lunedì 14 settembre 2009

'L'Osservatore Romano' smentisce i lanci d'agenzia ripresi con intento polemico dai media su un fantomatico messaggio del Papa ai farmacisti cattolici

'Lo scandalo dei farmaci contraffatti per i paesi poveri': con questo titolo L'Osservatore Romano riporta il recente discorso di mons. Zygmunt Zimowski al congresso dei farmacisti cattolici, smentendo, però, l'esistenza di un messaggio del Papa "ipotizzato fantasiosamente" da alcune agenzie stampa che hanno così tratto in inganno altre testate. Il neo-presidente del Pontificio consiglio per la Pastorale sanitaria "ha citato - ricorda il quotidiano della Santa Sede - il Magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI per ribadire il ruolo del farmacista cattolico nel servizio alla vita. In questa sua missione, infatti, egli 'non può rinunciare alle esigenze della sua coscienza in nome delle leggi del mercato, né in nome di compiacenti legislazioni' come sosteneva Papa Wojtyla nel discorso rivolto alla federazione internazionale dei farmacisti cattolici il 3 novembre 1990, e non - sottolinea L'Osservatore Romano - Benedetto XVI in un messaggio che, ipotizzato fantasiosamente da alcune agenzie e rimbalzato su molti media, sarebbe stato inviato ai partecipanti al congresso di Poznan". Quanto al Magistero di Benedetto XVI, "monsignor Zimowski - continua il quotidiano vaticano - ha ricordato quanto detto nell'udienza concessa ai partecipanti al XXV Congresso internazionale dei farmacisti cattolici nel 2007. In quella occasione, dunque due anni fa e non oggi, con buona pace di chi ama le polemiche a tutti i costi, affermò: 'Non è possibile anestetizzare le coscienze, ad esempio sugli effetti di molecole che hanno come fine quello di evitare l'annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona. Il farmacista deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il ruolo terapeutico'".

Apcom

Visita a Roma del 'ministro degli esteri' del Patriarcato di Mosca Hilarion. Incontrerà Benedetto XVI e alcuni capi dicastero della Curia romana

Il ''ministro degli esteri' del Patriarcato ortodosso di Mosca, il Patriarca Hilarion, incontrerà Papa Benedetto XVI in occasione di una visita a Roma dal 15 al 20 settembre 2009. Lo rende noto in un comunicato il Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. Si tratta della prima visita di Hilarion a Roma dalla sua nomina a presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, avvenuta in seguito alla nomina del suo predecessore, Kirill (nella foto con Benedetto XVI), a Patriarca di Mosca. L'arcivescovo Hilarion, nel corso della sua visita, incontretà anche il segretario di Stato vaticano, card.Tarcisio Bertone, il presidente del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani, card. Walter Kasper, il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, card. Leonardo Sandri e il presidente del Pontificio consiglio della cultura, mons. Gianfranco Ravasi. ''Sulla scia di tanti incontri e conversazioni avuti in passato con il Patriarca - si legge nel comunicato del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani - questa visita confermerà i rapporti di amicizia tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa russa, su solide basi di comprensione e rispetto reciproci, nella prospettiva di una più stretta collaborazione per la presenza delle Chiesa nella vita dei popoli in Europa e nel mondo''.

Asca

Il Papa: la fede non è moralismo, ma l'incontro con la Verità in persona. La gioia dell'essere cristiani possiede una forza missionaria

Sarebbe sbagliato credere che ''il cristianesimo, nella sua essenza, è moralità'' perchè, se così fosse, sarebbe l'uomo stesso, ''mediante il suo agire morale'' a rendersi ''puro e buono''; invece, ''non siamo noi a creare ciò che è buono - questo sarebbe un semplice moralismo -, ma la Verità ci viene incontro''. Si può riassumere così il senso dell'omelia tenuta da Papa Benedetto XVI lo scorso 30 agosto a Castel Gandolfo, durante la Messa celebrata in occasione dell'annuale incontro del Ratzinger Schuelerkreis, il circolo degli ex-studenti dottorali del futuro Papa. Il testo dell'omelia è stato diffuso soltanto oggi dalla Sala Stampa vaticana, presumibilmente dopo una revisione da parte dello stesso Pontefice. Papa Ratzinger inizia affrontando la questione della ''purezza dell'uomo davanti a Dio''. Rigettando i complessi rituali di purificazione dell'ebraismo del suo tempo, Gesù, secondo la ''esegesi liberale'', avrebbe ''sostituito il culto con la morale'': ''Egli avrebbe accantonato il culto con tutte le sue pratiche inutili. Il rapporto tra l'uomo e Dio si baserebbe ora unicamente sulla morale''. ''Se ciò fosse vero - osserva però Joseph Ratzinger -, significherebbe che il cristianesimo, nella sua essenza, è moralità - che cioè noi stessi ci rendiamo puri e buoni mediante il nostro agire morale. Se riflettiamo in modo più profondo su tale opinione, risulta ovvio che questa non può essere la risposta completa di Gesù alla questione circa la purezza''. Il Papa passa quindi in rassegna alcuni passaggi del Deuteronomio e della Lettera di Giacomo, mettendo in evidenza che il cristiano, nella sua ricerca della ''sapienza'', ovvero la ''conoscenza dell'essenziale'', ''dello scopo della nostra esistenza e di come dobbiamo vivere perchè la vita riesca nel modo giusto'', non va ''a tastoni nel buio, non andiamo vagando invano alla ricerca di ciò che potrebbe essere retto, non siamo come pecore senza pastore, che non sanno dove sia la via giusta''. Questa consapevolezza deve essere motivo di ''gioia'' e di ''umile fierezza'', secondo il Papa, che poi si chiede: ''Esiste tra noi, nella Chiesa di oggi, un simile sentimento di gioia per la vicinanza di Dio e per il dono della sua Parola? Chi volesse dimostrare una tale gioia, sarebbe ben presto accusato di trionfalismo. Ma - prosegue -, appunto, non è la nostra abilità ad indicarci la vera volontà di Dio. E' un dono immeritato che ci rende allo stesso tempo umili e lieti. Se riflettiamo sulla perplessità del mondo di fronte alle grandi questioni del presente e del futuro, allora anche dentro di noi dovrebbe sbocciare nuovamente la gioia per il fatto che Dio ci ha mostrato gratuitamente il suo volto, la sua volontà, se stesso. Se questa gioia riemergerà in noi, essa toccherà anche il cuore dei non-credenti''. Una gioia, conclude ancora Papa Ratzinger ricollegandosi al tema dell'incontro con i propri ex-studenti, che possiede anche una ''forza missionaria''. Dalla consapevolezza di questo dono il Papa si ricollega anche al tema originario della ''purezza'': ''Non siamo noi a creare ciò che è buono - questo sarebbe un semplice moralismo -, ma la Verità ci viene incontro. Egli stesso è la Verità, la Verità in persona. La purezza è un avvenimento dialogico... Nella misura in cui ci lasciamo toccare da Lui, in cui l'incontro diventa amicizia e amore, diventiamo noi stessi, a partire della sua purezza, persone pure e poi persone che amano con il suo amore, persone che introducono anche altri nella sua purezza e nel suo amore''.

Esaltazione della Santa Croce. Il Magistero di Benedetto XVI: Cristo crocifisso mostra agli uomini che l’amore di Dio è più forte della morte

La Chiesa celebra oggi la Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Una ricorrenza, ha detto ieri il Papa all’Angelus, che ci spinge a “testimoniare la nostra fede con una vita di umile servizio, pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e della verità”. “Il segno della Croce è in qualche modo la sintesi della nostra fede perché ci dice quanto Dio ci ha amati; ci dice che, nel mondo, c’è un amore più forte della morte”: il 14 settembre di un anno fa, Benedetto XVI sottolinea così il significato della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Il Papa è in pellegrinaggio a Lourdes, un luogo dal quale Maria ci invita “ad alzare gli occhi verso la Croce di Gesù per trovarvi la sorgente della vita, la sorgente della Salvezza”. “Per essere guariti dal peccato, guardiamo il Cristo crocifisso!”, esortava Sant’Agostino. La Chiesa, afferma il Pontefice in quell’occasione, ci invita “ad elevare con fierezza questa Croce gloriosa affinché il mondo possa vedere fin dove è arrivato l’amore del Crocifisso per gli uomini”. Per questo, il segno della Croce è “il gesto fondamentale della preghiera del cristiano”.
“Segnare se stessi con il segno della Croce è pronunciare un sì visibile e pubblico a Colui che è morto per noi e che è risorto, al Dio che nell’umiltà e debolezza del suo amore è l’Onnipotente, più forte di tutta la potenza e l’intelligenza del mondo” (Angelus, 11 settembre 2005).
“Quale mirabile cosa è mai il possedere la Croce! Chi la possiede, possiede un tesoro”, affermava Sant’Andrea di Creta. Eppure, per il mondo la Croce è scandalo, un patibolo infamante. Ma, spiega il Papa, i cristiani “non esaltano una qualsiasi croce, ma quella Croce che Gesù ha santificato con il suo sacrificio, frutto e testimonianza di un immenso amore”.
“Cristo sulla Croce ha versato tutto il suo sangue per liberare l'umanità dalla schiavitù del peccato e della morte. Perciò, da segno di maledizione, la Croce è stata trasformata in segno di benedizione, da simbolo di morte in simbolo per eccellenza dell'Amore che vince l'odio e la violenza e genera la vita immortale” (Angelus, 17 settembre 2006).
Benedetto XVI sottolinea inoltre il legame indissolubile tra la celebrazione eucaristica e il mistero della Croce, binomio ribadito nell’Esortazione post-sinodale “Sacramentum Caritatis”.
“L’Eucaristia è mistero di morte e di gloria come la Croce, che non è un incidente di percorso, ma il passaggio attraverso cui Cristo è entrato nella sua gloria (cfr Lc 24,26) e ha riconciliato l’umanità intera, sconfiggendo ogni inimicizia”. (Angelus, 11 settembre 2005)
“Maria, presente sul Calvario presso la Croce – sottolinea Benedetto XVI – è ugualmente presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre celebrazioni eucaristiche”. Per questo, nessuno meglio di Maria può “insegnarci a comprendere e vivere con fede e amore la Santa Messa”: “Quando riceviamo la santa Comunione anche noi, come Maria e a lei uniti, ci stringiamo al legno, che Gesù col suo amore ha trasformato in strumento di salvezza, e pronunciamo il nostro 'Amen', il nostro 'sì' all’Amore crocifisso e risorto” (Angelus, 11 settembre 2005).
Ecco perché alla Festa dell’Esaltazione della Santa Croce è strettamente legata la memoria liturgica della Madonna Addolorata che si celebra domani. “Il suo dolore forma un tutt’uno con quello del Figlio”, ma - afferma il Papa -, è “un dolore pieno di fede e di amore”. Sul Calvario, infatti, la Vergine partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, “congiungendo il suo ‘fiat’, il suo ‘sì’ a quello del Figlio”.
“Spiritualmente uniti alla Madonna Addolorata, rinnoviamo anche noi il nostro ‘sì’ al Dio che ha scelto la via della Croce per salvarci. Si tratta di un grande mistero che è ancora in atto, fino alla fine del mondo, e che chiede anche la nostra collaborazione. Ci aiuti Maria a prendere ogni giorno la nostra croce e a seguire fedelmente Gesù sulla via dell'obbedienza, del sacrificio e dell'amore” (Angelus, 17 settembre 2006).

Radio Vaticana

Non prima di metà ottobre l'inizio dei colloqui dottrinali della Santa Sede con la Fraternità San Pio X. I nomi della commissione vaticana

E' pronta la ''squadra'' vaticana che condurrà il dialogo ''teologico'' con i tradizionalisti della lefebvriana Fraternità Sacerdotale San Pio X, il cui inizio, secondo quanto informa un articolo de Le Figaro, è previsto non prima di metà ottobre, stando a "fonti autorizzate, tanto a Roma che a Ecône (Svizzera)". A guidare la commissione vaticana sarà mons. Guido Pozzo, nominato da Papa Benedetto XVI segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. I colloqui dottrinali con i lefebvriani sono stati decisi all'indomani della revoca della scomunica dei quattro vescovi tradizionalisti, in vista del ritorno della Fraternità nella ''piena comunione'' con la Chiesa. A portare avanti le discussioni con i lefebvriani insieme a mons. Pozzo - secondo quanto scritto da numerosi giornali e siti web nelle ultime settimane - saranno il domenicano svizzero padre Charles Morerod, nuovo Segretario della Commissione teologica internazionale, il gesuita tedesco padre Karl Josef Becker, che ha insegnato teologia all'Università gregoriana e il vicario generale dell'Opus Dei, lo spagnolo padre Fernando Ocariz Brana. Tutti e tre sono già consultori della Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto la cui giurisdizione il Pontefice ha messo la Commissione Ecclesia Dei. La Commissione ha comunque declinato ogni commento sulle notizie circa il dialogo con i lefebvriani. A coordinare il team lefebvriano impegnato nei colloqui sarà invece mons. Alfonso De Galarreta, uno dei quatto vescovi a cui Papa Ratzinger ha tolto la scomunica. I colloqui non saranno comunque facili.

Asca