Mons. Francesco Cavina, vescovo della diocesi di Carpi, la più colpita dal terremoto, ha accompagnato Benedetto XVI durante tutta la sua visita, da quando è atterrato in elicottero a San Marino fino alla partenza per il Vaticano. È stato il vescovo a dare l’imput agli organizzatori per rendere l’evento il più familiare possibile, riducendo al minimo le rigidità imposte dal protocollo di sicurezza. La formula ha funzionato: il Papa ha potuto incontrare da vicino le persone e questo insolito modus operandi gli è piaciuto molto. Lo ha riferito a mons. Cavina nel tragitto di ritorno a San Marino. "Mi ha detto che non si sarebbe mai immaginato di trovare tanto affetto e calore da persone che soffrono: sia da parte del Pontefice che della popolazione è stato un momento di consolazione e gioia, si sono incontrati il cuore del padre e il cuore dei figli". Benedetto XVI, prosegue il vescovo, "è rimasto molto colpito dal contatto diretto con le persone, con cui ha potuto parlare guardandole negli occhi". Che era una visita fuori dagli schemi lo si è capito subito: il Papa ha voluto un contatto diretto anche con i giornalisti, a cui si è avvicinato davanti alla chiesa dicendo "facciamo il possibile per aiutarvi, grazie per il vostro lavoro". Poi tutte le persone che ha abbracciato e accogliendo molte persone anche ‘fuori programma’. Le sue parole, "non siete e non sarete soli" sono rimaste scolpite nella pietra. "Quando Benedetto XVI dice parole come queste non lo fa per raccogliere un consenso - dice mons- Cavina, che ha trascorso molti anni nella Segreteria di Stato Vaticana - ma perchè sa che manterrà quelle parole. Mi ha detto di tenerlo costantemente aggiornato su come procede la situazione". Sul palco con il Papa anche il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, che ha citato prima il don Camillo di Guareschi e poi ha raccontaco che alcuni giorni fa un bambino gli ha detto ‘ci sono tante crepe nelle nostre case, ma nessuna nei nostri cuori’, frase ripresa poi dal Papa. In prima fila anche il vescovo di Modena mons. Lanfranchi: "Ho visto che nella gente sta crescendo un senso di comunità e in questo la Chiesa può aiutare molto". Presente anche mons. Elio Tinti, che ha retto la diocesi di Carpi per undici anni fino a pochi mesi fa.
Silvia Saracino, Il Resto del Carlino