"Santo Padre, questo popolo è profondamente grato alla Santità Vostra per essere venuto a visitarci. Siamo stati investiti da un'immane tragedia. Questo popolo ha perduto ciò che aveva di più caro: le sue case, le sue chiese, i suoi municipi, i luoghi del lavoro". Lo ha detto l'arcivescovo di Bologna, il card. Carlo Caffarra, in un passaggio del suo saluto a Benedetto XVI, in visita alle popolazioni terremotate dell'Emilia Romagna. "Siamo certi, Santità, che la sua presenza, segno di una vicinanza che durante queste settimane ci ha profondamente commossi - ha aggiunto - e la sua parola saranno di conforto, di consolazione, e di speranza. Per i nostri sacerdoti, che stanno dando una testimonianza eroica di condivisione della sofferenza dei loro fedeli; per le autorità civili e militari tutte che con sapienza e instancabile dedizione cercano in ogni modo di rendere meno disagevole l'attuale situazione; per i meravigliosi volontari che si spendono senza misura". Ha poi riportato le parole che gli ha rivolto un bambino. "Ci sono molte crepe nelle nostre case ma non ce ne sono nei nostri cuori". Il card. Caffarra ha anche citato una frase di Giovannino Guareschi, che parlando dell'alluvione del Po dice: "Le acque escono tumultuose dal letto del loro fiume e tutto travolgono e se un giorno ritorneranno placide nel loro alveo e il sole ritornerà a splendere e anche se avrete perso ogni cosa sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede". Il cardinale ha infine ricordato che "pur se flagellato questo popolo sta ritrovando una unità vera e profonda". "Ci aiuti, Santo Padre, con la sua presenza e con le sue parole a vivere questo momento così triste - ha concluso - e faticoso nella luce della fede e della speranza che non delude".
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