giovedì 10 giugno 2010

Il card. Hummes a Benedetto: grazie per quanto sta facendo e farà per tutti i sacerdoti, anche per quelli smarriti. Da loro stima, sostegno e affetto

“Grazie di cuore Santità, per tutto quanto ha fatto, sta facendo e farà per tutti i sacerdoti, anche per quelli smarriti”. E’ lo speciale saluto rivolto questa sera a Papa Benedetto XVI dal card. Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, durante la Veglia di preghiera per la conclusione dell’Anno Sacerdotale, in Piazza San. Pietro. “Vorremmo – ha affermato il cardinale - che l’Anno Sacerdotale non finisse mai, cioè che non finisse mai la tensione di ciascuno verso la santità nella propria identità e che in questo cammino, che deve iniziare fin dagli anni del Seminario, per durare tutta l’esistenza terrena in un unico iter formativo, fossimo sempre confortati e sostenuti, come in quest’anno, dall’ininterrotta preghiera della Chiesa, dal calore e dal sostegno spirituale di tutti i fedeli, i quali, proprio con la loro fede nell’efficacia del ministero Sacerdotale, sono così spesso di richiamo e di profondo conforto per ciascuno”. “Benvenuto in mezzo a noi”, il saluto iniziale del porporato a Benedetto XVI: “Tutti i sacerdoti presenti, insieme con i confratelli sparsi per il mondo, desiderano esprimerle la loro più filiale devozione, la loro profonda stima, il loro sostegno ed affetto sinceri”.
Nella prima parte della Veglia, i sacerdoti sono stati salutati da mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero, che ha espresso l’auspicio che si possa “rinnovare quotidianamente in ciascuno” l’esperienza dell’”amicizia” con Cristo, “unica reale causa di fedeltà, autentico ristoro nella fatica, serena confidenza in ogni prova”. “Dalla fedeltà di Cristo deriva ogni possibile fedeltà del sacerdote”; ha detto il presule sottolineando che il “richiamo” rappresentato “non finisce mai”, ma si conclude “solo cronologicamente”. “Non ha mai fine la fedeltà di Cristo, perché Egli è lo stesso ieri, oggi e sempre e perché se noi manchiamo di fede, Egli però rimane fedele”, come si legge nella seconda lettera a Timoteo. “E non può mai aver fine la chiamata a noi rivolta ad una personale fedeltà”, ha proseguito mons. Piacenza, perché “mai vengono meno i fulcri del ministero rappresentati dalla celebrazione eucaristica e della riconciliazione sacramentale”. In una parola, “mai viene meno la radicale chiamata alla santità, che vede nella verginità e nella purezza per il Regno dei Cieli e nell’autentica docilità ed obbedienza allo Spirito, nella Chiesa, due elementi costitutivi, capaci di tradursi in efficace testimonianza davanti a tutto il popolo santo di Dio”.

SIR