mercoledì 10 ottobre 2012

Il Papa: l'11 ottobre 1962 fu una giornata splendida. I Padri conciliari non potevano e non volevano creare una fede diversa o una Chiesa nuova, bensì comprenderle ambedue in modo più profondo e quindi davvero 'rinnovarle''

In occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, l’editore tedesco Herder pubblicherà a novembre nelle Gesammelte Schriften gli scritti conciliari di Joseph Ratzinger con il titolo "Zur Lehre des Zweiten Vatikanischen Konzils" in due volumi curati dall’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. L'Osservatore Romano ha pubblicato in anteprima, in italiano e nell’originale tedesco, la premessa nella quale Benedetto XVI ricorda quel tempo di attesa diffusa e di grandi speranze, Proponendo una lettura del Concilio che aiuti la sua necessaria ricezione nella vita della Chiesa. "Fu una splendida giornata quando, l’11 ottobre 1962, con l’ingresso solenne di oltre duemila Padri conciliari nella basilica di San Pietro a Roma, si aprì il Concilio”, scrive Joseph Ratzinger. “Fu impressionante vedere entrare i vescovi provenienti da tutto il mondo, da tutti i popoli e razze: un'immagine della Chiesa di Gesù Cristo che abbraccia tutto il mondo, nella quale i popoli della terra si sanno uniti nella sua pace. Fu un momento di straordinaria attesa. Grandi cose dovevano accadere”. “Il cristianesimo, che aveva costruito e plasmato il mondo occidentale, - scrive il Papa - sembrava perdere sempre più la sua forza efficace”: “Appariva essere diventato stanco e sembrava che il futuro venisse determinato da altri poteri spirituali. La percezione di questa perdita del presente da parte del cristianesimo e del compito che ne conseguiva era ben riassunta dalla parola ‘aggiornamento’”. "Affinché potesse tornare a essere una forza che modella il domani, Giovanni XXIII aveva convocato il concilio senza indicargli problemi concreti o programmi. Fu questa la grandezza e al tempo stesso la difficoltà del compito che si presentava all’assemblea ecclesiale". Il Papa ricorda come i singoli episcopati si fossero avvicinati al grande avvenimento con idee diverse. L'episcopato centroeuropeo, Belgio, Francia e Germania, aveva “le idee più decise”. Tuttavia c'erano alcune priorità comuni: il tema dell'ecclesiologia, la rivalutazione del ministero episcopale nel contesto del primato papale, il ciclo tematico Rivelazione-Scrittura Tradizione-Magistero, il rinnovamento liturgico - molto importante per gli episcopati centroeuropei - così come l’ecumenismo, argomento sentito in modo particolare dai vescovi tedeschi: “Il sopportare insieme la persecuzione da parte del nazismo aveva avvicinato molto i cristiani protestanti e quelli cattolici; ora questo doveva essere compreso e portato avanti anche a livello di tutta la Chiesa. A ciò si aggiungeva il ciclo tematico Rivelazione-Scrittura- Tradizione-Magistero”. “Tra i francesi - ricorda Benedetto XVI - si mise sempre più in primo piano il tema del rapporto tra la Chiesa e il mondo moderno, ovvero il lavoro sul cosiddetto 'Schema XIII', dal quale poi è nata la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo”: “Qui veniva toccato il punto della vera aspettativa del Concilio. La Chiesa, che ancora in epoca barocca aveva, in senso lato, plasmato il mondo, a partire dal XIX secolo era entrata in modo sempre più evidente in un rapporto negativo con l'età moderna, solo allora pienamente iniziata. Le cose dovevano rimanere così? La Chiesa non poteva compiere un passo positivo nei tempi nuovi?”. Dietro l'espressione vaga 'mondo di oggi' vi è la questione del rapporto con l'età moderna. Per chiarirla sarebbe stato necessari definire meglio ciò che era essenziale e costituivo dell'età moderna. Questo non è riuscito nello 'Schema XIII'. Sebbene la Costituzione pastorale esprima molte cose importanti per la comprensione del 'mondo' e dia rilevanti contributi sulla questione dell'etica cristiana, su questo punto non è riuscita a offrire un chiarimento sostanziale''. “Inaspettatamente - scrive il Papa - l'incontro con i grandi temi dell'età moderna non avvenne nella grande Costituzione pastorale, bensì in due documenti minori, la cui importanza è emersa solo poco a poco con la ricezione del Concilio”: la Dichiarazione "Dignitatis Humanae" sulla libertà religiosa, "richiesta e preparata con grande sollecitudine soprattutto dall’episcopato americano", con cui ''la fede cristiana rivendicava la libertà alla convinzione religiosa e alla sua pratica nel culto, senza con questo violare il diritto dello Stato nel suo proprio ordinamento'': "i cristiani pregavano per l’imperatore, ma non lo adoravano. Da questo punto di vista si può affermare che il cristianesimo, con la sua nascita, ha portato nel mondo il principio della libertà di religione". Il secondo documento, la Dichiarazione "Nostra Aetate", che “si sarebbe poi rivelato importante per l'incontro della Chiesa con l'età moderna - rileva il Papa - è nato quasi per caso ed è cresciuto in vari strati”. ''All'inizio c'era l'intenzione di preparare una dichiarazione sulle relazioni tra la Chiesa e l'ebraismo, testo diventato intrinsecamente necessario dopo gli orrori della shoah. I Padri conciliari dei Paesi arabi non si opposero a un tale testo, ma spiegarono che se si voleva parlare dell'ebraismo, allora si doveva spendere anche qualche parola sull'islam. Quanto avessero ragione a riguardo, in occidente lo abbiamo capito solo poco a poco. Infine crebbe l'intuizione che fosse giusto parlare anche di altre due grandi religioni - l'induismo e il buddhismo - come pure del tema religione in generale. A ciò si aggiunse poi spontaneamente una breve istruzione relativa al dialogo e alla collaborazione con le religioni, i cui valori spirituali, morali e socio-culturali dovevano essere riconosciuti, conservati e promossi''. ''Così - analizza il Pontefice -, in un documento preciso e straordinariamente denso, venne inaugurato un tema la cui importanza all'epoca non era ancora prevedibile. Quale compito esso implichi, quanta fatica occorra ancora compiere per distinguere, chiarire e comprendere, appaiono sempre piu' evidenti''. Tuttavia, nota Benedetto XVI, ''nel processo di ricezione attiva è via via emersa anche una debolezza di questo testo di per sè straordinario: esso parla della religione solo in modo positivo e ignora le forme malate e disturbate di religione, che dal punto di vista storico e teologico hanno un'ampia portata; per questo sin dall'inizio la fede cristiana è stata molto critica, sia verso l'interno sia verso l'esterno, nei confronti della religione''. Il Papa rileva che “se all'inizio del Concilio avevano prevalso gli episcopati centro-europei con i loro teologi, durante le fasi conciliari il raggio del lavoro e della responsabilità comuni” si allargò sempre di più: “I vescovi si riconoscevano apprendisti alla scuola dello Spirito Santo e alla scuola della collaborazione reciproca, ma proprio in questo modo si riconoscevano come servitori della Parola di Dio che vivono e operano nella fede”. I Padri conciliari “non potevano e non volevano creare una fede diversa o una Chiesa nuova, bensì comprenderle ambedue in modo più profondo e quindi davvero ‘rinnovarle’. Perciò un'ermeneutica della rottura è assurda, contraria allo spirito e alla volontà” di quanti parteciparono al Concilio. Infine una nota personale: "Nel card. Frings ho avuto un 'padre' che ha vissuto in modo esemplare questo spirito del concilio. Era un uomo di forte apertura e grandezza, ma sapeva anche che solo la fede guida ad uscire all’aperto, a quell’ampio orizzonte che rimane precluso allo spirito positivistico. È questa fede che voleva servire con il mandato ricevuto attraverso il sacramento dell’ordinazione episcopale". Quindi "non posso che essergli sempre grato per aver portato me - il professore più giovane della Facoltà teologica cattolica dell’università di Bonn- come suo consulente alla grande assemblea della Chiesa, permettendomi di essere presente in questa scuola e percorrere dall’interno il cammino del Concilio".

Vatican Insider, Radio Vaticana, Asca

"Fu una giornata splendida" - Inedito del Santo Padre Benedetto XVI in occasione del 50° anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II

Venerdì nell'atrio dell'Aula Paolo VI Benedetto XVI pranzerà con i 14 Padri conciliari che concelebreranno la Messa e con i Padri sinodali

Il Papa pranza venerdì con il gruppo di 14 anziani Padri conciliari che concelebreranno domani la Santa Messa per l'apertura dell'Anno della fede, in occasione del 50° anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II. Al pranzo, offerto da Benedetto XVI nell'alrio dell'Aula Paolo VI, prenderanno parte anche i 262 vescovi e cardinali che partecipano al Sinodo sulla nuova evangelizzazione in corso in Vaticano in queste settimane.

TMNews

Anno della fede. Solenne apertura in tutte le diocesi della Slovacchia. Dalla CEI il sito 'EduCat', nuova forma di accesso digitale ai catechismi

Tutte le diocesi slovacche celebreranno domani la solenne apertura dell’Anno della fede con Messe ed eventi a cui tutti i fedeli sono invitati a partecipare. L’arcidiocesi di Bratislava offrirà Messe mensili dedicate ai dodici articoli del Credo apostolico mentre la diocesi di Banská Bystrica invita a partecipare ad un ciclo di catechesi sul tema “Apprendere la fede partendo dal Vangelo”. Il vescovo della diocesi di Spis, mons. Stefan Secka, ha pubblicato un’Istruzione con 21 raccomandazioni sulla celebrazione dell’Anno della fede e sull’Anno dei Santi Cirillo e Metodio, allo scopo di aiutare i fedeli a “riscoprire il tesoro della fede e testimoniare con gioia questa esperienza”. I redentoristi, in collaborazione con diversi movimenti laicali, organizzano in varie parti della Slovacchia dodici lectio sul tema “Scoprire Cristo” dedicate a coloro che “vogliono rinnovare la propria fede e a quanti sono ancora in ricerca”. L’inizio di tutte le attività è fissato simbolicamente per domani, giorno di inizio dell’Anno della fede.
In occasione dell’apertura dell’Anno della fede, domani arriva www.educat.it, un sito che offre a tutti i navigatori una nuova forma di accesso digitale ai catechismi, anche in linea con le nuove richieste dalla didattica di bambini e ragazzi. Ideato e realizzato dalla segreteria generale della CEI - che l’ha voluto per iniziare idealmente l’Anno della fede -, Sl sito ha visto lavorare insieme Ufficio catechistico nazionale e lo staff del Servizio informatico/Seed. “Il sito - spiega mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI - presenta tutti i testi dei catechismi, sia in versione navigabile, sia in versione sfogliabile, le note e, cosa più importante, l’intero apparato sinottico con il Catechismo della Chiesa cattolica”. “Oltre ai collegamenti incrociati tra i diversi testi - prosegue mons. Crociata -, il sito offre la possibilità di accedere direttamente a tutte le citazioni della Bibbia, sia nella versione CEI del 2008 sia in quella del 1974”. I testi sono accessibili mediante navigazione e indice tematico, grazie a un motore di ricerca completo ed esteso a tutti i testi di corredo. Una speciale barra di navigazione consente all’utente di mantenere memoria delle proprie visite, attivare un segnalibro, fare stampe personalizzate. Il sito, integralmente accessibile, può essere consultato attraverso i tablet e sarà presto disponibile anche in forma di App. In realtà, chiarisce mons. Crociata, “i vescovi e le comunità diocesane in Italia si sono molto impegnati da oltre un quarantennio a tradurre pastoralmente la teologia e le indicazioni pastorali del Concilio Vaticano II, specialmente nell’ambito catechistico”. Il Documento di base “Il rinnovamento della catechesi”, e i susseguenti catechismi Cei, le tante note sul loro utilizzo, sulla formazione dei catechisti e sul “primo annuncio” e sull’iniziazione cristiana, sono, per il segretario generale della Cei, “un vero ‘tesoro’ catechistico, che culmina nel Catechismo degli adulti ‘La verità vi farà liberi’, autentica ‘mediazione’ del Catechismo della Chiesa Cattolica”. “Con il sito www.educat.it viene raccolto quel prezioso materiale che ora, attraverso le funzionalità informatiche, si arricchisce della possibilità di ricerca e confronto”, evidenzia il presule. Mons. Crociata conclude la presentazione del sito, citando le parole di Benedetto XVI, nella Lettera Apostolica "Porta Fidei": “Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo Anno”. 

SIR

Numero speciale de 'L’Osservatore Romano' per il 50° anniversario di apertura del Concilio Vaticano II con un testo inedito di Benedetto XVI, dettagli inediti e fotografie rare

Un testo inedito di Benedetto XVI apre il numero speciale che L’Osservatore Romano pubblica in occasione del 50° anniversario di apertura del Concilio Vaticano II. La narrazione dello speciale si sviluppa sulla base delle cronache dell’epoca, spesso con dettagli inediti o poco conosciuti, ed è corredato di immagini e fotografie rare, di testi dei Pontefici che hanno guidato il Concilio o lo hanno vissuto. È edito in italiano, inglese, spagnolo e viene pubblicato su L’Osservatore Romano dell’11 ottobre nell’originale tedesco e in italiano, e sul sito del giornale nelle sue sette lingue (italiano, inglese, spagnolo, tedesco, francese, portoghese, polacco). La tiratura complessiva del numero speciale è di 40mila copie.

Radio Vaticana

Benedetto XVI: prego per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti. Il saluto a 'Radio Maria', ai diaconi permanenti di Milano con Scola e i fedeli di Bosconero con Bertello

“Il Papa prega per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti”. E’ il primo saluto in lingua araba che i circa 20mila fedeli presenti oggi in Piazza San Pietro per l'Udienza generale hanno potuto ascoltare dalla voce di uno speaker. L’arabo si è aggiunto, così, alla lingua degli altri speaker che durante l’appuntamento del mercoledì annunciano la presenza dei pellegrini provenienti dai loro rispettivi Paesi. Al termine, il Papa ha salutato e incoraggiato questa mattina i 200 partecipanti ad un Convegno promosso da Radio Maria, accompagnati dal fondatore dell'emittente cattolica, padre Livio Fanzaga, con il quale Benedetto XVI si è poi brevemente intrattenuto a colloquio. Lo stesso ha fatto con i diaconi permanenti dell'arcidiocesi di Milano, soffermandosi con il cardinale arcivescovo Angelo Scola che li accompagnava, e infine con i fedeli di Bosconero, presenti oggi in Piazza San Pietro con il card. Giuseppe Bertello, ex nunzio apostolico in Italia e attuale presidente del Governatorato del Vaticano.

SIR, Agi

Il Papa: i documenti del Concilio Vaticano II, a cui bisogna ritornare liberandoli da una massa di pubblicazioni che spesso li hanno nascosti, una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto per navigare sicura ed arrivare alla meta

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, alla vigilia del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, ha incentrato la sua meditazione sui documenti conciliari. "Siamo alla vigilia del giorno in cui celebreremo i cinquant'anni dall'apertura del Concilio ecumenico vaticano II e l'inizio dell'Anno della fede. Con questa Catechesi vorrei iniziare a riflettere - con qualche breve pensiero - sul grande evento di Chiesa che è stato il Concilio, evento di cui sono stato testimone diretto", un “grande affresco”, un “momento di grazia” di cui “continuiamo anche oggi a coglierne la straordinaria ricchezza, a riscoprirne particolari passaggi, frammenti, tasselli”. "I documenti del Concilio Vaticano II - a cui bisogna ritornare liberandoli da una massa di pubblicazioni che spesso invece di farli conoscere li hanno nascosti - sono anche oggi una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere nel mare aperto in mezzo a tempeste o onde calme, per navigare sicura ed arrivare alla meta". Papa Ratzinger ha proseguito: "Io ricordo bene quel periodo: ero un giovane professore di teologia fondamentale all'Università di Bonn, e fu l'Arcivescovo di Colonia, il Cardinale Frings, per me un punto di riferimento umano e sacerdotale, che mi portò con sé a Roma come suo consulente teologo; poi fui anche nominato perito conciliare. Per me - ha detto - è stata un'esperienza unica: dopo tutto il fervore e l'entusiasmo della preparazione, ho potuto vedere una Chiesa viva - quasi tremila Padri conciliari da tutte le parti del mondo riuniti sotto la guida del Successore dell'Apostolo Pietro - che si mette alla scuola dello Spirito Santo, il vero motore del Concilio. Rare volte nella storia si è potuto, come allora, quasi 'toccare' concretamente l'universalità della Chiesa in un momento di grande realizzazione della sua missione di portare il Vangelo in ogni tempo e fino ai confini della terra. In questi giorni, se rivedrete le immagini dell'apertura di questa grande Assise, attraverso la televisione o gli altri mezzi di comunicazione, potrete percepire - ha detto il Papa - anche voi la gioia, la speranza e l'incoraggiamento che ha dato a tutti noi il prendere parte a questo evento di luce, che si irradia fino ad oggi". Benedetto XVI ha ricordato che "di solito" le Assemblee conciliari nella storia della Chiesa "sono state convocate per definire elementi fondamentali della fede, soprattutto correggendo errori che la mettevano in pericolo". Invece, "se guardiamo al Concilio Ecumenico Vaticano II, vediamo che in quel momento del cammino della Chiesa non c'erano particolari errori di fede da correggere o condannare, né vi erano specifiche questioni di dottrina o di disciplina da chiarire". Per cui l'annuncio della convocazione datto il 25 gennaio del 1959 da Giovanni XXIII creò una comprensibile "sorpresa del piccolo gruppo di cardinali" a cui si rivolse. Papa Roncalli, secondo Papa Ratzinger, "desiderava che la Chiesa riflettesse sulla sua fede, sulle verità che la guidano. Ma da questa seria, approfondita riflessione sulla fede, doveva essere delineato in modo nuovo il rapporto tra la Chiesa e l'età moderna, tra il Cristianesimo e certi elementi essenziali del pensiero moderno, non per conformarsi ad esso, ma per presentare a questo nostro mondo, che tende ad allontanarsi da Dio, l'esigenza del Vangelo in tutta la sua grandezza e in tutta la sua purezza", ha detto il Papa. Per illustrare questa idea Benedetto XVI ha poi citato il discorso pronunciato da Paolo VI nell'omelia alla fine dell'ultima sessione del Concilio del 7 dicembre 1965. Il Concilio, disse allora Papa Montini, "è avvenuto in un tempo in cui, come tutti riconoscono, gli uomini sono intenti al regno della terra piuttosto che al regno dei cieli; un tempo, aggiungiamo, in cui la dimenticanza di Dio si fa abituale, quasi la suggerisse il progresso scientifico; un tempo in cui l'atto fondamentale della persona umana, resa più cosciente di sé e della propria libertà, tende a rivendicare la propria autonomia assoluta, affrancandosi da ogni legge trascendente; un tempo in cui il 'laicismo' è ritenuto la conseguenza legittima del pensiero moderno e la norma più saggia per l'ordinamento temporale della società... In questo tempo si è celebrato il nostro Concilio a lode di Dio, nel nome di Cristo, ispiratore lo Spirito Santo". È la “questione di Dio” il “punto centrale” del Concilio Vaticano II. "Noi vediamo - ha detto ancora il Papa - come il tempo in cui viviamo continui ad essere segnato da una dimenticanza e sordità nei confronti di Dio. Penso, allora, che dobbiamo imparare la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il Cristianesimo nella sua essenza consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell'incontro, personale e comunitario, con Cristo che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue. La cosa importante oggi, proprio come era nel desiderio dei Padri conciliari, è che si veda - di nuovo, con chiarezza - che Dio è presente, ci riguarda, ci risponde. E che, invece, quando manca la fede in Dio, crolla ciò che è essenziale, perché l'uomo perde la sua dignità profonda e ciò che rende grande la sua umanità, contro ogni riduzionismo". Il Concilio, in altre parole, “ci ricorda che la Chiesa, in tutte le sue componenti, ha il compito, il mandato di trasmettere la parola dell’amore di Dio che salva, perché sia ascoltata e accolta quella chiamata divina che contiene in sé la nostra beatitudine eterna”. Nel finale della catechesi, il Papa ha citato le quattro grandi costituzioni conciliari ("Sacrosanctum Concilium", "Dei Verbum", "Lumen Gentium" e "Gaudium et Spes"), definendole “quasi i quattro punti cardinali della bussola capace di orientarci”. "Il Concilio Vaticano II è per noi un forte appello a riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede, a conoscerla in modo profondo per un più intenso rapporto con il Signore, a vivere fino in fondo la nostra vocazione cristiana" ha concluso Benedetto XVI.
 
TMNews, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa
 

Card. Ouellet: l'Esortazione 'Verbum Domini' il più importante documento ecclesiale sulla Scrittura dopo il Concilio Vaticano II. L’uomo è creato dalla Parola di Dio ed è quindi figlio di Dio in Cristo

Ieri pomeriggio, nella quarta Congregazione generale, ampio intervento del card. Marc Ouellet: il prefetto della Congregazione per i vescovi ha presentato una relazione sulla recezione, nel mondo, dell’Esortazione Apostolica post-sinodale "Verbum Domini", siglata due anni fa da Benedetto XVI e frutto del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio del 2008. Più di 200mila copie diffuse in diverse lingue, tra cui 60mila solo in italiano. I numeri della "Verbum Domìni" parlano chiaro: la distribuzione è stata ampia in tutto il mondo. Ma l’elemento di maggior compiacimento, spiega il card. Ouellet, si riscontra nell’entusiasmo crescente dei fedeli per la Lectio Divina, sempre più praticata negli ambienti più diversi. Percorsi formativi, inoltre, vengono offerti dalle diocesi o dalle comunità per sostenere questo modo di incontrare Dio attraverso la Sacra Scrittura. Altri risultati positivi, continua il porporato, si contano nell’animazione biblica, soprattutto nelle parrocchie: numerose le Settimane o gli Anni biblici organizzati dalle Chiese locali, così come gli eventi di lettura ininterrotta della Parola di Dio. Particolare, poi, l’iniziativa dei vescovi statunitensi che hanno messo a punto una guida omiletica per sacerdoti e diaconi come risposta alla "Verbum Domini". Si è persino organizzato un Festival della predicazione. "Gli ambienti accademici reagiscono in genere con lentezza agli interventi del Magistero ecclesiale ma la lentezza non significa necessariamente opposizione o indifferenza". Il settore scientifico ha espresso apprezzamento per l’Esortazione Apostolica, definita "il più importante documento ecclesiale sulla Scrittura dopo il Vaticano II" e che ha portato ad un’accresciuta collaborazione tra pastori, teologi ed esegeti, contribuendo anche alla recezione del libro del Papa dedicato a Gesù di Nazaret. Infatti, "questo è un testo che tratta i brani dei vangeli con competenza esegetica, ma procede oltre, nella lettura teologica, per attirare, illuminare e consolare i lettori in modo conforme al tema stesso, che è il Verbo divino fatto uomo per noi e per la nostra salvezza, essendo la salvezza ciò che Cristo conferisce nella condivisione della sua comunione col Padre". Centrale anche la riflessione cristologica ed antropologica dell’Esortazione Apostolica che afferma: l’uomo è creato dalla Parola di Dio ed è quindi figlio di Dio in Cristo. Infine, Ouellet ha messo in stretta relazione la "Verbum Domini" con la nuova evangelizzazione: l’Esortazione Apostolica, infatti, si conclude con una preghiera affinché lo Spirito Santo susciti “zelanti annunciatori e testimoni del Vangelo”, tema principale dell’attuale Sinodo. "La nuova evangelizzazione, al pari della prima, deve dipendere dallo Spirito Santo, grande protagonista della missione ad gentes della Chiesa e di tutte le forme attuali di nuova evangelizzazione", ha concluso il porporato canadese.

Radio Vaticana, TMNews

RELAZIONE SULL’ATTUAZIONE DELLA “VERBUM DOMINI”

Quarta Congregazione generale. I temi degli interventi: l’esistenza di Dio e la realtà del male. Il riconoscimento del ruolo delle donne nella Chiesa essenziale per la nuova evangelizzazione

Alle 16.30 di ieri, con la recita della preghiera Pro felici Synodi exitu, è iniziata la quarta Congregazione generale, per la prima votazione per l'elezione dei membri della Commissione per la redazione del Messaggio e per la continuazione degli interventi dei Padri Sinodali in Aula, sul tema sinodale "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Presidente delegato di turno il card. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara in Messico. Durante la Congregazione è stata letta la Relazione sull’Attuazione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale “Verbum Domini”. È seguito un tempo di interventi liberi dei Padri sinodali. A questa Congregazione generale, che si è conclusa alle 18.55 con la preghiera dell’Angelus Domini, erano presenti 253 Padri.
“Uno dei freni all’evangelizzazione è la realtà del male” ha detto nel suo intervento mons. André Léonard, arcivescovo di Mechelen-Brussel, presidente della ConferenzaEepiscopale del Belgio. “Come mettere insieme l’esistenza di Dio e quella del male?”, si è chiesto il presule sottolineando che “questi interrogativi, legati in particolare alla scienza, rappresentano una grande sfida per la sapienza cristiana”. Secondo mons. Léonard “dovremmo accettarla secondo la teologia di Paolo” e “pensare bene a ciò che dice a proposito dello stato attuale della creazione, sottoposta alla vanità e in balia della schiavitù della corruzione”. Nella Chiesa, ha poi osservato, “i due terzi dei membri sono donne. Tuttavia, molte di loro si sentono discriminate. È il momento di dire che, se la Chiesa non ordina sacerdoti donne, non è perché sono meno capaci o meno degne! Anzi! È solo perché il sacerdote non è soltanto un ‘ministro del culto’, ma anche un rappresentante di Cristo Sposo, venuto per sposare l’umanità”. Rendiamo grazie “per la qualità e la specificità del contributo consistente delle donne all’evangelizzazione. Gesti forti dovrebbero indicarlo chiaramente. Senza donne felici, riconosciute nella loro essenza e fiere di appartenere alla Chiesa - ha concluso - non ci sarà la nuova evangelizzazione”. “Oggi, in molti Paesi occidentali, la nuova evangelizzazione è, in realtà, un primo annuncio tenuto conto della secolarizzazione generale dei costumi e della cultura”, ha detto nel suo intervento il card. Andrè Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza Episcopale francese. “Più dell’ignoranza - ha proseguito - dobbiamo deplorare una cultura influenzata dal linguaggio mediatico e il suo ricorso all’immediatezza e all’affettività”. In tale contesto, secondo il porporato, “la nuova evangelizzazione deve riunire in un unico sforzo la testimonianza della fede e una pedagogia della cultura”. La “credibilità” della testimonianza della fede, per il card. Vingt-Trois, “si fonda sulla testimonianza vissuta dei cristiani e sulla visibilità della loro partecipazione alla vita della Chiesa”, e comprende “l’insegnamento del magistero, le dichiarazioni pubbliche su diversi temi, la vitalità delle parrocchie e delle comunità cristiane, il riferimento evidente di ogni cristiano alla vita di Cristo, tramite la parola e lo stile di vita”. La pedagogia della cultura, invece, “si sviluppa attraverso il coinvolgimento dei cristiani in tutti i sistemi educativi”, per mostrare che “l’adesione alla fede cristiana non è in contraddizione con la ragione umana”. Il Sinodo ha ricordato l’importanza della nuova evangelizzazione anche nell’ambito ecologico, poiché essa implica il rispetto di tutti gli esseri viventi, e del dialogo tra fede e cultura, alla ricerca di punti di incontro con coloro che sono aperti alla verità ed impegnati nella ricerca del bene comune. Un grande aiuto, in questo senso, arriva dalle parrocchie, che non devono essere soltanto centri di servizi spirituali, ma devono ‘fare rete’, affinché le comunità ed i gruppi di fedeli si sentano davvero discepoli missionari di Cristo. La sfida, in fondo, è quella di far comprendere al mondo che la fede cristiana non è in contraddizione con la ragione umana. Di qui, l’esortazione ad evangelizzare attraverso una testimonianza di fede che aiuti l’uomo ad affrontare, ad esempio, il dramma della morte grazie ad una cultura della vita che ne spieghi il senso. Ed è per questo che i Padri sinodali hanno richiamato alla memoria le parole del card. Suhard, iniziatore della Missione in Francia: “Non si tratta di costringere il mondo a entrare nella Chiesa così come essa è, bensì di fare una Chiesa capace di accogliere il mondo così come esso è”. Infine, proiezione speciale, ieri sera, nell’Aula del Sinodo: i partecipanti all’Assemblea hanno, infatti, assistito in anteprima ad una versione sintetica del docu-film sul Concilio Vaticano II, realizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e da Micromegas Comunicazione, grazie ad immagini inedite della Filmoteca vaticana. La distribuzione mondiale del documentario inizierà domani, giorno di apertura dell’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI proprio per commemorare l'anniversario conciliare.

SIR, Radio Vaticana

QUARTA CONGREGAZIONE GENERALE

10 ottobre 1962: il Concilio Vaticano II non è ancora iniziato e il giovane teologo Joseph Ratzinger in una riunione coi vescovi tedeschi già suggerisce di riscrivere la bozza del documento sulla divina Rivelazione

L’11 ottobre 1962, quando Giovanni XXIII aprì il Concilio ecumenico con parole di esultanza ("Gaudet Mater Ecclesia"), per il 35enne Joseph Ratzinger l'avventura conciliare era in realtà già iniziata. Il giorno prima della inaugurazione solenne il giovane teologo bavarese, appena arrivato a Roma nella sua veste di “perito privato” del cardinale di Colonia Joseph Frings, non aveva quasi avuto il tempo di disfare i bagagli. Al Collegio di Santa Maria dell’Anima, alle 17.00 in punto, lo attendeva la squadra compatta dei vescovi tedeschi, con l'aggiunta di altri colleghi germanofoni. In quella vigilia conciliare, su richiesta di Frings, Joseph Ratzinger era stato convocato a istruire il piccolo uditorio episcopale intorno allo schema di documento "De Fontibus Revelationis" (Sulle fonti della Rivelazione), il primo degli schemi predisposti dalle Commissioni preparatorie e inviati ai Padri conciliari per essere discussi durante le ormai imminenti sessioni conciliari. La relazione svolta da Joseph Ratzinger in quella occasione fu una stroncatura sostanziale dello schema che aveva preso la luce sotto il costante monitoraggio dei rappresentanti più qualificati della “scuola romana”, dal gesuita Sebastian Tromp fino al card. Alfredo Ottaviani, prefetto del Sant’Uffizio. Secondo il teologo collaboratore di Frings, la bozza di documento conciliare era male impostata fin dal titolo, che pure rinviava a formule ricorrenti nei manuali di teologia del tempo, dove la Scrittura e la Tradizione erano definite come le “due fonti” della Rivelazione divina. Per il futuro Benedetto XVI, tale definizione invertiva la successione ontologica tra la Rivelazione e le forme storiche della sua trasmissione. Sul piano della realtà, fece notare Ratzinger nella sua esposizione al Collegio di Santa Maria dell’Anima, "la Rivelazione non è qualcosa che viene dopo Scrittura e Tradizione, ma al contrario è il parlare e l’agire di Dio che viene prima di tutte le formulazioni storiche della sua parola, essendo l’unica sorgente che alimenta Scrittura e Tradizione". La questione non rappresentava per Joseph Ratzinger una oziosa disputa accademica. Secondo il giovane teologo bavarese, gli estensori dello schema erano stati accecati "dal fantasma del modernismo" e condizionati dall’ossessione di dover confutare il principio protestante del "sola scriptura", che riconosce solo la Bibbia come regola della fede e della pratica del cristiano. Nell’intento di marcare la distanza, avevano quasi attribuito alla Tradizione il potere di definire contenuti di fede non presenti nemmeno in maniera implicita nella Sacra Scrittura. Ma proprio tale deriva “tradizionalista” rappresentava a detta del futuro Papa un tradimento rispetto a quello che la Chiesa ha sempre insegnato. Già i Padri della Chiesa, così sottolineava Ratzinger nella sua lezione alla vigilia del Concilio, avevano rigettato come gnostica, e quindi non cristiana, ogni "idea di una Tradizione intesa come una collezione di affermazioni comunicate al di fuori della Scrittura". Su questo punto, la soluzione proposta da Joseph Ratzinger era chiara: i Padri conciliari avrebbero dovuto depurare il documento dedicato alla Rivelazione da "tutte le formulazioni che descrivono la Tradizione come un principio materiale autonomo". Al loro posto, andavano inserite formule che evidenziassero "sia la stretta interrelazione tra Scrittura, Tradizione e annuncio della Chiesa, sia gli obblighi profondi della Chiesa riguardo alla parola della Scrittura». Il giorno dopo, nella cerimonia d’inaugurazione, l’allora giovane teologo bavarese fu confortato dall’allocuzione d’apertura pronunciata da Giovanni XXIII. Nei suoi successivi resoconti conciliari, Joseph Ratzinger registrò il sollievo provato davanti alle parole del Papa che aveva evitato "tutte le sentenze solo negative" e chiamato la Chiesa a utilizzare al loro posto "la medicina della misericordia" nei rapporti con la modernità. Non lo convinsero invece altri aspetti liturgia d’apertura del Concilio, che secondo lui aveva ridotto i vescovi e tutti gli altri presenti al rango di "muti spettatori", privi di qualsiasi «partecipazione attiva".

Gianni Valente, Vatican Insider

L'ex maggiordomo e i suoi confidenti. Il direttore spirituale, il card. Paolo Sardi, l'ex governante Ingrid Stampa: tutti a sostegno del Papa, a parole. Ma è Benedetto XVI la prima vittima del disastro

Tre anni di reclusione, ridotti con le attenuanti a un anno e mezzo. Questa è la pena alla quale il tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha condannato l'ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele. Ma la condanna di Gabriele per furto di documenti dall'appartamento del Papa non rimedia affatto al dissesto in cui versa il governo centrale della Chiesa Cattolica. Anzi, il suo processo ha messo ancor più in evidenza quanto sia vulnerabile lo spazio di azione del Papa, anche quando dovrebbe essere massimamente protetto. Dal processo si è avuta conferma che l'ex maggiordomo ha potuto rubare oltre un migliaio di documenti importanti, anche i più riservati, anno dopo anno, con estrema facilità. Non nottetempo e di soppiatto, ma in orario d'ufficio, nella stessa stanza nella quale lavorava assieme ai due segretari particolari di Benedetto XVI, Georg Gänswein e Alfred Xuereb, sulle cui scrivanie passano tutte le carte dirette al Papa o da lui provenienti. In questa stanza, adiacente e comunicante con lo studio privato di Benedetto XVI, era stata assegnata a Gabriele una piccola scrivania con computer, e la fotocopiatrice a disposizione. Fotocopiava, si è saputo, anche in presenza dei due segretari, che gli affidavano piccole mansioni di segreteria e di corrispondenza. Sottraeva e portava a casa le fotocopie dei documenti, ma non solo queste. Nei suoi armadi strapieni sono stati rinvenuti anche numerosi documenti originali, dal 2006 in avanti, anno della sua entrata in servizio. Carte firmate dal Papa. Altre riguardanti sue cose personalissime. Altre con l'ordine scritto di suo pugno in tedesco: "zu vernichten", da distruggere. Altre ancora con messaggi diplomatici in cifra. Esaurito il loro utilizzo immediato, tutte le carte personali del Papa vengono riposte in un archivio che è nel piano sotto all'appartamento pontificio. Questo archivio è custodito da una consacrata tedesca in servizio presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, Birgit Wansing, che è anche la più capace e fidata trascrittrice su computer dei testi scritti a mano da Joseph Ratzinger. La vigilanza di Birgit Wansing risulta essere ferrea, invalicabile. Almeno questa. Perché invece nel piano di sopra, per anni, è accaduto l'opposto. Quando Benedetto XVI aveva ospiti a tavola, Gabriele serviva, ascoltava e memorizzava. E quando di ospiti non ce n'erano, cioè nella maggior parte dei casi, il maggiordomo sedeva anche lui a mangiare col Papa. In quei momenti, ha detto in tribunale, "ho maturato la convinzione che è facile manipolare una persona che ha un potere decisionale così enorme. Il Papa faceva domande su cose su cui doveva essere informato. Anch'io qualche volta esternavo". Sta di fatto che Benedetto XVI e i suoi segretari hanno riposto una fiducia spropositata in un personaggio del quale avevano una conoscenza solo sommaria, arrivato ad essere "il laico più vicino al Papa" per una serie di circostanze fortuite, e nemmeno particolarmente dotato nello svolgere le mansioni a lui affidate, secondo quanto testimoniato da mons. Gänswein in giudizio. Sta di fatto, ancora, che sono potuti sparire dei documenti originali, l'uno dopo l'altro, senza che scattasse mai alcun allarme. E per accorgersi che erano spariti anche un assegno di 100mila euro e una pepita d'oro offerti al Papa si è dovuto aspettare che l'uno e l'altra ricomparissero a casa di Gabriele. Il processo ha accertato che, nell'atto materiale di rubare le carte del papa, Gabriele ha agito da solo. Ma già questo è un fatto di una gravità eccezionale, perché basta a intaccare la certezza che al papa si possa scrivere e parlare in assoluta riservatezza. Il disordine è tuttavia a più largo raggio. E lo stesso processo a Gabriele l'ha fatto intuire. Altre indagini per altri reati con eventuali altri imputati sono già in corso. "L'istruttoria si presenta complessa e laboriosissima e quindi potrebbe durare per un periodo molto lungo", ha scritto il promotore di giustizia Nicola Picardi nella requisitoria per il rinvio a giudizio di Gabriele, annunciando ulteriori sviluppi. Un secondo processo per favoreggiamento, a carico di un dipendente laico della segreteria di Stato, Claudio Sciarpelletti, si terrà probabilmente in novembre. In esso, tra i testimoni, sarà interrogato mons. Carlo Maria Polvani, responsabile dell'ufficio documentazione della segreteria di Stato e nipote dell'attuale nunzio negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò, le cui lettere al Papa e ad altri dirigenti vaticani, trafugate da Gabriele e divenute di dominio pubblico, hanno fatto esplodere nel 2012 il caso "Vatileaks". Ma già nel processo a Gabriele sono state chiamate in causa dall'imputato altre persone, di rango anche molto elevato, che egli ha indicato tra coloro con i quali si confidava. Uno di questi era il suo confessore, don Giovanni Luzi. A lui Gabriele consegnò una seconda copia di molti dei documenti in suo possesso. Don Luzi ha detto ai giudici di averli bruciati, una volta conosciuta la loro provenienza disonesta. Ma al suo discepolo spirituale consigliò fino all'ultimo di negare la propria colpevolezza, "salvo che fosse il Santo Padre a chiederglielo di persona". Don Luzi è stato finora ascoltato solo come testimone. Un altro dei confidenti citati da Gabriele è il cardinale Paolo Sardi, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, fino al 2009 responsabile dell'ufficio che cura la stesura dei discorsi del Papa. Regnante Giovanni Paolo II, Sardi si segnalava per la sua propensione a cancellare o "piallare" i suggerimenti che l'allora card. Ratzinger annotava a margine delle bozze dei discorsi papali datigli in visione. E anche rispetto a Joseph Ratzinger divenuto Papa Sardi ha sempre tenuto a distinguersi. Tant'è vero che in un'inchiesta del 2009 di padre Claude Barthe su L'Homme Nouveau, la rivista cattolica la cui editrice distribuiva fino ad allora in Francia L'Osservatore Romano, Sardi era messo non senza ragione tra i capofila del partito curiale che remava contro il segretario di Stato Tarcisio Bertone ma in definitiva contro lo stesso Benedetto XVI. In effetti, tra le carte trafugate da Gabriele e date ai media ci sono due lettere di Sardi al Papa molto feroci contro Bertone e il card. Dionigi Tettamanzi, ma in filigrana anche contro lo stesso Benedetto XVI, che nelle due vicende ivi richiamate stava dalla parte dell'uno e dell'altro cardinale. Nella confezione dei discorsi di Papa Ratzinger, come nell'edizione italiana dei suoi libri, ha inoltre un ruolo importante la sua colta ex governante Ingrid Stampa, oggi in servizio presso la Segreteria di Stato e con libero accesso al Papa. E anch'essa è stata citata da Gabriele tra i suoi confidenti. Con Sardi, Ingrid Stampa ha un rapporto molto stretto, cementato da anni di lavoro comune. Viceversa, è in forte attrito con mons. Gänswein, già da quando, poco dopo l'elezione di Papa Ratzinger, ella si infilò accanto al Papa e ai cardinali Angelo Sodano ed Eduardo Martínez Somalo nella cerimonia ufficiale con cui il nuovo eletto prendeva possesso dell'appartamento pontificio. La foto del quartetto, pubblicata su L'Osservatore Romano, diede spunto a proteste e ironie che non si sono ancor oggi placate. Ingrid Stampa abita in Vaticano nello stesso edificio di Gabriele. Ma aveva modo di incontrarlo anche nell'appartamento del Papa, nel quale ella era ed è ospite almeno una volta alla settimana. Intervistata dal Corriere della Sera dopo che Gabriele aveva fatto il suo nome, Ingrid Stampa ha parlato di lui in termini molto positivi: "È una persona che ragiona e osserva molto bene. Valuta le cose. Immagino che abbia raccolto tutto quel materiale per farsi un'idea della situazione. Se aveva delle preoccupazioni poteva parlarne al Santo Padre, magari avrei potuto farlo io per lui". Stando a quanto ha detto in tribunale, Gabriele dà invece di sé un ritratto molto diverso. Si è definito "un infiltrato dello Spirito Santo" nei malaffari della Chiesa, per farvi pulizia. Nell'istruttoria e poi nel processo, i giudici vaticani si sono fatti di lui l'idea che sia facilmente suggestionabile. Con la mole di segreti che ha carpito, l'intento delle autorità vaticane è ora che Gabriele non aggiunga danno a danno, con memorie o interviste future. Padre Federico Lombardi ha detto che quasi sicuramente Benedetto XVI gli concederà la grazia. In Vaticano gli assegneranno un nuovo posto di lavoro a sua misura, il più lontano possibile dalle stanze del Papa. Tra le carte trovate dalla gendarmeria vaticana a casa di Paolo Gabriele c'era anche il "Memo IOR/AIF", annotato a mano da Ettore Gotti Tedeschi, che uscì su Il Fatto Quotidiano il 31 gennaio 2012. Della pubblicazione di quel documento riservato fu incolpato lo stesso Gotti Tedeschi, all'epoca presidente dell'Istituto per le Opere di Religione, la "banca" vaticana. Tant'è vero che tra i nove motivi con cui fu giustificata la sua rimozione dalla carica, il successivo 24 maggio, ad opera del consiglio di sovrintendenza dell'Istituto, fu messa per iscritto proprio la sua "incapacità di fornire qualsiasi precisa spiegazione sulla diffusione di documenti conosciuti come in possesso del presidente". Gotti Tedeschi ha sempre respinto tale accusa. Ora che i fatti gli danno ragione, giustizia vuole che gli sia restituito l'onore.

Sandro Magister, www.chiesa

Anno della fede. Le celebrazioni di apertura e le iniziative delle diocesi di Venezia, Treviso, Brindisi, Reggio Calabria, Napoli, Assisi, Molfetta, Udine

Venezia. Una Messa all’aperto, in Piazza San Marco a Venezia, presieduta dal patriarca mons. Francesco Moraglia. Sarà questo, domenica 14 ottobre alle 15.30, il momento e il “gesto” comunitario per eccellenza che sottolineerà, anche a livello diocesano, l’apertura dell’Anno della fede che si inaugura l’11 ottobre. In tale circostanza il patriarca Moraglia rivolgerà alla diocesi un’articolata riflessione sul significato e sui contenuti della fede cristiana, nella sua dimensione personale e comunitaria, il cui testo, nella sua versione più estesa ed integrale, verrà raccolto in una “Lettera” pubblicata dalle Edizioni Cid di Venezia con il titolo “‘So in chi ho posto la mia fede’ (cfr. 2Tm 1,12) - Invito alla fede”, che sarà distribuita già da domenica pomeriggio. Questo il primo dei tre importanti interventi magisteriali che il patriarca intende offrire nell’Anno della fede alla Chiesa veneziana: i prossimi due sono previsti durante incontri a livello zonale già fissati a febbraio 2013 su “I saperi umani e il sapere della fede: il rapporto ragione - fede”, e a maggio 2013 su “La fede e la socialità, le opere di misericordia corporali e spirituali, il vocabolario della dottrina sociale della Chiesa”.
Treviso. Una veglia di preghiera per l’inizio dell’Anno della fede. Giovedì 11 ottobre, alle 20.30, il vescovo di Treviso, mons. Gianfranco Agostino Gardin, aprirà l’Anno della fede in Cattedrale con una veglia la cui preparazione è stata affidata all’Azione Cattolica diocesana. In quella occasione tutta la diocesi è invitata a ritrovarsi per celebrare anche il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. “Nel cammino di riscoperta della fede che il Papa e il nostro vescovo ci invitano a compiere in questo anno - spiega don Giovanni Giuffrida, assistente unitario dell’Ac trevigiana -, l’evento conciliare è una grazia che ci ha offerto e continua ad offrirci doni preziosi per far crescere la nostra vita cristiana. Il Concilio continua a portare i suoi frutti e ci chiede, come comunità cristiana, di far giungere a maturazione alcune prospettive non ancora compiute. Auspicando che questo anno sia veramente l’occasione per ‘un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo’ (Benedetto XVI), vogliamo ritrovarci a pregare insieme affinché lo Spirito Santo ravvivi in noi e nella nostra diocesi il dono di una fede ecclesiale sempre più aderente a quanto il Concilio ci consegna per affrontare le sfide del nostro tempo”.
Brindisi. Sabato 13 ottobre alle 18.00, presso la Basilica cattedrale di Brindisi, il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, presiederà la solenne concelebrazione di apertura dell’Anno della fede nell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni. In una lettera indirizzata a tutta la comunità diocesana, l’arcivescovo, mons. Rocco Talucci, ha invitato i fedeli a vivere l’appuntamento di sabato in piena comunione con Benedetto XVI. La diocesi di Brindisi-Ostuni si è preparata a questo importante evento inaugurale con una serie di iniziative che proseguiranno nel corso dell’Anno a livello parrocchiale, cittadino e diocesano, con catechesi, incontri, dibattiti, approfondimenti e confronti. Il 9 gennaio 2013 è previsto il pellegrinaggio diocesano a Roma, "ad Petri sedem". La celebrazione in cattedrale, che per volontà di mons. Talucci, avrà valore di pellegrinaggio diocesano, verrà ripresa e trasmessa in diretta su Telenorba 7, e sarà preceduta da un altro momento pubblico. In mattinata, alle 11.30, il card. Filoni si recherà presso Palazzo “Granafei-Nervegna” dove sarà accolto dal sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, che gli porgerà il saluto della città alla presenza di autorità e rappresentanti istituzionali.
Reggio Calabria. La crisi, che ha colpito particolarmente la Calabria “finendo con il far crescere il numero di quanti non riescono più a trovare il modo di procurarsi un pasto, di curarsi adeguatamente, di inviare i propri figli a scuola” è “una crisi, per risolvere la quale non faremo alcun passo utile se ci limitiamo a presentare bei progetti e non ci immergiamo, invece, nel contesto della gente che soffre, amandola e condividendo i disagi soprattutto delle persone più fragili”. Lo scrive mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, nella sua lettera pastorale per l’Anno della fede, dal titolo “Non avete ancora la fede”, che sarà diffusa domani. La Chiesa “non deve immaginare di potersi mettere oggi al posto di quanti hanno il dovere di affrontare i problemi politici, economici, sociali con i mezzi che il buon governo della cosa pubblica mette loro in mano; ma - scrive - ha il dovere morale, pur dentro una scelta di leale collaborazione con loro, di andare oltre ogni semplicistico sociologismo”. Il presule, nel testo, esamina storicamente i principali documenti del Concilio Vaticano II e ricorda il XX anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e in conclusione parla dell’Anno della fede “punto culminante della presente lettera pastorale”: non, però, “un dettagliato programma di cose da fare, quanto piuttosto alcune proposte concrete che ci aiutino, non “a fare”, ma a “rivedere” il nostro essere cristiani e il nostro modo di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo”.
Napoli. “È un’occasione provvidenziale per la nostra comunità ecclesiale, che ha da poco concluso l’esaltante Anno Giubilare, durante il quale ha professato apertamente la sua fede in Dio”. Così il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, presenta in un suo messaggio l’inizio dell’Anno della fede, che sarà aperto con una solenne celebrazione della Parola, presieduta dallo stesso porporato, giovedì 11 ottobre, alle 18.30, in cattedrale. “Vogliamo continuare l’opera di educazione ad una fede adulta - aggiunge l’arcivescovo - lungo quest’Anno speciale, mettendo a fuoco l’insegnamento del Concilio Vaticano II e riscoprendo la ricchezza racchiusa nel Catechismo”. Numerose le iniziative programmate: la celebrazione del 40° anniversario del diaconato permanente a Napoli; i dialoghi con la Città; la lectio divina e le stazioni quaresimali guidate dall’arcivescovo; la Giornata dei fidanzati e dei giovani sposi, con la peregrinatio delle reliquie dei beati coniugi Beltrame-Quattrocchi; la Giornata dei giovani al Vesuvio. Anche le Edizioni Paoline promuovono una serie di incontri sul tema “La fede: una porta sempre aperta”, nella basilica di Santa Restituta in duomo, a partire da domani, e le Edizioni Ldc e il settore Evangelizzazione e catechesi della diocesi organizzano da gennaio quattro incontri su “Catechesi e Fede”, nella Basilica di Santa Restituta.
Assisi. ''Il Santuario della Porziuncola, con la collaborazione della Fraternità dell'Ordine Francescano Secolare di S. Maria degli Angeli, desidera accogliere l'invito del Santo Padre, riflettendo ancora una volta sulle parole conciliari che hanno rinnovato cosi' tanto lo stile ecclesiale e alimentato la nostra fede''. E' quanto si legge in una nota dei Frati Minori nella quale si annuncia che l'11 ottobre un incontro teologico aprirà' una serie di incontri dedicati alla fede e alla riflessione sui documenti conciliari, previsti la domenica pomeriggio nella sala del Refettorietto della Porziuncola, ed un momento di preghiera di fronte alla Porziuncola per affidare al Signore tutta la Chiesa nell'Anno della fede. Gli incontri sono aperti a tutti. Con Lettera Apostolica "Porta fidei" dell'11 ottobre 2011, scrivono ancora i frati, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede, nel cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, che terminerà il 24 novembre 2013, solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo. Come il Santo Padre nella "Porta fidei", i frati minori concordano nel ritenere che ''i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari, secondo le parole del beato Giovanni Paolo II, ''non perdono il loro valore nè il loro smalto'' ed ancora su quanto ribadito da Papa Benedetto a proposito del Concilio pochi mesi dopo la sua elezione a Successore di Pietro, ''se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa''.
Molfetta. “L’aspersione con l’acqua benedetta in ricordo del Battesimo, inizio del nostro cammino di fede, la consegna del Credo a ciascuno dei presenti come impegno a progredire nella fede e, a fine celebrazione, la fiaccolata verso il Duomo” dove il vescovo Luigi Martella “affiderà la diocesi alla materna protezione della Vergine Maria”. Così una nota della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi presenta i momenti principali dell’apertura dell’Anno della fede nella diocesi pugliese, che si terrà l’11 ottobre nella Cattedrale di Molfetta. “Il momento della visibilità nella città - si legge nella nota - sarà un modo per dire la bellezza dell’essere Chiesa e raccontarne le meraviglie, lieti di fare memoria viva del Concilio Vaticano II, dei cinquant’anni dalla sua apertura e dalla fiaccolata a Piazza San Pietro”. Per questo evento il settimanale diocesano Luce e Vita pubblicherà l’11 ottobre un numero doppio monotematico, in cui “si ricorda e si riflette sulla risonanza che l’apertura del Concilio Vaticano II ebbe nelle diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, all’epoca guidate dai vescovi Achille Salvucci e Aurelio Marena, con notazioni storiche e interviste a protagonisti di ieri e di oggi”. Domenica 14 ottobre, in ogni comunità parrocchiale, si celebrerà lo stesso rito di apertura dell’Anno della fede.
Udine. “Il Concilio Vaticano II è stato una grazia di Dio di straordinaria importanza per tutta la Chiesa di Cristo. Il suo influsso positivo continua anche oggi e la ricchezza dei suoi insegnamenti merita di essere continuamente approfondita. Benedetto XVI ha invitato tutta la Chiesa cattolica a ricordare e rivivere la grazia del Concilio Vaticano II durante tutto il prossimo anno indicendo l’Anno della fede”: lo scrive l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nel messaggio rivolto ai fedeli per invitarli a partecipare alla celebrazione di domani, in cattedrale alle 20.30, per accompagnare l’apertura dell’Anno della fede in comunione con tutta la Chiesa. “I riti di introduzione avranno come momenti portanti l’intronizzazione del libro dei Vangeli e la memoria del Battesimo - spiega don Loris Della Pietra, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano - cui seguirà, dopo l’omelia dell’arcivescovo, la professione di fede col simbolo delle lampade accese. Quindi si terrà la memoria del Concilio Vaticano II con la lettura di alcuni passi dei principali documenti scaturiti conciliari. Ad ogni documento verrà associata una particolare intenzione di preghiera. 

SIR, Asca

Il Papa in Libano. Le forze di sicurezza del Paese avrebbero sventato un attentato. Alcuni dei responsabili arrestati poco prima della Messa a Beirut

Le forze di sicurezza libanesi avrebbero sventato un attentato durante il recente viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI nel paese dei cedri. È quanto riferisce il sito d’informazione Elnashra, vicino agli sciiti di Hezbollah, che cita fonti "di alto livello". L’attentato sarebbe stato messo a punto da due cellule e i membri di una di esse sarebbero stati arrestati proprio nella mattinata di domenica 16 settembre, mentre il Santo Padre stava per celebrare la Messa sul lungomare di Beirut. Secondo il sito, le autorità di sicurezza libanesi avrebbero avuto informazioni secondo cui l’attentatore si sarebbe infiltrato come un agente della sicurezza e hanno perciò dispiegato, durante gli spostamenti del Papa, agenti apparentemente armati, ma in realtà privi di munizioni. Il sito riferisce infine che le autorità del Vaticano sarebbero state tenute pienamente al corrente della situazione di sicurezza nel paese.

Vatican Insider

Mons. Gänswein: quando il Papa a Castel Gandolfo termina il Rosario con un canto mariano davanti alla Madonnina, i pesci si riuniscono alla sponda del laghetto e aspettano dai lui i pezzetti di pane

"Non è un segreto che Benedetto ami i Giardini Vaticani, ma, in modo particolare, ama i Giardini delle Ville Pontificie a Castel Gandolfo". Lo scrive mons. Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI nella sua prefazione, pubblicata da L’Osservatore Romano, al libro "Il mistero di un piccolo stagno", edito dalla Libreria Editrice Vaticana, fiaba ideata e illustrata dalla pittrice Natalia Tsarkova, ritrattista ufficiale dello Stato vaticano. Nel testo, don Georg rivela un piccolo gesto quotidiano del Papa nella residenza estiva, quello di dar da mangiare ai pesci del laghetto. "Sempre quando egli soggiorna a 'Castello' - scrive – di solito durante i mesi estivi, fa la sua passeggiata, ogni giorno, pregando il Rosario in mezzo alla bellezza della creazione: gli alberi, le piante, i fiori, gli uccelli, gli animali della fattoria, il grande e fertilissimo orto, gli ulivi, i lecci plurisecolari, i cedri maestosi e tante altre bellezze della natura invitano a meditare e a godere delle cose create. Esse sono come una sinfonia di forme e di colori straordinari, di suoni stupendi che fanno bene al cuore e all’anima. Tutta la natura, tutto il creato è una testimonianza tangibile della grandezza e della bellezza del Creatore, che ha fatto tutto questo per noi". Il segretario sottolinea che "fra i posti più amati dal Santo Padre nei Giardini a 'Castello' c’è il 'Giardino della Madonnina', voluto dal suo predecessore Pio XI nel 1933, dove hanno sostato in preghiera cinque Pontefici prima di Papa Benedetto XVI: Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Davanti alla sacra immagine della Vergine Maria si trova un piccolo laghetto, uno stagno con dei pesciolini rossi e due grandi carpe. Ogni volta, quando il Papa termina la sua preghiera con un canto mariano davanti alla Madonnina, i pesci si riuniscono alla sponda del laghetto e aspettano un gesto generoso del Santo Padre". Infatti, prosegue, "una mano buona e invisibile, prepara, giorno per giorno, un piccolo cestino contenente dei pezzettini di pane con i quali il Papa può sfamare i pesciolini. Che gioia e che vivacità nell’acqua quando arriva il gradito dono!". Parlando della storia narrata nel libro illustrato, con "la bella vicenda di due pesciolini", mons. Gaenswein annota che "dietro il racconto si nasconde l’amore del Papa per il creato, per gli animali, anzitutto per quelli piccoli".

Vatican Insider

Il mistero dello stagno. Una fiaba illustrata di Natalia Tsarkova

Anno della fede. Lettera dei vescovi cattolici di Terra Santa: dobbiamo ricercare la grazia di Dio in mezzo a tutti gli eventi drammatici, anche dove c’è la morte, il sangue, l’emigrazione forzata e la persecuzione

Con una Lettera pastorale appena pubblicata, l'Assemblea dei vescovi ordinari cattolici di Terra Santa offre il suo contributo all'itinerario che la Chiesa universale è chiamata a realizzare nell'Anno della fede. I pastori delle Chiese Cattoliche della regione, citando l'Esortazione post-sinodale di Benedetto XVI “Ecclesia in Medio Oriente”, ricordano a tutti che "l’esempio della prima comunità di Gerusalemme può servire da modello per rinnovare l’attuale comunità cristiana". L'Anno della fede, sottolinea in apertura la Lettera pastorale, assume una connotazione propria nella terra che “è stata la geografia di questa storia di fede”, da cui si è levata “la grande nube di testimoni della fede che popolano le Sacre Scritture” e dove a Pentecoste nacque la Chiesa stessa. “La Chiesa Madre di Gerusalemme, custode della fede degli Apostoli - scrivono i vescovi di Terra Santa - è la nostra Chiesa e continua a donare ancora modelli di fede fino ad oggi: la Beata Maryam Bawardi, la Beata Marie-Alphonsine, il Venerabile Samaan Sruji”. La Lettera non nasconde i travagli in cui le Chiese locali sono chiamate a vivere l'Anno della fede. “La nostra terra - scrivono i vescovi - continua ad essere lacerata dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’occupazione e dall’insicurezza. Molti sono rinchiusi dietro muri e check points, altri languono nelle carceri, soffrono discriminazione, piangono i loro cari, anelano ai propri familiari ai quali non possono essere riuniti, vivono nella paura e nell’ansia”. Anche le rivolte che stanno scuotendo l'intera regione hanno tratti enigmatici: “Intorno a noi - riconoscono i vescovi - si sta come sgretolando un mondo conosciuto e dittatori potenti vengono destituiti. Il futuro appare incerto quando correnti sotterranee, in passato trattenute, si scatenano. Molti dei nostri fratelli e sorelle nella fede hanno scelto di emigrare lasciando le nostre comunità ancora più povere e fragili”. In uno scenario che “a volte appare minaccioso”, i vescovi mediorientali riconoscono che la fede stessa può essere tentata dalla disperazione. Eppure proprio i tempi difficili rendono ancora più evidente che la fede non è questione di sforzo, ma è un dono gratuito del Signore. “La fede che cerchiamo è una grazia, e così preghiamo che il nostro Signore risorto possa veramente aumentare la nostra fede e renderci Suoi testimoni gioiosi e pieni di speranza...Dobbiamo ricercare la grazia di Dio in mezzo a tutti questi eventi, anche dove c’è la morte, il sangue, l’emigrazione forzata e la persecuzione”. Solo con l'aiuto della grazia i cristiani del Medio Oriente potranno discernere quale sia il loro ruolo in questa tempesta che infuria intorno a loro. Per domandare il dono della fede, i vescovi suggeriscono di coltivare i gesti ordinari della vita cristiana: l'assiduità nell'avvicinarsi ai sacramenti, la partecipazione alla Messa e alle celebrazioni inter-rituali, l'attenzione al catechismo, la pratica del pellegrinaggio e la preghiera presso i Luoghi Santi.

Fides

Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa: Lettera pastorale per l’Anno della fede