sabato 8 dicembre 2012

Il Papa: Maria ci dice che, per quanto l'uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, disceso fino agli inferi, per quanto il nostro cuore sia sviato, Dio è sempre 'più grande del nostro cuore'. Il soffio mite della Grazia può disperdere le nubi più nere, può rendere la vita bella e ricca di significato anche nelle situazioni più disumane

"E’ sempre una gioia speciale radunarci qui, in Piazza di Spagna, nella festa di Maria Immacolata. Ritrovarci insieme – romani, pellegrini e visitatori – ai piedi della statua della nostra Madre spirituale, ci fa sentire uniti nel segno della fede. Mi piace sottolinearlo in questo Anno della fede che tutta la Chiesa sta vivendo": con queste parole ha esordito il Papa nel suo discorso, ruotato intorno al Vangelo odierno incentrato sull'Annunciazione. ''L'incontro tra il messaggero divino e la Vergine Immacolata -ha detto il Pontefice- passa del tutto inosservato: nessuno sa, nessuno ne parla''. ''E' un avvenimento- ha aggiunto- che se accadesse ai nostri tempi, non lascerebbe traccia nei giornali e nelle riviste, perché è un mistero che accade nel silenzio. Ciò che è veramente grande passa spesso inosservato e il quieto silenzio si rivela più fecondo del frenetico agitarsi che caratterizza le nostre città, ma che -con le debite proporzioni- si viveva già in città importanti come la Gerusalemme di allora''. ''Quell'attivismo -ha proseguito il Pontefice- che ci rende incapaci di fermarci, di stare tranquilli, di ascoltare il silenzio in cui il Signore fa sentire la sua voce discreta. Maria, quel giorno in cui ricevette l'annuncio dell'Angelo, era tutta raccolta e al tempo stesso aperta all'ascolto di Dio. In lei non c'è ostacolo, non c'è schermo, non c'è nulla che la separi da Dio''. Il significato dell'essere di Maria senza peccato originale è "la sua relazione con Dio è libera da qualsiasi pur minima incrinatura; non c’è separazione, non c’è ombra di egoismo, ma una perfetta sintonia: il suo piccolo cuore umano è perfettamente 'centrato' nel grande cuore di Dio".
Il monumento all'Immacolata, per Benedetto XVI, ''ci ricorda prima di tutto che la voce di Dio non si riconosce nel frastuono e nell'agitazione; il suo disegno sulla nostra vita personale e sociale non si percepisce rimanendo in superficie, ma scendendo ad un livello più profondo, dove le forze che agiscono non sono quelle economiche e politiche, ma quelle morali e spirituali''. “La salvezza del mondo non è opera dell’uomo – della scienza, della tecnica, dell’ideologia – ma viene dalla Grazia”, ha precisato il Papa. Grazia vuol dire “l’Amore nella sua purezza e bellezza, è Dio stesso così come si è rivelato nella storia salvifica narrata nella Bibbia e compiutamente in Gesù Cristo”. Maria, la “piena di grazia”, con questa sua identità “ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita e nella storia del mondo, ci ricorda che la potenza d'amore di Dio è più forte del male, può colmare i vuoti che l'egoismo provoca nella storia delle persone, delle famiglie, delle nazioni e del mondo. Questi vuoti possono diventare degli inferni, dove la vita umana viene come tirata verso il basso e verso il nulla, perde di senso e di luce. I falsi rimedi che il mondo propone per riempire questi vuoti - emblematica è la droga - in realtà allargano la voragine''. Solo “l’amore può salvare da questa caduta, ma non un amore qualsiasi: un amore che abbia in sé la purezza della Grazia - di Dio che trasforma e rinnova - e che così possa immettere nei polmoni intossicati nuovo ossigeno, aria pulita, nuova energia di vita”. ''Maria ci dice che, per quanto l'uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, il quale è disceso fino agli inferi; per quanto il nostro cuore sia sviato, Dio è sempre 'più grande del nostro cuore'. Il soffio mite della Grazia - ha affermato - può disperdere le nubi più nere, può rendere la vita bella e ricca di significato anche nelle situazioni più disumane”.
Maria Immacolata ci parla anche della “gioia autentica che si diffonde nel cuore liberato dal peccato. Il peccato porta con sé una tristezza negativa, che induce a chiudersi in se stessi. La Grazia porta la vera gioia, che non dipende dal possesso delle cose ma è radicata nell’intimo, nel profondo della persona, e che nulla e nessuno possono togliere”. ''Il Cristianesimo è essenzialmente un 'evangelo', una 'lieta notizia', mentre alcuni pensano che sia un ostacolo alla gioia, perchè vedono in esso un insieme di divieti e di regole''. ''In realtà - ha ricordato Papa Ratzinger -, il Cristianesimo è l'annuncio della vittoria della Grazia sul peccato, della vita sulla morte. E se comporta delle rinunce e una disciplina della mente, del cuore e del comportamento è proprio perchè nell'uomo c'è la radice velenosa dell'egoismo, che fa male a se stessi e agli altri. Bisogna dunque imparare a dire no alla voce dell'egoismo e a dire sì a quella dell'amore autentico''. Per il Papa "la gioia di Maria è piena, perché nel suo cuore non c’è ombra di peccato" e "coincide con la presenza di Gesù nella sua vita": "Gesù è la gioia di Maria ed è la gioia della Chiesa di tutti noi. In questo tempo di Avvento, Maria Immacolata ci insegni ad ascoltare la voce di Dio che parla nel silenzio; ad accogliere la sua Grazia, che ci libera dal peccato e da ogni egoismo; per gustare così la vera gioia. Maria, piena di grazia, prega per noi!" ha concluso Benedetto XVI.

Asca, SIR, Adnkronos

ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA - il testo integrale del discorso del Papa
 

In Piazza di Spagna Benedetto XVI presiede l'atto di venerazione all'Immacolata e depone un omaggio floreale ai piedi della statua. Migliaia di fedeli lo accolgono anche nelle vie adiacenti

Nel pomeriggio di oggi, Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato a Piazza di Spagna per il tradizionale atto di venerazione all’Immacolata. Lungo il percorso, il Papa ha compiuto una breve sosta davanti alla Chiesa della Santissima Trinità, dove ha ricevuto l’omaggio dell’Associazione Commercianti Via Condotti. Migliaia le persone radunate nella piazza, nelle strade limitrofe, oltre che sui balconi dell'ambasciata di Spagna e dei palazzi adiacenti per assistere alla cerimonia. La folla, composta soprattutto da famiglie, con bimbi in prima linea, ma anche da tanti giovani, in attesa dell'arrivo del Pontefice, nell'attesa ha recitato il rosario. Ai piedi della colonna tanti malati in carrozzella, che si riparavano sotto le coperte da una tramontana sferzante. Il Papa è stato accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, quindi ha dato inizio con una preghiera all’atto di venerazione all’Immacolata. Dopo la lettura di un brano dall’Apocalisse di San Giovanni apostolo il Pontefice, come tradizione, ha deposto un omaggio floreale ai piedi del monumento mariano voluto da Papa Pio IX per ricordare la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione e commissionato all'architetto Luigi Poletti. Al termine, a bordo della papamobile, ha lasciato piazza Mignanelli accompagnato da un lungo applauso dei fedeli; le sue parole restano come un seme di speranza nel cuore dei fedeli."Non dimenticherò la sua lezione: è un parroco buono che non ci lascia soli", commenta con il rosario in mano Caterina Anderlucci, arrivata dall'Umbria per pregare Maria con il Papa. Nella mattinata, ad aprire il programma di manifestazioni per la festa dell'Immacolata, presentato dalla Basilica dei Santi Apostoli, sono stati anche quest'anno i Vigili del Fuoco che hanno deposto ai piedi della statua una corona e altri serti di fiori dei Vigili Notturni - Metronotte e dei fedeli presenti. Un omaggio che ricorda l'intervento di oltre 200 pompieri necessario per innalzare la colonna nel 1856.

Il Messaggero.it, Adnkronos

Torna a Pompei dopo il restauro il quadro della Madonna del Rosario. I lavori sono stati effettuati nei Musei vaticani. Prima della partenza il Papa si è raccolto in preghiera per alcuni minuti davanti all'immagine

Torna oggi da Roma, completamente rimesso a nuovo, il quadro della Madonna di Pompei (foto), dopo esser stato per due mesi in cura a Roma. L'intervento è stato condotto dai restauratori dei laboratori dei Musei Vaticani, diretti da Antonio Paolucci, secondo il desiderio espresso da Papa Benedetto XVI. Prima della partenza, il Pontefice ha voluto visionare personalmente il dipinto restaurato e s'è raccolto in preghiera alcuni minuti prima di lasciarlo ripartire per Pompei. Il Vaticano ha anche voluto accollarsi interamente le spese di restauro, a testimonianza della vicinanza di Papa Ratzinger con l'amatissima Madonna. Ad accogliere il quadro a Pompei, l'arcivescovo emerito della città, Carlo Liberati, che ha lasciato l'incarico per limiti di età: al suo posto, il Papa ha nominato un mese fa Tommaso Caputo, 62 anni, nunzio apostolico in Libia e Malta che giunse in santuario lo scorso 21 novembre con una visita a sorpresa, accompagnato dal cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe. Era la seconda volta che il quadro lasciava Pompei per essere restaurato: l'ultima volta successe 47 anni fa, in occasione dell'incoronazione della Vergine, officiata da Paolo VI il 23 aprile 1965 nella Basilica di San Pietro, a Roma. All'interno dei laboratori vaticani, l'icona è stata sottoposta a un complesso intervento sia per eliminare i danni dovuti all'apposizione sul quadro di elementi in oro e argento, sia per rinforzare la tela ed eliminare in più punti fenomeni di distacco. Il quadro sarà ora costantemente monitorato.

Antonio Ferrara, La Repubblica.it

Benedetto XVI: vicinanza alle popolazioni delle Filippine colpite da un violento uragano, la fede e la carità fraterna siano la forza per affrontare questa difficile prova. Il saluto ad Azione cattolica, Movimento cristiano lavoratori e Istituzioni sanitarie cattoliche

Dopo la recita dell’Angelus Papa Benedetto XVI ha assicurato la sua “vicinanza alle popolazioni delle Filippine colpite nei giorni scorsi da un violento uragano”. “Prego per le vittime, per le loro famiglie e per i numerosi sfollati. La fede e la carità fraterna siano la forza per affrontare questa difficile prova”, ha dichiarato. Nei saluti in varie lingue, in polacco, il Santo Padre, parlando di Maria Immacolata, ha detto: “Dio stesso l’ha preservata da ogni macchia di peccato e le ha donato la pienezza della grazia per renderla dimora degna del suo Figlio. Oggi glorifichiamo Colei che, rispondendo alla chiamata di Dio, ha dato un perfetto esempio di cooperazione con la grazia”. In italiano, ha benedetto “tutti i soci dell’Azione Cattolica Italiana, che oggi rinnovano la loro adesione e la decisione di rispondere alla chiamata alla santità e alla corresponsabilità con i Pastori nella nuova evangelizzazione”. “Maria vi sostenga e vi accompagni!”, è stato l’auspicio. Poi un saluto in particolare agli aderenti al Movimento cristiano lavoratori e al gruppo di preghiera dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma, nel giorno della Patrona. “Desidero rivolgere l’auspicio che possano trovare soluzione i problemi che affrontano varie Istituzioni sanitarie cattoliche”, ha concluso.

SIR

Il Papa: in Maria è pienamente viva e operante quella relazione con Dio che il peccato spezza. In lei non c’è alcuna opposizione tra Dio e il suo essere, c’è piena comunione, piena intesa, un 'sì' reciproco. Maria è libera dal peccato perché è tutta di Dio, totalmente espropriata per Lui. E’ piena della sua Grazia, del suo Amore

A mezzogiorno di oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. “A tutti voi, buona festa di Maria Immacolata!” ha esordito il Papa . “In questo Anno della fede – ha affermato - vorrei sottolineare che Maria è l’Immacolata per un dono gratuito della grazia di Dio, che ha trovato, però, in Lei perfetta disponibilità e collaborazione”. In questo senso ella è “beata” perché “ha creduto”, perché “ha avuto una fede salda in Dio”. Maria rappresenta quel “resto di Israele”, quella “radice santa che i profeti hanno annunciato”. In lei “trovano accoglienza le promesse dell’antica Alleanza”. In Maria “la parola di Dio trova ascolto, ricezione, risposta, trova quel ‘sì’ che le permette di prendere carne e venire ad abitare in mezzo a noi”. In Maria “l’umanità, la storia si aprono realmente a Dio, accolgono la sua grazia, sono disposte a fare la sua volontà”. Maria, ha sottolineato il Papa, “è espressione genuina della Grazia. Ella rappresenta il nuovo Israele, che le Scritture dell’Antico Testamento descrivono con il simbolo della sposa”. E, ha aggiunto, “San Paolo riprende questo linguaggio nella Lettera agli Efesini là dove parla del matrimonio e dice che ‘Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata’”. I Padri della Chiesa, ha chiarito il Pontefice, “hanno sviluppato questa immagine e così la dottrina dell’Immacolata è nata prima in riferimento alla Chiesa vergine-madre, e successivamente a Maria”. “La luce che promana dalla figura di Maria – ha osservato il Santo Padre - ci aiuta anche a comprendere il vero senso del peccato originale. In Maria, infatti, è pienamente viva e operante quella relazione con Dio che il peccato spezza. In lei non c’è alcuna opposizione tra Dio e il suo essere: c’è piena comunione, piena intesa”. C’è, insomma, “un ‘sì’ reciproco, di Dio a lei e di lei a Dio. Maria è libera dal peccato perché è tutta di Dio, totalmente espropriata per Lui. È piena della sua Grazia, del suo Amore”. In conclusione, ha evidenziato Benedetto XVI, “la dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria esprime la certezza di fede che le promesse di Dio si sono realizzate: che la sua alleanza non fallisce, ma ha prodotto una radice santa, da cui è germogliato il Frutto benedetto di tutto l’universo, Gesù, il Salvatore. L’Immacolata sta a dimostrare che la Grazia è capace di suscitare una risposta, che la fedeltà di Dio sa generare una fede vera e buona”. Poi il Papa ha ricordato che oggi pomeriggio, com’è consuetudine, si recherà in Piazza di Spagna, per l’omaggio a Maria Immacolata. “Seguiamo l’esempio della Madre di Dio, perché anche in noi la grazia del Signore trovi risposta in una fede genuina e feconda”, ha esortato.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
 

Lombardi: il mondo non si salverà a colpi di tweet, ma alcuni milioni di persone potranno sentire anche per questa via il Papa più vicino, dire una parola per loro, una scintilla di saggezza da portare nella mente e nel cuore e da condividere con gli amici di tweet

Il Papa su Twitter raccontato a Radio Vaticana sotto forma di "parabola". A farlo è stato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano: "Il nuovo twittatore - ha detto il religioso - uscì nel continente digitale per twittare. Alcuni abitanti del continente dissero: 'Che ci fa qui questo intruso? In questo campo solo noi sappiamo che cosa e come bisogna twittare!'. E lo presero in giro e gli volsero le spalle. Altri abitanti dissero: 'Interessante e divertente! Vediamo se avrà più followers di altri Vip, attori o calciatorì. E fecero le loro considerazioni sui numeri, ma non pensarono a cosa dicevano i tweet e dopo un po' se ne disinteressarono. Altri dissero: 'Bene. C'è qualcuno che si preoccupa di dirci delle cose che ritiene importanti per ognuno di noi. Staremo attenti per vedere e sentire, e saremo contenti di ritwittare ai nostri amici in ricerca come noi'. E i tweet portarono frutto e si moltiplicarono, per trenta, per sessanta, per cento... Chi ha orecchi per intendere, intenda". Perché su Twitter non valgono le regole della terra. E il Papa, come tutti, ha i suoi 140 caratteri a disposizione per diffondere il Verbo. Così, con il suo racconto in stile evangelico, padre Lombardi ha avviato la settimanale riflessione sull'attività del Papa osservando che a meno di una settimana dall'ingresso di Benedetto XVI su Twitter, non si arresta il boom di contatti sull'account "@Pontifex" e il traguardo del milione di follower sembra sempre più vicino". La gara è cominciata. Secondo padre Lombardi, "140 caratteri, quanti ne contiene un tweet, non sono pochi. La maggior parte dei versetti del Vangelo ne ha di meno; le beatitudini sono molto più brevi". E in ogni caso "un po' di concisione non fa male. Da secoli - infatti - sappiamo che ascoltare una parola di Gesù al mattino e portarla nella mente e nel cuore sostiene il cammino di un giorno o di una vita". Il 12 dicembre il Papa twitterà. Per ora i suoi 73,430 followers (almeno al momento) sono in attesa sulla pagina gialla con foto panoramica sulla città del Vaticano. "Bisogna capire perché questa parola è importante, da dove viene e dove va, in quale contesto di vita trova il suo senso", ha continuato a spiegare padre Lombardi. "Insomma il tweet non porta la vita da solo e automaticamente. Non per nulla può incontrare di fatto un'accoglienza entusiastica, ma anche un rifiuto. Il seme cade su un terreno sassoso o in mezzo ai rovi dei pregiudizi negativi e soffoca, ma cade anche su un terreno buono e disponibile e così porta frutto e si moltiplica", ha aggiunto tornando a usare il linguaggio evangelico. Twitter sa essere una finestra che si affaccia su un mondo molto esteso. Ma padre Lombardi ha messo le mani avanti: "Naturalmente il mondo non si salverà a colpi di tweet, ma sul miliardo di battezzati cattolici e sui sette miliardi del mondo, alcuni milioni di persone potranno sentire anche per questa via il Papa più vicino, dire una parola per loro, una scintilla di saggezza da portare nella mente e nel cuore e da condividere con gli amici di tweet". Dal Vaticano avevano annunciato: "I tweet del Papa non sono testi infallibili. Si traterà di perle di saggezza". Il primo cinguettio evangelico è vicino.

La Repubblica.it

L’8 dicembre 1962 Giovanni XXIII chiude solennemente la prima sessione del Concilio Vaticano II: ci rimane ancora da percorrere un lungo cammino, ma il Supremo Pastore della Chiesa rivolgerà costantemente le sue amorevolissime attenzioni a ciascuno di voi

L’8 dicembre 1962, nella Basilica Vaticana, Giovanni XXIII chiude solennemente la prima sessione del Concilio Vaticano II. Il Papa ricorda che l’assise ecumenica si è aperta quando si celebrava la festa della Divina Maternità di Maria, ed ora questa prima parte si chiude nel giorno in cui si celebra l’Immacolata Concezione. Nella stessa ricorrenza dell’8 dicembre, nel 1869, Pio IX inaugurava il Concilio Vaticano I. “È utile meditare su queste coincidenze”, osserva il Papa, perché da esse è logico dedurre che i grandi avvenimenti della Chiesa hanno sempre Maria come materna protettrice. Quel discorso di chiusura della prima sessione avveniva al termine di una settimana che aveva visto altri due interventi del Pontefice seguiti con particolare attenzione e apprensione dai fedeli di tutto il mondo. Papa Giovanni stava male. Nelle ultime settimane di novembre si erano resi più evidenti e gravi i segnali del male che ormai lo stava minando. I giornali avevano dato notizia di una emorragia che lo aveva costretto a letto. Un bollettino medico parlava di “eteroplasia” per non usare termini più crudi. Mercoledì 5 dicembre 1962, dopo l’Udienza generale, il Papa si era affacciato dallo studio privato per la recita dell’Angelus e per tranquillizzare la folla dei fedeli che gremiva Piazza San Pietro e alla quale si erano uniti moltissimi Padri conciliari: “Figliuoli, la Provvidenza ci accompagna. Come vedete, da un giorno all’altro un progresso: non nel cadere, ma nel risorgere piano piano. Malattia, convalescenza: siamo alla convalescenza. La gioia della presente accolta è motivo di letizia; accenno della forza e robustezza che tornano”. Venerdì 7 dicembre Giovanni XXIII, visibilmente affaticato, aveva rivolto un saluto ai Padri conciliari al termine della 36° Congregazione generale che chiudeva la prima sessione. In quella occasione aveva manifestato all’assemblea tutta la sua riconoscenza per i lavori fino allora svolti, aggiungendo gli auguri per un proficuo proseguimento del Concilio. L’8 dicembre, ancora nella Basilica di San Pietro per la cerimonia di chiusura "pro tempore", il Papa traccia un primo bilancio dei lavori dell’assemblea rilevando che “la prima sessione ha aperto per così dire le porte, con un certo stile lento e solenne, alla grande opera del Concilio: fu cioè un inizio nel quale i Padri con animo alacre si potessero inserire in pieno nella causa e nell’intima ragione di questa impresa, cioè del piano divino”. Ora, proseguiva Giovanni XXIII, ricordando gli schemi di cui si era discusso nei due mesi d’avvio, tra i quali primo quello sulla sacra liturgia, “i nostri occhi si volgono al lavoro che nel prossimo intervallo di nove mesi sarà compiuto, sebbene avvolto dal silenzio, ma con non minore impegno, quando sarete tornati alle Sedi di cui portate il titolo”. E si diceva sicuro che “il nostro lavoro collettivo non si interrompe con questa solenne celebrazione: anzi, le fatiche che ci attendono sono certamente da ritenere più gravi e più importanti di quelle che ci furono durante gli intervalli degli altri Concili ecumenici. Infatti per le condizioni della vita moderna sono resi più facili frequenti interscambi di ogni genere riguardo ai singoli individui e alle forme di apostolato”. Qui il Papa faceva riferimento alla Commissione “appena costituita”, con il compito di seguire e dirigere i lavori nei mesi dell’intersessione, unitamente alle altre Commissioni, per condurre a felice conclusione il Concilio, auspicando che ciascun vescovo, anche se occupato nell’impegno pastorale, “mediterà e valuterà attentamente gli schemi ora proposti e gli altri documenti”, in modo che “la sessione che si terrà nel prossimo mese di settembre potrà procedere con sicurezza e più speditamente, approfittando dell’esperienza degli incontri tenuti nella prima sessione”. Da ciò, proseguiva il Papa, “è lecito sperare che l’anno venturo, che sarà il quarto centenario della fine del Concilio ecumenico di Trento, avverrà che tra le sante gioie del Natale del Nostro Signore Gesù Cristo si possa giungere a quella conclusione dei lavori che i nostri amatissimi popoli attendono”. A tal fine, concludeva Papa Giovanni rifacendosi all’immagine a lui cara della nuova Pentecoste, oltre all’impegno dei vescovi “a predicare la sana dottrina e ad eseguire con solerzia le leggi del Concilio, si dovrà chiamare in aiuto anche l’opera dei sacerdoti dell’uno e dell’altro clero, degli istituti religiosi e dei laici, secondo il compito e le possibilità di ciascuno. Dovere di tutti quanti sarà questo: che i fedeli corrispondano con volontà dinamica e fedele alle fatiche del Concilio. Allora senza dubbio brillerà la nuova desiderata Pentecoste, che arricchirà abbondantemente la Chiesa di energie spirituali ed estenderà il suo spirito materno e la sua forza salutare in tutti gli ambiti dell’attività umana”. Angelo Roncalli sapeva che stava male. Sapeva che non sarebbe stato lui a portare a termine l’impresa del Concilio. Eppure le sue ultime parole di quel discorso di chiusura (ma appunto, una “chiusura” pro tempore) risuonano come un messaggio di ottimismo, di speranza, di fede incrollabile, di certezza che lui avrebbe, comunque, vegliato: “Ci rimane ancora da percorrere un lungo cammino; sappiate però che il Supremo Pastore della Chiesa rivolgerà costantemente le sue amorevolissime attenzioni a ciascuno di voi, mentre sarete intenti ai compiti pastorali, che non sono per nulla disgiunti dalle cure e dalle sollecitudini per portare a termine il Concilio”. Il Papa concluse invocando ancora una volta l’assistenza della Vergine Maria e di san Giuseppe e salutando i Padri conciliari con “il bacio santo”, secondo l’espressione dell’apostolo Paolo nell’epilogo della Lettera ai Romani.

SIR 

Chiusura del primo periodo del Concilio (8 dicembre 1962)