Sinodo dei vescovi al “giro di boa” e a metà cammino il bilancio stilato questa mattina nella Sala Stampa vaticana da alcuni Padri sinodali ai giornalisti è sicuramente positivo. Con la presentazione ieri della “Relatio post disceptationem” che fa il punto di tutte le discussioni avvenute in aula, da oggi fino alla conclusione i Padri sinodali si riuniranno nei circoli minori per presentare poi al Santo Padre le preposizioni finali del Sinodo. Il card. John Tong Hon, arcivescovo di Hong Kong, parla ai giornalisti del Sinodo usando tre parole: “Meraviglioso, difficile, possibile”. “Meraviglioso - spiega - perché è un consesso incredibile che ci permette d’incontrare e ascoltare fratelli vescovi provenienti da tutto il mondo”. “Difficile” perché l’evangelizzazione oggi si scontra con “la realtà della mancanza di vocazioni” e dell’“edonismo”. “Possibile - conclude l’arcivescovo cinese - perché siamo pieni di speranza per il futuro dell’evangelizzazione”. Tanti dei Padri sinodali presenti oggi alla conferenza stampa hanno sottolineato quanto sia stata importante la presenza “costante” del Santo Padre ai lavori sinodali. “Una presenza - ha detto il card. Tong Hon - incoraggiante e ispiratrice” dando “consigli e idee positive che ci permettono di arricchire la Chiesa e di andare avanti nel mondo con il suo umanesimo”. "E' un gran peccato che ai vescovi cinesi non sia permesso di uscire dal paese per venire al Sinodo". "Dobbiamo pregare che un giorno possano venire e dobbiamo pregare che il Governo si apra, perché la Cina è aperta al business ma ha ancora restrizioni alla libertà religiosa". In questo senso, "è necessario dialogo tra Pechino e la Santa Sede". Il porporato rispondeva ad una domanda dei giornalisti in merito ad una lettera spedita al Sinodo dal vescovo novantenne Lucas Ly Jingfeng. "Ha già scritto in occasione dello scorso Sinodo", ha rilevato Tong Hon. L’arcivescovo di Kinshasa, card. Laurent Monsengwo Pasinya, ha sottolineato che l’evangelizzazione è “nuova” e alla ricerca di linguaggi e metodi nuovi perché si confronta con un mondo che “non si pone più la questione di Dio o la pone male”. "Non si può evangelizzare nella ricchezza, il Signore è venuto ad evangelizzare i poveri". "Se vogliamo rinnovare la fede in un momento di crisi, dobbiamo assolutamente ritornare ai poveri. Quando San Francesco ha rinnovato la Chiesa, era per tornare alla povertà. Ogni riforma che voglia essere seria è il ritorno alla povertà. Non ci si può santificare in unambiente di ricchezza enorme. Abbiamo problemi e ci poniamo la questione di una nuova evangelizzazione - ha concluso il porporato africano - perché abbiamo lasciato l'essenziale, che è evangelizzare i poveri". Mons. Jan Babjak, arcivescovo metropolita di Presov per i cattolici di rito bizantino (Slovacchia), ha parlato “dell’importanza di alcuni luoghi di pellegrinaggio” come i santuari mariani, “luoghi dove le persone sono più disponibili ad ascoltare la voce di Dio e aprire i cuori e le menti alle cose belle che ha creato”. Mons. Jose Horacio Gomez, arcivescovo di Los Angeles, ha parlato di un’“esperienza fortissima” di “universalità della Chiesa” grazie alla presenza di vescovi di tutto il mondo che ha dato la possibilità di fare “una valutazione” sullo stato della Chiesa nel mondo e di partecipare ad uno “scambio di esperienze” per capire “cosa fare per il futuro”. L’arcivescovo greco-cattolico dell’Ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, ha infine concluso gli interventi dicendo: “Si avverte un grande entusiasmo. Se posso usare un’immagine per descrivere questo Sinodo, direi: la Chiesa è nelle fiamme dello Spirito Santo”. “È un gesto, un gesto cristiano di carità, di conforto e di consolazione al popolo di Siria”: così il card. Monsengwo Pasinya, definisce la “missione siriana” dei Padri sinodali annunciata qualche giorno fa dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il porporato fa parte della delegazione dei Padri sinodali che si recherà in Siria ma oggi, parlando ai giornalisti in conferenza stampa, non è stato in grado di dare i particolari del viaggio e le date precise. A questo ultimo proposito, ha detto che prima di partire occorrerà espletare tutte le necessarie formalità e che probabilmente la partenza avverrà “la settimana entrante”: non è stato ancora reso noto il programma del viaggio e quindi - rispondendo a una domanda di un giornalista - il cardinale ha detto che non si sa se la delegazione incontrerà il presidente Assad. Si sapranno tutti i particolari quando la delegazione tornerà al Sinodo e presenterà ai padri sinodali la relazione sul viaggio. Il card. Monsengwo ha comunque ripetuto che la delegazione porterà “la prossimità spirituale del Papa e nostra a coloro che soffrono in Siria”. Su sollecitazione dei giornalisti, poi, il card. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara (Messico) spiega:
“Ci sono molti nuovi movimenti da noi. Naturalmente, bisogna mettere un po’ di ordine, perché altrimenti ognuno comincia a fare ciò che vuole e c’è disordine nella casa. Normalmente, i vescovi sono aperti, i nuovi movimenti fanno il loro lavoro senza difficoltà ma ogni tanto c’è qualcuno che vuole imporsi al vescovo… Ciascuno faccia il suo lavoro e poi le cose andranno bene!".
In sostanza, tutti ribadiscono la sfida: indicare la strada di verità e bellezza della fede.
SIR, Radio Vaticana, TMNews
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