sabato 31 ottobre 2009

Il Papa all'ambasciatore bulgaro: nella costruzione dell'Europa, la cui anima sono i valori cristiani, i popoli non sacrifichino l'identità culturale

''Nel processo di costruzione europea, ogni popolo non deve sacrificare la propria identità culturale, ma trovare invece i modi farle portare dei frutti che arricchiscano l'insieme comunitario''. Lo ha detto Papa Benedetto XVI nel discorso rivolto questa mattina al nuovo ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede, Nikola Kaludov (foto), ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Diciotto anni, dallo smantellamento della Cortina di ferro simboleggiata dal Muro di Berlino, all’ingresso nelle istituzioni dell’Europa unita. Questo è il lasso di tempo che è servito alla Bulgaria post-comunista per scrivere la sua storia più recente. Benedetto XVI ha riconosciuto e apprezzato gli sforzi compiuti dallo Stato est europeo per arrivare all’integrazione comunitaria nel 2007. Il Pontefice ha sottolineato l'antica tradizione cristiana del Paese, ''un tesoro di valori e convinzioni che deve spingere la Bulgaria come gli altri Paesi europei a creare condizioni per una riuscita globalizzazione, anche al di fuori dei confini continentali''. ''Perchè essa possa essere vissuta positivamente - ha chiesto il Papa - è necessario che essa serva 'tutto l'uomo e tutti gli uomini'''. Un principio, sottolinea, ''che ho voluto fortemente sottolineare nella mia recente Enciclica "Caritas in veritate": è essenziale che lo sviluppo legittimamente ricercato non sia solo economico, ma tenga conto di tutta la persona umana'' in quanto ''la misura dell'uomo non risiede nei suoi averi, ma nello sviluppo del suo essere secondo le potenzialità che la natura nasconde''. In questo senso, ha proseguito il Pontefice, perché lo sviluppo dell'uomo e della società risulti autentico, esso “deve necessariamente includere una dimensione spirituale” ed etica, che si traduce - ha asserito Benedetto XVI – nell’assunzione da parte di “tutti i funzionari pubblici” di un “grande impegno morale”, perché “gestiscano la parte di autorità loro affidata in modo efficace e disinteressato. La cultura cristiana che permea profondamente il vostro popolo - ha riaffermato il Papa al cospetto del diplomatico bulgaro - non è solo un tesoro del passato da preservare, ma garanzia per un futuro molto promettente in quanto protegge l’uomo dalle tentazioni che sempre minacciano di fargli dimenticare la sua propria grandezza e l'unità del genere umano e le esigenze di solidarietà che essa comporta”. Ricordando all’inizio del suo discorso le “buone relazioni” esistenti tra la Bulgaria e la Santa Sede - alle quali contribuì in maniera determinante il viaggio apostolico di Papa Wojtyla nel 2002 - Benedetto XVI ha auspicato che le basi di questo rapporto siano rafforzate ed ampliate ed ha pure assicurato che la Chiesa bulgara “intende operare per il benessere di tutta la popolazione”, attraverso tutte le sue strutture. Questo, ha soggiunto il Papa, nel segno di un dialogo tra le numerose espressioni religiose del Paese. “Tale dialogo, perché sia sincero e costruttivo, richiede - ha indicato - una conoscenza e una reciproca stima che il potere pubblico può facilitare notevolmente per il rispetto che esso reca alle stesse diverse famiglie spirituali”. Da parte sua, ha concluso Benedetto XVI, la “comunità cattolica esprime la volontà di essere aperta a tutti con generosità e di lavorare con tutti, (…) di impegnarsi con coraggio cooperando quanto più strettamente possibile con tutti i cittadini di buona volontà per testimoniare ad ogni livello la dignità che Dio ha inscritto nell'essere dell'uomo”.

Asca, Radio Vaticana


Padre Lombardi: il ritardo nella pubblicazione della Costituzione sugli anglicani è solo tecnico. Per i futuri seminaristi il celibato sarà regola

Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, chiarisce in una dichiarazione diffusa oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede che il ritardo nella pubblicazione della Costituzione Apostolica che permetterà agli anglicani tradizionalisti di entrare 'in blocco' nella Chiesa Cattolica, annunciata in una conferenza stampa lo scorso 20 ottobre, non è dovuto a polemiche e disaccordi interni sulla questione del celibato dei preti. Il direttore dell'informazione vaticana risponde in particolare alle ''osservazioni che si presupponevano informate'' del giornalista de Il Giornale Andrea Tornielli, un cui articolo di qualche giorno fa ha suscitato ''molte speculazioni''. ''Secondo queste speculazioni - scrive padre Lombardi - ci sarebbe una seria questione di sostanza alla base del ritardo, ovvero disaccordi sul fatto se il celibato sarà o meno la norma per il futuro clero'' anglicano-cattolico previsto dalla Costituzione. Il portavoce vaticano riporta quindi la risposta a queste voci del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, incaricata di studiare e redigere la Costituzione, card. William Levada: ''Se mi fosse stato chiesto, avrei volentieri chiarito ogni dubbio sulle mie parole pronunciate durante la conferenza stampa. Non c'è alcun fondamento per queste speculazioni. Nessuno in Vaticano mi ha fatto presente questa questione. Il ritardo è puramente tecnico, per assicurare la coerenza del linguaggio canonico e dei riferimento''. Gli Ordinariati personali che accoglieranno gli anglicani tradizionalisti non potranno, di norma, ordinare uomini sposati al sacerdozio. Non sono quindi fondate le speculazioni di chi supponeva - o temeva - che, con la decisione di aprire le porte ad alcuni gruppi di anglicani in rotta con l'arcivescovo di Canterbury, la Chiesa Cattolica avesse aperto uno spiraglio all'allentamento della regola del celibato obbligatorio per i preti nella Chiesa occidentale. Nella sua nota Lombardi, riporta un'ampia dichiarazione del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, incaricata di studiare e redigere la Costituzione, card. William Levada. La dichiarazione riporta anche il testo di quello che, alla fase attuale della stesura del testo, è l'articolo VI della futura Costituzione Apostolica. Questo articolo prevede in primo luogo che i ''diaconi, preti o vescovi'' anglicani che ''corrispondono ai requisiti previsti dal diritto canonico e non sono impediti da irregolarita' o altri impedimenti possano essere accettati dall'Ordinario come candidati'' al sacerdozio ''nella Chiesa Cattolica''. Nel caso di quei ministri che sono già sposati, bisognerà seguire quanto stabilito dall'Enciclica di Paolo VI ''Sacerdotalis coelibatus'' che prevede, al punto 42, che ''potrà essere consentito lo studio delle particolari condizioni di ministri sacri coniugati, appartenenti a Chiese o a comunità cristiane tuttora divise dalla comunione cattolica, i quali, desiderando di aderire alla pienezza di tale comunione e di esercitarvi il sacro ministero, fossero ammessi alle funzioni sacerdotali, in tali circostanze tuttavia da non portare pregiudizio alla vigente disciplina circa il sacro celibato''. Il vescovo, precisa ancora la Costituzione, ''in piena osservanza con la disciplina del clero celibatario nella Chiesa latina, come regola ammetterà solo uomini celibati all'ordine del presbiterato'', ovvero solo chi non e' sposato potra' diventare prete. ''Potra' anche chiedere - aggiunge l'articolo - al Romano Pontefice una deroga'' dall'obbligo del celibato per gli uomini sposati, ma solo ''caso per caso'' e ''secondo criteri oggettivi stabiliti dalla Santa Sede''.

Asca

Il Papa a Brescia e Concesio. Il comitato organizzatore: sarà festa di popolo, in strada e nelle piazze. Attesi 30-40mila fedeli lungo il percorso

Il comitato organizzatore della visita del Papa a Brescia, domenica 8 novembre, per bocca del segretario don Claudio Zanardini, insiste sulla "festa di popolo" che Brescia prepara in Piazza Paolo VI, per la Messa e l'Angelus domenicale, ma anche lungo il percorso fra l'aerobase militare di Ghedi, dove Papa Ratzinger atterrerà alle 9.30, e Botticino passando per Castenedolo, Virle, Rezzato; poi da Botticino a Brescia attraverso Sant'Eufemia. Festa di popolo anche in centro dove saranno collocati maxischermi in largo Formentone e piazza Loggia (qui sarà impartita anche l'eucarestia), ma pure in corso Zanardelli e piazzetta San Luca. Gli organizzatori hanno sciolto ieri uno dei dubbi residui: il Papa si fermerà alla stele che ricorda i caduti della strage, come fece Giovanni Paolo II nel 1982? La risposta è no: "La Papamobile rallenterà, il vescovo spiegherà il significato della stele". Nulla di più. "Non è mancanza di rispetto, è un problema di tempi", viene spiegato. Nel pomeriggio poi ci sarà la trasferta a Concesio. "Nel complesso sarà il tragitto più lungo mai compiuto dal Pontefice in Papamobile" dicono gli organizzatori. Le occasioni e i punti per vedere il Papa, insomma, non mancheranno. Almeno 30-40mila fedeli sono attesi lungo il percorso dove si collocheranno 2.700 volontari di Ana, Protezione civile, Agesci riconoscibile per l'inconfondibile pettorina azzurra. Difficile trovare ancora i pass per un posto in Piazza Paolo VI, davanti al palco in legno disegnato da Fausto Baresi su cui il Papa celebrerà la Messa. Richieste arrivano da altre diocesi, dalla Germania. Neppure il Comitato organizzatore ha più margini: tutti i pass per i 12mila posti in piazza sono stati distribuiti alle 473 parrocchie, e poi pro-quota a movimenti e istituzioni. Per un posto in piazza non resta che chiedere a loro.

Massimo Tedeschi, Bresciaoggi.it

Il Papa a Brescia e Concesio. La presentazione della giornata di Benedetto XVI: una visita che parla a tutti. Il legame speciale con Paolo VI

La visita di Benedetto XVI a Brescia interpella tutti: la Chiesa bresciana e la comunità civile, i fedeli e i non credenti. Interpella in fondo lo stesso Papa sul suo rapporto con Paolo VI e con il Concilio. Lo ha spiegato - in un intervento dotto e appassionato - il vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari, presentando ieri la visita del Papa a Brescia l'8 novembre. L'ha fatto nella sala dei vescovi, in curia, presenti sindaco e presidente della Provincia, il presidente del comitato di accoglienza mons. Mascher, il prefetto Brassesco Pace, tante autorità. Il vescovo ha ricordato la genesi e il significato profondo dell'evento che la città si appresta a vivere. La diocesi "ha invitato il Papa a visitare Brescia per il 30° anniversario della morte del suo predecessore" che cadeva nel 2008, L'agenda del Papa gli ha consentito di accogliere l'invito per l'8 novembre. "Il motivo fondamentale della visita - spiega Monari - è la memoria di Paolo VI che per Ratzinger ha un significato enorme: lui è stato fatto vescovo, poi cardinale da Paolo VI". La scelta di Paolo VI era strategica: "Ratzinger era uno dei teologi del Concilio e Paolo VI ha sempre cercato teologi che rappresentassero il messaggio del Concilio in un modo pieno ed equilibrato, e ne favorissero un'applicazione integrale e precisa". Il pontificato di Paolo VI è stato vissuto "per celebrare e applicare il Concilio e Ratzinger era un teologo molto aperto e al tempo stesso con radici molto forti nella tradizione". Insomma: "Ratzinger viene per ricordare a se e a noi il suo legame con il Concilio e con il Papa del Concilio: un legame affettivo, pastorale, personale". Un legame più che mai attuale: basti ricordare che l'annuncio della visita a Brescia è maturato nei giorni delle polemiche roventi sull'"apertura" ai lefebvriani dopo lo strappo post-conciliare. Ma Monari ricorda che c'è un ulteriore, duplice significato della visita per la comunità bresciana. Il primo è squisitamente religioso: "Noi viviamo la nostra cattolicità nella sua pienezza in quanto siamo in comunione con la Chiesa di Roma, con il vescovo che è in Roma". Ed è proprio questa comunione a garantire il legame della Chiesa di Brescia con tutte le altre chiese che vivono la stessa comunione. Accanto a questa rilevanza "ecclesiale" della visita di Benedetto XVI, ce n'è però anche una "laica": "Benedetto XVI - ricorda il vescovo - ha sempre avuto un'attenzione enorme al mondo contemporaneo, alla direzione che sta percorrendo". Perciò la visita "può diventare di stimolo a tutti coloro che hanno a cuore i problemi dell'umanità, e desiderano confrontarsi con un pensiero degno, significativo come quello di Ratzinger. Ratzinger è convinto che il mondo può trovare un orientamento solo se è aperto al trascendente, mentre se Dio viene cancellato, l'equilibrio si altera". Insomma, "per chiunque vale la pena confrontarsi, misurarsi con questo pensiero". Monari ricorda infine la valenza delle due tappe in provincia: quella a Botticino "per un atto di devozione personale a San Tadini nell'Anno Sacerdotale"; quella a Concesio per l'Istituto che lavora a "ricostruire la grande ricchezza spirituale e di fede di Paolo VI". Anche per questi motivi, conclude Monari, "è un onore, una gioia avere il Papa fra noi per una giornata di brescianità". Il sindaco Adriano Paroli, ad esempio, assegna all'arrivo di Benedetto XVI a Brescia un significato "per i credenti, ma anche per chiunque guarda al senso di sè e delle cose che fa". E aggiunge che "la venuta del teologo Ratzinger a Brescia porta con sè tutte le domande legate al rapporto fede-ragione, e al tempo stesso indica la strada per trovare risposte alle nostre domande". Daniele Molgora, presidente leghista della Provincia, colloca la visita di Papa Ratzinger nel nostro tempo: "Brescia - dice - non è più un'isola felice, oggi si misura con questioni pesanti: crisi economica, disoccupazione, disagio sociale, un'immigrazione molto forte che ora che il lavoro viene meno può portare tensioni sociali". Per Molgora "non c'è dubbio che Papa Ratzinger su questo è un punto di riferimento per il richiamo alle radici cristiane e a una forte identità fatta di valori. La nostra gente ha grandi valori, ma chiede rispetto delle leggi, delle regole".

Massimo Tedeschi, Bresciaoggi.it

Per novembre il Papa chiede preghiere affinché i leader mondiali salvaguardino il creato e i credenti delle varie religioni testimonino che Dio è pace

In questo mese di novembre, Benedetto XVI chiede preghiere perché i leader politici ed economici si impegnino a salvaguardare il creato. E' la proposta che fa nelle intenzioni di preghiera per il mese che inizia domani, contenute nella lettera pontificia che il Papa ha affidato all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita da circa 50 milioni di persone nei cinque continenti. Il vescovo di Roma presenta due intenzioni, una generale e l'altra missionaria. L'intenzione generale per il mese di novembre è "Perché tutti gli uomini e le donne del mondo, specialmente quanti hanno responsabilità in campo politico ed economico, non vengano mai meno al loro impegno nella salvaguardia del creato". L'intenzione missionaria recita invece: "Perché i credenti delle diverse religioni, con la testimonianza di vita e mediante un dialogo fraterno, diano una chiara dimostrazione che il nome di Dio è portatore di pace".

Zenit