Nel 2009 a Castel Gandolfo, in piena bufera per il “caso Williamson”, chiese aiuto e consiglio ai cardinali Angelo Scola, Christoph Schönborn, Angelo Bagnasco e Camillo Ruini (nella foto con Benedetto XVI) sperando che la notizia dell’incontro non venisse divulgata. Sabato scorso, invece, ha preferito agire diversamente. Messo alle strette da Vatileaks, sintomo di una importante crisi di governance della curia romana, Benedetto XVI ha dato il la ancora a un giro di consultazioni con dei cardinali che il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha definito di “grande e varia esperienza”. E, a scanso di equivoci, ha voluto che la cosa si sapesse. Come a dire: siamo in emergenza, ci troviamo in un regime di governo straordinario. Inutile, dunque, nascondersi. C’erano George Pell, Marc Ouellet, Jozef Tomko, Jean-Louis Tauran e, in rappresentanza dell’Episcopato italiano, Camillo Ruini. Dal “caso Boffo” in poi, il Pontificato in atto è anche la storia del tentativo di diverse eminenze italiane di portare la Chiesa oltre Ruini, la sua linea della presenza dei cattolici in politica all’interno di un regime di pluralismo politico, la battaglia sui princìpi e sui valori combattuta a colpi di “Family Day” e “pallottole di carta” da spedire indietro ai giornali nemici, un generale invito al laicato a uscire dalle sagrestie nel nome della non irrilevanza. Joseph Ratzinger, come il suo predecessore al Soglio di Pietro prima di lui, ha sempre condiviso questa linea e l’ha confermata anche una volta divenuto Papa, sebbene il problema dei peccati carnali dei preti, e il suo travolgente impatto mediatico, l’abbia convinto a portare il Pontificato verso lidi più penitenziali. Ma la stima a Ruini e alla sua linea è rimasta inalterata e l’invito fattogli due giorni fa - da lui, come dagli altri quattro cardinali, ha voluto consigli pratici per uscire dalla crisi – racconta anche questo. Il Papa ha puntato tutto il Pontificato sul tentativo di mettere Dio al centro della vita e della riflessione della Chiesa. Ruini l’ha seguito in questo, anzitutto nel suo lavoro alla guida del progetto culturale della CEI, prima un convegno su Dio, poi uno su Cristo, e, dal suo ritiro oltre il colle vaticano, nell’appartamento in cima al Seminario Minore Romano appena fuori le mura leonine, si è prestato, se richiesto, anche a consigli pratici. Tra questi anche consigli inerenti i suoi principali collaboratori, l’incarico da riconfermare o meno al Segretario di Stato Tarcisio Bertone anzitutto, ma anche, e forse soprattutto, quali azioni intraprendere per riportare la Santa Sede entro regimi di governo normali. Quello di Ruini non è comunque un ritorno in senso stretto. Il Papa già nei mesi scorsi l’ha avuto al suo fianco su due fronti delicati. La presidenza della commissione internazionale su Medjugorje che si dice sia vicina a un pronunciamento in merito alle presunte apparizioni della Madonna e soprattutto la presidenza della Fondazione Joseph Ratzinger, in sostanza tutto il suo patrimonio scrittorio. Non poco per un Papa teologo che si accinge a partire per il ritiro estivo di Castel Gandolfo con un principale progetto da portare a termine: la stesura del terzo volume del libro su Gesù di Nazaret.
Paolo Rodari, Il Foglio