Tra i materiali sequestrati nella casa dell'ex maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele (nella foto con Benedetto XVI), non c'erano
solo atti, lettere autografe del Pontefice e migliaia di fotocopie di documenti sensibili, ma anche
decine e decine di foto e filmati di Benedetto XVI, scattate e ripresi da "Paoletto" con i suoi due
telefonini, anch'essi posti sotto sequestro.
Da una prima valutazione, sembra che né foto né filmati siano mai stati pubblicati, cioè siano finiti
su organi di stampa. Ma, naturalmente, nessuno può escludere che gli scatti del Pontefice, sicuramente non autorizzati, possano essere stati comunque "inviati" elettronicamente oltre le
Mura leonine. E così, la questione delle foto e dei filmati si va ad aggiungere a quella delle copie
degli oltre mille "fogli" sensibili che Gabriele ha detto di avere, almeno in parte, consegnato sia al
giornalista Gianluigi Nuzzi, sia a "B" un sacerdote che ha testimoniato di averle bruciate, lasciando
però molti dubbi in proposito.
Il profilo di Gabriele che ne emerge è molto lontano da quello del mero fotocopiatore di documenti,
in vista di un'operazione trasparenza, vista la mole di originali che erano nel suo appartamento,
insieme alle foto. Mentre la sua attività di "raccolta" ha avuto inizio appena entrato in servizio, nel
2006. A questo, si aggiunge il contenuto del materiale informatico, con varie chiavette USB, due o
tre portatili, un iPad, un computer fisso, una Playstation, un hard disk, diverse memory card. "Sarà
interessante analizzarli", ha affermato durante la sua testimonianza in aula il gendarme Stefano De
Santis. Il presidente del Tribunale, Giuseppe dalla Torre ha precisato che "questa parte riguarda lo
stralcio del processo". Cioè il processo al tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio
Sciarpelletti che si svolgerà con ogni probabilità a novembre.
Ma a parte i processi, in questo momento in Vaticano ci sono quattro indagini aperte sul caso del
Corvo. La prima riguarda appunto gli approfondimenti informatici. La seconda i reati più gravi,
quelli collegati al contenuto dei documenti "leakati" (in gran parte di argomento finanziario, legati
alle vicende dello Ior, dell'Aif ) e, cioè i delitti contro lo Stato Vaticano e i suoi poteri, la calunnia e
la diffamazione. Quest'ultima, complessa indagine, ha a sua volta subito uno stralcio, in cui
risultano indagate quattro persone. Infine c'è l'indagine per calunnia nei confronti della
Gendarmeria, accusata da Gabriele di maltrattamenti.
Maria Antonietta Calabrò, Corriere della Sera
Maria Antonietta Calabrò, Corriere della Sera