenti a causa della crisi mondiale.
Un discorso a parte è poi quello dell’amministrazione autonoma del Governatorato (1.887 dipendenti), che dal 2010 ha risultati positivi stabili e per il 2011 ha fatto segnare ancora un attivo, pari a 21,8 milioni di euro, anche grazie all’apporto dei Musei vaticani (ricavi per 91,3 milioni di euro). Nonostante ciò, il tema della spending review sarà al centro della prossima riunione della Commissione cardinalizia del Governatorato, convocata dopo la festa di Ognissanti.
I dicasteri vaticani invece, il tema della spending review lo hanno già affrontato o stanno per farlo con riunioni di ogni singolo organismo che si sono incentrate su due punti, principalmente. Il primo, l’indicazione agli economi e ai cancellieri incaricati di verificare la congruità dei bilanci: in altre parole, passare al setaccio la lista delle uscita per individuare qualsiasi spesa in eccesso, superflua o addirittura immotivata da eliminare.
Il secondo, l’idea è di usare la mannaia soprattutto con appalti e consulenze esterne, valorizzando invece le forze interne. Lo slogan che circola, viene riferito, è "ottimizzare le risorse umane". Per servizi come ad esempio le pulizia, stop al ricorso ad imprese esterne, ma utilizzare personale già sul libro paga dell’Apsa. Tagli sono così già stati individuati a tutti i livelli.
Collegata alla spending review c’è la gestione del personale. La Santa sede non ha infatti intenzione di procedere ad alcun licenziamento, ma le assunzioni saranno ridotte, con un rallentamento, di fatto, del turnover. La stessa commissione "assunzioni", in funzione da oggi, presieduta dall’assessore della Segreteria di Stato mons. Peter Brian Wells, va nella direzione di una maggiore attenzione agli inserimenti di personale, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Sempre in Segreteria di Stato, poi, l’uomo che ha preso molto sul serio la spending review è mons. Alberto Perlasca, da tre anni alla guida dell’ufficio che si occupa dell’Obolo di San Pietro. Visto il ruolo assunto nel controllo degli sprechi, lo si potrebbe definire quasi un "Enrico Bondi d’Oltretevere". Sarebbe stato lui, infatti, in un quadro di drastici tagli, a imporre la scure anche su medaglie d’oro e d’argento generalmente date in omaggio dal Papa agli ospiti esterni.
Vatican Insider
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