sabato 28 marzo 2009

'The Lancet' attacca il Papa sull'Aids. 'Radio Vaticana': nel 2000 sosteneva posizioni conformi. 'Avvenire': più cattolici, meno contagi

Dopo le accuse mosse dalla rivista scientifica inglese The Lancet che ha attaccato il Papa per le sue dichiarazioni a proposito dell'inutilità del preservativo come mezzo di contrasto all'Aids, oggi Radio Vaticana e Avvenire rispondono.
Secondo Radio Vaticana, la rivista nel 2000 sosteneva, proprio sul preservativo, posizioni conformi a quelle di Benedetto XVI. In un servizio di oggi l'emittente vaticana sostiene che nel 2000 Lancet scriveva che "i preservativi, come le cinture di sicurezza, possono rendere più disinvolti e far aumentare i comportamenti a rischio. Il condom non basta per sconfiggere l'Aids". "La stessa rivista scientifica - continua l'emittente del Papa - , sempre nel 2000, aveva spiegato che il rischio di contrarre il virus dell'Hiv, usando i preservativi durante i rapporti sessuali, è del 15 per cento. Ben lontano dallo zero".
"Anche se colpisce la virulenza dell'attacco da parte di una rivista che pure, in passato, ha ospitato studi e analisi che avanzavano dubbi sul preservativo come soluzione all'Aids, l'argomento - si legge sul quotidiano cattolico - non è certo nuovo e in queste settimane è stato sbandierato ripetutamente da scienziati, politici, capi di governo. Già nell'aprile 2005 - ricorda Avvenire - sulle colonne del giornale britannico The Guardian si leggeva che 'con il suo divieto del preservativo, la Chiesa sta provocando milioni di morti nelle zone dominate dai missionari, in Africa e nel resto del mondo'. Come sempre, però, chi lancia queste accuse - rileva il giornale della CEI - omette di portare esempi concreti a sostegno di questa tesi. Eppure, dovrebbe essere abbastanza semplice verificarne l'esattezza: siccome la presenza dei cattolici nei Paesi africani varia molto da Paese a Paese, e altrettanto varia è la diffusione dell'Aids, se certe accuse fossero vere si dovrebbe riscontrare una più alta prevalenza dell'infezione nei Paesi dove maggiore è la presenza cattolica. Come i dati segnalano efficacemente, però, non solo tale relazione è smentita dalla realtà, ma addirittura si nota come a un'alta percentuale di cattolici nel Paese si correli a un inferiore tasso di infezioni".