Rispondendo alla prima domanda di un parroco del Brasile che ha molte parrocchie da condurre e non ha il tempo per tutto, il Papa ha ribadito quanto sia importante che i fedeli possano vedere che il proprio parroco è innamorato di Cristo, un uomo pieno del Vangelo che dona tutto se stesso come faceva il Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney: “Io penso che soprattutto sia importante che i fedeli vedano che questo sacerdote non fa solo un ‘job’, ore di lavoro e poi è libero e vive per se stesso, ma che è un uomo appassionato di Cristo, che porta in sé il fuoco dell’amore di Cristo. Se vedono che è pieno della gioia del Signore, comprendono anche che non può far tutto e accettano i limiti e aiutano il parroco”. "San Carlo Borromeo dice a tutti i sacerdoti di non trascurare la loro propria anima. Se è trascurata non puoi dare agli altri quanto devi dare". "La preghiera - ha spiegato il Papa - per il sacerdote non è una cosa marginale, è la professione del sacerdote pregare anche per chi non trova il tempo per pregare o pensa di non saperlo fare". Il Pontefice ha raccomandato di "saper riconoscere i nostri limiti".
"Quando i discepoli - ha detto - erano in situazione di stress e volevano fare questo e quest'altro, Gesù disse loro 'riposate un po''. Bisogna trovare e avere l'umiltà e il coraggio di riposare". Accanto alla "priorità della relazione personale con Cristo", il Pontefice ha poi ricordato tre urgenze: "Rendere possibile per tutti l'Eucaristia domenicale e celebrarla in modo da rendere visisbile il Signore, l'annuncio e la caritas, cioè essere presenti per i sofferenti, come lo sono i bambini emarginati". In proposito il Pontefice ha ha indicato l'esempio di Madre Teresa di Calcutta.
Un sacerdote della Costa d’Avorio ha messo in luce il problema di una teologia che non ha al centro Cristo e inficia di “opinioni” la verità cattolica. "C'è una teologia che vuole essere accademica e scientifica e dimentica la realtà vitale, la presenza di Dio, il suo parlare oggi, e non solo nel suo passato". "San Bonaventura ha parlato di una teologia che viene dall'arroganza della ragione", ha detto Benedetto XVI. "C'è un abuso della teologia, un'arroganza della ragione che non nutre la fede ma oscura la presenza di Dio nel mondo. E poi c'è una teologia che vuole conoscere di più l'amore per l'Amato. Questa è la vera teologia, che viene dall'amore di Dio e di Cristo". Il Papa ha poi invitato i teologi a "non sottomettersi a tutte le ipotesi del momento". “Soprattutto, anche, non pensare che la ragione positivistica, che esclude il trascendente, che non può essere accessibile, non è la vera ragione! Questa ragione debole, che presenta solo le cose esperimentabili, è realmente una ragione insufficiente”. Alcune delle teorie sostenute dai teologi del passato, "non valgono più, molti di loro appaiono ridicoli", ha detto Benedetto XVI. Di qui l’invito ad avere fiducia nel Magistero della Chiesa, dei vescovi in comunione con il Successore di Pietro. Nel nostro tempo, è stata la sua esortazione, dobbiamo conoscere bene la Sacra Scrittura, anche contro gli attacchi delle sette.
Un sacerdote slovacco, missionario in Russia, gli ha posto la domanda sul senso del celibato ecclesiastico, preso così di mira nel mondo contemporaneo. "Un grande problema del mondo di oggi è che non si pensa più al futuro di Dio, sembra sufficiente solo il presente", ha detto Benedetto XVI. "Il senso del celibato come anticipazione del futuro è aprire le porte, mostrare la realtà del futuro, che va vissuto già come presente e vivere così la testimonianza della fede, credere che Dio c'è e io posso fondare su di lui la mia vita. Conosciamo le critiche mondane al celibato: è vero che per il mondo agnostico, dove Dio non c'entra, il celibato è un grande scandalo, perché mostra che va considerato come realtà il Signore, il suo mondo futuro, che diventa così realtà nel nostro tempo, e questo dovrebbe scomparire".
"Può sorprendere questa - ha proseguito il Papa - e la critica continua contro il celibato, in un mondo in cui diventa moda il non sposarsi, ma questo non sposarsi è una cosa totalmente e fondamentalmente diversa dal celibato, perché basato sulla volontà di vivere da soli e per sé stessi, mentre il celibato è un sì definitivo", come il matrimonio. "Se scompare questo, va distrutta la radice della nostra cultura. Vogliamo andare avanti e rendere presente questo scandalo della fede. Sappiamo - ha aggiunto il Papa - che accanto a questo scandalo che il mondo non vuole vedere ci sono anche gli scandali dei nostri peccati, che oscurano il grande scandalo. Ma c'è tanta fedeltà, il celibato è un grande segno della fede. Preghiamo Dio che ci liberi dagli scandali secondari". Un sacerdote slovacco, missionario in Russia, gli ha posto la domanda sul senso del celibato ecclesiastico, preso così di mira nel mondo contemporaneo. "Un grande problema del mondo di oggi è che non si pensa più al futuro di Dio, sembra sufficiente solo il presente", ha detto Benedetto XVI. "Il senso del celibato come anticipazione del futuro è aprire le porte, mostrare la realtà del futuro, che va vissuto già come presente e vivere così la testimonianza della fede, credere che Dio c'è e io posso fondare su di lui la mia vita. Conosciamo le critiche mondane al celibato: è vero che per il mondo agnostico, dove Dio non c'entra, il celibato è un grande scandalo, perché mostra che va considerato come realtà il Signore, il suo mondo futuro, che diventa così realtà nel nostro tempo, e questo dovrebbe scomparire".
Un sacerdote giapponese gli ha chiesto come fare a sfuggire alla tentazione del clericalismo, vivendo nell’estraneità al mondo. Benedetto XVI ha indicato la celebrazione eucaristica, dove “l’umiltà di Dio” lascia la sua gloria per morire in croce e donarsi al mondo, come il luogo in cui farsi educare all’apertura verso tutti. “Vivere l’eucarestia sul serio – ha detto - è la difesa più sicura contro ogni tentazione di clericalismo”. E ha citato l’esempio di Madre Teresa, che iniziava il suo impegno verso i poveri e gli abbandonati dal costituire dei tabernacoli per l’adorazione dell’Eucarestia.
Infine, un sacerdote dell’Oceania ha parlato dei seminari vuoti e della necessità di far crescere nuove vocazioni al sacerdozio. Benedetto XVI ha messo in guardia dal cercare di risolvere il problema della mancanza di clero con soluzioni “professionali”, di preti “a ore”, e di “bussare alla porta di Dio, che ci dia le vocazioni di cui abbiamo bisogno”. E ha esortato i sacerdoti presenti a vivere il proprio sacerdozio in modo convincente. “Nessuno di noi – ha aggiunto - sarebbe divenuto sacerdote, se non avesse incontrato qualche sacerdote in cui bruciava il fuoco dell’amore di Cristo”. Il papa ha anche suggerito ai sacerdoti di essere vicini ai giovani, aiutandoli a discernere il valore della chiamata di Dio, facendoli vivere in situazioni che fanno comprendere e apprezzare la vita sacerdotale come un “modello” per la nostra società.
Infine, un sacerdote dell’Oceania ha parlato dei seminari vuoti e della necessità di far crescere nuove vocazioni al sacerdozio. Benedetto XVI ha messo in guardia dal cercare di risolvere il problema della mancanza di clero con soluzioni “professionali”, di preti “a ore”, e di “bussare alla porta di Dio, che ci dia le vocazioni di cui abbiamo bisogno”. E ha esortato i sacerdoti presenti a vivere il proprio sacerdozio in modo convincente. “Nessuno di noi – ha aggiunto - sarebbe divenuto sacerdote, se non avesse incontrato qualche sacerdote in cui bruciava il fuoco dell’amore di Cristo”. Il papa ha anche suggerito ai sacerdoti di essere vicini ai giovani, aiutandoli a discernere il valore della chiamata di Dio, facendoli vivere in situazioni che fanno comprendere e apprezzare la vita sacerdotale come un “modello” per la nostra società.
Radio Vaticana, Agi, Apcom
VEGLIA IN OCCASIONE DELL’INCONTRO INTERNAZIONALE DEI SACERDOTI A CONCLUSIONE DELL’ANNO SACERDOTALE - il testo integrale del colloquio del Papa con i sacerdoti