sabato 16 febbraio 2013

Incontro di commiato del Papa con il presidente del Consiglio uscente Monti: gratitudine e affetto del popolo italiano per l'attenzione ai problemi e alle speranze del Paese. Ci siamo salutati con grande affetto e con la speranza che sia possibile un dialogo intellettuale e di amicizia

Si è svolta in forma del tutto privata l'udienza, iniziata alle 18.00 e durata circa un quarto d'ora, che Mario Monti (foto), presidente del Consiglio italiano uscente, ha chiesto e ottenuto da Papa Benedetto XVI. Si è trattato, secondo il comunicato ufficiale della Santa Sede, di “un incontro di commiato particolarmente cordiale e intenso. Monti ha manifestato al Santo Padre ancora una volta la gratitudine e l’affetto del popolo italiano per il suo altissimo magistero religioso e morale e per la sua attenzione partecipe ai problemi e alle speranze dell’Italia e dell’Europa". Monti, intervistato dal Tg1, racconta di un "clima di grande semplicità e profondità" e parla del gesto del Papa come l'atto "di un uomo che pensa al futuro della istituzione che guida e che dimostra con grande chiarezza di non tenere all'esercizio del potere ma di tenere al bene di quell'istituzione, cioè della Chiesa". Parole quasi affettuose che sembrano la naturale prosecuzione di quello che i due si sono detti nel colloquio. Stima, amicizia, gratitudine per la feconda collaborazione. Lo scambio di regali rivela l'aspetto più umano, più intimo. Il Papa ha regalato al premier una stampa con una fontana. Non una fontana a caso, ma quella che si trova di fronte al monastero che ospiterà il Papa dopo le dimissioni. Gesto simbolico, di condivisione della vita privata che verrà. Monti ha invece donato a Benedetto XVI tre penne, una verde, una bianca, una rossa. Certo, un regalo patriottico, con chiaro riferimento alla bandiera italiana, ma anche un segnale d'altri tempi, un invito a non interrompere un rapporto, magari proseguendolo attraverso la scrittura. Nell'intervista al Tg1, Monti fa capire che il dialogo continuerà: "Ci siamo salutati con grande affetto e con la speranza che, nei modi che saranno definiti, sia possibile un dialogo intellettuale e di amicizia".

Korazym.org, L'Huffington Post

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANO

Fonti vaticane: dopo la grazia il Papa ha continuato ad avere contatti con Paolo Gabriele, dimostrando a lui e alla famiglia interessamento e grande affetto paterno. A giorni firmerà per mantenere il silenzio sugli anni come maggiordomo

A giorni l'ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele (foto) firmerà alcune carte messe a punto dall'ufficio legale del Vaticano attraverso cui si impegna a mantenere il silenzio su quanto a lui noto a motivo del suo passato servizio presso l'Appartamento papale. Lo riferiscono all'agenzia Ansa fonti vicine al Vaticano. "Dopo la concessione della grazia, Benedetto XVI ha continuato ad avere contatti e rapporti con il suo ex maggiordomo Paolo Gabriele, dimostrando a lui e alla sua famiglia interessamento e grande affetto paterno", riferiscono ancora le fonti. Dopo quanto rivelato oggi dal biografo del Papa Peter Seewald, al magazine tedesco Focus, circa la difficoltà per Papa Ratzinger di comprendere la psicologia dell'ex maggiordomo, le fonti riferiscono che dopo l'incontro a tu per tu alla vigilia di Natale al momento della concessione della grazia, Benedetto XVI "ha avuto modo più volte di non far mancare, nonostante tutto, la sua vicinanza a Gabriele e alla famiglia". Inoltre, sempre secondo quanto si apprende, si è definita in questi giorni la questione dell'abitazione di Gabriele. A breve, l'ex maggiordomo lascerà l'appartamento nella palazzina vaticana per trasferirsi in un altro fuori delle Mura Leonine.

Ansa

Padre Lombardi: l'ultima Udienza generale di Benedetto XVI sarà una Liturgia della Parola. Il Papa rimarrà a Castel Gandolfo per due mesi circa, nel pomeriggio del suo arrivo saluterà la cittadinanza

Sarà con una liturgia della Parola che Benedetto XVI prenderà congedo dal Popolo di Dio nell’Udienza generale di mercoledì 27 febbraio. Un’Udienza che si aspetta partecipata, già 35 mila persone hanno chiesto alla Prefettura della Casa Pontificia, riferisce il reggente Leonardo Sapienza, e che rappresenterà l’ultimo abbraccio pubblico di Benedetto XVI. La mattina del giorno dopo, il Papa incontrerà i cardinali, e poi nel pomeriggio, alle 17.00, partirà per Castel Gandolfo: un evento che sarà seguito in diretta dal Centro Televisivo Vaticano. Stamattina Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, in un incontro con i giornalisti, ha detto anche che a Castel Gandolfo, nel pomeriggio del 28 febbraio, dove il Papa arriverà in elicottero, ci sarà verosimilmente un momento di saluto con “affaccio sulla piazza”. Anche per il penultimo Angelus di Benedetto XVI, domani mattina, si aspetta un bagno di folla (si parla di almeno 150 mila presenze), e sarà presente anche il sindaco di Roma Alemanno con una delegazione del Comune e con il gonfalone della città. È un Papa particolarmente sereno, che si accinge a vivere la Settimana degli Esercizi Spirituali di Quaresima. Stamattina, l’ultimo incontro “diplomatico” da Papa, con il presidente della Repubblica del Guatemala. Al termine dell’incontro, il Papa ha salutato i giornalisti. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ha chiesto se poteva esprimere ai giornalisti la sua gratitudine per il loro lavoro. “Ma certamente”, ha risposto Benedetto XVI. Il quale, durante la prossima settimana, incontrerà solo una volta al giorno mons. Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia e suo segretario particolare, per la firma dei documenti e per sistemare gli affari correnti. Joseph Ratzinger rientrerà in Vaticano con destinazione il monastero di clausura "Mater Ecclesiae" a fine aprile. Fino ad allora restarà "nell'alloggio abituale del Pontefice a Castelgandolfo", ospite in sostanza del suo successore. Il lasso di tempo è necessario, ha spiegato il gesuita, anche al fine di permettere la conclusione della ristrutturazione del monastero dove Papa Ratzinger andrà ad abitare sulla Collina vaticana. "Non c'è motivo - ha spiegato Lombardi - di sigillare l'appartamento papale di Castel Gandolfo, come accade di norma al decesso di un Pontefice, perché "non contiene documenti riservati attinenti al Pontificato". Rispetto al fatto che, dopo il passaggio di circa due mesi a Castel Gandolfo, Benedetto XVI andrà nuovamente a vivere in Vaticano "non mi risulta che sia mai stata presa in considerazione un'alternativa". "Ci sono motivi, molto comprensibili, di carattere logistico e organizzativo - ha sottolineato Lombardi, spiegando che si tratta di sue valutazioni - e anche però dei motivi significativi e importanti di carattere spirituale e di comunione". "Io ritengo - ha proseguito - che effettivamente avere Papa Benedetto XVI vicino, presente anche se in modo ritirato, con una presenza spirituale e di preghiera, sia un grande sostegno, un grande arricchimento di comunione e di continuità spirituale per il suo successore e per tutti noi". "Le problematiche di interferenza le ritengo non rilevanti - ha spiegato ancora il portavoce vaticano. È una persona che ha 86 anni - ha aggiunto - è abituato ad abitare in questo tipo di ambiente: per pensare a chissà quale trasferimento, in ambiente completamente diverso e nuovo, ci sarebbe voluta una sua particolarissima decisione e volontà, che evidentemente non c'e stata". "La soluzione di gran lunga più naturale - ha concluso - e che sia anche una soluzione bella dal punto di vista ecclesiastico e spirituale, perché continua a stare nel luogo dove sta il Papa, dove è vissuto e dove ha servito la Chiesa". Ha quindi parlato delle notizie, diffuse a mezzo stampa, relative ai colloqui tra Benedetto XVI e Peter Seewald, il biografo che realizzò il libro-intervista proprio con il Papa “Luce del mondo”. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha affermato che si tratta di informazioni non particolarmente nuove, relative a due colloqui, l’ultimo tra novembre e dicembre scorso, avuti con il Santo Padre in prospettiva di una biografia. Sollecitato sulla rinuncia del Papa e sulla nota editoriale in cui lo stesso padre Lombardi, oggi, ha parlato di “atto di governo del Santo Padre”, ha specificato: "Perché si pone in una prospettiva, come lui ha detto ripetutamente, in cui la Chiesa va avanti, in cui la Chiesa ha delle sue energie. Il Papa guarda all’elezione di un successore che abbia - come lui ha detto - vigore nel corpo e nell’animo, e una personalità che possa affrontare le sfide del nostro tempo nel modo adeguato, cosa che egli sentiva più difficile con il passare del tempo e con il diminuire delle forze". Il conclave potrebbe iniziare prima del 15 marzo, data desunta dalla Costituzione Apostolica "Universi dominici gregis", che indca l'inizio del Conclave da 15 a 20 giorni dopo l'inizio della sede vacante. "Questo termine - ha spiegato Lombardi - è fissato per attendere i cardinali che devono arrivare a Roma, ma nell'eventualità che siano tutti arrivati è anche possibile anticipare". "Si può quindi interpretare la costituzione in modo differente", ha sottolineato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, che ha spiegato che la questione "è stata posta anche da diversi cardinali". La data è incerta perché "la situazione nella quale ci troviamo è completamente nuova", ha detto il direttore della Sala Stampa. Normalmente infatti, ha spiegato Lombardi, i cardinali venivano convocati a Roma a partire dall'inizio della sede vacante dopo la morte del Pontefice. Questa volta la realtà è che la data della sede vacante si conosce in anticipo e quindi è possibile che all'inizio della sede vacante, cioè il 28 febbraio, i cardinali siano già a tutti arrivati a Roma. Nella situazione precedente bisognava infatti anche tenere conto del tempo che i porporati da ogni parte del mondo avrebbero impiegato per giungere a Roma. La norma stabiliva infatti che il conclave andava convocato dal 15° al 20° giorno dall'inizio della sede vacante, ma è possibile che vi siano delle variazioni rispetto al passato.

Korazym.org, Vatican Insider, Avvenire, Radio Vaticana

Udienza di Benedetto XVI al presidente della Repubblica di Guatemala. Nel colloquio la necessità di continuare a collaborare nella risoluzione dei drammi sociali della povertà, del narcotraffico, della criminalità organizzata e dell’emigrazione

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il presidente della Repubblica di Guatemala, Otto Fernando Pérez Molina. Durante l’incontro, informa una nota della Sala Stampa Vaticana, si è espressa “soddisfazione per le cordiali relazioni esistenti fra la Santa Sede e lo Stato guatemalteco”. Si è quindi “apprezzato il particolare contributo che la Chiesa offre allo sviluppo del Paese, specie nell’ambito dell’educazione, della promozione dei valori umani e spirituali, e con le attività sociali e caritative, tra l’altro durante il recente terremoto che ha colpito la popolazione”. Nel prosieguo della conversazione, aggiunge il comunicato, “si è convenuto sulla necessità di continuare a collaborare nella risoluzione dei drammi sociali della povertà, del narcotraffico, della criminalità organizzata e dell’emigrazione”. Infine, ci si è “soffermati sull’importanza della difesa della vita umana, fin dal momento del concepimento”.

Radio Vaticana

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL GUATEMALA


Ultima udienza del Pontificato ai vescovi in visita 'ad limina apostolorum': il Papa incontra i presuli della Lombardia. Card. Scola: tutti molto commossi, il più sereno era lui. Ci ha detto di diventare luce per tutti

Il Papa ha ricevuto stamane i vescovi della Lombardia, tra i quali i cardinali Angelo Scola (foto) e Dionigi Tettamanzi, nell'ultima udienza del suo Pontificato a presuli in visita "ad limina apostolorum". I vescovi lombardi sono stati ricevuti alle 11.30 dal Papa. Si tratta dell'arcivescovo di Milano Scola, con gli ausiliari mons. Erminio De Scalzi, mons. Luigi Stucchi, mons. Enrico Delpini. Era presente l'arcivescovo emerito card Dionigi Tettamanzi, amministratore apostolico di Vigevano. In udienza c'erano, poi, mons. Giovanni Giudici, mons. Dante Lafranconi, vescovo di Cremona, mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia, mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi, mons. Diego Coletti, vescovo di Como, mons. Franco Beschi, vescovo di Bergamo, mons. Oscar Cantoni, vescovo di Crema, mons. Roberto Busti, vescovo di Mantova. "Eravamo tutti molto commossi: tutti i vescovi, uno ad uno. Il Papa ci ha salutato di fatto due volte, all'inizio e poi alla fine, ci ha regalato una croce pettorale e tutti i vescovi hanno detto il bene personale loro e dei loro fedeli per il Santo Padre. C'era un tasso di commozione abbastanza marcato tra noi. Direi che tra tutti il più sereno era il Papa". Così il card. Scola descrive alla Radio Vaticana il clima dell'incontro. "È stato molto bello, però, anche questo aspetto di familiarità - sottolinea Scola -. Noi abbiamo ricordato alla fine che sentiamo la responsabilità di essere stati gli ultimi ricevuti nella visita 'ad Limina', e lui ci ha detto: 'Questa responsabilità significa che dovete diventare una luce per tutti'. Speriamo di essere capaci". "La Lombardia deve essere il cuore credente dell'Europa". Alla domanda su quali indicazioni pastorali ha dato il Papa, il card. Scola ha risposto: "C'è n'è una che si impone su tutte e voglio dire solo questa: che a un certo momento, pensando alla Lombardia, alla centralità della Lombardia, ha detto che la Lombardia deve essere il cuore credente dell'Europa. A me sembra che questo sia più che un programma pastorale per le nostre diocesi".

TMNews

Benedetto XVI rinnova per cinque anni la Commissione cardinalizia di vigilanza dell'Istituto per le Opere di Religione: sarà presieduta ancora dal cardinale segretario di Stato Bertone

Benedetto XVI ha rinnovato per cinque anni la Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione. La presidenza è affidata al cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e ne fanno parte i cardinali Jean-Louis Tauran, presidente del Pontifico Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Odilo P. Scherer, arcivescovo di São Paulo, Telesphore P. Toppo, arcivescovo di Ranchi, e Domenico Calcagno, presidente dell'A.P.S.A, che subentra al card. Attilio Nicora, presidente dell'A.I.F.

Radio Vaticana

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: RINNOVO DELLA COMMISSIONE CARDINALIZIA DI VIGILANZA DELL’ISTITUTO PER LE OPERE DI RELIGIONE (I.O.R.)

Il Papa: sono un uomo anziano, le mie forze diminuiscono, credo che possa anche bastare quel che ho fatto. Vatileaks mi è semplicemente incomprensibile, ma né stanco né spaesato

Prima intervista di Papa Benedetto XVI dopo l'annuncio del suo ritiro dal Soglio Pontificio. L'edizione tedesca della rivista Focus pubblica infatti ora il contenuto di un colloquio avuto circa dieci settimane fa da Joseph Ratzinger con il suo biografo Peter Seewald (foto). Anche se precedente alle dimissioni, la conversazione verte comunque su alcuni temi indicati come centrali nella scelta del Pontefice di farsi da parte. "Non potrei dire, che io sia caduto in qualche sorta di disperazione o dolore universale. Mi è semplicemente incomprensibile. Anche se vedo la persona, non posso capire, che cosa ci si possa aspettare. Non riesco a penetrare in questa psicologia", spiega Benedetto XVI parlando del suo ex maggiordomo Paolo Gabriele, condannato al termine del processo per il cosiddetto Vatileaks. Nel corso dello scandalo, sottolinea ancora il Papa, era importate che venisse "garantita la indipendenza della giustizia, che un monarca non dicesse, adesso prendo io le cose in mano". Il Pontefice si definisce quindi "né spaesato né stanco, dopo Vatileaks". Alla domanda su cosa ci fosse da aspettarsi dal suo Pontificato, il Papa diede infine una risposto premonitrice: "Da me? Non molto. Io sono un uomo anziano, le mie forze diminuiscono. Credo che possa anche bastare quel che ho fatto".

La Repubblica.it

Lombardi: Benedetto vive davanti a Dio nella fede in libertà di spirito, conosce le sue responsabilità e le sue forze, e indica con la sua rinuncia una prospettiva di rinnovato impegno e di speranza. Non ha esercitato un potere ma svolto una missione

"Un grande atto di governo della Chiesa" compiuto con "mirabile saggezza umana e cristiana". Così padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, definisce, nell'editoriale per il settimanale del Centro Televisivo Vaticano "Octavia Dies", le dimissioni del Papa, motivate, spiega, "non tanto, come qualcuno pensa", dal fatto che a 85 anni "non sentisse più le forze per guidare la Curia romana, quanto perchè affrontare oggi i grandi problemi della Chiesa e del mondo, di cui il Papa è più che consapevole, richiede forte vigore e un orizzonte di tempo di governo proporzionato a imprese pastorali di ampio respiro e non piccola durata". Per padre Lombardi, l'uomo Joseph Ratzinger "vive davanti a Dio nella fede in libertà di spirito, conosce le sue responsabilità e le sue forze, e indica con la sua rinuncia una prospettiva di rinnovato impegno e di speranza". "In questi giorni - sottoline - ha detto di sentire quasi fisicamente l'intensitò della preghiera e dell'affetto che lo accompagna". E, assicura il gesuita a nome dei cattolici del mondo, "sentiremo a nostra volta l'intensità unica della sua preghiera e del suo affetto per il Successore e per noi". "Probabilmente - prevede Lombardi - questo rapporto spirituale sarà ancora più profondo e più forte di prima. Comunione intensa in una libertà assoluta". "Benedetto - conclude - non ci abbandona nel tempo della difficoltà, con fiducia invita la Chiesa ad affidarsi allo Spirito e ad un nuovo Successore di Pietro". La rinuncia del Papa "è una decisione che ha stupito più chi non lo conosceva, che chi lo conosceva bene e lo seguiva con attenzione. Aveva parlato chiaramente di questa eventualità in tempi non sospetti, nel libro-intervista 'Luce del mondo'". "Tutti - ammette Lombardi - ne siamo stati profondamente toccati e stiamo ancora cercando di mettere a fuoco la sua portata e il suo significato". Nella sua nota, padre Lombardi elenca una serie di "indizi" che letti ora possono far pensare alla rinuncia come prevedibile: "Il Papa - spiega - aveva un modo sempre discreto e prudente di parlare degli impegni futuri del suo Pontificato; era assolutamente chiaro che stava svolgendo una missione ricevuta piuttosto che esercitare un potere posseduto". "Davvero - osserva - non era stata falsa umiltà quella con cui si era qualificato all'esatto inizio del Pontificato come 'un umile lavoratore nella vigna del Signore', sempre attento ad impiegare con saggezza le sue forze fisiche non esuberanti, per poter svolgere al meglio il compito immenso affidatogli, in modo per lui inaspettato, in un'età già piuttosto avanzata".
 
Agi