sabato 15 maggio 2010

Il Papa in Portogallo. Il portavoce vaticano: i portoghesi hanno scoperto il vero volto di Benedetto XVI, discreto ma vicino, gentile e pieno d'amore

I portoghesi hanno scoperto il vero volto di Benedetto XVI, che non è affatto quello di una persona lontana, constata padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. In un'intervista concessa alla giornalista Aura de Miguel, il portavoce vaticano ha riconosciuto che “la tappa di Lisbona è stata meravigliosa, accompagnata dalla folla, non solo nella spianata per la Messa, ma anche nelle strade, con un grande entusiasmo”. “I portoghesi pensavano che il Papa fosse un uomo lontano, distante, freddo, ma hanno visto che è il contrario. E' discreto, ma molto vicino, gentile, pieno d'amore. Lo abbiamo potuto constatare con i giovani, ma anche con i bambini. E' un primo risultato di questo viaggio”. Lisbona veniva presentata come una “grande città secolarizzata”, ha proseguito padre Lombardi, ma si è scoperto che “il Papa ama il popolo portoghese, è al suo fianco”. Per questo, padre Lombardi riconosce che “è molto contento, grato per l'accoglienza che gli è stata riservata: sente l'amore dei portoghesi e il loro desiderio di incontrare il Papa, che si manifesta con sorrisi, canti, gioia. E' un momento molto felice per lui”. A Fatima, ha aggiunto il portavoce, l'atmosfera è stata “completamente diversa, con centinaia di migliaia di pellegrini e questa manifestazione di una fede semplice, popolare. Si sente l'amore, questa gioia di stare con il Papa, di celebrare questa grande festa: è un'esperienza eccezionale”. Padre Lombardi ha riconosciuto che i quattro giorni del viaggio sono stati estremamente intensi, pieni di incontri pubblici e privati, e che il Pontefice sente le tre priorità condivise dai vescovi del Portogallo: “la cultura, i sacerdoti, l'impegno sociale, punti cruciali per la vita della Chiesa e della società”. Per questo, il portavoce vaticano è convinto che questo viaggio “aiuterà il rinnovamento della Chiesa, non solo del Portogallo”.

Anita S. Bourdin, Zenit

Il Papa in Portogallo. I colori e le emozioni del mezzo milione di fedeli festanti che l'hanno accolto a Fatima per l'anniversario dell'apparizione

Nel chiarore del mattino, a tratti oscurato da nuvole gonfie di pioggia, all’improv­viso è sbucato l’arcobaleno, un lungo ponte colorato che si staglia sopra la spianata del San­tuario. È iniziato così il 13 maggio di Benedetto X­VI a Fatima, un appuntamento a cui non hanno voluto mancare tantissimi fedeli. Mezzo milione, scrivono i giornali e confermano fonti della poli­zia. Una folla impressionante e per certi versi i­naspettata, almeno in queste dimensioni. "Una moltitudine mai vista – scrive il laico Diario de Noticias – superiore alle 400 mila persone che nel 2000 accolsero Giovanni Paolo II". Una folla ster­minata e ordinata, incurante del freddo e degli scrosci di pioggia che qui, nella Cova da Iria dove la Madonna apparve ai tre pastorinhos, s’alterna­no al vento e ad un tiepido sole primaverile. Mol­ti hanno dormito all’addiaccio, nei giardini che circondano il vasto piazzale, un motivo di stanchezza in più dopo un lungo cammino a piedi da ogni angolo del Portogallo. "È come scalare una montagna, non c’è soddisfazione senza fatica" sor­ride José Manuel de Freitas, 50 anni d’età e venti di pellegrinaggi a Fatima. Nelle viuz­ze di questo paesone di pro­vincia di ottomila abitanti, o­gni anno, per l’anniversario della prima apparizione del­la Vergine, si riversa un fiume di pellegrini provenienti da ogni parte del mon­do. Giovedì il fiume era in piena e appena uno usciva per strada vi si trova immerso, come sopraffatto da u­na forza irresistibile. Era una babele di lingue e di nazionalità, uno spet­tacolo di musiche, di canti e di abbigliamenti co­lorati dove le magliette arancioni dei peregrinos del Portogallo si mischiavano alle vesti medievali di au­steri signori dell’Ordine del Santo Sepolcro ed ai mantelli neri indossati con eleganza da un grup­po di donne olandesi. C'eraono migliaia di giovani del movimento neo-catecumenale che, concluso il viaggio del Papa, terranno qui il loro incontro internazionale. E c'erano tante famigliole, dai neonati ai nonni, un popolo dalla fede antica e semplice che arriva in questa landa sperduta dell’Estremadura con un so­lo scopo: pregare davanti al­la statua della Vergine per trarne consolazione e spe­ranza. Qui non avvengono guarigioni e miracoli ecla­tanti come a Lourdes, ma s’avvera il miracolo quotidia­no della conversione del cuo­re. E giovedì che c’era il Papa, il successore di Pietro cui i pa­storelli si sentivano stretta­mente legati pur non conoscendone il nome, si è ritrovatp qui un pezzo della Chiesa u­niversale. "Ero venuta dieci anni fa, per vedere Giovanni Paolo II – dice Maria da Conceicao, ca­techista di Lisbona –. Adesso sono tornata per a­scoltare Benedetto XVI". Il Papa è stato accolto dal luogo simbolo della devozione popolare con un boato di grida entusiaste. Benedetto XVI è apparso raggiante, più volte si è affacciato dal finestrino della papamobile per baciare e benedire dei bimbi che gli vengono avvicinati dai genitori. La vasta spianata, due vol­te Piazza San Pietro, era gremita fino all’inverosi­mile. Dall’alto del Santuario, nello spazio riserva­to ai giornalisti, il colpo d’occhio è davvero im­pressionante: la statuina della Madonna che vie­ne portata a spalle verso il grande palco dove sor­ge l’altare era un puntino bianco che oscillava su un tappeto multicolore, una distesa di fazzoletti, ves­silli e stendardi che brillano alla luce del sole. Sventolavano bandiere di decine di Paesi, dalla Svizzera al Brasile, le più gigantesche sono quelle della Rus­sia che si sono spinte fin sotto l’altare, quasi a di­re che la conversione di quella grande nazione, ri­chiesta esplicitamente dalla Madonna di Fatima, è un obiettivo raggiunto. Ma lo spettacolo più e­mozionante è stata la "Procesao da velas", la pro­cessione delle fiaccole che alla vigilia del 13 mag­gio ha accompagnato la recita del Rosario presie­duta dal Papa, trasformando il piazzale del San­tuario in un mare di luce, come l’ha definito lo stesso Benedetto XVI. I canti ritmati dell’Ave Ma­ria sono continuati fino a tarda notte e sembra­vano non finire mai, come il fuoco delle candele che arde a fianco della cappellina delle appari­zioni. In quella luce tutti hanno potuto seguire con commozione il dialogo spirituale tra il volto assorto del Pontefice ed il viso materno della "Signora più luminosa del sole".

Luigi Geninazzi, Avvenire

Domani in Piazza San Pietro le aggregrazioni laicali per pregare con il Papa e manifestargli solidarietà. Le voci di chi parteciperà all'evento

Dare voce ai sentimenti, molto diffusi a livello popolare di fedeltà, gratitudine e sostegno filiale a Benedetto XVI. È l’aria che si respira alla vigilia dell’arrivo a Roma di decine di migliaia di fedeli da tutta Italia che hanno raccolto l’invito della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali a ritrovarsi in piazza domani. La parola d’ordine è arrivare per tempo ben prima della preghiera del Regina Caeli. Alle 11, infatti, il colonnato del Bernini accoglierà gli aderenti ad associazioni e movimenti ecclesiali che parteciperanno a una celebrazione della Parola presieduta dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della CEI. "Come pastori siamo accanto al laicato cattolico, raccogliendo l’invito delle realtà che aderiscono alla Consulta nazionale delle aggregazioni laicali. La solidarietà al Papa in questo tempo di prova – sottolinea il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della CEI dal sito www.cnal.it – e l’adesione convinta al suo magistero sono un segno concreto di comunione ecclesiale". Un gesto di unità che si è venuto costruendo in questi giorni come Avvenire ha puntualmente documentato ospitando le adesioni di numerosi movimenti e associazioni e le testimonianze di chi si prepara a partire. "Testimoniare l’affetto e la vicinanza a Benedetto XVI è dovere morale per ogni cristiano, e lo è anche per ogni vincenziano", nota Claudia Nodari, presidente nazionale della Federazione della Società di San Vincenzo De Paoli. "Siamo vicini al Papa – prosegue – anche contro il tentativo di cancellare tutto il bene che la Chiesa ed i suoi ministri hanno fatto e continuano a fare per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo". "Sentiamo il dovere di ringraziare il Pontefice per l’esempio che ci offre e per il suo costante insegnamento a fronteggiare il male non con il male, ma con il bene", sottolinea il presidente nazionale dell’Unione giuristi cattolici italiani, Francesco D’Agostino. Anche i giuristi cattolici, aggiunge il presidente, saranno in San Pietro domani "per pregare e per dare un segno della comunione che unisce tutti coloro che sono in ascolto della Parola di Dio". Anche il consiglio esecutivo dell’Assemblea dei dipendenti laici vaticani in un comunicato ha segnalato ai propri associati l’appuntamento di domenica. "Condividiamo l’iniziativa nel desiderio di far sentire a Benedetto XVI tutto il nostro affetto e supporto in questo momento, come fedeli e come suoi collaboratori" si legge. E sono decine i comunicati e le segnalazioni di adesione all’iniziativa – pervenuti anche dalle diocesi italiane, molte delle quali hanno anche promosso iniziative specifiche – che stanno giungendo in queste ore alla segreteria della Cnal, disponibili nel sito www.cnal.it. Il sito della Consulta a partire dalle 10.55 di domani fino alle 12.20 trasmetterà in diretta audio-video il momento di preghiera e di incontro. Attesi treni speciali e centinaia di autobus da tutta la Penisola provenienti anche da diocesi, parrocchie, scuole e università. L’incontro sarà seguito in diretta da Tv2000 a partire dalle 10.55 e da "A Sua immagine" su Rai Uno, dalle 10.30. Il blog www.asuaimmagine.blog.rai.it, che ha lanciato l’iniziativa "Il tuo sms al Papa", è stato raggiunto da 15mila contatti al numero 335.1863091. A conclusione della giornata domani alle 15.00, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il card. Bagnasco presiederà una Messa.

Vincenzo Grienti, Avvenire

Il Papa nel Regno Unito. Nichols: risanamento di un'antica tensione. Saprà parlare a una capitale europea in cui esiste incomprensione sulla fede

“La continuazione del risanamento di un’antica tensione”: è il viaggio apostolico in Inghilterra e in Scozia del Papa, dal 16 al 19 settembre, per il primate cattolico mons. Vincent Nichols (nella foto con Benedetto XVI). “L’ultima visita di un Papa (Giovanni Paolo II, 1982) è stata quella del pastore capo che viene a trovare la comunità cattolica per rafforzarne la fede – afferma mons. Nichols - Le prime immagini di questa visita, invece, saranno quelle della Regina e di Papa Benedetto”. “Questa sarà la continuazione del risanamento di una antica tensione – dice il primate cattolico - il Papa saprà come parlare a una capitale europea e mondiale nella quale vi sono così tante influenze, dove fedi diverse fluttuano e dove esiste così tanta incomprensione sulle possibilità che riguardano la fede religiosa”. Secondo il primate cattolico il discorso più importante del viaggio sarà quello che Benedetto XVI farà da Westminster Hall, al parlamento britannico. Il sabato il Papa si concentrerà sulla comunità cattolica celebrando la Santa Messa nella cattedrale di Westminster e guidando una veglia di preghiera all’aperto prima della beatificazione del card. Newman la domenica.

SIR

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Il presidente delegato: importanza storica. Il messaggio evangelico ha bisogno di margini di libertà

Il prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente per le Chiese orientali “riveste un’importanza quasi storica. Il messaggio evangelico, dovendo incarnarsi nell’ambiente socio-politico, ha bisogno di margini di libertà per tutti, quindi anche per le cosiddette minoranze cristiane che sono radicate nella terra d’Oriente da millenni”. A dichiararlo, in un’intervista all’agenzia SIR, è il Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano), Ignace Youssif III Younan, che, insieme al card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ricoprirà la carica di Presidente delegato del Sinodo. Richiamando il tema dell’assemblea, “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza”, il patriarca ribadisce che se da una parte “le Chiese Orientali stanno vivendo la comunione meglio che in passato, dall’altra la testimonianza viene sempre più proibita dalla maggioranza islamica e mi riferisco particolarmente alla libertà di coscienza e di annunciare pubblicamente il Vangelo, senza essere accusati di proselitismo”. Per il presidente delegato del Sinodo, infatti, “non basta parlare in modo generico, per esempio richiamando alla pace e alla mutua apertura, o essere ‘politicamente corretti’. Paesi e regimi nel Medio Oriente dovrebbero convincere il mondo occidentale che i loro cittadini, tutti i cittadini, hanno gli stessi diritti e godono in verità e nella prassi delle libertà di religione e di coscienza, diritti indispensabili per la sopravvivenza delle comunità cristiane che hanno il diritto, senza equivoci, di essere rispettate come veri e propri cittadini. Altrimenti – conclude il patriarca - l’esodo dei cristiani continuerà per diventare estremamente critico e senza nessun ritorno”.

SIR

Il Papa: nonostante la zizzania tra coloro che il Signore ha chiamato in modo particolare al suo servizio la Chiesa è veramente un luogo di speranza

Anche nei momenti di tribolazione, la Chiesa resta luogo della speranza: è quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio inviato ai partecipanti al II Kirchentag, la Giornata ecumenica delle Chiese, che riunisce cristiani di diverse denominazioni e credenti di altre fedi, apertasi mercoledì 12 maggio a Monaco di Baviera, sul tema “Affinché abbiate la speranza”, per concludersi domenica 16. "La Chiesa è veramente luogo di speranza?”: Benedetto XVI muove da questo interrogativo nel suo messaggio al Kirchentag. Una domanda, riconosce, che si è fatta più urgente in questi mesi in cui “siamo stati confrontati costantemente con notizie che vorrebbero toglierci la gioia della Chiesa, oscurarla come luogo di speranza”. Come fecero i servi del padrone nella parabola del Regno dei Cieli, scrive il Papa, anche noi ci chiediamo da dove venga la zizzania. Una zizzania, prosegue, che “esiste proprio in mezzo alla Chiesa e tra coloro che il Signore in modo particolare ha chiamato al suo servizio”. Eppure, rassicura, “la luce di Dio non è tramontata, il frumento buono non è stato soffocato dalla semina del male”. Anzi, afferma, “se osserviamo non soltanto quanto vi è di oscuro, ma anche quello che è luminoso nel nostro tempo, vediamo come la fede renda le persone pure e buone e le educhi all’amore”. La Chiesa, ribadisce il Papa, è dunque luogo di speranza, “perché da essa continua a venire a noi la Parola di Dio che ci purifica e ci indica la via della fede”. Il Signore, soggiunge, “continua a donarsi nella grazia dei Sacramenti” e “questo non può essere oscurato né distrutto dal nulla”. Di questo, si legge ancora, “dobbiamo gioire nei momenti di tribolazione”. Tuttavia, è il monito del Papa, parlare della Chiesa come “luogo della speranza che viene da Dio” implica allo stesso tempo “un esame di coscienza”, verificando se siamo disposti ad estirpare la zizzania che è in noi. Ma che cos’è la speranza, si chiede ancora Benedetto XVI? “Mentre riflettiamo su tutto quello che possiamo e dobbiamo fare – constata – ci rendiamo conto che le cose più grandi non le possiamo fare”. Esse, annota il Papa, “possono venire a noi soltanto come un dono: l’amicizia, l’amore, la gioia, la felicità”. Anche la vita, prosegue, “non possiamo darcela da soli”. Oggi, aggiunge, “quasi nessuno parla più della vita eterna, che una volta era il vero oggetto della speranza”. Senza speranza, infatti, vediamo che la vita “inevitabilmente diventa egoista e alla fine rimane insaziata”. Ecco allora che comprendiamo la vera fonte della speranza: è Gesù Cristo. “Noi – scrive il Papa – non siamo stati lasciati soli. Dio è vivo”, “possiamo rivolgerci a Lui e Lui mi ascolta”. Noi “possiamo conoscere Dio” e “Lui conosce noi”. Questa, conclude il Papa, è “la nostra speranza e la nostra gioia”.