venerdì 13 gennaio 2012

I non credenti e la ricerca di Dio dopo lo storico invito di Benedetto XVI ad Assisi: la testimonianza dell'agnostico Guillermo Hurtado

di Guillermo Hurtado
Direttore dell’Istituto di ricerche filosofiche della Universidad Nacional Autónoma del Messico

Il 27 ottobre 2011 sono stato invitato, insieme a Walter Baier, Remo Bodei e Julia Kristeva, all’incontro ecumenico e interreligioso organizzato ad Assisi dalla Chiesa Cattolica. Noi quattro siamo non credenti dichiarati, ma siamo stati invitati con uno storico gesto di Papa Benedetto XVI a favore del dialogo fra credenti e non credenti. Mi sembra che l’importanza di questo dialogo non si possa ignorare. Credo tuttavia che per configurarlo meglio occorra fare alcune distinzioni. Così come i credenti non sono tutti uguali, ce ne sono di fedi e atteggiamenti differenti, non lo sono neppure i non credenti. Potremmo dire che normalmente i non credenti si trovano tra due estremi: da una parte ci sono gli atei pieni di rabbia, nemici di Dio e della religione, dall’altra gli agnostici spirituali che stanno per convertirsi a una religione specifica. Fra questi due estremi, tanto distanti fra loro, ci sono molti tipi di non credenti: i tolleranti, gli indifferenti, quelli che cercano Dio, quelli che si rifiutano di credere in lui, e così via. Ci sono anche atei che in realtà non lo sono, che credono in Dio nel profondo del loro animo, ma che sono arrabbiati con lui e che perciò lo negano. Ci sono pure agnostici che in realtà non lo sono, che credono nella divinità ma che non ne conoscono il volto e quindi non adottano una religione specifica. Lo spettro delle posizioni è amplissimo e perciò parlare di non credenti in astratto genera non poche difficoltà. Di questo noi quattro non credenti invitati ad Assisi ci siamo subito resi conto. Le nostre posizioni di fronte alla religione e di fronte alla divinità erano molto diverse. Sembra che, dei quattro, io sia stato l’unico a sentirsi identificato con il messaggio del Papa agli agnostici. Nel suo discorso di Assisi, Benedetto XVI ha fatto una distinzione fra atei e agnostici. Ha descritto i primi come antireligiosi e i secondi come persone che soffrono per la loro mancanza di fede e che nella loro ricerca della verità e del bene cercano anche Dio. Quando ho ascoltato questa definizione degli agnostici mi sono commosso. In effetti, nella mia umile ricerca della verità mi sono interrogato sull’esistenza di un Dio che potesse dare una risposta alle mie domande. E nello scoprirmi senza fede, senza protezione, ho anche desiderato l’esistenza di un Dio che mi offrisse sostegno nei giorni più neri. Ma non sempre penso e sento allo stesso modo. A volte, la stessa ricerca della verità, vale a dire della verità oggettiva - quale altra potrebbe essere? - mi fa pensare che Dio non esiste, che dobbiamo cercare le risposte da soli. Altre volte, quando soffro per la mia solitudine, per la mia finitezza, qualcosa dentro di me mi fa ribellare contro l’idea che solo un Dio magnanimo potrebbe tirarmi fuori da questo stato. E allora ritrovo nella mia condizione la dignità e il coraggio sufficienti per andare avanti. L’agnostico che soffre perché è senza Dio e lo cerca è, a mio parere, un tipo molto speciale di non credente che non si può prendere come esempio paradigmatico dell’agnostico. Se la Chiesa Cattolica desidera veramente dialogare con tutti i non credenti, dovrà riconoscere che ce ne sono di tanti tipi, che non tutti cercano Dio o soffrono per la sua mancanza, e che tuttavia molti di essi sono disposti ad aprire la propria mente e il proprio cuore per avviare un dialogo costruttivo con i cattolici. Se qualcosa possiamo prendere da quello che potremmo chiamare il “nuovo spirito di Assisi” è proprio questo.

L'Osservatore Romano

La visita apostolica agli istituti religiosi femminili statunitensi: non solo correggere eventuali errori ma aiutare costruttivamente a migliorare

Tre anni fa l’allora card. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, l’aveva avviata per indagare sugli "stili di vita" delle suore degli Stati Uniti. Dopo che erano stati denunciati in Vaticano gravi problemi di disobbedienza dottrinale e disciplinare e di mancata osservanza del Magistero, il card. Rodè aveva affidato il compito di far chiarezza alla superiora generale delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, la statunitense Mary Clare Millea. Come prova della deriva "ultraprogresista" nei conventi Usa veniva indicato il "via libera" di gruppi di religiose alla riforma sanitaria di Obama che includeva il ricorso all’aborto. Mentre la visita apostolica procedeva tra le proteste di alcune associazioni di suore che lamentavano perdita di autonomia dei loro ordini religiosi sottosposti alla "moderna Inquisizione della Santa Sede", a Roma cambiavano i vertici della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata. Prima è arrivato come nuovo segretario del dicastero vaticano mons. Joseph William Tobin, 59 anni, originario di Detroit, già superiore generale dei Padri Redentoristi. E da subito ha tranquillizzato le religiose Usa sugli effetti della visita apostolica in corso, così depotenziandola di fatto prima della sua conclusione. Poi il card. Rodè ha ceduto il posto a João Braz de Aviz, ex arcivescovo di Brasilia. Ed ora che l’ispezione è terminata sembra emergere la volontà della Congregazione di legare con le religiose, aiutarle costruttivamente a migliorarsi e di non apparire come un censore esterno intenzionato soltanto a correggere gli errori. Nonostante questa nuova impronta data alla visita apostolica, pare che non tutto sia filato via liscio: sembra infatti che almeno un terzo dei conventi femminili statunitensi non abbia aperto le porte al Vaticano che ha iniziato la sua il 22 dicembre 2008 tramite, appunto, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. L’ispezione ha fin dall’inizio suscitato critiche e sospetti nei monasteri americani, tanto più dopo che l'allora prefetto Rodé ha citato il "femminismo" tra i motivi della visitazione. Madre Millea ha recentemente presentato a mons. Tobin un rapporto generale sui dati e le osservazioni raccolte in quasi due anni di indagini e incontri che serviranno alla stesura delle conclusioni sulla visita. Insieme al rapporto generale sono stati consegnati anche i primi rapporti individuali per ognuno dei 400 istituti religiosi oggetto dello studio. I rimanenti dovrebbero arrivare entro la prossima primavera. Il contenuto del rapporto è riservato, ma Madre Millea ha comunque espresso soddisfazione per i risultati emersi dalla ricerca: "La visita apostolica ha destato un diffuso interesse e questa attenzione ha suscitato un rinnovato apprezzamento per il ruolo delle religiose nella Chiesa e nella società e ha accresciuto il dialogo e la conoscenza reciproca tra le diverse comunità negli Stati Uniti", ha dichiarato in una nota. "Vedo gioie e difficoltà quotidiane anche nella mia comunità. Ma avere potuto verificare di persona la perseverante vocazione delle religiose negli Stati Uniti, nei loro ministeri e nella loro fede e vedere i frutti del loro servizio è stato incoraggiante. Anche se ci sono problemi nella vita religiosa che richiedono attenzione, resta immutata una realtà di fedeltà, gioia e speranza", ha concluso Madre Millea.

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider

Come si sceglie una porpora? Alcune considerazioni sono fin troppo legate a ragionamenti molto umani e spesso legati ad interessi particolari vecchi

Dal 6 gennaio ad oggi sono stati molti gli articoli di commento alla scelta del Papa per la creazione di 22 nuovi cardinali. Autorevoli e conosciute firme hanno “rivelato” sconcertanti intrighi di palazzo, manovre da “voto di scambio”, traffici di favori e altre considerazioni più o meno verificabili. Ma poche volte si è letto che alla fin fine la scelta è una scelta dal Papa. Come sempre. Lo penso da molto: ogni volta che si vuole “difendere” un Papa accusando di ogni nefandezza i suoi più stretti collaboratori in effetti lo si attacca. Personalmente credo che la Curia sia difficile da governare. Come tutti le strutture umane (la Curia non va confusa con la Chiesa Cattolica) ci sono miserie e virtù che si intrecciano più o meno consapevolmente. E così un Papa, qualunque Papa, deve cercare di capire, conoscere e guidare una “macchina di governo” non facile e del tutto particolare. Le valutazioni in gioco per la creazione di nuovi cardinali sono moltissime. Dalla banale valutazione delle “sedi vacanti”, dei ruoli cioè che sono normalmente, anche se non obbligatoriamente, ricoperti da un porporato, fino alla scelta personale di un Papa di avere nel suo “senato” alcuni persone che non necessariamente poi contribuiranno ad eleggere un suo eventuale successore, cioè i cardinali non elettori. Scelte non sempre facili e spesso condizionate da valutazioni che rimangono chiuse nel segreto di chi le fa. La “legge” che gestisce la Curia romana è la Costituzione Apostolica "Pastor Bonus" firmata da Giovanni Paolo II nel 1988. Da allora però in effetti non sempre la vita quotidiana ha seguito quelle indicazioni. In effetti la Costituzione metteva a punto le riforme fatte da Paolo VI, e permetteva la stesura di un “regolamento della Curia romana” che venne pubblicato nel 1992. Da allora si parla spesso di una “riforma” della Curia, ma è ovvio che salvo qualche aggiustamento, non è certo una impresa semplice da realizzare. Così Benedetto XVI ha scelto di creare cardinali nel prossimo Concistoro una serie di uomini di Curia, alcuni residenziali e tre studiosi di grande fama, che lo hanno sostenuto in quello che reputa il suo compito più urgente: offrire alla Chiesa delle riflessioni teologiche che possano aiutare i vescovi nel loro lavoro pastorale. Le altre considerazioni sono fin troppo legate a ragionamenti molto umani e spesso legati ad interessi particolari che, del resto, sono antichi e vecchi. E in fondo non era già Paolo VI a parlare del “fumo di Satana” che entra nella Chiesa da qualche fessura? Sono passati 30 anni da quel giorno di giugno in cui il Papa ne parlò, e magari al di là di tesi su massoneria e satanismo si potrebbe pensare a peccati molto più banali.

Angela Ambrogetti, Il Portone di Bronzo

Parole mai pronunciate: 'The Guardian' denuncia mistificazioni nel riportare dai media il discorso di Benedetto XVI al Corpo diplomatico

di Andrew Brown
The Guardian

Lunedì, in Vaticano, Papa Benedetto XVI ha rivolto al Corpo Diplomatico un discorso, in cui non ha detto nemmeno una parola contro il matrimonio fra omosessuali. Perché questa è una notizia? Perché la Reuters e, a seguire, molte altre persone hanno riportato che il Papa avrebbe denunciato il matrimonio fra omosessuali come una minaccia per la civiltà occidentale. Ha cominciato Philip Pullella, che è uno dei migliori e più esperti corrispondenti dal Vaticano: "Lunedì, Papa Benedetto ha detto che il matrimonio fra omosessuali è una delle varie minacce alla famiglia tradizionale che mina 'il futuro dell’umanità stessa'". Per quanto ne so, Papa Benedetto semplicemente non lo ha detto. Ha parlato a favore della famiglia "basata sul matrimonio di un uomo con una donna". Ha detto che "le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità". Non c’è nessun accenno al fatto che il matrimonio fra omosessuali sia una delle più importanti di queste politiche. Non lo ha menzionato affatto, mentre ha affrontato diverse altre questioni sessuali. È andato avanti per la sua strada lodando una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha vietato i brevetti relativi alle cellule staminali embrionali umane. Ha detto che si oppongono "all’educazione dei giovani e di conseguenza al futuro dell’umanità misure legislative che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili". Questo può essere giusto o sbagliato, ma non è un attacco al matrimonio fra omosessuali e nemmeno all’omosessualità. Né è stata la parte principale e più importante del suo discorso. Quello che ha detto è stato che l’evento più importante dello scorso anno è stata la crisi economica e finanziaria. Per quanto ne so, il Papa è la figura politica europea più significativa ad affermare cose come: "La crisi può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica: non soltanto per cercare di arginare le perdite individuali o delle economie nazionali, ma per darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità". Di nuovo, quel che dice non deve necessariamente essere giusto, ma, comunque, è riuscito a dirlo meglio di Ed Miliband. Ha detto anche cose ragionevoli, sebbene non originali, sulla primavera araba, sul fatto che desidera che i diritti umani vengano protetti dalle tirannie della maggioranza: "Il rispetto della persona dev’essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà sociale si trasformino in semplici strumenti per conservare o conquistare il potere (...) la costruzione di società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso, costituisce un orizzonte più vasto e più lontano di quello delle scadenze elettorali". Secondo me la novità nel suo discorso è stata l’istanza ambientalista. Pochi lettori di giornali si aspettavano che il Papa dicesse: «La salvaguardia dell’ambiente, la sinergia tra la lotta contro la povertà e quella contro i cambiamenti climatici costituiscono ambiti rilevanti per la promozione dello sviluppo umano integrale". Di certo, questa è un’opinione che fa trasalire il gran numero di repubblicani americani che pensano che egli sia dalla loro parte. Il Papa è cattolico. Forse rientra nella natura del business delle notizie stupirsi, ogni due mesi, di fronte a questo fatto.

L'Osservatore Romano

Le udienze e le nomine odierne di Benedetto XVI. Mons. Pascal Wintzer nuovo arcivescovo metropolita di Poiters, in Francia

Il Papa ha ricevuto questa mattina, in successive udienze, il card. Dario Castrillon Hoyos, prefetto emerito della Congregazione per il clero, mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Oggi pomeriggio, il Papa ha ricevuto il card. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. In India, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Dharmapuri presentata da mons. Joseph Anthony Irudayaraj, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato suo successore mons. Lawrence Pius Dorairaj, finora vescovo titolare di Absasalla ed ausiliare dell’arcidiocesi di Madras and Mylapore (India). In Francia, il Papa ha nominato arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi di Poitiers mons. Pascal Wintzer, finora amministratore apostolico della medesima arcidiocesi.

Radio Vaticana

LE UDIENZE

RINUNCE E NOMINE

Il Papa: osservando i fedeli che si recano con gioia e emozione in San Pietro la vostra fede diventi più robusta e lo spirito ne tragga giovamento

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i dirigenti, i funzionari e gli agenti dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. Un discorso di ringraziamento a quanti garantiscono la tutela dell’ordine pubblico per i pellegrini che si recano alle tombe degli Apostoli: “La Sede di Pietro costituisce il centro della cristianità, e i cattolici del mondo desiderano venire, almeno una volta nella vita, a pregare sulle tombe degli Apostoli. Tale presenza, sia della Santa Sede, sia del grande numero di gente cosmopolita che visita il centro della Chiesa Cattolica, non costituisce certamente un problema per la città di Roma e per l’Italia intera, bensì una ricchezza e un motivo di vanto!". "Il mio augurio - ha proseguito il Papa - è che, mentre osservate i fedeli che si recano con gioia, con emozione e con profondo animo cristiano alla Basilica di San Pietro, anche la vostra fede diventi sempre più robusta e il vostro spirito ne tragga giovamento, aiutandovi ad affrontare la vita con una condotta degna di cristiani autentici e di cittadini maturi”. “Anche l’anno appena trascorso, purtroppo, è stato segnato da episodi di violenza e di intolleranza. Di frequente – ha ricordato Benedetto XVI -, in diverse parti del mondo, oggetto di rappresaglie e di attentati sono stati proprio i cristiani, che hanno pagato anche con la vita la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa”. Il Papa ha così rammentato che nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace ha messo l’accento sull’educazione dei giovani “alla giustizia e alla pace”: “Questi due termini sono tanto usati nel nostro mondo, ma spesso in modo equivoco. La giustizia non è una semplice convenzione umana; quando, in nome di una presunta giustizia, dominano i criteri dell’utilità, del profitto e dell’avere, si può anche calpestare il valore e la dignità della persona umana”. “La giustizia non è una semplice convenzione umana; quando, in nome di una presunta giustizia, dominano i criteri dell’utilità, del profitto e dell’avere, si può anche calpestare il valore e la dignità della persona umana”. La giustizia, ha ribadito, “è una virtù che indirizza la volontà umana perché renda all’altro ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare”. Allo stesso modo, ha soggiunto, “la pace non è la mera assenza di guerra o il risultato della sola azione degli uomini per evitarla”, ma “è innanzitutto dono di Dio che va chiesto con fede e che in Gesù Cristo trova la via per raggiungerla”: “La vera pace, poi, è un’opera da costruire quotidianamente col contributo di compassione, solidarietà, fraternità e collaborazione di ciascuno. Essa è profondamente legata alla giustizia - animata dalla verità nella carità - che gli uomini sono in grado di realizzare a partire dal contesto in cui abitualmente vivono: la famiglia, il lavoro, le relazioni di amicizia”. “Come forze di polizia, siate sempre autentici promotori della giustizia e sinceri costruttori di pace” è stata l'esortazione finale di Benedetto XVI. Impartendo la Benedizione Apostolica sui presenti e invocando la materna intercessione della Regina della Pace, il Santo Padre ha espresso l’augurio per un 2012 “vissuto da tutti all’insegna del rispetto reciproco e del bene comune, augurandoci che nessun atto di violenza sia compiuto nel nome di Dio, supremo garante della giustizia e della pace”.

Radio Vaticana, SIR, Zenit

UDIENZA AI DIRIGENTI E AGLI AGENTI DELL’ISPETTORATO DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO IL VATICANO - il testo integrale del discorso del Papa

Divisioni dopo l'annuncio del Concistoro, e torna la sfida Bertone-vescovi. Con Benedetto XVI in alto, molto in alto rispetto a queste beghe

L' idea di un "partito italiano" destinato a contare di più nel prossimo Conclave è suggestiva ma forse un po' azzardata. L' aumento numerico dei cardinali tricolori (30 su 120) prodotto dal Concistoro dell'Epifania ha lasciato dietro di sé una scia di frustrazioni e di veleni che contraddicono l' impressione iniziale. Fra Vaticano e CEI, uno dei pochi giudizi unanimi riguarda la realtà di un episcopato dell' Italia diviso, senza un leader; e incapace di imporre un proprio candidato se il problema della successione a Benedetto XVI dovesse aprirsi in tempi brevi. Dopo i sette "cappelli" cardinalizi su diciotto distribuiti ad italiani il 6 gennaio, l'unica novità vistosa è l'ennesima vittoria della Curia romana. Soprattutto, si indovina la rivincita del Segretario di Stato, Tarcisio Bertone (foto), sul vertice dei vescovi e sui propri avversari. Intanto, la troika che controlla l' economia e le finanze vaticane è sua. Domenico Calcagno, presidente dell'Apsa, amministra il patrimonio della Santa Sede; Giuseppe Versaldi è presidente della Prefettura degli Affari Economici; e Giuseppe Bertello presiede il Governatorato: tre neo-cardinali suoi fedelissimi. Ma proprio da qui, le valutazioni comuni diventano analisi in qualche caso demolitorie di quanto è successo. È come se esistessero due poteri, in urto e quasi impermeabili l'uno all'altro: quello del Segretario di stato e quello di chi lo detesta. Con Benedetto XVI in alto, molto in alto rispetto a queste beghe. Eppure, il risultato del conflitto ormai pluriennale nelle gerarchie cattoliche italiane è una difficoltà che si scarica sul governo della Chiesa; e che nemmeno il Pontefice è riuscito a placare del tutto, nonostante i richiami e gli ammonimenti, pubblici e privati. L'ultimo Concistoro è diventato una sorta di controprova dell' impossibilità di una tregua duratura. Gli avversari di Bertone dicono che i nomi dei nuovi cardinali italiani sono frutto di una forzatura: un gesto di potere per monopolizzare una roccaforte strategica della Curia come i "ministeri economici", eliminando qualunque contrappeso; un passo indietro rispetto alla globalizzazione dell'episcopato; e un'arbitraria promozione dei "suoi". Si parla di cardinali "imbufaliti" per l'operazione bertoniana. È circolata perfino la voce secondo la quale alcune eminenze di peso vorrebbero mandare una mozione riservata al Papa per chiedere che Bertone sia sostituito. L'intenzione sarebbe quella di proteggere Benedetto XVI dalla "prepotenza" del suo collaboratore. In realtà, un tentativo del genere fu già fatto in passato, inutilmente. Il rapporto fra il Pontefice e il "primo ministro" vaticano è consolidato e indiscusso. E gli uomini più vicini al Segretario di Stato presentano il Concistoro come una sorta di atto conclusivo del rinnovamento della Curia: "In piena sintonia con Benedetto XVI", precisano. Sostengono che il prossimo Conclave è un convitato di pietra usato strumentalmente. E confutano la tesi di un Bertone che promuove chi può assecondare le sue ambizioni future. L'idea che i cardinali ubbidiscano a chi li ha aiutati è effettivamente tutta da dimostrare. E finora, fra i "papabili" Bertone non appare mai. Una delle critiche più frequenti che gli vengono rivolte, tuttavia, è di avere provocato una mutazione del ruolo di Segretario di Stato, facendolo diventare una sorta di "vice-Papa". Il fenomeno si era già notato col predecessore, Angelo Sodano, negli anni della malattia di Giovanni Paolo II. Si ripete ora, al settimo anno di Pontificato dell' ottantaquattrenne Joseph Ratzinger. Ma, per quanto contestata, è un'evoluzione o involuzione del ruolo considerata quasi inevitabile. Fotografa rapporti di forza che nessuno è riuscito a scalfire. E i "bertoniani" non escludono a priori che il Segretario di Stato possa succedere a Benedetto XVI: sebbene lo giudichino improbabile. In quanto Camerlengo, ricordano, amministrerebbe la sede vacante in caso di morte del Papa. Aggiungono che è ben visto in Spagna e Sud America ed ha un curriculum sia curiale che "pastorale", come ex arcivescovo di Genova. Ma la sola ipotesi fa inorridire gli avversari. Per il modo in cui si muove, Bertone non riscuote grandi applausi. I sostenitori attribuiscono l'ostilità che si tira addosso al fatto che sarebbe il parafulmine degli attacchi al Papa; che non ha "immagine"; e che sta riformando in profondità la Curia. Gli avversari più severi lo bollano invece come uno dei peggiori Segretari di Stato che il Vaticano abbia avuto. Lo accusano di provincialismo, e di avere abbassato il profilo e l'agenda internazionale della Chiesa Cattolica. Il fatto che all' ultimo Concistoro non sia emerso nessun cardinale africano o sudamericano (tranne il brasiliano di Curia, Joio Braz de Aviz), è portato a conferma di questa analisi. La stessa Oceania, forse, si aspettava un riconoscimento, dopo il successo della Giornata Mondiale della Gioventù nel 2008 a Sidney, in Australia. E la mancata promozione dell' arcivescovo di Bruxelles, André-Joseph Leonard, è vista dai critici come un errore di sottovalutazione della capitale belga: sia perché ospita la Commissione Ue, sia per gli scandali sulla pedofilia che hanno colpito quell'episcopato. È difficile dire quanto pesino su giudizi così duri la delusione degli esclusi, o i contrasti per il primato in Italia fra CEI e Bertone. È stato notato maliziosamente che Versaldi era il candidato del Segretario di Stato per la sede di Torino. La CEI gli ha preferito un altro. Ma Bertone lo ha portato in Curia e l'ha fatto diventare cardinale: prima dell' attuale arcivescovo di Torino. Non solo. A prima vista, l'esito del Concistoro bilancia la sconfitta del Segretario di Stato per la nomina di Angelo Scola a Milano: l'ex Patriarca di Venezia era infatti osteggiato da Bertone. Ma il versante più scivoloso, per lui, rischia di diventare quello del potere economico all' interno della Chiesa: da tempo un motivo di sarcasmi e di poco pie stilettate. L'ultimo episodio è stato la scelta di affidare allo Ior, la banca vaticana, il salvataggio dell'Ospedale San Raffaele di don Luigi Verzé: una vicenda vissuta fin dall'inizio con perplessità. Quando nei giorni scorsi la cordata vaticana si è sfilata da un intrico costosissimo e dai contorni inquietanti, a molti è parso di essere riemersi da un potenziale incubo; e allo stesso Bertone, sebbene avesse appoggiato l'operazione. L'opzione di abbandonare l'impresa è stata suggerita al Papa dal card. Attilio Nicora, che da alcuni mesi presiede l'Authority sull'attività finanziaria degli enti del Vaticano. Ma promette di avere una coda di polemiche, con il Segretario di Stato nell'occhio del ciclone. "Meno male che ne siamo usciti", avrebbe detto qualche giorno fa un cardinale tedesco. "Altrimenti, se mi avessero chiesto soldi per l' obolo di San Pietro, avrei risposto: 'Perché non vendete il San Raffaele?'...".

Massimo Franco, Corriere della Sera