Almeno 17mila sacerdoti da tutto il mondo hanno partecipato insieme a Benedetto XVI alla Veglia di preghiera in Piazza San Pietro a conclusione dell’Anno Sacerdotale. Una Veglia di esaltazione della figura del sacerdote, con testimonianze appassionanti di preti impegnati in parrocchia, fra i poveri e i drogati, in missione nel mondo. Una delle testimonianze sul maxischermo è stata quella di padre René Lavaur, attuale parroco di Ars e successore di San Giovanni Maria Vianney, nella cui memoria si è celebrato l'Anno Sacerdotale. "Il ministero della croce riassume tutta la conoscenza del mondo", ha detto. Le sue parole sono state seguite dalle migliaia di sacerdoti e fedeli presenti nella piazza grazie alle cuffie per la traduzione simultanea. "Questo sacerdote", ha detto riferendosi al Curato d'Ars, "è stato ispirato dal fatto che si dedicò al ministero della riconciliazione per espiare i peccati", ha testimoniato il parroco. Non sono stati solo i sacerdoti a testimoniare il proprio amore per il loro ministero. Lo hanno fatto anche alcuni laici e famiglie la cui vocazione è molto legata al sostentamento e all'incoraggiamento che danno ai sacerdoti. Era il caso della famiglia Heereman, proveniente dalla Germania e con sei figli: un sacerdote, un seminarista, una laica consacrata, due figli sposati e una nubile. Il padre di questa famiglia ha raccontato di aver scoperto Cristo grazie a un pellegrinaggio e attraverso l'esempio di suo padre. Ha anche condiviso con i presenti che lo ascoltavano la gioia che ha provato quando ha ricevuto la notizia che suo figlio sarebbe diventato sacerdote. Ogni sera diceva a Dio: "Signore, i miei figli sono tuoi. Se vuoi, prendili tutti". "Ho sempre voluto che diventasse sacerdote", ha detto emozionato riferendosi al figlio. Ha quindi rivolto un appello a tutti coloro che lo ascoltavano, esortandoli a sostenere sempre la vocazione dei propri figli: "Se lascerete che i vostri figli scelgano il loro cammino cristiano, starete facendo una buona scelta", ha detto. "Non si capisce bene da dove arriva una vocazione. E' sempre un dono ineffabile".
La testimonianza più applaudita tra quelle trasmesse sui maxischermi è stata quella di padre José María di Paola, più noto come Pepe, un sacerdote che lavora in una zona socialmente problematica dell'Argentina. "Nel mio Paese, le favelas si chiamano villas, e nella mia villa vivono 60.000 persone", ha detto. Sugli schermi passavano le immagini di padre Pepe che giocava a calcio con i bambini della villa, che celebrava la Messa e partecipava a una processione. "Ci sono affollamento, disoccupazione, sottoccupazione, problemi migratori, e i giovani risentono di droga e violenza", ha confessato. "Il nostro lavoro è trasmettere una proposta attraverso il Vangelo. Ci sono molti problemi, ma la fede cattolica è molto grande". "In questo luogo così povero, con tante disuguaglianze, viviamo la nostra fede, e come sacerdoti ci sentiamo molto felici di sviluppare la nostra fede qui", ha concluso, inviando un saluto "dalla villa 21" al Papa e a tutti i fedeli riuniti nella veglia. Al suo arrivo, Benedetto XVI ha compiuto un lungo giro in jeep scoperta tra i quattro settori di Piazza San Pietro gremiti, accolto da applausi e da slogan come quelli delle Giornate Mondiali della Gioventù, “Be-ne-detto!; Be-ne-detto!”. Papa Benedetto ha guidato in ginocchio l'adorazione eucaristica, momento culminante della Veglia di preghiera. Il Papa ha pregato in silenzio per qualche minuto, inginocchiato davanti al Santissimo esposto, e ha poi impartito la benedizione eucaristica. Poco prima ha recitato la preghiera che ha composto per l'Anno Sacerdotale. Un grande drappo con l'immagine di San Giovanni Maria Vianey ha dominato l'intero rito, che è stato preceduto dal botta e risposta tra il Papa e cinque sacerdoti in rappresentanza dei Continenti. Il coro degli studenti universitari di Roma, diretto dal salesiano Massimo Palombella, ha intonato i canti, accompagnato da un'orchestra imponente, in tutto 600 elementi.
AsiaNews, Agi, Zenit