mercoledì 21 settembre 2011

Il Papa in Germania. Il presidente del Parlamento: la visita un evento storico. Lo spettacolo mediatico delle defezioni solo all'apparenza eroico

Non ci sarebbe stata tutta questa grande attenzione del pubblico se le annunciate defezioni dei parlamentari al discorso che il Papa pronuncerà domani al Bundstag, solo "all'apparenza eroiche, fossero state messe a confronto con altre simili assenze in occasione di eventi parlamentari importanti". Lo afferma il presidente del Parlamento federale tedesco, Norbert Lammert, intervistato dalla Radio Vaticana alla vigilia dell'appuntamento. "Sono felice - confida Lememrt - di questa visita e sono grato al Papa per aver accettato l'invito che gli ho rivolto a suo tempo, e guardo a questo agitarsi con un misto di divertimento e sbigottimento". Anche in analoghe occasioni, ricorda il presidente del Bundestag, "per ragioni diverse, un certo numero di deputati non era presente". Secondo Lememrt, "è nella natura stessa di un parlamento liberamente eletto, con liberi deputati, che nessuno sia costretto a stare a sentire cose che non ritenga essere importanti o accettabili, nè, al contrario, che alcuno possa addurre le sue ragioni personali a sostenere l'ammissibilità o meno di discorsi di altre persone o di inviti rivolti ad altre persone". "Ritengo questi gesti di protesta che diventano uno spettacolo mediatico sotto ogni aspetto inadeguato - taglia corto il presidente del parlamento - non seriamente ponderati ma che, secondo la nostra Costituzione, essi siano legittime è altrettanto fuori di dubbio". Per Lemmert, in ogonio caso, la visita del Papa nella sede più rappresentativa della democrazia tedesca "è un evento storico sotto ogni punto di vista: dopo circa 500 anni, per la prima volta è un tedesco a ricoprire questo supremo incarico della Chiesa Cattolica, forse la più ampia comunità religiosa del mondo. Per la prima volta in assoluto un Papa - a prescindere dalla sua nazionalità - parla davanti ad un parlamento tedesco eletto". "Tutto questo - rileva - non si è mai verificato nella storia di questo Paese. In questo senso, con o senza legami con la Chiesa e a prescindere dalle convinzioni religiose, questo che ci accingiamo a vivere è un evento storico eccezionale". "E pur nella rispettosa osservanza dello scetticismo o anche del rifiuto che può esserci da parte di singoli membri del Bundestag, non ho nessun dubbio - conlcude Lemmert - che in futuro nessuno potrebbe capire il fatto che un Papa tedesco sia venuto in visita nella sua terra natia, se un parlamento eletto non avesse colto l'occasione di chiedergli un discorso al popolo tedesco".

Agi

Le annunciate defezioni sulla visita del Papa al Bundestag. Il presidente Lammert: scelte legittime, ma è una pagina storica

Il Papa in Germania. I vescovi: lo scandalo pedofilia non eclissi il viaggio. Falsificata ogni profezia che a Berlino non c'è nessun interesse

Conferenza stampa questa sera a Berlino alla vigilia del viaggio che Benedetto XVI compirà in Germania da domani. Il Papa ''si è occupato intensamente della questione e ha fatto affermazioni chiare ed inequivoche'' sul tema della pedofilia, ha detto il presidente della Conferenza Episcopale tedesca, mons. Robert Zöllitsch. Il Pontefice ''sa che si tratta di una vicenda che ha creato delle ferite, ma non vuole che la sua visita sia eclissata da questo tema'', ha aggiunto l'arcivescovo di Friburgo. Il Papa ''dice che noi in Germania siamo sulla strada giusta e dobbiamo continuare così''. I parlamentari tedeschi che vogliono boicottare il discorso di Benedetto XVI al Bundestag dovrebbero ''ascoltare quello che il Papa dice e poi esprimere le proprie opinioni e punti di vista''. ''So che ci sono persone che hanno posizioni diverse, ma in una democrazia liberale si rispetta la diversità di opinioni'', ha spiegato Zöllitsch. ''Il Papa conosce la Germania - ha proseguito il capo dei vescovi tedeschi - e sa che la fede cristiana è indebolita. Il numero di fedeli è diminuito, la partecipazione alla Messa è declinata e sappiamo che la gente non è più molto interessata alla religione. Ma il Papa ci chiede di focalizzare la nostra attenzione su Dio, su ciò per cui vale la pena vivere''. Lutero ''non voleva dividere la Chiesa ma riformarla'' e la sfida per il futuro del dialogo ecumenico è ''trovare un modo comune di muoversi verso il futuro'', anche se tra cattolici e protestanti ''ci sono ancora cose da chiarire'', ha concluso il presule, in merito alla tappa a Erfurt, nella ex-DDR, dove Benedetto XVI visiterà il monastero agostiniano dove viveva Martin Lutero prima di dare avvio alla Riforma. "Ogni profezia che a Berlino non c'è nessun interesse per il Papa è stata falsificata", secondo Hans Langendoerfer, segretario della Conferenza Episcopale tedesca. "Berlino - spiega il gesuita interpellato dai cronisti a margine della conferenza stampa - è una grande città, non caratterizzata in modo predominante dal cristianesimo, si trova in un Land che non è naturalmente cattolico. In una città di 3 milioni di abitanti solo 300mila sono cattolici. Si tratta, inoltre, di una città che tradizionalmente nella storia tedesca è particolarmente liberal e caratterizzata da libertà di spirito. Per questo - afferma Langendoerfere - siamo molto, molto soddisfatti del fatto che domani l'Olympiastadion (foto), dove il Papa domani sera celebrerà Messa, è completamente esaurito, al punto che abbiamo dovuto anche respingere delle persone". Il gesuita ritiene che il Papa non risponderà, nei suoi discorsi, alle richieste di riforme avanzate da un gruppo di teologi su temi come il celibato e la comunione ai divorziati risposati. "Credo che il Papa - spiega - farà un'offerta e un appello ai credenti e ai cattolici tedeschi per aprirsi in modo nuovo e intenso alla fede. Non credo che affronterà i dettagli della dottrina della Chiesa che molte persone dicono che sono molto importanti per il futuro della Chiesa. Non è il momento dello specifico, ma di una grande testimonianza che incoragia i fedeli". Quanto al numero di fedeli fuoriusciti dalla Chiesa Cattolica, solo l'anno scorso 181mila in tutta la Germania a fronte di oltre 7mila nuovi ingressi, Langendoerfer non crede in una diretta incidenza del viaggio del Papa per un'inversione di tendenza: "Sono abituato a non attendermi da singoli eventi dirette conseguenze sull'orientamento religioso, come se ci potesse essere un automatismo", ha detto il segretario generale dei vescovi, "ma quel che apprezziamo e di cui abbiamo bisogno è avere degli impulsi da fuori, dal Papa, per vivere la fede cattolica senza paura, con soddisfazione e gioia di viverla e testimoniarla anche pubblicamente. Ciò può avere un influsso di medio e lungo periodo e produrre un rafforzamento della fede di una certa durata".

Asca, TMNews

Benedetto XVI ha lanciato un appello alla clemenza perchè sia salvata la vita di Troy Davis, condannato a morte in Georgia. Turkson: fare il possibile

Benedetto XVI ha lanciato un appello alla clemenza perchè sia salvata la vita di Troy Davis (foto), il 42enne condannato a morte in Georgia per l'omicidio, nel 1989, di un poliziotto. Lo afferma oggi la Radio Vaticana. L'emittente ha anche intervistato nel suo radiogiornale il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. "Il messaggio del Vangelo - ricorda il presule - non può cambiare. Noi ci auspichiamo di poter realizzare questo messaggio del Signore in tutte le situazioni: Egli è venuto perchè noi avessimo la vita e l'avessimo nella sua pienezza". "In questa situazione - chiarisce Turkson - noi non possiamo entrare nel merito e stabilire se la sentenza sia meritata o no; noi possiamo semplicemente fare un appello: ci auguriamo che il sistema penitenziario in questo caso possa fare tutto il possibile per risparmiare la vita e mirare alla conversione e alla trasformazione della persona. Pensiamo che, anzichè sopprimere la vita di qualcuno, anche se è colpevole, se noi riuscissimo a provocare una conversione, un cambiamento di vita, questo potrebbe aiutare la riconciliazione e la reintegrazione nella società".

Agi

Il Papa in Germania. Da domani Benedetto nel suo Paese con il messaggio di fede che guarda con speranza a un futuro incentrato sui valori cristiani

Da domani a domenica Benedetto XVI torna in Germania per la terza volta, la prima in visita ufficiale, con il suo messaggio di fede che guarda con speranza a un futuro incentrato sui valori cristiani. Il Papa parte alla volta di Berlino, come ha già fatto in altre capitali europee, in particolare a Parigi nel 2008, a Londra nel 2010 e a Madrid il mese scorso, per rilanciare il tema della nuova evangelizzazione del continente, di cui il colosso tedesco è senza dubbio il motore economico. Proporrà una fede ragionevole e dialogante, com’è nello stile del Pontificato di Joseph Ratzinger, che sa parlare alle istanze critiche nei confronti del cattolicesimo. Anche Giovanni Paolo II si recò in Germania tre volte, due quando era ancora divisa, nel 1980 e nel 1987, e una dopo la riunificazione nel 1996. Da allora sono trascorsi quindici anni e nel frattempo l’orizzonte appare sempre più offuscato dalle nubi della crisi finanziaria globale, i cui effetti ricadono anche sui cittadini tedeschi. È dunque un viaggio che si preannuncia complesso dal punto di vista logistico, il Papa dormirà ogni notte in una città diversa, e consistente nella prospettiva degli impegni, tanto che solo quello in Terra Santa lo è stato di più in precedenza. Benedetto XVI avrà il vantaggio di poter parlare a un mondo che conosce molto bene. E se i viaggi a Colonia nell’agosto 2005, nel suo primo viaggio internazionale, e in Baviera l’anno seguente, riguardarono realtà particolari, è evidente come l’itinerario di questo viaggio proponga tre tappe molto differenti e anche distanti tra loro. Il primo giorno a Berlino, al confine nord-orientale, ci saranno gli incontri protocollari con le autorità federali e l’atteso discorso al Bundestag, anteprima assoluta per Benedetto XVI, se si considera che nel precedente più simile, a Westminster Hall, non erano presenti solo parlamentari ma anche esponenti del mondo civile, accademico, culturale e diplomatico e leader di altre religioni. Successivamente, nel cuore del Paese a Erfurt (foto), il centro della scena sarà occupato dall’ecumenismo e dalla figura di Martin Lutero, che nel locale convento agostiniano studiò e visse a lungo. Infine rotta verso sudovest, a Friburgo in Brisgovia, diocesi del presidente della Conferenza Episcopale e anche di mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Pontefice, con i riflettori accesi sulla Chiesa Cattolica tedesca, sui laici impegnati e in particolare sui giovani, in una città con trentamila studenti universitari su duecentomila abitanti. Nonostante i sondaggi sbandierati da alcuni media, che come in ogni viaggio del Papa anche in questi giorni stanno cercando di ridimensionarne l’importanza, il cattolicesimo in Germania è la prima religione con 24,6 milioni di fedeli, seguita dai protestanti (24,1), su una popolazione di 81 milioni. In pratica un terzo dei tedeschi sono cattolici, un terzo evangelici e un terzo dice di non avere alcuna appartenenza religiosa. I primi prevalgono al Nord, invece i fedeli a Roma sono maggioritari nelle regioni meridionali, con cifre vicine al 90% nelle diocesi bavaresi di Ratisbona e di Passau. E sebbene Joseph Ratzinger abbia più volte ribadito come i numeri abbiano un’importanza relativa, sa di poter contare anche sul sostegno di quel mezzo milione di ragazzi e di ragazze tra gli 8 e i 18 anni che in Germania servono regolarmente all’altare come chierichetti. Però sia la comunità cattolica che quella luterana stanno attraversando un momento di difficoltà: continuano a perdere fedeli, che dichiarano di non voler più appartenere ad alcuna Chiesa. Il secolarismo avanza: a Berlino dove il Papa arriverà domani oltre il 60% dei cittadini non professano alcuna religione, i cattolici sono appena il 7%, e tra l’altro è prevista una manifestazione contro questo viaggio. Nel Paese, inoltre, ci sono 908 scuole cattoliche tra asili, i cosiddetti Kindergartens, e istituzioni educative di ogni livello, anche per gli adulti. E con i loro 1,2 milioni di lavoratori dipendenti la Chiesa Cattolica e l’Ekd (Evangelische Kirche in Deutschland) rappresentano il secondo maggior bacino occupazionale dopo il pubblico impiego. La prima in particolare offre lavoro a 650 mila dipendenti a tempo pieno. Senza tralasciare il ruolo finanziario di primo piano delle organizzazioni caritative cattoliche tedesche a livello mondiale. Quel che sembra innegabile, però, è che mentre la Legge fondamentale, il Grundgesetz, fu redatta nel dopoguerra nello spirito dei valori cristiani, un progressivo processo di secolarizzazione sta interessando tutta la Germania. L’annuncio del Vangelo è quindi uno dei compiti più impegnativi per la Chiesa, in un Paese dove tra l’altro oggi non vivono solo tedeschi, a motivo di una forte immigrazione. Sullo sfondo di una società così complessa, appare dunque evidente come il dialogo ecumenico e con le altre religioni e culture, così come la ricerca di una coesistenza, siano gli impegni prioritari della Chiesa Cattolica locale, come risposta ai molti problemi dell’oggi. Durante la visita ad Limina dei vescovi tedeschi nel 2006, aveva già detto che nonostante Dio sembra scomparire “sempre di più dalla coscienza pubblica”, in “molti guardano, domandando e sperando, al messaggio cristiano e si aspettano da noi risposte convincenti”. I lontani, dunque, attendono Dio, forse senza saperlo. E Benedetto XVI incoraggia i cristiani a rafforzare lo “spirito missionario” e la “creatività”, percorrendo “cammini anche nuovi”, nella consapevolezza, sottolinea, che “la Chiesa in Germania dispone di grandi risorse spirituali e religiose”. Tra i cattolici è iniziato quest’anno un “processo di dialogo” di fronte alle tante domande di rinnovamento della Chiesa: ma “sarà la fede – afferma il Pontefice – a scandire...il ritmo della riforma che è fondamentale e di cui abbiamo bisogno”.

L'Osservatore Romano, Radio Vaticana

La fede cristiana è anzitutto servizio

Nella diocesi più difficile del mondo

Il Vangelo non è diviso

Il Papa impone il Pallio al nuovo arcivescovo di Milano: centro industriale ed economico importante, non perda di vista Dio e i valori della fede

Milano, centro industriale ed economico importante, non perda di vista Dio e i valori della fede. Lo ha auspicato Benedetto XVI durante la cerimonia per l’imposizione del Pallio al card. Angelo Scola (foto), arcivescovo della metropoli ambrosiana, avvenuta questa mattina nella cappella dell’appartamento privato del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. Il Papa ha spiegato che le cose quotidiane e quelle materiali non vanno bene se non sono penetrate dalla luce di Dio. Milano deve dunque sentire la responsabilità di questo compito e tenere lo sguardo fisso su Gesù Cristo. Questo è ciò che gli sta a cuore per la Chiesa ambrosiana. Volentieri, dunque, le ha confidate al porporato, tra l’altro rispondendo così a una sua precisa richiesta.Il Pontefice è giunto nella cappella, donata dall’episcopato polacco nel 1934 a Pio XI, accompagnato da mons. Georg Gänswein, suo segretario particolare, e ha salutato cordialmente il cardinale Scola. Dopo una preghiera in latino, Benedetto XVI ha ascoltato la formula di giuramento che il porporato ha pronunciato in piedi davanti a lui. Quindi, gli ha consegnato il Pallio e ha scambiato un segno di pace. Il canto del Pater Noster e la benedizione apostolica hanno concluso la cerimonia. Il rito è stato diretto da mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. Erano presentii vescovi ausiliari della diocesi ambrosiana: Carlo Roberto Maria Redaelli, Mario Enrico Delpini, Luigi Stucchi, Erminio De Scalzi, Franco Giulio Brambilla, con Angelo Mascheroni, già vescovo ausiliare, e i monsignori Gianni Zappa, Bruno Molinari, e don Luciano Capra. Per il card. Scola la consegna del Pallio da parte di Benedetto XVI ha coinciso con il 20° anniversario della sua ordinazione episcopale. Eletto Vescovo di Grosseto il 20 luglio 1991, l’allora mons. Scola fu infatti consacrato dal card. Bernardin Gantin, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, il 21 settembre successivo.

L'Osservatore Romano, IncrociNews

Il Papa in Germania. Woelki: ascoltiamo il messaggio di un grande uomo europeo, un eminente intellettuale ed un profondo credente nella realtà di Dio

Benedetto XVI inizierà domani in Germania il suo 21° viaggio apostolico internazionale accompagnato dal motto "Dove c’è Dio, là c’è futuro". Ad accogliere il Papa a Berlino, prima tappa del viaggio, tra le altre autorità religiose e civili, sarà il nuovo arcivescovo di Berlino, mons. Rainer Maria Woelki, nominato alla guida di questa diocesi il 2 luglio scorso. Alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI, la Radio Vaticana ha raccolto una sua dichiarazione: “Il Santo Padre sarà ospite nella nostra arcidiocesi di Berlino. Salutarlo qui, a nome di tutti i cristiani berlinesi, è per me un grande dono che non ho meritato. La prima visita ufficiale del Papa tedesco nella capitale della Germania ci rende fieri, sebbene i cristiani berlinesi siano pochi. Ci aspettiamo - continua mons. Woelki - alcune proteste per questa visita, ma invito tutti prima ad ascoltare ciò che vuol dire il Papa per poi dare un giudizio. In questo modo scopriranno certamente il messaggio di un grande uomo europeo, un eminente intellettuale ed un profondo e fiducioso credente nella realtà di Dio. Sono sicuro - afferma ancora il presule - che gli incontri, le celebrazioni, le parole del Papa e la sua presenza, avranno la capacità di aprire i nostri occhi per il grande orizzonte della Chiesa universale e di concentrare i nostri cuori sulla meta del nostro lavoro, che è il Cristo vivente. Santo Padre, un benvenuto di cuore!”.

Radio Vaticana

Il Papa in Germania. Zöllitsch: il Pontefice giusto nel momento giusto. Wanke: da lui il coraggio per essere testimoni in una società che ignora Dio

Mons. Zöllitsch: il Papa giusto nel momento giusto

Il vescovo di Erfurt, Joachim Wanke: dal Papa il coraggio per essere testimoni in una società che ignora Dio

Nomine di Benedetto XVI nella Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede: mons. Versaldi presidente, don Vallejo Balda segretario

Mons. Giuseppe Versaldi, fino ad ora vescovo di Alessandria e da oggi elevato dal Papa al rango di arcivescovo, è il nuovo presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, al posto del card. Velasio De Paolis che ha raggiunto l'età della pensione. Lo ha stabilito Benedetto XVI, accogliendo oggi la rinuncia di quest'ultimo e chiamando a Roma da Alessandria mons. Versaldi. Benedetto XVI ha inoltre nominato nuovo segretario della stessa Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede lo spagnolo don Lucio Ángel Vallejo Balda. Il Papa, infine, ha firmato oggi la nomina del dott. Marco Buonocore, Archivista capo della Biblioteca apostolica vaticana.

TMNews

RINUNCE E NOMINE

Mons. Léonard: uno 'screening' più attento del profilo psicologico dei candidati al sacerdozio. Più vigilanti che mai nella protezione dei bambini

Uno “screening” più attento del profilo psicologico dei candidati al sacerdozio. Anche così la Chiesa Cattolica belga intende contrastare il fenomeno pedofilia. E’ mons. André Léonard (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Maline-Bruxelles e primate del Belgio a parlarne in un’intervista rilasciata ad una rete televisiva belga e rilanciata oggi dalla Conferenza Episcopale. Mons. Léonard ha spiegato che tutti coloro che entreranno in seminario per diventare preti saranno sottomessi prima ad un esame psicologico che permetterà di analizzare il loro profilo fin dall’inizio degli studi. I seminaristi saranno poi seguiti nella formazione da un’equipe di psicologi. “La Chiesa – ha detto l’arcivescovo – deve meglio proteggere i bambini”, per questo deve essere “più vigilante che mai”. Nel rilanciare la notizia, la Conferenza Episcopale ha spiegato attraverso Joel Rochette, direttore del seminario di Namur, che l’impegno profuso dalla Chiesa per una maggiore vigilanza psicologica dei candidati sacerdoti è “positivo” ma che da un punto di vista strutturale “non vi è nulla di nuovo. All’interno della Chiesa – ha detto -, già da molti anni si fa questo screening psicologico. E’ che oggi lo si rende semplicemente pubblico”. L’analisi psicologica del candidato rimane strettamente riservato al segreto professionale per cui lo psicologo non rivelerà mai i dettagli della sua analisi ma da il consenso o meno perché il candidato possa continuare nella sua strada di formazione verso il sacerdozio. Il sistema funziona. “Ci sono stati casi – dice il direttore del seminario di Namur – in cui l’equilibrio psicologico e affettivo era insufficiente e la candidatura è stata rifiutata”. Joel Rochette mette però in guardia da un rischio: quello della “stigmatizzazione. Il rischio cioè – spiega – che i candidati siano puntati a vista fin dall’inizio del loro cammino di formazione e che siano comunque considerati come presunti colpevoli. E questa sarebbe una ingiustizia”.

SIR

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Prima di arrivare alla Certosa Benedetto XVI percorrerà il centro abitato. Tutto esaurito negli alberghi

Ultimi ritocchi al programma della visita del Papa Benedetto XVI a Serra San Bruno. Domenica 9 ottobre, il Papa giungerà nella cittadina in elicottero alle 17.15 proveniente da Lamezia Terme. Rimarrà solo due ore e gli spazi dedicati all'incontro con la popolazione sono assai ristretti. Alle 17.30 incontrerà la popolazione nel piazzale antistante la certosa. Alle 17.45 entrerà in Certosa (foto) dove, nella chiesa conventuale, celebrerà i Vespri e incontrerà la comunità religiosa dei certosini. Alle 19.15 lascerà la certosa per raggiungere il campo sportivo da dove, a bordo di un elicottero, raggiungerà l'aeroporto di Lamezia Terme per poi proseguire, subito dopo, in aereo, per Roma. Benedetto XVI si sposterà per le vie del centro abitato a bordo della papamobile sulla quale ci sarà ad accompagnarlo soltanto l'arcivescovo mons. Bertolone. Contrariamente a come è avvenuto nel 1984 per Giovanni Paolo II, il quale, una volta atterrato, ha proseguito direttamente verso la Certosa, per Benedetto XVI è previsto un giro per il centro abitato. La Papamobile, infatti, percorrerà via Aldo Moro, via Alfonso Scrivo e raggiungerà la Certosa attraversando il centralissimo corso Umberto I. In alternativa l'amministrazione comunale sta vagliando l'idea di far percorrere alla Papamobile il corso cittadino sia all'andata sia al ritorno. Nessuna sosta è prevista lungo questo tragitto. Altra novità di rilievo è quella riguardante il luogo dell'ubicazione del palco su cui salirà il Pontefice. È stato stabilito che lo stesso verrà realizzato in prossimità del museo certosino, in modo da dare la possibilità alla gente di vedere il Papa sostando nell'ampia area del parcheggio, realizzato in terra battuta a nord delle mura di cinta del monastero. Intanto, per la venuta del Papa a Serra San Bruno si prevede il rientro in massa di centinaia di emigrati. Le numerose prenotazioni, fatte negli ultimi giorni presso alberghi e bed and breakfast locali stanno registrando il tutto esaurito. Ieri, intanto, una delegazione pontificia è giunta in elicottero al campo sportivo dove c'erano ad accoglierli il sindaco Bruno Rosi e i rappresentanti della giunta comunale. Un tavolo tecnico sulla sicurezza era stato allestito al palazzo municipale dove sono stati definiti i particolari dell'arrivo e degli spostamenti del Pontefice durante le due ore della sua permanenza a Serra San Bruno.

Francesca Onda, Gazzetta del Sud online

Joseph Ratzinger: l’annuncio di Cristo suppone l’ascolto della sua voce nella voce della Chiesa. Vivere nell’ascolto e farsi voce del Padre

di Stanisław Ryłko
Cardinale presidente del Pontificio Consiglio per i Laici

"La Chiesa deve fare oggi un grande passo in avanti nella sua evangelizzazione, deve entrare in una nuova tappa storica del suo dinamismo missionario". Quest’affermazione della "Christifideles laici" (n. 35) di Giovanni Paolo II è tuttora attualissima, e insostituibile rimane il ruolo che in tale processo hanno i laici cattolici. L’invito di Cristo "Andate anche voi nella mia vigna" (Matteo 20, 3-4) deve essere inteso da un numero sempre maggiore di fedeli laici, uomini e donne, come un chiaro richiamo ad assumersi la propria parte di responsabilità nella vita e nella missione della Chiesa, vale a dire nella vita e nella missione di tutte le comunità cristiane: diocesi e parrocchie, associazioni e movimenti ecclesiali. L’impegno evangelizzatore dei laici, di fatto, sta già cambiando la vita ecclesiale, e questo rappresenta un grande segno di speranza per la Chiesa. La vastità della messe evangelica oggi da carattere di urgenza al mandato missionario del divino Maestro: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Marco 16, 15). Ma purtroppo, anche fra i cristiani, attecchisce e si diffonde una mentalità relativistica che genera non poca confusione riguardo alla missione. Qualche esempio: la propensione a rimpiazzare la missione con un dialogo nel quale tutte le posizioni si equivalgono; la tendenza a ridurre l’evangelizzazione a semplice opera di promozione umana, nella convinzione che sia sufficiente aiutare gli uomini a essere più uomini o più fedeli alla propria religione; un falso concetto del rispetto della libertà dell’altro che fa rinunciare a ogni richiamo alla necessità di conversione. A questi e altri errori dottrinali hanno risposto prima l’Enciclica "Redemptoris missio" (1990), poi la dichiarazione "Dominus Iesus" (2000) e successivamente la "Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione" (2007) della Congregazione per la Dottrina della Fede: tutti documenti che meritano di essere fatti oggetto di studio approfondito. Esplicito mandato del Signore, l’evangelizzazione non è attività accessoria, bensì stessa ragion d’essere della Chiesa sacramento di salvezza. L’evangelizzazione, asserisce la "Redemptoris missio", è una questione di fede, "è l’indice esatto della nostra fede in Cristo e del suo amore per noi" (n. 11). Come dice San Paolo, "l’amore di Cristo ci spinge" (Seconda lettera ai Corinzi 5, 14). Perciò non è fuori luogo ribadire che "non vi può essere vera evangelizzazione senza esplicita proclamazione che Gesù è il Signore" (Esortazione apostolica "Ecclesia in Asia", n. 19) mediante la parola e la testimonianza di vita, poiché "l’uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più all’esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie" ("Redemptoris missio", n. 42). Chi conosce Cristo ha il dovere di annunciarlo e chi non lo conosce ha il diritto di ricevere un tale annuncio. L’aveva capito molto bene San Paolo quando scriveva: "Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perche è una necessita che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!" (Prima lettera ai Corinzi 9, 16). Una tale inquietudine missionaria deve accompagnare sempre un battezzato. Il card. Joseph Ratzinger, in una conferenza pronunciata il 10 dicembre 2000 in occasione del convegno dei catechisti e dei docenti di religione promosso dalla Congregazione per il clero, ci ha lasciato a tale proposito delle indicazioni molto preziose che ci invitano a ritornare all’essenziale. Parlando dell’evangelizzazione, egli partiva da una premessa fondamentale: "Il vero problema del nostro tempo è la 'Crisi di Dio', l’assenza di Dio, camuffata da una religiosità vuota... Tutto cambia, se Dio c’è o se Dio non c’è. Purtroppo anche noi cristiani viviamo spesso come se Dio non esistesse (si Deus non daretur). Viviamo secondo lo slogan: Dio non c’è, e se c’è, non c’entra. Perciò l’evangelizzazione deve innanzitutto parlare di Dio, annunziare l’unico Dio vero: il Creatore - il Santificatore - il Giudice (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica)". E insisteva ancora: "Parlare di Dio e parlare con Dio devono sempre andare insieme". Da qui il ruolo insostituibile della preghiera come grembo da cui nasce ogni iniziativa missionaria vera e autentica. E poi il tema di Dio si concretizza nel tema di Gesù Cristo: "Solo in Cristo e tramite Cristo - affermava - il tema di Dio diventa realmente concreto: Cristo è Emanuele, il Dio-con-noi - la concretizzazione dell’'Io sono', la risposta al deismo". Partendo da tale premessa-base, il card. Ratzinger ha formulato tre leggi che guidano il processo di evangelizzazione nella Chiesa e che vale la pena ricordare. La prima è quella che chiamava "legge di espropriazione". Noi cristiani non siamo padroni, ma umili servi della grande causa di Dio nel mondo. Scrive San Paolo: "Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù" (Seconda lettera ai Corinzi 4, 5). Perciò il card. Ratzinger sottolineava con forza che "evangelizzare non è semplicemente una forma di parlare, ma una forma di vivere: vivere nell’ascolto e farsi voce del Padre. 'Non parlerà da se, ma dirà tutto ciò che avrà udito' dice il Signore sullo Spirito Santo (Giovanni 16, 13)... Il Signore è lo Spirito costruiscono la Chiesa, si comunicano nella Chiesa. L’annuncio di Cristo, l’annuncio del Regno di Dio suppone l’ascolto della sua voce nella voce della Chiesa. “Non parlare nel nome proprio” significa: parlare nella missione della Chiesa". L’evangelizzazione non è dunque mai un affare privato, perché dietro c’è sempre Dio e c’è sempre la Chiesa. Diceva ancora il card. Ratzinger: "Non possiamo guadagnare noi gli uomini. Dobbiamo ottenerli da Dio per Dio. Tutti i metodi sono vuoti senza il fondamento della preghiera. La parola dell’annuncio deve sempre bagnarsi in una intensa vita di preghiera". Questa certezza è per noi di grande sostegno e ci dà la forza e il coraggio necessari per raccogliere le sfide che il mondo lancia alla missione della Chiesa. La seconda legge dell’evangelizzazione è quella che affiora dalla parabola del granellino di senapa, "il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma [che] appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi" (Marco 4, 31- 32). "Le realtà grandi cominciano in umiltà", sottolineava il card. Ratzinger. Anzi, Dio ha una predilezione particolare per il piccolo: il "piccolo resto d’Israele", portatore di speranza per tutto il popolo eletto; il "piccolo gregge" dei discepoli che il Signore esorta a non aver paura perché proprio a esso il Padre ha voluto dare in dono il suo Regno (cfr. Luca 12, 32). La parabola del granellino di senapa dice che chi annuncia il Vangelo dev’essere umile, non deve pretendere di ottenere risultati immediati, né qualitativi né quantitativi. Perché la legge dei grandi numeri non è la legge della Chiesa. E perché il padrone della messe è Dio ed e lui a decidere dei ritmi, dei tempi e delle modalità di crescita della semina. Questa legge dunque ci tutela dal farci prendere dallo scoraggiamento nel nostro impegno missionario, pur senza esimerci dal mettercela tutta perché, come ci ricorda l’Apostolo delle genti, "chi semina scarsamente, scarsamente raccoglie e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà" (Seconda lettera ai Corinzi 9, 6). La terza legge dell’evangelizzazione è, infine, quella del chicco di grano che muore per portare frutto (cfr. Giovanni 12, 24). Nell’evangelizzazione è sempre presente la logica della Croce. Diceva il card. Ratzinger: "Gesù non ha redento il mondo con belle parole, ma con la sua sofferenza e la sua morte. Questa sua passione è la fonte inesauribile di vita per il mondo; la passione dà forza alla sua parola". Di qui il peso che nell’opera di evangelizzazione ha la testimonianza dei martiri della fede. Scrive a ragione Tertulliano: "Più numerosi diventiamo, ogni volta che... siamo mietuti: è semenza il sangue dei cristiani" (Apologeticum 50, 13), frase più conosciuta nella versione: "Il sangue dei martiri e seme dei confessori". La testimonianza della fede sigillata con il sangue dei suoi tanti martiri e il grande patrimonio spirituale della Chiesa e un luminoso segno di speranza per il suo avvenire. Con l’Apostolo Paolo i cristiani possono dire: "Siamo... tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perche anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo" (Seconda lettera ai Corinzi 4, 8-10). La portata dei compiti che la Chiesa deve affrontare all’inizio del terzo millennio dell’era cristiana ci fa sentire spesso inadeguati e impotenti. La grande causa di Dio e del Vangelo nel mondo è costantemente ostacolata e contrastata da forze ostili di vario segno. Ma a rincuorarci sono ancora le parole di speranza di Benedetto XVI. In una omelia sui "fallimenti di Dio", tenuta ai vescovi svizzeri in visita ad limina il 7 novembre 2006, diceva: "Inizialmente Dio fallisce sempre, lascia esistere la liberta dell’uomo, e questa dice continuamente 'no'. Ma la fantasia di Dio, la forza creatrice del suo amore e più grande del 'no' umano... Che cosa tutto ciò significa per noi? Innanzitutto significa una certezza: Dio non fallisce. 'Fallisce' continuamente, ma proprio per questo non fallisce, perché ne trae nuove opportunità di misericordia più grande, e la sua fantasia è inesauribile. Non fallisce perche trova sempre nuovi modi per raggiungere gli uomini e per aprire di più la sua grande casa". Ecco perché la speranza non deve abbandonarci mai. Il successore di Pietro ci assicura che Dio "anche oggi troverà nuove vie per chiamare gli uomini e vuole avere con sé noi come suoi messaggeri e servitori".

L'Osservatore Romano

GMG 2011-Il Papa a Madrid. Un'eredità viva. La capacità di Benedetto XVI di dialogare con le generazioni giovani senza rinunciare alla sua personalità

I primi vincitori della sfida Giornata Mondiale della Gioventù sono stati i giovani; che fossero un milione o due milioni, poco importa. Nel pieno della crisi economica i ragazzi e le ragazze hanno dato fondo ai propri risparmi per andare nella capitale spagnola. I portavoce delle forze della sicurezza sono stati unanimi: durante tutta la settimana dal 16 al 21 Agosto non si è registrato nessun incidente né nessun disturbo pubblico, neanche per intossicazione etilica. In ogni momento, anche di fronte alle provocazioni di alcuni “manifestanti”, hanno conservato la pace e l’ordine. Quella loro fu una presenza allegra e comunicativa ma senza eccessi. Tutto ciò è già tanto, ma è soltanto la superficie del fenomeno. Dopo essere stato in tutte, tranne una, le edizioni precedenti della GMG, posso assicurare che a Madrid ho trovato una gioventù cosciente dei suoi problemi, con il desiderio di scambiare esperienze, di ascoltare delle risposte alle questioni che li preoccupano, di approfondire nella ricerca dei progetti di vita, coraggiosa nelle sue analisi, piena di speranza non ostante gli allarmanti segnali dei nostri tempi. Nessuno penserà che siamo di fronte al caso. Si tratta del risultato di una preparazione previa che, questa volta, ha avuto molta più attenzione che le edizioni precedenti. Da mesi, e anche da anni, i giovani si sono preparati per il loro appuntamento a Madrid e sono stati accompagnati da sacerdoti, vescovi e laici compromessi, molti dei quali hanno vissuto con loro quei luminosi giorni “madrileños”. Bisogna anche sottolineare il ruolo di Benedetto XVI. Il Papa non solo ha retto molto bene la prova fisica di quei quattro giorni d’intensa attività sotto un caldo soffocante, ma ha anche dimostrato un’altra volta la sua capacità di dialogare con le generazioni giovani senza rinunciare alla sua personalità. Joseph Ratzinger ha pronunciato una serie di discorsi che non vanno sprecati e che sono stati ascoltati con affetto. La sua è stata una semina sicuramente molto feconda. A Madrid lo abbiamo visto soddisfatto e felice come poche volte, e così lo hanno confermato chi sono stati con lui durante quei giorni. La Chiesa spagnola è uscita vincente dalla sfida che rappresentava l’organizzazione della GMG. Bisogna riconoscere il lavoro del card. Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, e quello della sua squadra di collaboratori, che ha mostrato una notevole efficacia nella gestione materiale dell’evento e nella forma nella quale ha affrontato tutte le difficoltà. Disporre di migliaia di volontari, così simpatici, così compromessi con la loro missione, è stata la sua carta vincente, perché rappresentano una "forza viva" con la quale si può contare in futuro. Visto che eravamo così vicini, vorrei sottolineare la professionalità delle persone che si sono occupate delle mansioni informative e dell’accompagnamento dei quasi 5.000 giornalisti che si trovavano a Madrid per seguire l’evento. Nella difficile situazione che sta vivendo la società spagnola, la GMG è stata un segnale di speranza. La cooperazione del governo di Zapatero e delle autorità della città è stata generosa e ha permesso confermare che lo Stato e la Chiesa possono collaborare in diversi ambiti, anche se non condividano identici criteri. Si potrebbero obiettare su alcune dichiarazioni, più o meno opportune, alcune assenze, ma indiscutibilmente ha prevalso il desiderio di collaborare e quello potrebbe segnalare una via per i tempi che verranno. Da un’altra parte, senza cadere nel trionfalismo della Chiesa, ha dimostrato che non è una realtà in decadenza e, come ha detto l’arcivescovo castrense Monsignor Juan del Río, "la visita del Papa serve per ricaricare le batterie", possiamo dire che la ricarica è stata molto generosa. Queste e altre tante cose sono state riconosciute dai media spagnoli ed esteri che hanno dedicato alla GMG l’attenzione che meritava. Anche quelli che si sono spesso manifestati ostili verso la Chiesa non hanno potuto chiudere gli occhi di fronte a certe evidenze. Ma ci sono sempre delle eccezioni, e quello, in principio, non dovrebbe risultare strano, perché la pluralità esiste e deve esistere in ogni società democratica. Invece, risulta più strano il fatto che alcuni settori di quello che io definisco “clericalismo di sinistra” non abbiano voluto vedere quello che succedeva e che abbiano voluto ridurre la GMG a una manifestazione di “papolatria” e nostalgia del nazional-cattolicesimo di Franco. Visto che non si trattava di una guerra, non ci sono né vincitori né vinti, ma ci si permetta sottolineare la cecità di alcuni portavoce del progressismo teologico spagnolo, perché, assicura la saggezza popolare, “non c’è cieco peggiore di quello che non vuol vedere”.

Antonio Pelayo, Vatican Insider