mercoledì 18 aprile 2012

Nel pomeriggio visita privata del presidente del Consiglio Monti in Vaticano a Benedetto XVI per le ricorrenze festeggiate dal Papa in settimana

Il presidente del Consiglio Mario Monti (foto) ha fatto visita al Papa in Vaticano questo pomeriggio. Un gesto in ricorrenza del settimo anniversario dell'Elezione di Joseph Ratzinger a Pontefice che cade domani. Lo si apprende da fonti vaticane. La visita del presidente Monti a Benedetto XVI ha avuto, ha quanto si è appreso, un carattere "strettamente privato". Il presidente del Consiglio si è recato direttamente alla terza Loggia, nell'appartamento privato del Papa. Il direttore della Salta Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, conferma che ''nel pomeriggio di oggi il presidente del Consiglio Mario Monti ha avuto in Vaticano un incontro privato con Papa Benedetto XVI''. L'incontro, ha spiegato, può essere letto alla luce delle ''ricorrenze importanti'' festeggiate questa settimana dal Pontefice, tra cui l'85° compleanno, lunedì scorso. L'ultima volta che Monti aveva incontrato il Pontefice è stato all'aeroporto di Fiumicino in occasione della partenza di Bendetto XVI per il viaggio in Messico e a Cuba. Monti peraltro vedrà nuovamente Papa Ratzinger al momento della visita che compirà ad Arezzo il prossimo 13 maggio.

Ansa, Asca, TMNews

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Bertone: uomo così dolce. Non è isolato, ha collaboratori fedeli. Priorità è rendere Dio presente

Papa Benedetto XVI non è un Papa ''isolato'' ma è ''circondato da collaboratori fedeli e collaboratori impegnati'': lo afferma, in un'intervista al Gr Rai che andrà in onda domattina in occasione dell'inizio dell'ottavo anno di Pontificato di Papa Ratzinger, il Segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI). Il 'primo ministro' vaticano non riconosce il Papa nell'immagine che di lui danno tutti i giorni i media anche se, aggiunge, ''stanno imparando a conoscere meglio questo Papa e la sua sapienza, la sua cultura, la sua sincerità, la sua coerenza, direi la sua dolcezza perchè averlo dipinto come un carro armato è assolutamente fuorviante e falsificante perchè è un uomo così dolce, così vicino''. "Benedetto XVI - sottolinea il card. Bertone - non è un uomo isolato. E' un uomo di relazioni a cominciare dai suoi più vicini collaboratori. Il Papa non è isolato il Papa è circondato da collaboratori fedeli e collaboratori impegnati. Se fosse possibile con il suo stesso cuore, la sua dedizione ma è questa l'intenzione dei suoi collaboratori e la volontà, l'impegno dei suoi collaboratori per il bene della Chiesa e per il bene dell'umanità, soprattutto nella Segreteria di Stato, che è la segreteria papale, la segreteria propria del Santo Padre''. Per questo, aggiunge, ''non si lascia impressionare dai rumori, dagli umori momentanei e neanche dalle dure incrostazioni dei pregiudizi, che si informa, chiede, ascolta sempre in maniera discreta, elabora il suo giudizio, attende che maturi si consolidi e poi con vero carisma di governo guida la Chiesa e affronta i problemi concreti della Chiesa e devo dire anche dell'umanità''. Le ''priorita''' del Pontificato di Benedetto XVI ''non sono dettate dalla contingenza momentanea o anche da avvenimenti che emergono un po' sulla scena della storia o di certe nazioni, ma dal grande progetto globale e cristiano che è stato il suo progetto fin dall'inizio cioè il progetto della trasmissione della fede''. Il 'primo ministro' vaticano, che definisce il Papa un ''uomo di pensiero di cultura... un uomo che coniuga bene la ragione e la fede'', ricorda l'indizione di un Anno della fede da parte del Pontefice: ''La priorità che sta al di sopra di ogni problema - conclude - è di rendere Dio presente in questo mondo e di farlo percepire e di aprire l'accesso degli uomini a Dio''.

Asca

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Vian: non è solo, sente l’amicizia di tanti che per lui pregano o guardano a lui con simpatia

Papa Benedetto XVI, mentre si appresta a festeggiare domani il settimo anniversario del suo Pontificato, gode di ''un affetto e una stima generali, in questa misura non prevedibili al momento dell'elezione''. Lo scrive L'Osservatore Romano in un editoriale firmato dal direttore Giovanni Maria Vian che ricorda il ''cumulo di pregiudizi, se non addirittura di opposizioni, con il quale la rapidissima scelta del Collegio dei cardinali era stata accolta in diversi ambienti, anche cattolici''. ''Pregiudizi e opposizioni - nota il giornale pontificio - che nei confronti del cardinale Ratzinger risalivano almeno alla metà degli anni Ottanta ma che in nulla corrispondevano alla sua vera personalità''. Il successore di Giovanni Paolo II "venne a lui contrapposto, secondo stereotipi abusati. Un Pontificato apertosi dunque in salita e che il Pontefice ha saputo affrontare giorno per giorno con lucida e paziente serenità, dimostrata già il 24 aprile quando chiese preghiere ai fedeli perché non fuggisse, 'per paura, davanti ai lupi'". Il Papa, conclude Vian, ''sente l'amicizia di tanti che per lui ogni giorno pregano, o anche solo guardano a lui con simpatia, ascoltando con attenzione le sue parole''.

Asca

Papa Benedetto non è solo

Fraternità San Pio X: la stampa parla di una risposta positiva di mons Fellay, la realtà è diversa. Si tratta di una tappa, non una conclusione

I lefebvriani commentano con cautela l'odierna dichiarazione del Vaticano circa l'ultima risposta dottrinale fornita dai tradizionalisti in vista del pieno reintegro nella Chiesa Cattolica. "La stampa - afferma la casa generalizia della Fraternità Sacerdotale San Pio X in una nota ufficiale - annuncia che mons. Bernard Fellay ha indirizzato una 'risposta positiva' alla Congregazione per la Dottrina della fede, e che di conseguenza la questione dottrinale è ormai risolta tra la Santa Sede e la fraternità San Pio X. La realtà è diversa. Nella lettera del 17 aprile 2012, il superiore generale della Fraternità San Pio X - precisa la nota - ha risposto alla richiesta di chiarimento che gli aveva fatto, il 16 marzo, il cardinale William Levada, in merito al preambolo dottrinale consegnato il 14 settembre 2011. Come indica il comunicato stampa della Congregazione per la Dottrina della fede, diffuso oggi, il testo di questa risposta 'sarà esaminato dal dicastero e successivamente sottoposto al giudizio del Santo Padre'. Si tratta, dunque, di una tappa e non di una conclusione".

TMNews

Il dono al Papa per il compleanno e l'anniversario dell'Elezione: a Betlemme sarà presto costruito un ospedale pediatrico intitolato a Benedetto XVI

Un ospedale pediatrico intitolato a Benedetto XVI sarà presto costruito a Betlemme: ecco il dono annunciato stamani al Papa per l’ottantacinquesimo compleanno e il settimo anniversario dell’Elezione. Al termine dell’Udienza generale, in un clima di festa, animata dai canti augurali intonati dai gruppi musicali bavaresi, hanno presentato al Papa il progetto dell’ospedale il Patriarca di Gerusalemme dei latini Fouad Twal e il vescovo Luciano Giovannetti, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, accompagnati da una folta delegazione. In giornata sarà siglato il protocollo: presto inizieranno i lavori che, sostenuti dalla Conferenza Episcopale italiana e dalla regione Toscana, termineranno nel 2014. "Sarà un ospedale di eccellenza, con quaranta posti e il contributo dell’equipe specialistica dell’ospedale Meyer di Firenze" spiega il vescovo Giovannetti, rilevando anche l’importanza della nuova struttura sanitaria per quelle popolazioni e il significato di "un ospedale per bambini nella città di Gesù Bambino". E un’iniziativa, aggiunge, che si inserisce nell’azione capillare della Fondazione Giovanni Paolo II "in favore delle comunità cristiane di Terra Santa e del vicino Oriente". A fare gli auguri al Papa anche un gruppo di venticinque giornalisti austriaci, accompagnati dal vescovo di Graz-Seckau, mons. Egon Kapellari, responsabile per i mass media e la cultura della Conferenza Episcopale dell’Austria. "E' la quarta volta in dieci anni che organizziamo a Roma una serie di colloqui per una qualificata rappresentanza di giornalisti - dice il vescovo - e nel particolare contesto dell’Austria di oggi ha certamente un valore molto importante". Significativi, in particolare, sono stati gli incontri con i cardinali Kurt Koch e Gianfranco Ravasi e con il vescovo Josef Clemens. "Con questa iniziativa di dialogo, di amicizia e di approfondimento su alcune tematiche - spiega mons. Kapellari - abbiamo voluto offrire ai giornalisti, quasi tutti di media laici, l’opportunità di conoscere più da vicino la Curia romana e la prospettiva della Chiesa Cattolica". Tra i circa quarantamila presenti, a fare gli auguri al Papa sono venuti anche i rappresentanti del Rotary club di Todi, che hanno portato in dono la riproduzione di un’icona ortodossa proveniente dal Chersoneso.

L'Osservatore Romano

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. In conclave il card. Ratzinger votò per Biffi: se scopro chi si ostina a votarmi lo prendo a schiaffi

"Eligo in Summum Pontificem cardinalem Biffi". È quello che chiunque, se avesse potuto accedere alla Cappella Sistina, avrebbe potuto leggere sulla scheda del card. Ratzinger nelle quattro votazioni del conclave del 2005. Ambrosiano, più giovane di Benedetto XVI di un solo anno, Giacomo Biffi diventa sacerdote nel 1950. Nel 1975 Paolo VI lo nomina vescovo ausiliare di Milano. Diviene così il principale collaboratore del card. Giovanni Colombo, successore di Montini sulla Cattedra dei Santi Ambrogio e Carlo. È il Beato Giovanni Paolo II, nel 1984, ad affidargli il timone dell’arcidiocesi bolognese che Biffi guida fino al 2003 quando, al compimento dei 75 anni, lascia l’incarico per raggiunti limiti d’età. È sempre Wojtyla a elevarlo alla porpora nel Concistoro del 1985. Nel conclave del 2005 che deve eleggere il successore del Papa polacco Biffi arriva nella veste di arcivescovo emerito di Bologna. La sua ironia pungente e sagace è nota alla maggior parte dei confratelli. Ama ripetere spesso: "Non sono mai sceso più a Sud di Roma". È lui a coniare la "teologia del tortellino". "Mangiare i tortellini - sostiene Biffi - con la prospettiva e la certezza del paradiso, rende migliori anche i tortellini". Ma ritorniamo al conclave del 2005. In tutte le quattro votazioni Joseph Ratzinger vota per il porporato ambrosiano. E ogni volta, prima di imbucare la scheda nell’urna, così come previsto dal cerimoniale, ripete a voce alta davanti ai tre cardinali scrutatori estratti a sorte la formula latina: "Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto". C’è un episodio molto divertente che avviene durante il conclave e che ha come protagonisti proprio Biffi e Ratzinger, seppur in modo indiretto. È il 19 aprile 2005, secondo e ultimo giorno di votazioni. Dopo il terzo scrutinio del conclave, il secondo di quella mattina, i cardinali elettori tornano in pullman nella Casa Santa Marta dove risiedono in quei giorni. Li attende il pranzo e un breve riposo nelle loro stanze prima di far ritorno nella Cappella Sistina per la votazione che sarà definitiva e alla quale seguirà l’annuncio al mondo dell’avvenuta elezione del nuovo Papa. Ed è proprio durante quel pasto frugale che Biffi, molto innervosito, si sfoga con un confratello: "A ogni votazione ricevo sempre un solo voto. Se scopro chi è quel cretino che si ostina a votarmi giuro che lo prendo a schiaffi". "Cosa Eminenza?", gli domanda perplesso il confratello. "Sì, ha capito bene, Eminenza", replica Biffi. "Giuro che lo prendo a schiaffi". Al che il porporato lo guarda perplesso e gli spiega: "Eminenza, ormai è chiaro chi stiamo eleggendo come nuovo Papa ed è anche abbastanza evidente che questo candidato abbia scelto di votare per lei. Quindi se vorrà ancora mantenere il suo proposito sarà costretto a prendere a schiaffi il Papa". Biffi rimase senza parole. Joseph Ratzinger aveva deciso di votare per lui. Nel 2007 sarà proprio il cardinale bavarese divenuto Benedetto XVI a chiedere all’arcivescovo emerito di Bologna di predicare a lui e all’intera Curia romana gli esercizi spirituali per la quaresima. Al termine, nel ringraziarlo per le meditazioni che aveva offerto a tutti i presenti, Benedetto XVI chiosò su un simpatico particolare. "Vorrei dirle grazie - affermò il Papa - per il suo realismo, per il suo umorismo e per la sua concretezza; fino alla teologia un po’ audace di una sua domestica: non oserei sottoporre queste parole 'il Signore forse ha i suoi difetti' al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma in ogni caso - concluse il Papa - abbiamo imparato e i suoi pensieri, signor cardinale, ci accompagneranno non solo nelle prossime settimane". Così Biffi ricorda quel momento: "Al termine degli esercizi, dopo la meditazione conclusiva, Benedetto XVI con incantevole semplicità, parlando a braccio, mi rivolse i ringraziamenti d’uso; ma lo fece - precisa Biffi - con un calore, con un’amabilità di linguaggio, con una generosità negli apprezzamenti, che mi hanno, oltre che commosso, lasciato addirittura stupefatto". Ritorniamo al conclave del 2005. Per chi votò Biffi? La risposta emerge con grande evidenza dall’intervento che l’arcivescovo emerito di Bologna rivolse a tutti i cardinali la mattina del 15 aprile, durante la quotidiana seduta delle congregazioni generali che i porporati tengono ogni giorno nel periodo della Sede Vacante. "Vorrei segnalare al nuovo Papa (che mi sta ascoltando) - è il passaggio più importante dell’intervento di Biffi - la vicenda incredibile della 'Dominus Iesus': un documento esplicitamente condiviso e pubblicamente approvato da Giovanni Paolo II; un documento per il quale mi piace esprimere al card. Ratzinger la mia vibrante gratitudine. Che Gesù sia l’unico necessario Salvatore di tutti è una verità che in venti secoli - a partire dal discorso di Pietro dopo Pentecoste - non si era mai sentito la necessità di richiamare. Questa verità è, per così dire, il grado minimo della fede; è la certezza primordiale, è tra i credenti il dato semplice e più essenziale. In duemila anni- proseguì Biffi - non è mai stata posta in dubbio, neppure durante la crisi ariana e neppure in occasione del deragliamento della Riforma. L’averla dovuta ricordare ai nostri giorni ci dà la misura della gravità della situazione odierna. Eppure questo documento - sottolineò ancora Biffi - che richiama la certezza primordiale, più semplice, più essenziale, è stato contestato. È stato contestato a tutti i livelli: a tutti i livelli dell’azione pastorale, dell’insegnamento teologico, della gerarchia. Mi è stato raccontato - proseguì Biffi - di un buon cattolico che ha proposto al suo parroco di fare una presentazione della 'Dominus Iesus' alla comunità parrocchiale. Il parroco (un sacerdote peraltro eccellente e ben intenzionato) gli ha risposto: Lascia perdere. Quello è un documento che divide. 'Un documento che divide'. Bella scoperta! Gesù stesso ha detto: Io sono venuto a portare la divisione. Ma troppe parole di Gesù oggi - concluse Biffi - risultano censurate dalla cristianità; almeno dalla cristianità nella sua 'pars loquacior'".

Francesco Grana, Orticalab.it

85° genetliaco di Benedetto XVI. Il Papa professore e gli universitari, una storia lunga una vita: sempre la ragione ricerchi il vero, il bene, Dio

"Cari giovani cercare sempre, con paziente costanza, il vero Volto di Dio, aiutati dal cammino pastorale che vi viene proposto in questo anno accademico. Cercare il Volto di Dio è l’aspirazione profonda del nostro cuore, ed è anche la risposta alla questione fondamentale che va emergendo sempre di nuovo anche nella società contemporanea". Questo è l’augurio che lo scorso anno in occasione dei Vespri d'Avvento Benedetto XVI ha rivolto agli universitari romani nel tradizionale incontro in preparazione al Santo Natale. Un appuntamento atteso che testimonia la grande vicinanza e affinità tra il Santo Padre e gli universitari. Infatti Benedetto XVI, conosce molto bene la realtà negli atenei. Per dieci anni, dal 1959 al 1969 è stato docente a Bonn, Münster, e Tubinga. Nel 1969 fino al 1977 ha insegnato teologia dogmatica e storia dei dogmi all'Università di Ratisbona, dove poi è tornato da Pontefice il 12 settembre del 2006, per tenere una lectio magistralis sul tema “Fede ragione ed università”. E il Papa non ha mai dimenticato né quegli anni di fruttuoso insegnamento, né i suoi studenti. Per questo, ogni anno in estate sin da quando era cardinale, incontra i suoi allievi del Ratzinger Schulerkreis, il circolo di ex studenti. Anche da Pontefice non ha voluto rinunciare a questo appuntamento, proprio a testimonianza di quanto i rapporti interpersonali e di discepolato intellettuale continuino a essere importanti per lui. A causa dei suoi impegni, adesso il Papa riesce a partecipare soltanto ad una giornata delle due o tre previste: fa colazione o pranza con loro, celebra Messa, ascolta i dibattiti e tiene un intervento, di solito conclusivo, ma non vuole rinunciare. Però non sempre il rapporto con le università è stato facile, come è accaduto nella mancata visita all’Università Sapienza di Roma, che sarebbe dovuta avvenire il 17 gennaio del 2008, in occasione della cerimonia inaugurale dell’anno accademico, poi annullata a causa di un gruppo di docenti che contestarono la sua partecipazione, in quanto, secondo loro, non in linea con la laicità dell’Ateneo. Benedetto XVI a quella avversione, ha risposto con un messaggio di amore e tolleranza in cui ha spiegato che la sua visita non aveva certo come obiettivo quello di imporre la fede, che può essere solo donata in libertà, ma “di invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro”. Anche durante l’ultima Giornata Mondiale della Gioventù che si è tenuta lo scorso agosto a Madrid il Santo Padre ha sottolineato la sua vicinanza alle università. Il 19 agosto, nella Basilica di San Lorenzo all’Escorial ha voluto incontrare 1000 giovani docenti universitari. “La verità - ha spiegato loro il Pontefice - è sempre più alta dei nostri traguardi. Possiamo cercarla ed avvicinarci ad essa, però non possiamo possederla totalmente, o meglio è essa che ci possiede e che ci motiva. Nell’opera intellettuale e docente, perciò, l’umiltà è una virtù indispensabile, che ci protegge dalla vanità che chiude l’accesso alla verità. Non dobbiamo attirare gli studenti a noi stessi, bensì indirizzarli verso quella verità che tutti cerchiamo. In tale compito vi aiuterà il Signore, che vi chiede di essere semplici ed efficaci come il sale, come la lampada che fa luce senza fare rumore”. E nell’ ultimo viaggio apostolico, che si è svolto lo scorso marzo in Messico e a Cuba, durante la Messa di fronte a 500mila persone sulla Piazza della Rivoluzione a L'Avana, il Papa ha chiesto alle autorità governative della nazione" che la Chiesa possa operare "negli ambienti formativi ed universitari". Perché la fede secondo Benedetto XVI, deve essere annunciata sopratutto nei posti della quotidianità, e le università sono“Laboratori di umanità”, ponti per lo scambio culturale, luoghi dove gli studenti siano stimolati nella ricerca “non solo di una qualificazione professionale, ma anche della risposta alla domanda di felicità, senso e pienezza che abita nel cuore dell’uomo”.

Marina Tomarro, Korazym.org

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Doldi: intesa umiltà dello studioso appassionato della verità, libero da tradizionalismi e modernismi

Joseph Ratzinger “ha scritto con l’intento di servire e custodire la fede di chi lo ascolta. Non impone il suo pensiero, ma lo sottomette al giudizio dell’interlocutore, confidando nella forza di verità delle espressioni da lui offerte”. Lo scrive il teologo Marco Doldi in una nota per l'agenzia SIR, in occasione del settimo anniversario dell’Elezione al Soglio Pontificio di Benedetto XVI. “Lo ha fatto anche da Papa - sottolinea Doldi -, proponendo il primo volume del libro di ‘Gesù di Nazaret’. Lì, pur domandando al suo lettore quell’anticipo di simpatia senza il quale non c’è comprensione, lo lascia libero di contraddirlo”. Traspare “l’intensa umiltà dello studioso, appassionato della verità e non preoccupato di trovare nello studio conferme alle proprie posizioni”. Egli è “profondamente libero da linee di pensiero dominanti, da mode intellettuali, da tradizionalismi o modernismi”.

SIR

Il teologo Papa. L'umiltà e l'audacia: a sette anni dall'Elezione al Pontificato

Benedetto XVI: sostenetemi sempre con le preghiere affinché con l’aiuto dello Spirito Santo possa perseverare nel mio servizio a Cristo e alla Chiesa

Folla delle grandi occasioni in Piazza San Pietro: oltre 40mila fedeli hanno partecipato all'Udienza generale di questa mattina, vigilia del settimo anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Al suo arrivo in piazza, il Papa è stato accolto con manifestazioni di affetto ed entusiasmo: applausi, canti e striscioni di saluto per lui. "Vi chiedo di sostenermi sempre con le vostre preghiere, affinché, con l’aiuto dello Spirito Santo, possa perseverare nel mio servizio a Cristo e alla Chiesa” è stato lo speciale saluto rivolto dal Papa ai fedeli, prima dei saluti in lingua italiana che come di consueto concludono l'appuntamento del mercoledì. “Desidero esprimere cordiale gratitudine per gli auguri che mi avete presentato per il settimo anniversario della mia elezione”, ha esordito Benedetto XVI riferendosi all’anniversario di domani. Al termine dei saluti in lingua italiana, il Santo Padre si è rivolto in particolare ai giovani: “Cari ragazzi e giovani anche a voi, come ai primi discepoli, Cristo risorto ripete: ‘Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi’. Rispondete con gioia a queste parole!”.

Agi, SIR

Il Papa: la Chiesa non tema le persecuzioni che nella storia è costretta a subire ma confidi sempre nella presenza, nell’aiuto e nella forza di Dio

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, il Papa ha ripreso la sua riflessione sulla preghiera negli Atti degli Apostoli. La Pentecoste, in questa prospettiva, “non è un episodio isolato, poiché la presenza e l’azione dello Spirito Santo guidano e animano costantemente il cammino della comunità cristiana”. Il Pontefice ha quindi preso spunto dalla cosiddetta “piccola Pentecoste”, “la più ampia preghiera che ritroviamo nel Nuovo Testamento”, la vicenda di Pietro e Giovanni che, incarcerati dopo la guarigione di un paralitico, perché annunciavano la risurrezione di Gesù, rilasciati, raccontano agli altri apostoli l'accaduto. E "tutti unanimi innalzarono la loro voce a Dio". “Di fronte al pericolo, alla difficoltà, alla minaccia – ha affermato Benedetto XVI – la prima comunità cristiana non cerca di fare analisi su come reagire, su come difendersi, su quali misure adottare, ma davanti alla prova si mette a pregare”, attraverso “una preghiera unanime e concorde dell’intera comunità, che fronteggia una situazione di persecuzione a causa di Gesù”. “Di fronte alle persecuzioni subite a causa di Gesù”, ha spiegato il Papa, “la comunità non solo non si spaventa e non si divide, ma è profondamente unita nella preghiera, come una sola persona, per invocare il Signore. Questo è il primo prodigio che si realizza quando i credenti sono messi alla prova a causa della loro fede: l’unità si consolida, invece di essere compromessa, perché è sostenuta da una preghiera incrollabile”. “La Chiesa non deve temere le persecuzioni che nella sua storia è costretta a subire, ma confidare sempre, come Gesù al Getsemani, nella presenza, nell’aiuto e nella forza di Dio, invocato nella preghiera”. In questo “momento di prova”, ha spiegato il Papa, la prima comunità cristiana “non chiede l’incolumità della vita di fronte alla persecuzione, chiede solamente che le sia concesso ‘di proclamare con tutta franchezza’ la Parola di Dio”. Prima, però “cerca di comprendere in profondità ciò che è accaduto, cerca di leggere gli avvenimenti alla luce della fede e lo fa proprio attraverso la Parola di Dio”. “Ciò che è accaduto – ha osservato il Papa – viene letto alla luce di Cristo, che è la chiave per comprendere anche la persecuzione. ; la Croce, che sempre è la chiave per la Risurrezione. L’opposizione verso Gesù, la sua Passione e Morte, vengono rilette come attuazione del progetto di Dio Padre per la salvezza del mondo”. Risiede in questo, secondo il Papa, “anche il senso dell’esperienza di persecuzione che la prima comunità cristiana sta vivendo”: essa, infatti, “non è una semplice associazione, ma una comunità che vive in Cristo”, e dunque “ciò che le accade fa parte del disegno di Dio”. “Come è successo a Gesù, anche i discepoli incontrano opposizione, incomprensione, persecuzione”, ha commentato il Papa: “Nella preghiera, la meditazione sulla Sacra Scrittura alla luce del mistero di Cristo aiuta a leggere la realtà presente all’interno della storia di salvezza che Dio attua nel mondo”. Proprio per questo “la richiesta che la prima comunità cristiana di Gerusalemme formula a Dio nella preghiera non è quella di essere difesa, di essere risparmiata dalla prova, di avere successo, ma solamente quella di poter proclamare con ‘parresia’, cioè con franchezza, con libertà, con coraggio, la Parola di Dio”. Alla fine della preghiera, si legge negli Atti degli Apostoli, “il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la Parola di Dio con franchezza”. Lo Spirito Santo, ha osservato il Papa, “irrompe nella casa e ricolma il cuore di tutti coloro che hanno invocato il Signore”. “Questo – ha spiegato il Santo Padre – è il frutto della preghiera corale che la comunità cristiana innalza a Dio: l’effusione dello Spirito Santo, dono del Risorto che sostiene e guida l’annuncio libero e coraggioso della Parola di Dio, che spinge i discepoli del Signore ad uscire senza paura per portare la buona novella fino ai confini del mondo”. Anche noi "dobbiamo saper portare gli avvenimenti della nostra vita quotidiana nella nostra preghiera, per ricercarne il significato profondo”, ha detto il Santo Padre ai fedeli nella parte finale della catechesi, attualizzandone il messaggio. “E come la prima comunità cristiana – ha assicurato – anche noi, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio, attraverso la meditazione sulla Sacra Scrittura, possiamo imparare a vedere che Dio è presente nella nostra vita, anche nei momenti difficili, e che tutto fa parte di un superiore disegno di amore nel quale la vittoria finale sul male, sul peccato e sulla morte è veramente quella del bene, della grazia, della vita, di Dio”. “Come per la prima comunità cristiana, la preghiera ci aiuta a leggere la storia personale e collettiva nella prospettiva più giusta e fedele, quella di Dio”, ha spiegato Benedetto XVI, che ha concluso la catechesi rinnovando “la richiesta del dono dello Spirito Santo, che scaldi il cuore e illumini la mente, per riconoscere come il Signore realizzi le nostre invocazioni secondo la sua volontà di amore e non secondo la nostra. Guidati dallo Spirito di Gesù Cristo, saremo capaci di vivere con serenità, coraggio e gioia ogni situazione della vita e con San Paolo vantarci nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza la virtù provata e la virtù provata la speranza: quella speranza che non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato".

SIR, AsiaNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Commissione 'Ecclesia Dei': arrivata la risposta di mons. Fellay, sarà esaminata dal dicastero e quindi dal Papa. Lombardi: passi avanti incoraggianti

''In data 17 aprile 2012 è pervenuto, come richiesto nell'incontro del 16 marzo 2012, svoltosi presso la sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il testo della risposta di S.E. mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Il suddetto testo sarà esaminato dal dicastero e successivamente sottoposto al giudizio del Santo Padre''. Lo rende noto la Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", in un comunicato pubblicato questa mattina dalla Sala Stampa della Santa Sede. Con la risposta giunta ieri a Roma i lefebvriani hanno compiuto "passi avanti incoraggianti", secondo il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. "Chi l'ha letta ritiene che sia una risposta sensibilmente diversa da quella che non era stata ritenuta sufficiente", ha detto il gesuita in una breve dichiarazione alla stampa. I lefebvriani, peraltro, hanno formulato, nella loro risposta, "richieste di integrazioni e precisazioni" al 'preambolo dottrinale' sul quale la Santa Sede ha chiesto l'adesione per il loro pieno reintegro nella Chiesa Cattolica, e questo richiede un lavoro di "approfondimento e esame" da parte della Congregazione per la Dottrina della fede, che prenderà "qualche settimana di tempo". Non pubblicato sinora, il 'preambolo dottrinale' dovrebbe essere pubblicata in futuro. "Ritengo che verrà pubblicato il testo dell'accordo - ha detto Lombardi rispondendo alle domande dei giornalisti - e non la prima forma provvisoria". "Quello inviato - ha detto ancora il portavoce vaticano - era un testo di contatto e approfondimento. E' normale che resti riservato se si operano ulteriori approfondimenti e precisazioni. Quando sarà raggiunto un accordo, immagino che il testo sarà pubblicato".

Asca, TMNews, Agi

COMUNICATO DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE "ECCLESIA DEI"

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Due giorni prima del conclave il card. Ratzinger disse a un confratello: vi prego, non pensate a me

Vaticano, 16 aprile 2005. Sono da poco passate le 13 e nell’Aula del Sinodo è appena terminata la Congregazione generale che i cardinali tengono ogni giorno durante il periodo della Sede Vacante. Mancano solo 48 ore all’inizio del conclave che eleggerà il successore di Giovanni Paolo II. Quel giorno è anche il 78esimo compleanno di Joseph Ratzinger. Terminata la Congregazione generale, il cardinale bavarese lascia l’edificio per raggiungere il palazzo dell’ex Sant’Uffizio dove ha sede la Congregazione per la Dottrina della Fede da lui guidata dal 1981. Lo aspetta una colazione con i suoi più stretti collaboratori che lo attendono per festeggiarlo. Ma sul suo breve cammino Ratzinger incontra un confratello e amico di lunga data. Ed è lui a rivolgergli una domanda importante: "Eminenza, ma lei mica ci farà qualche scherzo?". A cosa si riferiva quel cardinale? "Nelle Congregazioni generali - spiega il porporato - erano state sondate numerose candidature: i papabili erano tanti e tutti di altissimo profilo. Ma alla fine una solida maggioranza era nata spontaneamente attorno alla figura del card. Ratzinger. Lui, schivo e con il suo tratto delicato, faceva di tutto per non essere al centro dell’attenzione". Ma cosa rispose il cardinale bavarese al confratello? "Ratzinger si fece scuro in volto e mi sembrò molto turbato e poi disse: Eminenza, non pensate a me. Vi prego, non pensate a me". Il confratello tenne nel suo cuore questa risposta e non la comunicò agli altri cardinali che avevano già scelto di votare per Ratzinger. Due giorni dopo, nella Basilica di san Pietro, fu proprio il cardinale bavarese, in qualità di decano del Sacro Collegio, a presiedere la Messa "pro eligendo Romano Pontifice". È in quella occasione che Joseph Ratzinger tenne la famosa omelia sul relativismo. "Quanti venti di dottrina - affermò il porporato - abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo a un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno - sostenne - nascono nuove sette e si realizza quanto dice san Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore. Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo - concluse il card. Ratzinger - una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie". Per gli osservatori vaticani questo passaggio dell’omelia sarebbe stato determinante per la non elezione di Joseph Ratzinger alla Cattedra di Pietro. Ma così non fu. L’indomani, il 19 aprile 2005, alla quarta votazione, il 78enne porporato bavarese fu eletto Papa. "Quando il card. Angelo Sodano, in qualità di vice decano del Sacro Collegio, si avvicinò a Ratzinger, subito dopo il quarto scrutinio e ovviamente prima che bruciassimo le schede, per chiedergli con la formula latina prevista se avesse accettato l’elezione ebbi molta paura", confida il porporato che appena tre giorni prima aveva chiesto al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede se avesse accettato il suffragio dei porporati elettori. "Temevo - prosegue il cardinale - che avrebbe rifiutato. E invece rimasi sorpreso: non perché accettò, ma per la serenità con la quale si espresse, annunciandoci e subito dopo spiegandoci la scelta del nome Benedetto. Appena lo vidi uscire vestito di bianco dalla stanza della lacrime, che si trova sul lato sinistro guardando l’altare della Cappella Sistina, rimasi stupito: sembrava fosse stato Papa da sempre. Prima che ognuno di noi si avvicinasse a lui per baciargli la mano e così fargli atto di obbedienza, volle rivolgerci alcune parole e affidarsi alle nostre preghiere". Successivamente, fu lo stesso Benedetto XVI a raccontare quei momenti: "Quando, lentamente, l’andamento delle votazioni mi ha fatto capire che, per così dire, la scure sarebbe caduta su di me la mia testa ha incominciato a girare. Ero convinto - prosegue il Papa - di aver svolto l’opera di tutta una vita e di poter sperare di finire i miei giorni in tranquillità. Con profonda convinzione ho detto al Signore: non farmi questo! Disponi di persone più giovani e migliori, che possono affrontare questo grande compito con tutt’altro slancio e tutt’altra forza. Allora sono rimasto molto toccato da una breve lettera scrittami da un confratello del collegio cardinalizio. Mi ha ricordato che in occasione della Messa per Giovanni Paolo II avevo incentrato l’omelia, partendo dal Vangelo, sulla parola che il Signore disse a Pietro presso il lago di Genesaret: seguimi! Avevo spiegato - ricorda ancora Benedetto XVI - come Karol Wojtyla aveva sempre ricevuto di nuovo questa chiamata dal Signore, e come sempre di nuovo aveva dovuto rinunciare a molto e dire semplicemente: sì, ti seguo, anche se mi conduci dove non avrei voluto. Il confratello mi ha scritto: Se il Signore ora dovesse dire a te "seguimi", allora ricorda ciò che hai predicato. Non rifiutarti! Sii obbediente come hai descritto il grande Papa, tornato alla casa del Padre. Questo mi ha colpito nel profondo. Le vie del Signore non sono comode, ma noi non siamo creati per la comodità, bensì per le cose grandi, per il bene. Così - conclude il Papa - alla fine non ho potuto fare altro che dire sì".

Francesco Grana, Orticalab.it

'Gesù di Nazaret - Secondo volume'. Presentato l'audiolibro: scritti del Papa sono talmente ricchi che consentono uso di tutti gli strumenti mediatici

Per la prima volta in italiano un testo di Benedetto XVI diventa un audiolibro. Si potrà, quindi, ascoltare su un cd MP3 il volume “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione” letto da Ugo Pagliai, grande interprete del teatro italiano. Presentata ieri pomeriggio presso la sede di Radio Vaticana, l’opera è stata coprodotta da Emons:audiolibri e dalla Libreria Editrice Vaticana. “Si potrebbe forse esprimere tutto questo così: la risurrezione di Gesù va al di là della storia, ma ha lasciato una sua impronta nella storia. Per questo può essere testata da testimoni come un evento di una qualità tutta nuova. Di fatto, l’annuncio apostolico, con il suo entusiasmo e con la sua audacia è impensabile senza un contatto reale dei testimoni con il fenomeno totalmente nuovo ed inaspettato che li toccava dall’esterno e consisteva nel manifestarsi e nel parlare del Cristo risorto”. La ricchezza del volume, che racconta la passione, morte e risurrezione di Cristo, ora si potrà percepirla non solo leggendo ma anche ascoltando questo cd MP3 che dura in totale 9 ore e 53 minuti. Ma quale è il senso di questo audiolibro? Risponde don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana: “Il senso di questa produzione in audiolibro, è quello di portare il lettore medio, a trasformarsi in ascoltatore, cioè in qualcuno che si pone con un atteggiamento di meditazione. In questo senso è utilissimo ascoltare questo audiolibro in comunità, in gruppo, in macchina. In una società che ha meno tempo, portarla alla riflessione è una grande cosa. E lo strumento audio aiuta proprio a fare questo. Gli scritti del Santo Padre sono talmente ricchi, che consentono l’uso di tutti gli strumenti mediatici. In Germania, stanno preparando proprio dei documentari legati a Gesù di Nazaret, a questo libro. In futuro noi faremo anche l’electronic book”. Un libro che ha suscitato emozione nello stesso Ugo Pagliai durante il suo lavoro: “L’emozione è stata tanta naturalmente. Mi sono abbandonato a questo fluire, a questo torrente in piena, ma nello stesso tempo, un torrente calmo, per far capire le sfumature, per far capire la profondità, la bellezza di queste parole dietro le quali c’è un universo”. Un testo, dunque, ricco esegesi, Sacra Scrittura, con riferimenti teologici, che parla del Gesù storico arrivando al cuore dell’uomo: “Avrebbe potuto, l’annuncio degli apostoli, trovar fede ed edificare una comunità universale, se non avesse operato in esso la forza della verità? Se ascoltiamo i testimoni col cuore attento e ci apriamo ai segni con cui il Signore accredita sempre e di nuovo loro e se stesso, allora sappiamo: Egli è veramente risorto. Egli è il Vivente”.

Radio Vaticana

Il superiore della Fraternità San Pio X ha sottoscritto il preambolo dottrinale proposto dalla Santa Sede, anche se con qualche lieve modifica

La risposta della Fraternità San Pio X è arrivata in Vaticano ed è positiva: secondo le indiscrezioni raccolte da Vatican Insider il superiore dei lefebvriani, il vescovo Bernard Fellay, avrebbe firmato il preambolo dottrinale che la Santa Sede aveva proposto lo scorso settembre, come condizione per arrivare alla piena comunione e all’inquadramento canonico. Una conferma ufficiale dell’avvenuta risposta dovrebbe avvenire nelle prossime ore. Da quanto si apprende, il testo del preambolo inviato da Fellay propone alcune modifiche non sostanziali rispetto alla versione consegnata dalle autorità vaticane: come si ricorderà, la stessa Commissione Ecclesia Dei non aveva voluto rendere pubblico il documento (due pagine piuttosto dense), proprio perché c’era la possibilità di introdurre eventuali piccole modifiche che però non ne stravolgessero il senso. Ora il testo del preambolo con le modifiche proposte da Fellay, e da lui sottoscritto in quanto superiore della Fraternità San Pio X, sarà sottoposto a Benedetto XVI, che il giorno dopo l’ottantacinquesimo compleanno e alla vigilia del settimo anniversario dell’Elezione, riceve una risposta positiva dai lefebvriani. Risposta da lui lungamente attesa e auspicata, che nelle prossime settimane metterà fine alla ferita apertasi nel 1988 con le ordinazioni episcopali illegittime celebrate dall’arcivescovo Marcel Lefebvre. Non è escluso che la risposta di Fellay venga esaminata dai cardinali della Congregazione per la dottrina della fede, nella prossima riunione della "Feria quarta", che dovrebbe tenersi nella prima metà di maggio. Mentre qualche settimana in più sarà necessaria perché avvenga la sistemazione canonica: la proposta più probabile è quella di istituire una "prelatura personale", figura giuridica introdotta nel Codice di diritto canonico nel 1983 e finora utilizzata solo per l’Opus Dei. Il prelato dipende direttamente dalla Santa Sede. La Fraternità San Pio X continuerà a celebrare la Messa secondo il Messale antico, e a formare i suoi preti nei suoi seminari.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

VII anniversario dell'Elezione di Benedetto XVI. Sul Soglio di Pietro, ma ritirato. L’'isolamento' come forma di governo, e segreto di longevità

Compiendo lunedì 85 anni Benedetto XVI è divenuto il Papa più longevo degli ultimi cento anni, tra gli undici Pontefici più longevi della storia della Chiesa. Il Papa “festeggia in famiglia”, titola L’Osservatore Romano raccontando l’udienza che ha concesso lunedì a una delegazione proveniente dalla sua terra d’origine, la Baviera. Una foto lo mostra sorridente mentre osserva l’esibizione coreografa di bambini in abiti tradizionali. Joseph Ratzinger è anche questo: un Papa che ama il ritiro, la vicinanza dei suoi familiari, non soltanto il fratello Georg, ma anche la famiglia pontificia, le quattro suore laiche consacrate e i due segretari, il tedesco Georg Gänswein e il maltese Alfred Xuereb. Risiede qui il segreto della sua longevità? Senz’altro sì. Ma nel ritiro c’è anche altro. Benedetto XVI ama l’isolamento non tanto per preservarsi, quanto perché è quello il mezzo attraverso il quale ritiene di sapere meglio arrivare alla Chiesa e anche al mondo. Nel ritiro trova il proprio stile, i tempi per scrivere libri, testi, discorsi, le parole insomma con le quali illuminare. E nel ritiro trova anche la capacità di maturare il distacco che egli vuole mantenere dai problemi della Chiesa. E’ di questi mesi il crescere di un forte dissenso nelle Chiese locali d’Austria, di Germania, d’Irlanda, del Belgio e della Svizzera. Ma anche in altre parti del mondo la situazione è simile: negli Stati Uniti del combattivo arcivescovo di New York, Timothy Dolan, ad esempio, gruppi di fedeli protestano con forza contro le posizioni delle gerarchie sulla morale sessuale ritenute non adeguate a quanto loro stessi, pur credenti, pensano e sentono. Con loro, come coi lefebvriani, che siedono sullo scranno opposto rispetto a quello dei cosiddetti “innovatori”, egli mostra comprensione e non chiusura. Lo stesso atteggiamento che ha per i problemi più interni: per la Curia romana e la sua crisi di governance ben evidenziata dal caso ribattezzato “Vatileaks”. Il Papa sembra non voler reagire. Perché? Difficile rispondere. Egli osserva ogni cosa dall’alto, apparentemente isolato. Di certo c’è che anche questa è la sua cifra, il modo con cui siede sul Soglio Pontificio: ritirato per scelta, nel tentativo di illuminare più con la parola che con altro.

Paolo Rodari, Il Foglio