martedì 4 dicembre 2012

Il tweet di benvenuto al Papa di Shimon Peres: le nostre relazioni con il Vaticano sono al loro meglio e possono formare una base per ulteriore pace ovunque. In Egitto anche il Papa copto ha debuttato sul social network

L'ambasciata di Israele presso la Santa Sede informa in una nota che con uno 'special tweet', il presidente israeliano Shimon Peres (foto) ha salutato così Benedetto XVI: "Sua Santità, benvenuto su Twitter. Le nostre relazioni con il Vaticano sono al loro meglio e possono formare una base per ulteriore pace ovunque". Il capo di Stato israeliano ha ricevuto stamane cinque nuovi ambasciatori, tra i quali il nuovo nunzio apostolico in Israele, mons. Giuseppe Lazzarotto, al quale ha confermato la "buona volontà" nelle relazioni tra Israele e la Santa Sede. Intanto, proprio in questi giorni, anche il nuovo Papa copto ha fatto il suo debutto su Twitter con l’account @PopeTawadros. Tawadros, 60 anni, era stato scelto il 4 novembre scorso come nuovo patriarca della Chiesa copta ortodossa d'Egitto.

TMNews, Vatican Insider

'Ecclesia in Medio Oriente'. Iniziata ad Harissa l'Assemblea dei Patriarchi e dei vescovi cattolici della regione: al centro l'attuazione del documento di Benedetto XVI

E’ iniziata ieri ad Harissa, in Libano, l'Assemblea dei Patriarchi e dei vescovi cattolici del Medio Oriente. Ai lavori partecipano i card. Béchara Raï, Patriarca dei Maroniti e i Patriarchi Gregorio III, per la Chiesa Greco-Cattolica, Nersès Bedros della Chiesa Armeno-Cattolica, Ignace II Younan, Siro-Cattolico, e rappresentanti del Patriarcato Copto, Caldeo e Latino. Presente anche il nunzio apostolico in Libano mons. Gabriele Caccia. Il tema al centro della riunione, riporta il quotidiano libanese L’Orient-le-jour, è l’attuazione dell’Esortazione Apostolica “Ecclesia in Medio Oriente”, frutto dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi del 2010 a Roma e consegnata dal Santo Padre lo scorso settembre durante il viaggio in Libano. I Patriarchi del Mashreq discuteranno in particolare del futuro della fede cristiana e dei cristiani nel mondo arabo, alla luce degli ultimi drammatici sviluppi degli sconvolgimenti politici della regione e dell’affermarsi dei partiti islamisti. Ad introdurre i lavori è stato ieri sera il card. Béchara Raï che, richiamando l’esortazione del Santo Padre, ha sottolineato “il diritto e il dovere dei cristiani di partecipare alla vita nazionale dei loro rispettivi Paesi, alla piena cittadinanza e a non essere trattati come una minoranza”. “I cristiani – ha affermato – devono condividere con i loro compatrioti musulmani i diversi valori della loro cultura, esattamente come facevano durante il Risorgimento arabo nel XIX secolo, in particolare la libertà di fede e culto”. Il Patriarca maronita ha quindi ricordato che “i due pericoli che minacciano oggi non solo i cristiani”, ma i credenti di tutte le regioni sono, da un lato, il “fondamentalismo religioso violento” e, dall’altro, quella “laicità negativa” che cerca di confinare la fede religiosa nella sfera privata fino all’”estremismo ideologico” che vuole impedire alle persone di “esprimere pubblicamente la loro fede religiosa”. Il nunzio Caccia, da parte sua, ha ricordato la gioia che ha segnato il recente viaggio del Papa in Libano che, ha detto, “ha rivelato la vitalità della presenza cristiana” nel Paese e in Medio Oriente, oltre alla possibilità concreta per i cristiani e musulmani di convivere nella concordia. L’assemblea prosegue fino a domani. Seguirà giovedì a Bkerké l’assemblea dei vescovi maroniti libanesi.

Radio Vaticana

Chiara Giaccardi: la presenza di Benedetto XVI su Twitter una scelta esemplare che ci dice come la Chiesa, che ha tante cose da dire, le può dire con il linguaggio giusto se prima sa ascoltare le domande

Il Papa esordirà il prossimo 12 dicembre su Twitter, con l'account @Pontifex, rispondendo alle domande che gli arriveranno con l'ahshtag #askpontifex. "E' una scelta coraggiosa ma molto coerente con il suo più recente Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali che era sul tema del silenzio", spiega Chiara Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei media all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. "Il silenzio é infatti la condizione dell'ascolto e la scelta di ascoltare le domande ci ricorda che la comunicazione non é, prima di tutto, emissione di messaggi, ma è allestire lo spazio dell'incontro e dell'ascolto, che accade solo nello spazio del silenzio". "E' una scelta esemplare - aggiunge la Giaccardi - che ci dice come la Chiesa, che ha tante cose da dire, le può dire con il linguaggio giusto se prima sa ascoltare le domande". "L'esordio del Papa su Twitter - aggiunge la studiosa -, com'é stato detto in Sala Stampa vaticana, è anche un modo per incoraggiare i blogger cattolici. Le barriere confessionali, infatti, sui social-media sono molto più permeabili che in altri contesti. E' uno spazio in cui è più facile attraversare i confini. Anche i non-cattolici rilanciano volentieri gli argomenti di personalità cattoliche quando li ritengono interessanti. Quindi, in questi territori smaterializzati (e non virtuali), c'é una possibilità molto più alta di incontrare i lontani". Giaccardi replica infine ad alcune diffuse, recenti, critiche alla rete come luogo del virtuale. "Considerare la rete il luogo della virtualità, dell'inganno, dell'inautenticità, è un luogo comune molto diffuso, ma anche un grosso errore. E' una conclusione a cui si arriva partendo da un determinismo tecnologico, attribuendo cioé alla rete il potere di creare qualcosa che ci condiziona e ci imprigiona. Invece la libertà dell'uomo è comunque sempre capace di far emergere i significati, nonostante l'ottusità del luogo. La rete non è mai in grado di condizionarci, di essere più forte della nostra libertà. E attribuire alla rete delle problematiche che appartengono alla vita umana e sociale - come quella della finzione, delle relazioni deboli - è scorretto. Ogni ambiente è potenzialmente pericoloso e ci costringe ad adattarci. Ma noi siamo capaci di trasformarlo iscrivendo in esso i nostri significati, i nostri valori. E l'invito del Papa è proprio questo, abitare il web. Cerchiamo di essere migliori e il web sarà migliore".

Radio Vaticana

Presentato il 35° incontro europeo dei giovani della Comunità di Taizé, a Roma dal 28 dicembre al 2 gennaio 2013. Già 30mila gli iscritti. Il 29 dicembre la preghiera con il Papa

Essere “testimoni di pace” e contribuire “alla costruzione di un mondo più fraterno e una società più solidale”. È il contributo che, secondo frère David, potrebbero portare a Roma gli oltre 30.000 giovani che si sono iscritti al 35° pellegrinaggio di fiducia sulla terra, organizzato dalla Comunità di Taizé, che si svolgerà nella Capitale dal 28 dicembre 2012 al 2 gennaio 2013. Questa mattina c’è stata a Roma la conferenza stampa di presentazione dell’evento, che prevede il 28 l’arrivo dei pellegrini, cattolici, protestanti, ortodossi, da tutta Europa e l’incontro, il 29 dicembre, con Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro, alle 18.00. I giovani s’incontreranno, il mattino, in quasi tutte le parrocchie della diocesi, il pomeriggio e la sera si ritroveranno nel centro di Roma per i pasti, gli incontri a tema e le preghiere comuni. Queste dovrebbero svolgersi nelle sette grandi Basiliche romane: San Paolo fuori le mura, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, Santa Maria in Aracoeli, Santa Maria sopra Minerva e Chiesa di Sant’Ignazio. Il priore di Taizé, frère Alois, svolgerà le sue meditazioni nella Basilica di San Giovanni in Laterano e saranno proiettate contemporaneamente in maxi-schermi nella altre sei basiliche. “Negli ultimi anni è stato sempre possibile accogliere i partecipanti a questi incontri nelle case - ha detto frère Marek - e quindi contiamo molto sulla rinomata ospitalità delle famiglie romane”. I giovani, in effetti, saranno ospitati nelle parrocchie, più di 200 quelle coinvolte, e nelle famiglie: chiunque fosse interessato a questo tipo di accoglienza può rivolgersi alla parrocchia più vicina o direttamente al centro di preparazione dell’incontro in via don Orione 8. I giovani vivranno al mattino momenti di scambio e di spiritualità nelle parrocchie, mentre al pomeriggio, nello spazio tra le due preghiere comuni, potranno partecipare a incontri organizzati per loro in vari luoghi della città. Dal punto di vista organizzativo la città di Roma contribuirà all’evento predisponendo una tessera di abbonamento agevolato per i mezzi, si preoccuperà dell’allestimento della tendopoli al Circo Massimo e dei vari problemi logistici. Il sindaco, Gianni Alemanno, ha affermato che “la notizia vera è che le famiglie aprono le porte delle loro case” e ha sottolineato che “accogliamo questi giovani come un dono per la città”. Un’iniezione di fiducia e di speranza alla città di Roma. Questo porteranno i 30mila giovani: a dare loro il benvenuto è stato il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini. “Nella dinamica della vita democratica condotta spesso nel segno della protesta - ha detto il cardinale -, poter trovare giovani che vivono in Europa situazioni simili e che, nonostante i tanti punti interrogativi sul futuro, ci dicono che è possibile avere motivi di fiducia e di speranza e dirlo agli adulti, alla società e alle istituzioni, credo che sia un’esperienza di grande riserva di umanità, di positività, di cui in questo tempo c’è grande bisogno”. I giovani che parteciperanno all’incontro, ha proseguito il cardinale, “rifletteranno sulla realtà a partire da una serie di domande: è possibile essere un segno di fiducia nella società di oggi?”. E ancora: “Possono i giovani cambiare l’atmosfera di una città?”. “A guardare la realtà - ha detto - sembra di poter dire che i giovani oggi faticano a trovare motivi di speranza e di fiducia nel futuro. Ma noi siamo invece convinti che i giovani sono una grande risorsa in grado di poter immettere fiducia in questo momento storico”. Accolti dalle parrocchie romane e dalla famiglie che li ospiteranno nei 4 giorni di permanenza a Roma, i giovani porteranno alla città eterna “il valore dell’accoglienza - ha affermato il card. Vallini - in un momento in cui la frammentazione sembra caratterizzare per ragioni diverse la vita delle città e dei quartieri all’insegna del ‘si salvi chi può’”. I giovani si presenteranno alla città come “pellegrini di fiducia nel mondo”, sollevando “un tema urgente che mira al cuore di ogni uomo e lo invita in ogni situazione della vita, anche la più triste e disperata a non perdere la fiducia perché l’uomo è ricchezza e riflesso dell’Amore di Dio”. È un messaggio che si pone “sulla stessa lunghezza d’onda” dell’incontro mondiale dei giovani con Giovanni Paolo II nel 2000, quando il Papa chiese loro di essere “sentinelle del mattino”. “E ciò che viene dai giovani - ha concluso il card. Vallini - è sempre un’indicazione di futuro e di speranza”.

SIR

www.taize.it/roma

Il canale Twitter di Benedetto XVI raggiunge in un giorno il mezzo milione di followers. Sul social network sono partiti i messaggi di benvenuto, le domande e qualche ironia

A 24 ore dal lancio del nuovo account di Benedetto XVI su Twitter, il Papa ha già raggiunto quota mezzo milione di follower. La versione inglese, quella principale, è seguita da oltre 350 mila utenti, quella italiana, da circa 30 mila. Scrive a matita, suona musica classica, ma Benedetto XVI, 85 anni, ha voluto stare al passo dei tempi sbarcando su Twitter. Il suo account @Pontifex è stato annunciato ufficialmente ieri con lo stato maggiore della comunicazione vaticana. Che la Chiesa sia all'avanguardia da secoli nell'uso dei mezzi di comunicazione, del resto, è un fatto attestato da esempi storici come le pitture di Giotto o la Bibbia in vernacolo di Lutero. E lo stesso Benedetto XVI è sembrato preconizzare la sua attenzione al microblogging del social network più diffuso nel mondo quando, in un recente messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, ha scritto: "Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi". Il nuovo account @Pontifex, intanto, scatena, e non poteva essere altrimenti, una ridda di commenti su Twitter. Molti benvenuti, molte ironie, qualche insulto. "Fa proprio ridere #ilpapasutwitter", scrive qualcuno. "Quindi da oggi il Papa non scomunica più. Ti defollowa direttamente", ironizza un altro. "Tornando a casa, troverete i bambini, date un tweet ai vostri bambini e dite: questo è il tweet del Papa", scherza un terzo. Qualcuno pone questioni serie ("E poi il parroco viene a dire : 'Non dovete dare troppa importanza a Facebook , Twitter e Social Networks' e adesso #ilPapaSuTwitter?"). Qualcun altro ne approfitta per polemizzare ("La Chiesa decide di evolversi in quanto a mezzi di comunicazione, ma in quanto a mentalità sia mai, eh"). Tra chi scrive immediatamente per porre domande a Benedetto XVI, domande sulla fede, provocazioni ("Si potrà chiedergli di pagare #Imu senza fare tante manfrine o si offende???"), e, appunto, qualche insulto. Commenta un cattolico aduso al web: "Messaggi e immagini offensive per @Pontifex : il prezzo (salato) della democrazia virtuale".

Ansa, TMNews

Congresso internazionale 'Ecclesia in America' sulla Chiesa nel continente americano: domenica sera nella Basilica Vaticana la Messa d'apertura presieduta dal card. Ouellet, al termine il saluto di Benedetto XVI

Approfondire alcuni temi cruciali per la nuova evangelizzazione nel continente americano, soprattutto alla luce degli insegnamenti dell'Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in America", siglata da Giovanni Paolo II nel 1999: è questo l'obiettivo principale del Congresso internazionale 'Ecclesia in America' in programma in Vaticano, nell'aula del Sinodo, dal domenica 9 al 12 dicembre prossimo. L'evento è organizzato dalla Pontificia Commissione per l'America Latina, insieme ai Cavalieri di Colombo, il gigante cattolico dell'assicurazione Usa, e con la collaborazione dell'Istituto superiore di studi guadalupani. "Nel 15° anniversario del Sinodo speciale dei vescovi per l'America - si legge in una nota della Commissione - il congresso vuole ricordare l'intuizione profetica di tale iniziativa pontificia per svilupparla in chiave di strategia pastorale, missionaria e culturale". Ad aprire i lavori, domenica 9 dicembre, alle 18.00, sarà una celebrazione eucaristica presieduta in San Pietro dal card. Marc Ouellet (nella foto con Benedetto XVI), presidente della Commissione e prefetto della Congregazione dei vescovi. Al termine della Messa, inoltre, Benedetto XVI si recherà nella Basilica Vaticana per rivolgere il suo messaggio di saluto ai presenti. Il programma integrale del Congresso è stato presentato oggi presso la Sala Stampa della Santa Sede, con la partecipazione, tra gli altri, del caveliere supremo di Colombo, Carl Anderson, membro del 'board' dello Ior nonché principale fautore, a maggio scorso, del 'licenziamento' del presidente Ettore Gotti Tedeschi. Un appuntamento di grande rilievo, a 15 anni dal Sinodo dei vescovi per l’America Latina, incentrato sul tema “Incontro con Gesù Cristo vivo, via per la conversione, la comunione e la solidarietà in America”, chiuso il 12 dicembre del 1997. Due anni dopo, il “frutto più maturo” di quell’Assemblea, ha ricordato in conferenza stampa il card. Ouellet, fu l’Esortazione Apostolica "Ecclesia in America", da cui questo Congresso trarrà ispirazione, ha detto, per “intensificare i rapporti di comunione e di cooperazione tra le Chiese del Continente": “Il prezioso patrimonio di fede cristiana...oggi sottoposto all’erosione provocata dalle ondate di secolarizzazione, all’impatto di una cultura globale sempre più lontana e ostile e al proliferare delle ‘sette’, ha bisogno di essere sempre più rivitalizzato, riformulato e riattualizzato”. Si tratta, ha proseguito il porporato di “affrontare comuni problemi e sfide” sviluppatisi in questi ultimi 15 anni: dal tema scottante dell’immigrazione, alle “reti del narcotraffico” e al “consumo delle droghe” e alle “politiche per combatterle”, alla “violenza cittadina” specie giovanile, alle aggressioni alla “cultura della vita” e all’“istituzione della famiglia”, alla promozione dell’“educazione” cattolica, alle diffuse “situazioni stridenti di povertà e indigenza”, alla difesa della “liberta religiosa”, così come ha fatto “con vigore e con una presenza pubblica forte” l’episcopato negli Usa. “Questo aiuta - ha spiegato - anche la formazione delle coscienze e la testimonianza della Chiesa nella cultura contemporanea”: “E tutto ciò si inquadra entro le nuove condizioni di ripensamento delle relazioni politiche, economiche e culturali tra Stati Uniti, Canada e i Paesi latinoamericani, nella ricerca di maggiore dialogo, comprensione e rispetto, solidarietà e giustizia”. Per questo, ha concluso il cardinale Ouellet, si vogliono “creare reti di amicizia lungo tutto il continente, con fedele senso di appartenenza alla Chiesa”. Qui, vivono oltre il 50 per cento dei cattolici del mondo: “Senza una vera e forte unità, non c’è protagonismo né missionario né sociale”.

TMNews, Radio Vaticana

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE ECCLESIA IN AMERICA (CITTÀ DEL VATICANO, 9-12 DICEMBRE 2012)

'L'infanzia di Gesù'. Concepimento verginale, incarnazione e resurrezione realizzano quel miracolo originario che è la creazione: Dio che si dona nel suo amore e nella sua libertà creatrice fino a farsi carne

di Olegario González de Cardedal

Negli ultimi decenni, ogni qualvolta si sono tenuti convegni sul cristianesimo tra filosofi o scienziati da un lato e teologi dall’altro, i primi hanno sempre voluto avere come interlocutore Joseph Ratzinger, e non altri uomini di Chiesa più liberali o esponenti dell’ultima moda teologica. Sapevano che con lui avevano dinanzi una persona che prendeva sul serio i rigidi articoli del Credo cristiano. Nel cristianesimo ci sono tre o quattro assunti che lo fanno consistere, e senza i quali smette di esistere. Devono essere presentati ai non cristiani con delicatezza, ma senza reticenza. Sarebbe un tradimento offrire loro solo quegli aspetti della vita cristiana che possono risultare gradevoli. Non si tratta di proporre solamente il fatto isolato della croce, che allora sarebbe insopportabile; ma neppure di mantenere il silenzio su di essa e su quegli articoli del Credo che contrastano con la mentalità dominante. Se è vero che la religione è una vocale e la storia una consonante, e unendole si formano le sillabe, potremmo dire che, unendo i fatti e le esperienze originarie attorno a Gesù con l’esperienza e la speranza di ogni generazione, otterremmo quella consonanza sintattica che è la fede cristiana. Consonanza di testimonianza e di ragione, d’intelligenza e di libertà, di amore e di speranza. È stato da poco pubblicato il libro di Benedetto XVI "L’infanzia di Gesù", ultimo volume della sua trilogia su Gesù Cristo. T. S. Eliot inizia e chiude il secondo dei suoi "Quattro quartetti" con un’affermazione che incontriamo già nei presocratici e nel Nuovo Testamento: "Nel mio inizio, sta la mia fine. Nella mia fine sta il mio inizio". Ratzinger ha chiuso il secondo volume della sua opera parlando della fine: la resurrezione. Gli evangelisti hanno descritto l’inizio (infanzia) di Gesù a partire dalla sua fine (resurrezione). Quando si resero conto che colui che gli uomini avevano crocifisso, Dio lo aveva fatto risorgere, non poterono non interrogarsi sul senso di tutto ciò che avevano vissuto con Gesù e soprattutto si chiesero chi era e da dove veniva, visto che Dio aveva agito così con lui. Comincia allora un processo di rilettura del vissuto, fino a giungere alla nascita stessa di Gesù. Una convinzione anima tutto il processo: l’unità personale del soggetto. Dio non ha incastonato la sua azione di punto in bianco e senza avvisare, in qualcuno non qualificato per tale missione e senza alcun rapporto speciale con Lui. Colui che è risorto è lo stesso che è morto sulla croce, colui che ha predicato il Regno è lo stesso che è nato a Betlemme. E concludono: colui che Dio ha fatto risorgere è suo Figlio. Colui che è nato a Betlemme è lo stesso Figlio incarnato. I Vangeli nascono da tre fonti senza le quali non sono intellegibili: la memoria viva delle parole e degli atti di Gesù, l’esperienza della Chiesa che nasce e cresce, la rilettura dell’Antico Testamento fatta a partire dalla convinzione che, in quanto annuncio anticipato del Messia promesso da Dio, si era compiuto in Cristo. Non sono biografie nel senso scientifico moderno del termine. Presuppongono i fatti raccontati, poiché c’erano ancora testimoni che potevano accreditare come vero o smentire ciò che gli evangelisti e Paolo narravano. Scrivono non sulla base del sospetto bensì della fiducia, con la gioia di sapere che hanno tra le loro mani, vasi di argilla, un tesoro che offrono agli altri. Questi tre elementi devono essere tenuti presenti al momento di leggere i Vangeli e di utilizzarli come fonte per la conoscenza di Gesù. Con questi criteri Ratzinger ha scritto il suo libro. Ma è importante dedicare un libro allo studio dell’infanzia di Gesù? Non è l’infanzia un mero passaggio verso la gioventù e la maturità? Ha senso parlare dell’infanzia del Figlio eterno di Dio, facendogli condividere il nostro farci carne nel grembo di una donna, la nostra nascita e i nostri primi passi? I racconti del Natale sono qualcosa di più di semplici “racconti natalizi”? Scrittori come Dickens e filosofi come Schleiermacher non li hanno demistificati per sempre? Ridurli a mito o a mera poesia è l’eterna tentazione dell’uomo dinanzi alla condiscendenza divina. Hanno suscitato tanta poesia e tanta musica perché sono molto più di questo. Noi non osiamo credere che Dio, essendo veramente buono, voglia condividere il nostro destino, che sia l’Emmanuele. Il Dio cristiano non è semplicemente il dio dei deisti, motore immobile od orologiaio che una volta per tutte ha caricato il mondo. Quello che affermano i Vangeli, e Joseph Ratzinger ripete, è che Dio si è inserito in un mondo che è sua creazione e agisce per mezzo di essa, collaborando con l’uomo e facendosi uomo. La dignità di un carattere non si realizza opponendosi a Dio creatore a partire da un’ipotetica autonomia, ma servendolo per portare a termine il suo disegno salvifico. È questo il senso del miracolo. Dio s’inserisce nel mondo per aiutare l’uomo. Così l’incarnazione rivela essere nuova creazione dello Spirito, facendo nascere l’umanità di Gesù nel grembo di Maria, nello stesso modo in cui nella Genesi vediamo nascere tutto dal nulla attraverso la forza dello Spirito. E anche la resurrezione si svela essere l’anticipazione della ricreazione gloriosa della fine nel cuore della storia. Concepimento verginale, incarnazione e resurrezione realizzano così quel miracolo originario che è la creazione: Dio che si dona nel suo amore e nella sua libertà creatrice fino a farsi carne. Osare parlare in modo assolutamente serio dell’infanzia di Gesù significa osare parlare in modo assolutamente serio di Dio fatto uomo, dell’uomo bambino nella sua vulnerabilità e della nuova forma di essere persona basata su questa nuova creazione in Cristo. Non nacquero dall’ingenuità l’"Oratorio di Natale" di Bach (1723), i "Venti sguardi su Gesù Bambino" di Messiaen (1944) e neppure "L’infanzia di Cristo" di Berlioz (1854). A quest’ultimo noi spagnoli dobbiamo essere particolarmente grati. Ascoltandolo, visse ciò che chiama "il fatto straordinario", la sua conversione, García Morente, anima della Facoltà di Filosofia nella nuova Città universitaria di Madrid. "Ascoltavo un brano di Berlioz - scrive il filosofo - intitolato L’infanzia di Gesù. Ebbe un effetto fulminante sulla mia anima. 'Questo è Dio, questo è il vero Dio, Dio vivo; questa è la Provvidenza viva', dicevo a me stesso. 'Questo è Dio che ascolta gli uomini, che vive con gli uomini, che soffre con essi, dà loro coraggio e porta loro la salvezza'".

L'Osservatore Romano