Roma incontra il Sinodo
dei vescovi. Incrocia gli sguardi,
ascolta la testimonianza dei protagonisti
di questa grande assise ecclesiale.
Voci che parlano di continenti e
terre lontane dove la pace e il pane
quotidiano non sono scontati ma,
soprattutto, dove l'annuncio di Cristo
risuona con il particolare accento
di una novità di vita buona. E' avvenuto
oggi in Campidoglio con una
giornata speciale di confronto e dialogo,
intitolata "Una bella notizia"
e dedicata appunto al Sinodo dei vescovi
sulla nuova evangelizzazione.
Nella cornice solenne della protomoteca,
il sindaco Gianni Alemanno,
ha accolto tre Padri sinodali: gli
arcivescovi di Manila e di Abuja
(Nigeria), Luis Antonio G. Tagle e
John Olorunfemi Onaiyekan, e il vescovo
ordinario militare per la Colombia,
Fabio Suescun Mutis. Ad
accompagnarli l'arcivescovo segretario
generale del Sinodo Nilola Eterovic,
l'arcivescovo presidente del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
Sociali, Claudio Maria Celli,
e il direttore della Sala stampa della
Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi.
A fornire una testimonianza anche
tre uditori dell'assise sinodale nonchè
responsabili di importanti aggregazioni
laicali come la presidente dei
focolari, Maria Voce, il presidente
dell'Azione cattolica italiana, Franco
Miano, e la fondatrice della comunità
Nuovi Orizzonti, Chiara Amirante.
"L'fincontro di oggi è stato pensato
per creare uno scambio tra città
e Sinodo, perche non si viva in
mondi separati e non comunicativi",
ha detto padre Lombardi, il quale
ha sottolineato la vocazione di Roma
come "città sempre più varia e
piena di esperienze diverse che vengono
da tutte le parti del mondo".
Introducendo l'incontro il sindaco
ha posto l'accento sull'importante
contributo che la riflessione sulla
nuova evangelizzazione può dare al
superamento della crisi morale e politica
e alla costruzione di un nuovo
umanesimo che sappia valorizzare in
modo particolare i valori della famiglia.
L'importanza della famiglia e dai
suoi valori è stata sottolineata anche
da mons. Eterovic. "La famiglia
cristiana - ha rilevato - è
già in se una testimonianza", principalmente
"nei Paesi nei quali i cristiani
non hanno quasi diritto di cittadinanza
". Per questo, ha aggiunto
il presule, fondamentali sono anche i
moderni mezzi di comunicazione
che plasmano immagini e modelli di
comportamento.
E al ruolo, insostituibile, dei mass
media si e richiamato mons.
Celli, per il quale la "sfida" presente
in questo momento culturale è racchiusa
nella comprensione di come
"annunciare il Vangelo con un linguaggio
nuovo". Infatti, "la nuova
evangelizzazione non inventa un altro
Vangelo, ma lo dona con una
lingua che l'fuomo di oggi possa capire". Di qui, anche l'invito a cogliere
le opportunità fornite dagli strumenti
digitali diffusissimi tra i giovani.
"Messaggi fatti da scritti, immagini,
suoni, ma soprattutto caratterizzati
dalla interattivita". Strumenti,
insomma, che implicitamente invitano
alla partecipazione e alla condivisione
di esperienze.
L'incontro è poi culminato con
l'ascolto delle testimonianze dei Padri
sinodali che hanno fatto risuonare
le esperienze della Chiesa in continenti
lontani. Al tema della giornata
si è richiamato direttamente l'arcivescovo di Abuja, il quale ha sottolineato
come anche in Nigeria accadano
ogni giorno "belle notizie", anche
se "i giornali occidentali si accorgono
di noi solo quando facciamo
qualche sciocchezza". Il riferimento
e ovviamente alle violenze anti
religiose compiute dal gruppo terroristico
di Boko Haram espressione
dell'islam radicale. Tuttavia, ha detto
il presule, "in Nigeria siamo in 170
milioni, cristiani e musulmani, provenienti
da 250 tribù diverse. E ogni
giorno ci sforziamo di vivere insieme,
e insieme cerchiamo di sopravvivere". Alla base di questa convivenza
e degli ottimi rapporti che quotidianamente
i cristiani hanno con i
musulmani "c'e una comune visione,
la cultura dei nostri padri africani
che ci hanno tramandato il valore
della fede in un Dio creatore che
vuole l'onesta e ripudia la malvagità". Dell'esperienza evangelizzatrice
della Chiesa in Asia ha parlato l'arcivescovo di Manila, il quale ha sottolineato
lf'mportanza del "dialogo
della vita", attraverso una presenza
che oltre alle parrocchie si ramifica
nelle scuole, negli ospedali e nella
società. Per offrire, cioè un "reale
contributo alla promozione della vita,
allo sviluppo e alla difesa della
donna, dei bambini, delle popolazioni
indigene". Insomma, come ha
sottolineato mons. Suescun Mutis
richiamando l'esperienza della
Colombia e, più in generale
dellfAmerica latina, "la nuova evangelizzazione
non è uno slogan pubblicitario". In questo senso, la Chiesa
del continente, rispondendo anche
all'invito del Magistero pontificio,
"avverte la necessità di passare
da una pastorale di conservazione a
uno stato di missione permanente".
L'Osservatore Romano
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