mercoledì 30 novembre 2011

Il Papa: l'annuncio della novità cristiana ha bisogno di persone che con coerenza di vita manifestano l’assoluto primato dell’Amore su altre istanze

Messaggio di Benedetto XVI al card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in occasione della XVI Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie che si svolge sul tema “Testimonianze e Testimoni. I martyria e i campioni della fede”.
Un’occasione per riflettere su “la storicità del cristianesimo, il suo intrecciarsi continuamente con la storia per trasformarla in profondità grazie al lievito del Vangelo e della santità vissuta e testimoniata”. “La ricerca storica, e soprattutto quella archeologica, mirano a indagare sempre più accuratamente e con strumenti di ricerca quanto mai sofisticati – ha sottolineato il Papa – le memorie, le testimonianze del passato; tra queste rivestono, per noi, un particolare interesse quelle delle antiche comunità cristiane”. “Ma la tecnologia, pur utilissima, da sola – ha aggiunto - non basta. Sono necessarie, innanzitutto, una reale competenza dei ricercatori, maturata attraverso studi approfonditi e tirocini faticosi, e la loro passione autentica per la ricerca, motivata proprio dall’interesse per l’esperienza umana, e quindi anche religiosa, che si cela e poi si rivela attraverso le testimonianze materiali”. “Se questo può valere per ogni indagine archeologica, a maggior ragione – ha precisato il Pontefice – vale quando si studiano i monumenti cristiani, e particolarmente i martyria, le testimonianze archeologiche e monumentali che attestano il culto della comunità cristiana per un campione della fede, per un martire”. Benedetto XVI ha quindi citato, “tra i tanti siti archeologici in cui emergono i segni della presenza cristiana”, la Terra Santa, territorio “già fortemente segnato dalla presenza del popolo di Israele”, che “diviene anche l’ambito per eccellenza in cui ricercare i segni della presenza storica di Cristo e della prima comunità dei suoi discepoli”. A tal proposito, il Santo Padre ha lodato l’opera archeologica svolta da “padre Bagatti, padre Corbo e il compianto padre Piccirillo”, che “ha portato a notevolissime scoperte e acquisizioni”. Altro “polo strategico dell’indagine archeologica” è Roma: qui, “ma anche in molte altre località dove il cristianesimo si diffuse già nei primi secoli della nostra era, si possono ancor oggi ammirare e studiare numerosi elementi monumentali” che attestano “non solo una generica presenza cristiana, ma soprattutto una forte testimonianza dei cristiani”. “I numerosissimi interventi monumentali e artistici dedicati ai martiri", ha proseguito Papa Benedetto, "scaturiscono da una convinzione sempre presente nella comunità cristiana, di ieri come di oggi: il Vangelo parla al cuore dell’uomo e si comunica soprattutto attraverso la testimonianza viva dei credenti”. “L’annuncio della novità cristiana, della bellezza della fede in Cristo ha bisogno di persone che, con la propria coerenza di vita, con la propria fedeltà, testimoniata se necessario fino al dono di se stessi, manifestano l’assoluto primato dell’Amore su ogni altra istanza. “Se osserviamo con attenzione l’esempio dei martiri, dei coraggiosi testimoni dell’antichità cristiana, come anche dei numerosissimi testimoni dei nostri tempi – scrive ancora Benedetto XVI - ci accorgiamo che sono persone profondamente libere, libere da compromessi e da legami egoistici, consapevoli dell’importanza e della bellezza della loro vita, e proprio per questo capaci di amare Dio e i fratelli in maniera eroica, tracciando la misura alta della santità cristiana. I campioni della fede, lungi dal rappresentare un modello conflittuale col mondo e con le realtà umane, annunciano e testimoniano, al contrario, l’amore ricco di misericordia e di condiscendenza di Dio Padre che in Cristo Crocifisso, il ‘testimone fedele’, è entrato nella nostra storia e nella nostra umanità, non per avversarla o sottometterla ma per trasformarla profondamente e renderla così nuovamente capace di corrispondere pienamente al suo disegno di amore. Anche oggi la Chiesa - afferma il Papa - se vuole efficacemente parlare al mondo, se vuole continuare ad annunciare fedelmente il Vangelo e far sentire la sua presenza amichevole agli uomini e alle donne che vivono la loro esistenza sentendosi ‘pellegrini della verità e della pace’, deve farsi, anche nei contesti apparentemente più difficili o indifferenti all’annuncio evangelico, testimone della credibilità della fede, deve cioè saper offrire testimonianze concrete e profetiche attraverso segni efficaci e trasparenti di coerenza, di fedeltà e di amore appassionato e incondizionato a Cristo, non disgiunto da un’autentica carità, dall’amore per il prossimo. Ieri come oggi, il sangue dei martiri, la loro tangibile ed eloquente testimonianza, tocca il cuore dell’uomo e lo rende fecondo, capace di far germogliare in sé una vita nuova, di accogliere la vita del Risorto per portare risurrezione e speranza al mondo che lo circonda”. Da ultimo, il Papa ha assegnato il Premio delle Pontificie Accademie, “per incoraggiare quanti vogliono offrire il loro contributo alla promozione e alla realizzazione di un nuovo umanesimo cristiano”, ex aequo allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e a Daria Mastrorilli, mentre è stata attribuita a Cecilia Proverbio la Medaglia del Pontificato.

SIR, Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELLA XVI SEDUTA PUBBLICA DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE

Lombardi: un nuovo vescovo in Cina in comunione con il Papa è certamente positivo. Si aggrava posizione del vescovo illegittimo che ha partecipato

E' "certamente positivo" il fatto che il vescovo coadiutore di Yibin, in Cina, Luo Xuegang, ordinato oggi nel Sichuan, sia "in comunione con il Papa": è il commento del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che, però, ha rilevato come uno dei presuli ordinanti, Lei Shiyin, sia un vescovo illegittimo e "la recidività della sua disobbedienza alle norme della Chiesa purtroppo aggrava la sua posizione canonica". "Ho saputo dai mass media che stamattina ha avuto luogo l'ordinazione del rev. Pietro Luo Xuegang come vescovo coadiutore della diocesi di Yibin nel Sichuan", ha dichiarato il gesuita in risposta ai giornalisti. "Il consacrante principale è stato l'anziano vescovo diocesano, Mons. Giovanni Chen Shizhong. Tutti i consacranti sono vescovi in comunione con il Santo Padre, eccetto Lei Shiyin di Leshan. Dopo le tre recenti ordinazioni episcopali senza il mandato pontificio, il fatto di avere un nuovo Presule che è in comunione con il Papa e con tutti i vescovi cattolici del mondo è certamente positivo. Ciò sarà apprezzato non soltanto dai vescovi e dai fedeli cinesi, ma anche nella Chiesa universale. Invece la partecipazione del Vescovo illegittimo, che - com'è noto - si trova nella condizione canonica di una persona scomunicata, non va nella stessa direzione e suscita disapprovazione e sconcerto da parte dei fedeli, tanto più perché risulta che egli ha preso parte come vescovo consacrante e ha concelebrato l'Eucaristia. La recidività della sua disobbedienza alle norme della Chiesa purtroppo aggrava la sua posizione canonica. In situazioni ordinarie la presenza del vescovo Lei Shiyin avrebbe dovuto essere esclusa assolutamente e comporterebbe delle conseguenze canoniche per gli altri vescovi partecipanti. Nella presente circostanza è probabile che questi ultimi non abbiano potuto impedirla senza gravi inconvenienti. In ogni caso - ha concluso Lombardi - la Santa Sede potrà valutare meglio la questione quando riceverà più ampie ed approfondite informazioni".

TMNews

Ordinazione episcopale in Cina. La risposta di padre Lombardi ai giornalisti

Effetti e numeri di un evento straordinario: dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid un impatto economico in Spagna di 354,3 milioni di euro

La XXVI Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid ha portato un impatto economico in Spagna di 354,3 milioni di euro secondo uno studio condotto da PwC. Lo si legge nel rapporto presentato, oggi, nell’ultima conferenza stampa sulla GMG, a Madrid. Dai dati del rapporto emerge che i partecipanti stranieri hanno lasciato in Spagna oltre 147 milioni di euro per le spese sostenute durante il loro soggiorno nella settimana della GMG, dal 16 al 21 agosto. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù hanno partecipato ai suoi molteplici eventi tra 1,3 e 1,5 milioni di persone, secondo le fonti ufficiali. Di questi più di 470.000 persone provenivano da 189 Paesi. Hanno partecipato anche 840 vescovi e cardinali, e si sono accreditati 4.935 giornalisti per l’evento. Dei 354,3 milioni di euro che ha percepito il Paese nel suo complesso come conseguenza dell’attività della GMG e del programma previo dei Giorni nelle diocesi, ai quali hanno partecipato circa 120.000 giovani in oltre 70 città spagnole, la Comunità di Madrid è stata la più beneficiata con un impatto economico di 231,5 milioni di euro, il che significa il 90% del totale. L’attività dell’organizzazione ha avuto un impatto diretto di oltre 50 milioni di euro, cifra della spesa fatta per rendere la GMG di Madrid una realtà. Il settore più beneficiato è stato quello dell’ospitalità, con oltre 25 milioni di euro, le costruzioni, 10 milioni, materiale elettronico, 5 milioni, e confezioni e stampa, 5 milioni. Considerata l’attività economica prodotta, si stima che, solo per quanto riguarda l’Iva, lo Stato ha incassato almeno 28,3 milioni di euro. La GMG non ha rappresentato solo più soldi incassati, ma anche nuovi posti di lavoro. I settori più beneficiati per l’aumento dell’attività economica intorno alla GMG sono stati l’ospitalità, il commercio al dettaglio e il trasporto terrestre. In particolare, la GMG ha permesso la creazione di 4.589 impieghi, 2.894 dei quali nella Comunità di Madrid. Il settore dell’ospitalità ha anche incrementato la sua attività. L’occupazione alberghiera è cresciuta di 12,1 punti percentuali nella Comunità di Madrid e di 2,8 in tutta la Spagna. I pernottamenti sono aumentati del 29% a Madrid e del 6,2% nel resto del Paese, grazie ai partecipanti alla GMG che hanno alloggiato in sistemazioni alberghiere. Gli effetti della GMG si registrano anche a medio e lungo termine in Spagna come una esperienza “molto positiva”, per il 90% dei partecipanti. Il 78,2% dei pellegrini stranieri non avevano mai visitato la Spagna prima della GMG. Dopo la partecipazione a questo evento l’89,6% ha manifestato la sua intenzione di tornare in Spagna in futuro.

SIR

Il Consiglio per la salvaguardia dei bambini pubblica sei Rapporti su altrettante diocesi dell'Irlanda sulle pratiche per prevenire i casi di abusi

Oggi in Irlanda il Consiglio nazionale per la salvaguardia dei bambini nella Chiesa Cattolica ha pubblicato 6 Rapporti relativi ad altrettante diocesi irlandesi in cui si esaminano le pratiche messe a punto per prevenire i casi di abuso, ridefinisce le accuse e valuta come sono state trattate, intervista le persone-chiave delle inchieste, e soprattutto pubblica una serie di raccomandazioni perché l’impegno per la salvaguardia e la protezione dei minori sia sempre ai massimi livelli. Le diocesi interessate sono quelle di Ardagh e Clonmacnois, Derry, Dromore, Kilmore, Raphoe e Tuam che oggi mettono in rete i singoli Rapporti accompagnati dai comunicati dei loro vescovi. Con una nota più positiva, comunque, i sei rapporti confermano che mentre in passato queste diocesi erano spesso più preoccupate a proteggere l’immagine della Chiesa Cattolica e a tutelare i preti dalle accuse piuttosto che a interessarsi dei bambini vittime di abusi, oggi queste stesse diocesi hanno attuato procedure serie ed efficaci per la tutela dei minori. I vescovi di queste diocesi hanno invitato l’agenzia ad esaminare le procedure passate e quelle presenti attuate nelle loro rispettive diocesi. Inoltre, essi hanno reso disponibile la documentazione relativa alle accuse di abuso passate, anche se i rapporti non riportano i dettagli degli abusi allo stesso modo dei rapporti giudiziari precedenti. Mentre i rapporti offrono l’importante e necessaria conferma che la Chiesa d’Irlanda si trova ora sulla giusta strada, essi hanno tuttavia fornito la prova evidente che i vescovi nei decenni passati cercavano di proteggere sia i preti che compivano gli abusi che il buon nome della Chiesa, senza riconoscere la salvaguardia dei minori come priorità assoluta. Ciò è stato particolarmente evidente nel caso della diocesi di Raphoe, che ricopre la maggior parte della contea di Donegal, nel nord dell’isola. Qui, rivelano i rapporti, la polizia ha ricevuto 52 accuse di abuso da parte di 14 preti tra il gennaio 1975 e l’agosto 2010. Otto di loro sono stati allontanati, mentre quattro sono stati dichiarati colpevoli di aver compiuto reati sui minori. "É evidente che sono stati compiuti gravi errori di giudizio da parte dei vescovi che si sono trovati a far fronte alle accuse di violenze sui minori all'interno delle loro diocesi" afferma il rapporto di Raphoe. Si aggiunge anche che “si è dato troppo rilievo alla situazione dei preti accusati” e “troppa poca importanza ai bisogni dei querelanti”, mentre sarebbe stata necessaria una maggiore attenzione “per garantire rapide azioni preventive al manifestarsi dei problemi". Secondo il rapporto di Raphoe, i casi di abuso sono stati riferiti al Vaticano solo quando i preti sono stati perseguiti penalmente o quando le diocesi ne hanno chiesto l’espulsione. Il rapporto della diocesi di Derry rivela che sono state effettuate 31 accuse di abuso contro 23 preti, ad oggi 16 deceduti, e afferma che anche in situazioni dove le “preoccupazioni erano fondate”, i preti “non sono stati affrontati con decisione o trattati in maniera adeguata" e i problemi sono stati spesso risolti con il loro trasferimento altrove. Ian Elliott, il direttore dell’agenzia della Chiesa per la salvaguardia dei bambini, membro della Chiesa d’Irlanda e non cattolico, ha rivelato che dal 1975 le sei diocesi, chi più e chi meno, hanno protetto i preti autori di abusi dalle accuse. Ma in anni recenti, ha affermato, la situazione è cambiata. I vescovi hanno iniziato a informare la polizia e le autorità sanitarie irlandesi con sollecitudine e in maniera esauriente. Tuttavia, ha affermato, l’agenzia ha scoperto che in molti casi di abuso, i vescovi non si occupavano di informare la Congregazione Vaticana per la Dottrina della Fede, pur essendone obbligati dal 2001.“Ogni accusa – commenta il vescovo di Kilmore, mons. Leo O’Reilly – rappresenta una persona che ha sofferto e i miei pensieri oggi vanno alle vittime degli abusi. Sono consapevole che la pubblicazione di questo e di altri Rapporti del Child Safeguarding possono riaprire oggi ferite dolorose a coloro che hanno sofferto abusi per mano di sacerdoti. Ancora una volta chiedo loro persone, esprimo la mia rabbia e il mio profondo dolore a coloro che hanno sperimentato il tradimento di chi avrebbe dovuto portar loro l’amore di Cristo e la sua compassione”. I vescovi irlandesi esprimono quindi la loro “gratitudine” e il loro ringraziamento a tutti coloro che lavorano nel Consiglio Nazionale. “Il Rapporto – scrive l’arcivescovo Michael Neary di Tuam – dimostra quanto forti siano le procedure messe in atto per garantire la sicurezza dei bambini”. “Voglio – scrive dal canto suo l’arcivescovo di Dromore, mons. John McAreavey – ringraziare il personale del National Board per la professionalità con cui sta portando avanti questa verifica. Sottomettere ognuno e ogni diocesi allo scrutinio di un organo indipendente non è facile. Il National Board ha portato avanti il suo lavoro, aiutandoci a riconoscere sia le nostre forze che le nostre debolezze. Il Rapporto finale contiene anche una serie di raccomandazione che ci aiutano a migliorare”. Il vescovo della diocesi di Raphoe ammette: “Fu data scarsa enfasi ai bisogni delle vittime che sono stati spesso non riconosciuti con il vano tentativo di proteggere la reputazione della Chiesa. Ci sono stati frequenti casi di ritardi e addirittura di non accettazione delle denunce e delle lamentele circa abusi sessuali suo minori”. Nell’offrire la sua “umile scusa” il vescovo promette: “La speranza è che quei gravissimi errori non si ripetano mai più”. E in tutti i comunicati, il vescovi ricordano il numero verde attivato sia in Irlanda che in Inghilterra e Irlanda del Nord al quale rivolgersi per chiedere servizi ai sostegno e supporto in caso di abuso. Con la diffusione dei rapporti relativi a queste sei diocesi e la precedente pubblicazione dei Rapporti giudiziari sull’arcidiocesi di Dublino e sulle diocesi di Cloyne e Ferns, 9 diocesi irlandesi su un totale di 26 sono state esaminate fino ad oggi. Ian Elliot spera che entro i prossimi due anni la sua agenzia riuscirà a completare le verifiche su tutte le diocesi irlandesi, le case religiose e le altre istituzioni cattoliche, per poter presentare alla Chiesa Cattolica e alla popolazione irlandese un quadro veritiero della situazione.

SIR, Vatican Insider

Padre Lombardi: dal Papa un sorriso divertito per la denuncia per il non uso della cintura in Papamobile. Grati per l’affettuosa preoccupazione...

Da quando la stampa tedesca, diversi giorni fa, parlò di un zelante cittadino che aveva denunciato il Papa perché nel corso della suo viaggio apostolico in Germania “era stato visto girare nella Papamobile senza cintura di sicurezza”, la notizia è stata amplificata e ripresa abbondantemente in tutte le lingue. Tuttora sul web diverse testate ne parlano. Alle domande sulla vicenda indirizzate al portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il gesuita ha risposto con simpatia: “La notizia che il Papa è stato denunciato per non aver usato la cintura di sicurezza sul Papamobile durante il viaggio in Germania continua naturalmente a suscitare curiosità e soprattutto sorrisi divertiti, a cominciare dal Papa stesso. Come tutti sappiamo il Papamobile non fa di solito lunghi percorsi a velocità sostenuta, né corre generalmente molti rischi di scontrarsi con mezzi che gli taglino la strada o compaiano all’improvviso sul suo itinerario. Il Papa - ha continuato padre Lombardi - si volta continuamente a destra e a sinistra per salutare e benedire i fedeli. Non raramente si alza e riceve fra le mani piccoli bimbi da benedire, per la gioia dei loro genitori, dei presenti e degli spettatori della TV. Tutti gesti che suppongono una certa libertà e naturalezza di movimento…Siamo certamente grati - ha concluso il direttore della Sala Stampa vaticana - per l’affettuosa preoccupazione per la sicurezza del Papa…oppure qualcuno dei suoi connazionali non brilla per elasticità nell’interpretazione del senso delle norme?"

Il Sismografo

Il Papa: futuro della evangelizzazione dipende dalla testimonianza dell’unità data dalla Chiesa e dalla qualità della carità, come ha insegnato Gesù

“Continuo ad avere ben vivo nel cuore il ricordo nel nostro ultimo incontro, quando ci siamo radunati insieme come pellegrini di pace nella città di Assisi, per riflettere sul profondo rapporto che unisce la sincera ricerca di Dio e della verità e quello della pace e della giustizia nel mondo”. Sono le parole introduttive di Benedetto XVI nel messaggio a Sua Santità Bartolomeo I (foto) per la solennità di Sant’Andrea, Patrono del Patriarcato Eumenico di Costantinopoli. Un testo ricco di attestazioni di amicizia fraterna, ma anche di riflessioni di stretta attualità. “Le circostanze attuali, siano esse culturali, sociali, economiche, politiche o ecologiche pongono di fronte cattolici ed ortodossi esattamente alla stessa sfida” e cioè, rileva il Papa, quella di annunciare con forza rinnovata il Vangelo “in molte delle zone che, per prime, hanno ricevuto la luce e che oggi soffrono gli effetti di una secolarizzazione che impoverisce l'uomo nella sua dimensione più profonda”. E data “l’urgenza di questo compito”, soggiunge Benedetto XVI, “abbiamo il dovere di offrire a tutta l’umanità l’immagine di persone che hanno acquisito una maturità della fede capace di unire, nonostante le tensioni umane, attraverso la ricerca comune della verità, nella consapevolezza che il futuro dell'evangelizzazione dipende dalla testimonianza di unità data dalla Chiesa e dalla qualità della carità, come ci ha insegnato il Signore nella preghiera che ci ha lasciato: ‘Che tutti siano uno, affinché il mondo creda’”. “Mi dà grande conforto”, scrive in proposito il Papa nel messaggio, constatare come “la Santità Vostra” abbia in questi 20 anni “sempre avuto a cuore la questione della testimonianza del Chiesa e della sua santità nel mondo contemporaneo”. “Le mie preghiere e quelle di tutti i fratelli e sorelle cattolici – scrive ancora Benedetto XVI – accompagnano le vostre nell’invocare da Dio...la pace nel mondo, la prosperità per la Chiesa e l'unità di tutti i credenti in Cristo”. E conclude: che il Signore “ci doni di progredire sulla via della pace e della riconciliazione”.
Nel quadro del tradizionale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, guida la delegazione della Santa Sede per la Festa del Patriarcato Ecumenico. Quest’anno le celebrazioni hanno un carattere particolarmente festivo ricorrendo il XX anniversario della elezione di Sua Santità Bartolomeo I quale arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico. Il card. Koch è accompagnato dal vescovo Brian Farrell, segretario del dicastero, e da don Andrea Palmieri, officiale della Sezione Orientale del medesimo dicastero. Ad Istanbul, si è unito alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello. La delegazione della Santa Sede ha preso parte alla solenne Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar, ed ha avuto un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa Cattolica. Il card. Koch ha consegnato al Patriarca Ecumenico il messaggio autografo del Santo Padre, di cui ha dato pubblica lettura alla conclusione della Divina Liturgia, accompagnato da un dono. Il cardinale ha inoltre incontrato i rappresentanti della comunità cattolica locale e si è intrattenuto in una conversazione sull’ecumenismo con i religiosi e le religiose presenti in quella città.

Radio Vaticana

Messaggio a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico, per la Festa di Sant'Andrea (24 novembre 2011)

Benedetto XVI incontra i rappresentanti dell'Osservatorio Permanente Giovani-Editori: far crescere nei giovani spirito critico e senso civico

Il presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani–Editori Andrea Ceccherini, accompagnato dai componenti dell’ufficio di presidenza Giancarlo Cerutti, presidente de Il Sole 24 Ore, Andrea Riffeser Monti, Ad della Poligrafici Editoriale, Cesare Romiti e da Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri), è stato ricevuto questa mattina, in udienza privata, dal Papa Benedetto XVI, in Vaticano. Nel corso dell’udienza, dedicata a celebrare i dieci anni di attività dell’Osservatorio, il Santo Padre ha incoraggiato il presidente e l’organizzazione a continuare nella meritoria opera tesa a educare le nuove generazioni a leggere più quotidiani a confronto, per far crescere in loro quello spirito critico e quel senso civico che li renderà cittadini più indipendenti e più liberi, protagonisti di una democrazia più forte. In particolare, Papa Benedetto XVI si è soffermato sul valore civile e sociale del progetto “Il Quotidiano in Classe”, cui ha espresso grandeapprezzamento. Al progetto, sostenuto da 17 testate giornalistiche (Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino, L’Unione Sarda, Adige, Il Tempo, Gazzetta del Sud, L’Arena, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi, La Stampa, Gazzetta di Parma, Il Gazzettino, Gazzetta dello Sport e L’Osservatore Romano) e da 33 fondazioni d’origine bancaria, partecipano, in questo anno scolastico, 2.001.080 di studenti, grazie al lavoro generoso e appassionato di 43.859 insegnanti delle scuole secondarie superiori. Al termine dell’udienza, su invito del presidente Andrea Ceccherini, Papa Benedetto XVI ha dispensato una particolare benedizione al lavoro dell’Osservatorio e ai suoi collaboratori.

Italpress

Il Papa: riscoprire, nel clima spirituale dell’Avvento, l’intimità con Cristo. La riconoscenza ai pasticceri italiani per i panettoni per la carità

Al momento dei saluti ai pellegrini presenti all'Udienza generale, parlando in lingua francese, il Papa ha salutato i fedeli della diocesi di Belley-Ars, venuti in Vaticano per regalare alla Basilica Vaticana un ritratto di San Giovanni Maria Vianney, a ricordo dell’Anno Sacerdotale. "Ora sarà collocato in mododa essere visibile ai sacerdotiche celebreranno la Messa" dice il cardinalearciprete Angelo Comastri. Salutando i fedeli di lingua italiana, il Papa ha rivolto uno speciale saluto ai rappresentanti della Federazione Italiana Panificatori e Pasticceri, esprimendo la sua “viva riconoscenza per il gradito dono dei panettoni destinati alle opere di carità del Papa”. È ai detenuti di Rebibbia, tra i quali si recherà il 18 dicembre, che il Papa ha destinato i milletrecento panettoni che gli hanno consegnato. Il Santo Padre ha inoltre esortato i giovani a “riscoprire, nel clima spirituale dell’Avvento, l’intimità con Cristo", e i malati a “trascorrere questo periodo di attesa e di preghiera più intensa offrendo al Signore che viene le vostre sofferenze per la salvezza del mondo”. Infine, come di consueto, gli sposi novelli, invitati ad “essere costruttori di famiglie cristiane autentiche, ispirandovi al modello della Santa Famiglia di Nazaret”.

Radio Vaticana, SIR

Benedetto XVI: incoraggiare le iniziative politiche e legislative promosse in un numero crescente di Paesi per eliminare la pena di morte



Al termine dell'Udienza generale di questa mattina, Papa Benedetto XVI si è rivolto in inglese ai partecipanti al Convegno della Comunità di Sant'Egidio sull'eliminazione della pena di morte. ''Saluto le distinte delegazioni da vari Paesi partecipanti alla riunione promossa dalla Comunità di Sant'Egidio sul tema: 'Non c'è giustizia senza vita''', ha detto il Pontefice. Il Papa ha quindi voluto auspicare che ''le vostre deliberazioni possano incoraggiare le iniziative politiche e legislative promosse in un numero crescente di Paesi per eliminare la pena di morte e continuare i progressi sostanziali realizzati in conformità con il diritto penale sia in favore della dignità umana dei prigionieri sia anche del mantenimento efficace dell'ordine pubblico''. L’iniziativa è stata promossa per il sesto anno consecutivo: un convegno internazionale con ministri e vice ministri della giustizia. "Questa convocazione - spiega don Marco Gnavi - ha segnato in maniera decisiva l’iter legislativo, politico, culturale di numerosi fra i Paesi aderenti, conducendo in numerosi casi alla formulazione 'de iure' dell'abolizione della pena capitale".

Asca, L'Osservatore Romano

Il Papa: cristiani siano testimoni di preghiera in un mondo spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza, aprano finestre verso il Cielo di Dio

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Papa ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, nell’ambito del ciclo sulla preghiera iniziato lo scorso 4 maggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha incentrato oggi la meditazione sulla preghiera nella vita di Gesù.
"Nelle ultime catechesi abbiamo riflettuto su alcuni esempi di preghiera nell'Antico Testamento, oggi iniziamo a guardare a Gesù, alla sua preghiera, che attraversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l'esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre", ha esordito il Papa. “Particolarmente significativo” del cammino di Gesù è quanto accade dopo il battesimo nel Giordano, quando “entra in una preghiera personalissima e prolungata”. Il battesimo al quale Giovanni Battista invitava era un “un forte appello a vivere veramente come figli di Abramo, convertendosi al bene”, “sottoporsi al battesimo doveva segnare una svolta determinante, lasciare una condotta legata al peccato ed iniziare una vita nuova. Anche Gesù accoglie tale invito”, ma sorge in noi la domanda sul perché Gesù che “non aveva peccati” si sottopone a questo battesimo “di penitenza e di conversione”. Con quel gesto, ha spiegato il Papa, “Gesù, senza peccato, rende visibile la sua solidarietà con coloro che riconoscono i propri peccati, scelgono di pentirsi e di cambiare vita; fa comprendere che essere parte del popolo di Dio vuol dire entrare in un’ottica di novità di vita, di vita secondo Dio”. "In questo gesto Gesù anticipa la croce, dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori, assumendo sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, adempiendo la volontà del Padre”. E, dopo il battesimo, raccogliendosi in preghiera, “mostra l’intimo legame con il Padre che è nei Cieli, sperimenta la sua paternità, coglie la bellezza esigente del suo amore, e nel colloquio con Lui riceve la conferma della sua missione”. Nelle parole che risuonano dal Cielo “Il Figlio mio, l’amato”, “vi è il rimando anticipato al mistero pasquale, alla croce e alla risurrezione”. “L’insegnamento di Gesù sulla preghiera viene certo dal suo modo di pregare acquisito in famiglia, ma ha la sua origine profonda ed essenziale nel suo essere il Figlio di Dio, nel suo rapporto unico con Dio Padre” e nei Vangeli “le ambientazioni della preghiera di Gesù si collocano sempre all'incrocio tra l’inserimento nella tradizione del suo popolo e la novità di una relazione personale unica con Dio”. “Al tempo stesso, segnano momenti di particolare importanza per Gesù, che consapevolmente si inserisce in questo piano, fedele pienamente alla volontà del Padre”. “Anche nella nostra preghiera – ha affermato il Papa – dobbiamo imparare sempre di più a entrare nella storia di salvezza di cui Gesù è il vertice, a rinnovare la decisione personale di fare la sua volontà, a chiedere con forza di fare la sua volontà in tutta la vita, in fedeltà al progetto personale di Dio per noi”. Il Pontefice ha sottolineato come "la preghiera di Gesù tocca tutte le fasi del suo ministero e tutte le sue giornate. Le fatiche non la bloccano. I Vangeli, anzi, lasciano trasparire una consuetudine di Gesù a trascorrere in preghiera parte della notte". “Quando le decisioni si fanno urgenti e complesse – ha fatto notare il Pontefice – la sua preghiera diventa più prolungata e intensa”. "Guardando alla preghiera di Gesù, deve sorgere in noi una domanda: come preghiamo noi? Quale tempo dedichiamo al rapporto con Dio? Si fa oggi una sufficiente educazione e formazione alla preghiera? E chi può esserne maestro?", si è domandato il Papa. Tra le forme di preghiera, Benedetto XVI ha citato “l’importanza della lettura orante della Sacra Scrittura”, e dunque di quella “forma specifica” di preghiera che è la “lectio divina”: "Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un’arte che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra”. “Oggi i cristiani sono chiamati ad essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all’orizzonte divino e alla speranza che porta all’incontro con Dio”. L’auspicio di Benedetto XVI è che i cristiani possano “aprire finestre verso il cielo di Dio, per aiutare altri” a percorrere la strada della preghiera poiché “anche per la preghiera vale il fatto che camminando si aprono cammini”. “Educhiamoci ad un rapporto con Dio intenso – le parole conclusive del Papa – ad una preghiera non saltuaria ma costante, piena di fiducia, capace di illuminare la nostra vita”, in modo da “poter comunicare alle persone che ci stanno vicino e a chi incontriamo sulla nostra strada la gioia dell’incontro con il Signore, luce per la nostra esistenza”.

TMNews, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Scritto poco conosciuto del card. Ratzinger del 1998: pastorale del matrimonio deve fondarsi sulla verità, l'indissolubità non è scelta della Chiesa

Durante il viaggio di Papa Benedetto XVI in Germania lo scorso settembre, uno degli argomenti di cui si parlava e sparlava di più nei corridoi delle sale stampa era quello dei divorziati risposati. Tema scottante comunque in molte società occidentali dove la confusione tra diritto civile e diritto canonico si intreccia con una scarsa conoscenza del Magistero e del Vangelo. Interessante a questo punto la scelta della Congregazione per la Dottrina della Fede di rivedere le traduzioni di uno dei testi più chiari ed espliciti sull’argomento firmato dal card. Joseph Ratzinger nel 1998. Partiamo dalla conclusione: “Per quanto riguarda la posizione del Magistero sul problema dei fedeli divorziati risposati, si deve inoltre sottolineare che i recenti documenti della Chiesa uniscono in modo molto equilibrato le esigenze della verità con quelle della carità. Se in passato nella presentazione della verità talvolta la carità forse non risplendeva abbastanza, oggi è invece grande il pericolo di tacere o di compromettere la verità in nome della carità. Certamente la parola della verità può far male ed essere scomoda. Ma è la via verso la guarigione, verso la pace, verso la libertà interiore. Una pastorale, che voglia veramente aiutare le persone, deve sempre fondarsi sulla verità. Solo ciò che è vero può in definitiva essere anche pastorale. 'Allora conoscerete la verità e la verità vi farà liberi' (Gv 8,32)”. C’è già tutto dentro. Ma il testo è ben articolato è si basa su dei concetti semplici. La indissolubilità del matrimonio sacramentale non è frutto della disciplina canonica, ma è volontà esplicita del Signore. E quindi nessuno ne può disporre, nemmeno il Papa. Quello che invece compete alla Chiesa è capire e discernere quando e come si possa parlare di vero “matrimonio sacramentale” e dove invece esista un vizio tale da poter definire una unione “naturale” e non sacramantale. Il testo che L'Osservatore Romano propone nella sua interezza nell’edizione di mercoledì 30 novembre, è una parte dell’introduzione del volume “Sulla pastorale dei divorziati risposati” della collana della Congregazione per la Dottrina della Fede. Un sussidio per i pastori, che offre ai vescovi e ai sacerdoti un aiuto nella difficile questione dell’accompagnamento pastorale dei divorziati risposati. Nella introduzione Joseph Ratzinger descrive il contesto storico della pubblicazione dei documenti sul tema e riassume le principali obiezioni sollevate nei confronti della dottrina e della disciplina in merito, proponendo anche linee di risposta. La obiezione più comune è che “i cristiani in situazioni difficili avrebbero conosciuto già nel tempo apostolico un'applicazione flessibile della parola di Gesù”. Il card. Ratzinger spiega che “la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio deriva dalla fedeltà nei confronti della parola di Gesù... superamento dell'antico ordine della legge nel nuovo ordine della fede e della grazia. Solo così il matrimonio può rendere pienamente giustizia alla vocazione di Dio all'amore ed alla dignità umana e divenire segno dell'alleanza di amore incondizionato di Dio, cioè 'Sacramento'". Altra obiezione è quella legata alla prassi del “matrimonio di penitenza” nelle Chiese Ortodosse che farebbe riferimento all’interpretazione di alcuni Padri. L'allora prefetto chiarisce che: “Esiste un chiaro consenso dei Padri a riguardo dell'indissolubilità del matrimonio. Poiché questa deriva dalla volontà del Signore, la Chiesa non ha nessun potere in proposito”. Inoltre “nella Chiesa del tempo dei Padri i fedeli divorziati risposati non furono mai ammessi ufficialmente alla sacra comunione dopo un tempo di penitenza”. E “sembra anche vero che singoli Padri, ad esempio Leone Magno, cercarono soluzioni 'pastorali' per rari casi limite”. Occidente ed Oriente seguirono storicamente strade diverse. L’Oriente rimase legato maggiormente alle norme civili, mentre in Occidente “fu recuperata grazie alla riforma gregoriana la concezione originaria dei Padri”. L’articolo esamina anche diversi aspetti del diritto canonico con riferimenti precisi ai matrimoni tra battezzati ma non praticanti, tra un cristiano e un pagano, tra non cristiani che in un secondo matrimonio si convertono etc. Un’ampia gamma delle situazioni processuali sulla validità del matrimonio. Alla base di tutto c’è la retta comprensione del Magistero e del Concilio Vaticano II e in particolare della Gaudium et spes. “Il Concilio - si legge nel testo di Joseph Ratzinger - non ha rotto con la concezione tradizionale del matrimonio, ma l'ha sviluppata ulteriormente... Non esiste un matrimonio senza normativa giuridica, che lo inserisce in un insieme globale di società e Chiesa. Se il riordinamento del diritto dopo il Concilio tocca anche l'ambito del matrimonio, allora questo non è tradimento del Concilio, ma esecuzione del suo compito”. C’è la obiezione della “morte del matrimonio” del suo fallimento umano, la teoria della “fine dell’ amore”. Il testo del cardinale è chiaro: “Se la Chiesa accettasse la teoria che un matrimonio è morto, quando i due coniugi non si amano più, allora approverebbe con questo il divorzio e sosterrebbe l'indissolubilità del matrimonio in modo ormai solo verbale, ma non più in modo fattuale. L'opinione, secondo cui il Papa potrebbe eventualmente sciogliere un matrimonio sacramentale consumato, irrimediabilmente fallito, deve pertanto essere qualificata come erronea. Un tale matrimonio non può essere sciolto da nessuno. Gli sposi nella celebrazione nuziale si promettono la fedeltà fino alla morte”. La conclusione si sposta sul piano pastorale ed ecco l’obiezione classica della scarsa attenzione della Chiesa alle “ferite” di chi è escluso dai Sacramenti, alla difficoltà di comprendere i testi del Magistero che sembrano duri e ostici. Spetta ai pastori spiegare e chiarire, “il contenuto essenziale del Magistero ecclesiale in proposito deve però essere mantenuto. Non può essere annacquato per supposti motivi pastorali, perché esso trasmette la verità rivelata. Certamente è difficile rendere comprensibili all'uomo secolarizzato le esigenze del Vangelo. Ma questa difficoltà pastorale non può condurre a compromessi con la verità”.

Angela Ambrogetti, Korazym.org

Da uno scritto poco conosciuto del card. Joseph Ratzinger pubblicato nel 1998: la pastorale del matrimonio deve fondarsi sulla verità

La telefonata di Benedetto XVI al presidente Monti che aveva appena ricevuto l'incarico. Il Papa ha chiesto informazioni e lo ha incoraggiato

Che i rapporti tra la Santa Sede e Silvio Berlusconi si fossero ormai incrinati nell’ultimo anno, lo si era capito da tempo. Ma nessuno sospettava l’attenzione con cui il mondo cattolico e anche il Pontefice seguivano il tentativo di Mario Monti (nella foto con Benedetto XVI). Subito dopo aver ricevuto l’incarico e ancora prima di sciogliere la riserva, infatti, il professore ha ricevuto una telefonata che lo ha sorpreso non poco. Sul cellulare personale del premier in pectore si è prima annunciata la segreteria del Papa e subito dopo c’è stato il colloquio diretto con Benedetto XVI. Una conversazione durata diversi minuti in cui il Santo Padre ha chiesto informazioni precise su come stesse evolvendo la situazione politica e sulle differenze rispetto al precedente esecutivo tecnico guidato nel 1995 da Lamberto Dini. Alla fine il Pontefice ha incoraggiato in maniera decisa il presidente del consiglio incaricato ad andare avanti per formare il nuovo governo. E per voltare pagina rispetto alla stagione berlusconiana.

La Repubblica.it