mercoledì 13 ottobre 2010

Delegazione dei Padri Sinodali in visita al Quirinale. Il presidente Napolitano: dal vostro impegno beneficio e impulso alla pace e al dialogo

Questa mattina, una delegazione di Padri Sinodali si è recata in visita al Quirinale, per un incontro con il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterovic, ed il presidente delegato, il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ha parlato dell'incontro alla Radio Vaticana: "E’ stato un incontro molto cordiale e abbiamo manifestato l’apprezzamento sincero, il ringraziamento più caldo all’Italia per tutto l’interesse e tutta la sollecitudine con cui seguono i Paesi del Medio Oriente". Un evento di portata storica”: così il presidente Giorgio Napolitano ha definito il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Nel suo discorso alla delegazione di Padri sinodali, il capo dello Stato ha anche ricordato l’impegno dell’Unione Europea nella promozione dei diritti umani ed ha espresso un auspicio di pace per la regione mediorientale, ricordando l’impegno della Chiesa e dei vescovi. “Il vostro impegno - ha detto il presidente Napolitano - è un impegno di rinnovamento, di rilancio e di valorizzazione della presenza cattolica e, più in generale, delle comunità cristiane nel Medio Oriente ed è un impegno dal quale – ne sono convinto – possono trarre grande beneficio e impulso la causa del pluralismo religioso, la causa del dialogo, la causa della pace, in questa regione tormentata. Credo che, effettivamente, questo grande filone del dialogo delle religioni monoteiste, che la Chiesa Cattolica persegue con molta convinzione - l’attuale Pontefice lo fa in prima persona -, sia davvero una delle strade fondamentali per assicurare la riconciliazione tra le civiltà. E’ la maggiore risorsa di cui disponiamo per nutrire la nostra speranza e per perseguire i nostri ideali e i nostri obiettivi”.

Iniziati i lavori dei Circoli Minori del Sinodo per il Medio Oriente. Vi hanno preso parte anche i due musulmani invitati speciali del Papa

Anche i due delegati musulmani hanno partecipato questa mattina al lavoro dei Circoli Minori del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, i gruppi di discussione, di solito su base linguistica, in cui si affrontano in modo informale i temi all'ordine del giorno e si raccolgono proposte o emendamenti per le proposizioni finali da sottoporre poi al Papa. Si tratta della prima volta che ciò accade, I due musulmani, invitati speciali di Papa Benedetto XVI, sono l'ayatollah iraniano Seyed Mostafa Mohaghegh Ahmadabadi, docente di diritto all'Università di Teheran e il sunnita libanese Muhammad Al-Sammak, consigliere politico del Mufti della Repubblica. I due domani interverranno al Sinodo parlando di fronte ai 185 vescovi e patriarchi cattolici. Nei lavori dei Circoli Minori, ai quali erano presenti 165 Padri Sinodali, sono stati eletti i moderatori e dei relatori dei Circoli Minori ed è iniziata la discussione sul tema sinodale.

Asca

Benedetto XVI: affido con speranza alla divina bontà di Cristo i minatori del Cile. Il ricordo dell'ultima apparizione della Madonna di Fatima

''Che la Beata Angela da Foligno ci aiuti a comprendere che la vera felicità consiste nell'amicizia con Cristo, crocifisso per amore nostro. Alla sua divina bontà affido con speranza i minatori della regione di Atacama, in Cile''. Papa Benedetto XVI ha voluto concludere con un pensiero ai 33 minatori cileni salvati in queste ore, la sintesi della catechesi dell'Udienza generale di questa mattina in lingua spagnola. Salutando i fedeli polacchi, Benedetto XVI ha dedicato un ricordo particolare al suo predecessore, nell’imminenza dell’anniversario dell’elezione di Papa Wojtyla al soglio pontificio, il 16 ottobre 1978. ”Insieme a voi ringrazio Dio per la testimonianza ella fede, della speranza e dell’amore che ci ha dato il mio grande predecessore sulla Sede di Pietro. Prego, che i frutti della sua vita, del ministero e dell’insegnamento permangano nella Chiesa e nei cuori degli uomini”. “Alle vostre preghiere – ha concluso il Papa – raccomando i lavori del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente”. Rivolgendosi infine, come di consueto, ai fedeli italiani, Benedetto XVI ha ricordato una presenza mariana molto cara a Giovanni Paolo II: “Il mio pensiero va alla Madonna di Fatima, di cui proprio oggi ricordiamo l’ultima apparizione. Alla celeste Madre di Dio affido voi, cari giovani, perché possiate generosamente rispondere alla chiamata del Signore. Maria sia per voi, cari malati, conforto nelle vostre pene; ed accompagni voi, cari sposi novelli, nel vostro incipiente cammino familiare”.

Asca, SIR

Il Papa: Dio sembra lontano dalla vita odierna, ma ha mille modi di farsi presente nell'anima, di mostrare che esiste, che mi conosce e mi ama

Udienza generale del Papa questa mattina in Piazza San Pietro, con circa 25 mila fedeli. La catechesi ha visto Benedetto XVI ancora addentro alla feconda corrente spirituale del XIII secolo, dalla quale emerge un’altra grande mistica, la Beata Angela da Foligno. “Immedesimarsi, trasformarsi nell’amore e nelle sofferenze del Cristo crocifisso, identificarsi con Lui”: così il Papa ha sintetizzato la “lezione” di Angela da Foligno, la cui conversione, dopo “una vita spensierata”, “arriverà a maturazione solo quando il perdono di Dio apparirà alla sua anima come il dono gratuito di amore del Padre”. Benestante e inizialmente piuttosto mondana, Angela si sposa presto, mette al mondo dei figli e, ha affermato il Papa, con la superficialità con la quale è stata educata “si permette di disprezzare” i “penitenti”, coloro che per seguire Cristo vendevano a quel tempo i propri beni per mettersi al servizio della Chiesa in povertà e penitenza. La vita però si fa dura e Angela ha modo di riflettere. Nel 1285, la svolta: la futura Beata invoca San Francesco, che le appare in visione, quindi decide di confessarsi. Parte da lì il suo lento ma “ricco cammino spirituale”, un susseguirsi di passi e di visioni interiori: “Angela da Foligno presenta il suo ‘vissuto’ mistico, senza elaborarlo con la mente, perché sono illuminazioni divine che si comunicano alla sua anima in modo improvviso e inaspettato...Alla difficoltà per Angela di esprimere la sua esperienza mistica si aggiunge anche la difficoltà per i suoi ascoltatori di comprenderla. Una situazione che indica con chiarezza come l’unico e vero Maestro, Gesù, vive nel cuore di ogni credente e desidera prenderne totale possesso”. In realtà l’ascesi di Angela da Foligno è faticosa. In una prima fase, ha spiegato il Pontefice, in lei non c’è la sensazione di essere amata da Dio, quanto piuttosto “vergogna”, che si accompagna a un’acuta consapevolezza del proprio peccato e alla paura della dannazione: "Questo ‘timore’ dell’inferno risponde al tipo di fede che Angela aveva al momento della sua “conversione”; una fede ancora povera di carità, cioè dell’amore di Dio...Angela sente di dover dare qualcosa a Dio per riparare i suoi peccati, ma lentamente comprende di non aver nulla da darGli, anzi di ‘essere nulla’ davanti a Lui”. Nonostante abbia fatto una buona confessione, Angela, ha proseguito Benedetto XVI, è combattuta nell’anima: si trova perdonata ma è "ancora affranta dal peccato, libera e condizionata dal passato, assolta ma bisognosa di penitenza”. C’è ancora un passo prima di arrivare al culmine di questa maturazione spirituale in cui, ha affermato il Papa, “il perdono di Dio apparirà alla sua anima come dono gratuito di amore del Padre”. E questo passo è la comprensione del sacrificio estremo di Gesù: “Ciò che la salverà dalla sua ‘indegnità’ e dal ‘meritare l’inferno’ non sarà la sua ‘unione con Dio’ e il suo possedere la ‘verità’, ma Gesù crocifisso, 'la sua crocifissione per me', il suo amore...Contempla di preferenza il Cristo crocifisso, perché in tale visione vede realizzato il perfetto equilibrio: in croce c’è l’uomo-Dio, in un supremo atto di sofferenza che è un supremo atto di amore”. “Non c’è nessuno che possa portare scuse, perché chiunque può amare Dio”, scrive la Beata. “Nell’itinerario spirituale di Angela, il passaggio dalla conversione all’esperienza mistica, da ciò che si può esprimere all’inesprimibile, avviene tramite il Crocifisso”, che “diventa il suo maestro di perfezione”. “Tutta la sua esperienza mistica” è, dunque, “tendere a una perfetta somiglianza con lui, mediante purificazioni e trasformazioni sempre più profonde e radicali. In tale stupenda impresa Angela mette tutta se stessa, anima e corpo, senza risparmiarsi in penitenze e tribolazioni dall’inizio alla fine, desiderando di morire con tutti i dolori sofferti dal Dio-uomo crocifisso per essere trasformata totalmente in lui”. Questa “identificazione”, per la Beata, “significa anche vivere ciò che Gesù ha vissuto: povertà, disprezzo, dolore”. “E’ l’instabile equilibrio fra amore e dolore”, verso quella “perfezione” che consente di passare dalla “via della croce” verso la “via dell’amore”. Un atto supremo di amore che però oggi il mondo ignora, banalizza, preferisce dimenticare. E da questa constatazione scaturisce la riflessione spontanea con la quale il Papa ha concluso la catechesi: “Oggi siamo tutti in pericolo di vivere come se Dio non esistesse: sembra così lontano dalla vita odierna. Ma Dio ha mille modi, per ciascuno il suo, di farsi presente nell'anima, di mostrare che esiste e mi conosce e mi ama. E la Beata Angela vuol farci attenti a questi segni con i quali il Signore ci tocca l'anima, attenti alla presenza di Dio, per imparare così la via con Dio e verso Dio, nella comunione con Cristo Crocifisso. Preghiamo il Signore che ci renda attenti ai segni della sua presenza, che ci insegni a vivere realmente”.

Radio Vaticana, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa