mercoledì 21 marzo 2012

Pasqua 2012. I libretti delle Celebrazioni Liturgiche presiedute da Benedetto XVI

La Settimana Santa 2012

Domenica delle Palme e della Passione del Signore (1° aprile)
Libretto della Celebrazione

Santa Messa del Crisma (5 aprile)
Libretto della Celebrazione

Santa Messa nella Cena del Signore (5 aprile)
Libretto della Celebrazione

Celebrazione della Passione del Signore (6 aprile)
Libretto della Celebrazione

Via Crucis (6 aprile)
Libretto della Celebrazione

Veglia Pasquale nella Notte Santa (7 aprile)
Libretto della Celebrazione

Santa Messa del Giorno di Pasqua (8 aprile)
Libretto della Celebrazione

In un libro circa 200 carte top secret dalla Congregazione dei religiosi su Maciel. Giovanni Paolo II non poteva non essere a conoscenza delle accuse

Vatileaks continua in Messico. Lì la pubblicazione di documenti riservati si concentra su uno dei casi più clamorosi di pedofilia, abuso di potere, corruzione, violenze fisiche e psicologiche su seminaristi che siano mai accaduti nella Chiesa, almeno negli ultimi secoli. Si tratta del caso del sacerdote messicano Maciel Macial Degollado (foto), fondatore dei Legionari di Cristo. Un capitolo di storia dai risvolti ancora oscuri che indirettamente tira in ballo anche la figura del beato Giovanni Paolo II. Alla vigilia dell’arrivo a Leòn, nel centro del Messico, di Papa Benedetto XVI, un settimanale messicano, Proceso, anticipa il contenuto di un libro contenente una sfilza di carte top secret. Circa 200 tra fogli confidenziali, appunti, lettere alcune provenienti dall’archivio della Congregazione dei Religiosi. Scritti che dimostrerebbero che Papa Wojtyla non poteva non essere a conoscenza della storia del famigerato Maciel, morto nel 2008 a 82 anni, con alle spalle una scia impressionante di crimini e misfatti. Compreso quello di avere avuto tre figli, due dei quali abusati. Finora si sapeva solo che Giovanni Paolo II, amico personale di Maciel sin dagli anni Ottanta, pur mantenendo con lui un rapporto di vicinanza e stima non fosse a conoscenza della vita doppia di questo intraprendente sacerdote e di tutto il male fatto, dal momento della fondazione dei Legionari di Cristo in poi. Tra l’altro le inchieste che sono state fatte in Vaticano dalla Congregazione dei Santi per la causa di Beatificazione di Wojtyla finora non avevano dato esito positivo e sembrava che Maciel fosse riuscito ad ingannare persino l’amico Papa. La pubblicazione di queste carte sembrerebbe confutare questa tesi e, di conseguenza, gettare un’ombra persino sul pontefice polacco proiettato alla santificazione. La domanda che in Messico viene posta è se era a conoscenza delle denunce che nel corso degli anni erano arrivate a Roma. Ci fu persino un nunzio che a seguito di un rapporto contro Maciel fu spostato di sede da un giorno all’altro. Eppure i fogli pubblicati rivelano di come in Vaticano fossero arrivate a più riprese denunce di comportamenti anomali, quali patologici di Maciel. Le molestie, l’uso di droga, la corruzione, i fiumi di denaro che spendeva per assicurarsi, chissà, il silenzio. Di fatto le voci che circolavano sul conto di Maciel non influirono sulla carriera del fondatore dei Legionari, al punto che nel 1994 Maciel venne persino inserito come consultore permanente della Congregazione per il clero. Il Vaticano stava proteggendo un criminale, oppure si trattava di un clamoroso errore di valutazione, una svista macroscopica, favorita da circostanze fortuite? Le rivelazioni che in Messico stanno creando non poco scompiglio sono opera di due ex legionari, Alberto Athiè, Josè Barba (una delle vittime di Maciel) e Fernando M. González, un autorevole sociologo che ha dedicato ampi studi sulla personalità malata del fondatore dei Legionari di Cristo. La maggior parte delle carte fanno riferimento ad episodi avvenuti attorno agli anni cinquanta e sessanta, in particolare quando padre Maciel fu trovato in condizioni disdicevoli per un ecclesiastico. Ci fu addirittura un cardinale che riscontrò la tossicodipenenda da "Dolantina", un potente farmaco a base di morfina di cui Maciel faceva uso smodato, tanto da essere costretto a ciclici periodi di disintossicazione. Ciò indusse il Vaticano ad aprire un fascicolo anche se dopo qualche anno l’indagine si concluse con una clamorosa archiviazione. Qualcuno lo proteggeva? E perchè? Finora nessuno ha mai fornito risposte esaurienti. Fatto sta che nel 1959 Maciel fu rimesso al suo posto, più saldo di prima. Più tardi l’arrivo al Soglio di Pietro di Giovanni Paolo II segnò un salto di qualità: da allora Maciel divenne uno dei consiglieri più ascoltati dal Papa sulle questioni riguardanti l’America Latina. Lo aiutò a debellare la Teologia della Liberazione e lo affiancò in tutti i viaggi più importanti. In Messico volò con il Papa, facendo parte della delegazione, nel 1979, nel 1990 e nel 1993. Dato che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, nel 1997, dopo anni di silenzio, un gruppo di vittime, tra cui Josè Barba, decise di uscire dal silenzio e denunciare gli abusi. La denuncia arrivò in Vaticano anche se fino al 2005 restò lettera morta. Giovanni Paolo II all’epoca stava spegnendosi. Il card. Joseph Ratzinger riuscì a superare tutte le resistenze interne e convincerlo che era necessario promuovere una inchiesta contro Maciel. Nel 2006 Benedetto XVI lo obbligò a ritirarsi a vita privata anche se, per via dell’età e della posizione ricoperta, non venne mai ridotto allo stato laicale. Troppi interrogativi restano aperti. Uno su tutti: Papa Wojtyla sapeva?

Franca Giansoldati, Il Messaggero.it

Accolte le dimissioni del card. Tettamanzi da presidente dell'Istituto Toniolo, che rimarrà nel comitato permanente. A succedergli il card. Scola

Il card. Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI) è stato eletto oggi nuovo presidente dell'Istituto Toniolo, ente promotore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Subentra al card. Dionigi Tettamanzi, che si è dimesso oggi dopo un lungo "braccio di ferro" con il Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone. Secondo quanto si e' appreso, è stato lo stesso card. Tettamanzi a motivare, nel corso della seduta odierna del Consiglio, la decisione che anticipa nei fatti la scadenza naturale del mandato prevista per il dicembre 2012 (era stato eletto nel 2003) ed a proporre ai presenti la candidatura del suo successore sulla Cattedra dei Santi Ambrogio e Carlo, il card. Scola, "anche in considerazione del suo profilo umano, accademico, culturale e spirituale". Scola, assente all'incontro, era già stato cooptato quale membro effettivo del comitato nella precedente sessione. "Il card. Tettamanzi - afferma il comunicato ufficiale - accogliendo una esplicita richiesta dell'arcivescovo Scola, ha accettato di continuare a far parte del comitato permanente, desiderando con ciò concorrere al realizzarsi di una concreta e visibile continuità, in quello spirito di serenità e di concordia che contraddistingue la vita interna dell'organismo e che in particolare corrisponde al bene superiore della Chiesa, al cui servizio l'Istituto Toniolo da sempre si pone". Il Consiglio ha eletto per acclamazione il cardinale Angelo Scola ed ha esplicitamente espresso al presidente uscente "la gratitudine piu' convinta e l’ammirazione motivata per l’opera di risanamento e di rilancio delle iniziative rivolte ai giovani, che egli in questi anni ha promosso, sempre cercando il massimo della convergenza e l’interesse unico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, così legata alla Santa Sede, al ministero e alla persona del Papa, e alla comunione delle Chiese che sono in Italia". L'uscita di scena di Tettamanzi era stata sollecitata da Bertone in una lettera pubblicata recentemente tra i documenti vaticani trafugati dal "corvo", ma la scelta di Scola sembra maggiormente gradito alla Conferenza Episcopale otaliana che alla Segreteria di Stato in quanto mantiene la Cattolica nell'alveo della Chiesa italiana. L'avvicendamento avverrà secondo le scadenze già individuate e relative alla gestione interna all'Istituto.

Agi

Accolte le dimissioni del card. Tettamanzi da presidente dell'Istituto Toniolo

Colazione all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede in onore dei nuovi cardinali italiani. Presenti il premier Monti e il card. Bertone

L’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco, ha offerto a nome del Governo una colazione in onore dei cardinali italiani creati nel Concistoro dello scorso 18 febbraio. All’incontro, svoltosi oggi a Palazzo Borromeo, sede della rappresentanza diplomatica, hanno partecipato i cardinali Fernando Filoni, Antonio Maria Vegliò, Giuseppe Bertello, Domenico Calcagno, Giuseppe Versaldi e Giuseppe Betori, mentre Francesco Coccopalmerio non ha potuto essere presente perché in Africa. Accolti dall’ambasciatore e dalla consorte Concetta Genisi, erano presenti il presidente del Consiglio italiano Mario Monti, con i ministri Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, Corrado Passera, Francesco Profumo, Lorenzo Ornaghi, Renato Balduzzi, Piero Giarda, Andrea Riccardi, e il viceministro Vittorio Grilli. Erano presenti i cardinali Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, con il vescovo Mariano Crociata, segretario generale; gli arcivescovi Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, e Adriano Bernardini, nunzio apostolico in Italia. Alla fine dell’incontro, il presidente Monti è stato salutato dal card. Bertone che gli ha espresso parole di augurio e di incoraggiamento. A sua volta il presidente ha ricordato il colloquio telefonico, diretto e molto cordiale, intercorso tra lo studio di Palazzo Chigi e l’Appartamento pontificio lunedì e ha donato ai cardinali una copia anastatica dell’edizione del 1948 della Costituzione italiana, ringraziato a nome dei porporati dal card. Filoni.

L'Osservatore Romano

Il Papa in Messico e a Cuba. Vescovi messicani: ci sentiamo benedetti dal Signore. Governatore di Guanajuato: siamo pronti e preparati a riceverlo

Il segretario generale della Conferenza Episcopale del Messico e vescovo ausiliare di Texcoco, mons. Víctor René Rodríguez Gómez, ha rilasciato una dichiarazione, lunedì 19 marzo, in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Messico. Afferma il prelato: "Noi vescovi del Messico, grati per questa grazia, che costituisce per la Chiesa la prima visita apostolica di Sua Santità Benedetto XVI in America, ci sentiamo benedetti dal Signore poichè il Vicario di Cristo sarà presto tra noi. La Chiesa in Messico si è preparata, nelle parrocchie, a ricevere il Papa, e celebrare il suo arrivo con una festa spirituale dove la fede in Gesù Cristo viene favorita e rafforzata nella gioia, nell’accoglienza, nella pace e nella speranza. Per giungere a questo evento, si sono impiegati poco più di tre mesi di duro lavoro di organizzazione. Ad oggi, sono centinaia le persone previste dalle commissioni stabilite che hanno speso tempo e cooperazione per la preparazione della Visita Apostolica. Quindi tutto è pronto a dare uno speciale benvenuto al successore di Pietro a Guanajuato". Mons. Gomez ha ricordato che "i biglietti per la grande celebrazione eucaristica sono stati distribuiti in 91 diocesi" e che "le delegazioni diocesane si stanno mobilitando per poter incontrare il Santo Padre". Cardinali, arcivescovi e vescovi del Messico e dell'intero continente hanno confermato la loro partecipazione. Saranno presenti anche un gran numero di sacerdoti, diaconi, religiosi e seminaristi, oltre ad alcuni ospiti speciali e rappresentanti dei mezzi di comunicazione. Sono stati realizzati, inoltre, biglietti con le caratteristiche di sicurezza necessarie che impediscono la contraffazione. "Nella chiamata del documento di Aparecida 'ad essere discepoli missionari di Gesù Cristo perchè tutti i nostri popoli abbiano vita', rilasciato dalla V Conferenza Generale dei Vescovi dell'America Latina e dei Caraibi, e nel contesto della Missione Continentale in America, questa importante visita nel nostro Messico rappresenta, per la Chiesa, una chiamata alla conversione e al rinnovamento dei nostri cuori, delle nostre strutture e delle nostre azioni. Il Papa viene per confermarci nella fede e per accelerare il processo di evangelizzazione, un modo per portare la pace, la giustizia e la speranza nella nostra società. Raccomandiamo il nostro lavoro alla Nostra Signora Regina di Guadalupe e della Luce".
Il governatore di Guanajuato, in Messico, che ospiterà per alcuni giorni Benedetto XVI, ha invitato la popolazione ad avere uno spirito di accoglienza degno del Papa. Questo il testo del suo messaggio: "Invito tutte le persone di Guanajuato ad essere ospitali in questa storica visita e ad estendere la nostra accoglienza alle migliaia di visitatori. Chiedo all'industria del turismo i suoi migliori sforzi, in quanto questa è un'occasione unica, dopo tanti anni, per presentare Guanajuato a tutto il mondo. Chiedo al settore alberghiero, ristoratore, del commercio in generale, ai dipendenti pubblici di essere ospitali con i visitatori. Facciamo vedere al mondo che il Messico sa ricevere il Papa come nessun altro Paese può fare. Guanajuato è pronta e preparata a ricevere e salutare Papa Benedetto XVI e il resto del mondo con le braccia aperte. Apprezziamo, inoltre, la collaborazione del Vaticano, del presidente Felipe Calderon Hinojosa, del Nunzio Apostolico in Messico, della Conferenza Episcopale messicana e dell’arcivescovo di Leòn. Facciamo di questa giornata storica, una festa di gioia per presentarci al mondo. Portiamo in alto il nome del Messico. Benvenuti a tutti ".

Zenit

Il Papa ad Arezzo e Sansepolcro. La visita di Benedetto al Santuario della Verna: l'incontro con i frati e le monache, la processione delle Stimmate

Ripetono quella processione da secoli. Tutti i giorni, alle tre del pomeriggio, divisi in due file dietro la croce di legno. Percorrendo il corridoio delle Stimmate in estate e in inverno e sfociando nel cuore autentico del Santuario (foto): la Cappella sormontata dalla pala dei Della Robbia, fresca di restauro. Il 13 maggio la ripercorreranno con il Papa. Cambiando per lui l’orario che la storia ha impresso nella pelle e nelle pietre della Verna. Perché Benedetto XVI sarà sul monte di Francesco alle 17.30. L’elicottero atterrerà alla Beccia. Come avrebbe dovuto fare nel settembre del 1993 se la nebbia non avesse avvolto come una sciarpa la salita, costringendo il cerimoniale a ripiegare su Chitignano. A Chitignano quel passaggio fugace di Giovanni Paolo II ancora lo ricordano e lo raccontano. E sotto sotto qualcuno spera ancora che la nebbia possa regalargli un bis. Bis per un Papa che viene in visita apostolica ad Arezzo e Sansepolcro, ma ritaglia per La Verna, la sua La Verna, un’ora. Un’ora intensissima quanto quasi privata. Davanti a lui solo i frati e le monache. Il programma è ancora in via di definizione insieme alla Santa Sede. Ma l’ossatura dell’incontro c’è già tutta. Alle 17.30 quel fruscio dell’elicottero, a Chiusi della Verna: a quella Beccia che pochi anni fa era stata segnata dal terremoto e dalla quale parte il sentiero antico che arriva fino al Santuario. Ma ad aspettare il Papa e l’arcivescovo Riccardo Fontana ci sarà o una macchina o la papamobile. A Chiusi sperano tutti nella seconda soluzione, che consentirevbbe di incrociare, magari per un secondo, lo sguardo del Pontefice. Che dalla strada arriverà al Santuario alle 17.45, percorrendo quei tre chilometri di curve, dalla curva del conte Orlando alla Melosa, che i pellegrini conoscono a memoria. Ad attenderlo alla Beccia ci sarà anche il sindaco di Chiusi Umberto Betti. Ad aspettarlo sul monte santo il francescanesimo. Il ministro generale dei frati minori Josè Rodriguez Carballo, sotto il cui saio batte il cuore della Galizia, il ministro provinciale Paolo Fantaccini, pratese doc, e fra’ Massimo Grassi, padre guardiano e insieme organista provetto. L’ingresso in Basilica: lì il Papa ascolterà il saluto del ministro generale, lì risponderà con l’unico messaggio della sua ora a La Verna. Quindi la processione, intorno alle 18.00. Scandita dal canto più straordinario del francescanesimo, il "Crucis Christi Mons Alvernae". Il racconto delle Stimmate, la trasformazione del corpo di Francesco e insieme della vetta del monte che "si incendia agli sguardi dei vicini". A passo lento, fino alle Stimmate, per il momento di preghiera più intenso. Giovanni Paolo II in quella occasione aveva composto un’invocazione-poesia che dal 1993 è entrata a far parte del rito della processione. In genere condivisa con i pellegrini che salgono sul monte. Ma non nel giorno di Benedetto XVI. Il Santuario sarà chiuso a tutti, dalle 13.00 fino alla partenza del Papa. I frati, già scusandosi per allora, lo comunicano dal loro sito, curatissimo, e che di giorno in giorno riporta immagini e notizie del monte. Un monte che è da sempre sotto la protezione di Firenze: e per questo c’è chi non esclude possa essere presente all’incontro anche il sindaco Matteo Renzi. In un angolo di quella Basilica già pronta ad accogliere un Papa: e insieme l’amico che in passato tante volte aveva percorso quei tre chilometri di curve.

Alberto Pierini, La Nazione.it

Il Papa in Messico e a Cuba. Il quotidiano 'Granma': gli mostraremo il patriottismo, la cultura e lo spirito di solidarietà e di umanesimo dei cubani

Benedetto XVI ha scelto Cuba come una delle destinazioni del suo viaggio apostolico in America Latina. L’arrivo è previsto il pomeriggio di lunedi 26 marzo nell’aeroporto internazionale Antonio Maceo di Santiago di Cuba. Subito dopo, il Papa celebrerà una Messa in occasione del 400° anniversario del ritrovamento dell'immagine de la Virgen de la Caridad del Cobre, la Vergine della Carità del Rame. A questo proposito, il quotidiano Granma ha pubblicato nel suo editoriale del 12 Marzo: "Il nostro Paese sarà onorato di accogliere con grande ospitalità il Santo Padre per mostrargli il patriottismo, la cultura e lo spirito di solidarietà e di umanesimo dei cubani, che si mostrano nella storia e nell'unità della nazione". Il quotidiano, conosciuto per essere l'organo ufficiale del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, ha dichiarato inoltre: "Accoglieremo allo stesso modo, con l'amicizia che ci caratterizza, le migliaia di pellegrini che saranno con noi in quei giorni sicuramente memorabili". Ricordando, poi, lo storico viaggio di Giovanni Paolo II a Cuba, da cui sono trascorsi 14 anni, Granma riferisce: "Ricevemmo con gli stessi sentimenti Papa Giovanni Paolo II, il quale, infatti, prima della sua partenza, parlò di un "profondo impatto" che gli trasmise questa visita e ringraziò per la "cordiale ospitalità, espressione autentica dell'anima cubana". Anima cubana che mostra tutto il suo amore a quella che viene chiamata "La Mambisa", perchè invocata dai soldati "mambises" durante la guerra d'indipendenza, o la "Cachita", diminutivo affettuoso di "carità". Questa devozione a Maria madre di Cristo, nella sua invocazione della Vergine della Carità del Cobre, sarà una parte essenziale del pellegrinaggio del Santo Padre nell'Isola. A tal proposito, il card. Jaime Ortega, arcivescovo de L'Avana, si è rivolto al popolo di Cuba in un messaggio andato in onda su National TV Cubavision, in cui, riferendosi al viaggio di Papa Giovanni Paolo II, ha detto: "E’ stato tanto atteso, in quanto era la prima volta che un Papa visitava Cuba. Le condizioni speciali del nostro paese erano tali che lo sguardo del mondo fosse focalizzato su quella visita. e dopo le dichiarazioni della Santa Sede, gli apprezzamenti della chiesa a Roma furono positivi, e allo stesso tempo ampiamente discussi, anche dallo stesso Papa Ratzinger, allora cardinale, che evidentemente ha raccolto tutto quell'eco del viaggio del Papa a cuba, lasciandogli qualcosa nel suo cuore”. Il card. Ortega ha spiegato, inoltre, con molta familiarità, il motivo per cui è stata inclusa Cuba in questo viaggio: "Il Papa ha voluto inserire questa tappa perché ha sempre avuto nel suo cuore il desiderio di visitarla. Ora ha avuto un'occasione unica: le celebrazioni dei 400 anni della scoperta dell'immagine della Vergine della Carità del Rame. A Cuba è un Anno giubilare: icubani sono, quest’anno, in pellegrinaggio al Santuario di El Cobre per visitare la Patrona di Cuba e anche il Papa voleva venire a visitarla come pellegrino. Ecco perché è stato scelto ‘Pellegrino della Carità’ come motto per questa visita". Il cardinale arcivescovo de L'Avana ha poi aggiunto: "Migliaia e migliaia di cubani, milioni direi, sono andati ad incontrare la Vergine. Non è il numero che ci ha colpito, ma i segni della religiosità di questo popolo: vedere cioè i cubani camminare per strada facendosi il segno della croce, o mettersi in ginocchio al passaggio della Vergine, o ancora alzare le braccia durante le preghiere. Il Papa quindi viene a a riaffermare quei valori che la fede cristiana ha piantato nel nostro paese”. La Vergine della Carità del Rame, Patrona di Cuba, fu trovata a galleggiare in mare, quattrocento anni fa, da tre schiavi delle miniere di rame (da qui il nome dell’immagine), che la portarono quindi sulla terraferma. L'immagine mariana, che è diventata poi la Madre del popolo cubano e ha viaggiato in tutto il paese in compagnia di credenti e non credenti, riceverà quindi questo 26 marzo il Pellegrino della Carità.

Paloma Rives, Zenit

Giro di nomine di nuovi vescovi in Brasile. Benedetto XVI nomina nuovi membri e consultori del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari

Giro di nomine in Vaticano di nuovi vescovi in Brasile. Benedetto XVI ha nominato vescovo prelato di San Félix mons. Adriano Ciocca Vasino, finora vescovo di Floresta. Ha inoltre nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Fortaleza don José Luiz Gomes de Vasconcelos, del clero della diocesi di Garanhuns, finora rettore del Seminario Interdiocesano di Caruaru, assegnandogli la sede titolare vescovile di Canapio. E,infine, il Pontefice ha nominato ausiliare dell'arcidiocesi di San Salvador da Bahia padre Giovanni Crippa, finore docente e parroco nell'arcidiocesi di Feira de Santana, assegnandogli la sede titolare vescovile di Accia.
Il Papa ha inoltre nominato quali nuovi membri del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari il card. Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban in Sud Africa e mons. Walter Mixa, vescovo emerito di Augsburg in Germania. Il Pontefice ha inoltre nominato consultori del medesimo dicastero mons. Joachim Ntahondereye, vescovo di Muyinga in Burundi, Orochi Samuel Orach, direttore dell'Ufficio Nazionale di Pastorale della Salute, Stefano Ojetti, vicepresidente dell'Associazione dei Medici Cattolici, Salvatore Pagliuca, Presidente dell'Unitalsi.

TMNews

RINUNCE E NOMINE

I cattolici e l’anzianità del Papa. Chi dice che il 'culmine' di ogni circostanza esistenziale viene raggiunto con una manciata di lustri alle spalle?

Il 16 aprile Benedetto XVI compirà 85 anni, ed anche per questo diventerà il Pontefice più longevo degli ultimi cento anni. Poi, il 19 dello stesso mese, terminerà il settimo anno del "suo glorioso Pontificato" (questa sarà la dicitura dei documenti ufficiali della Chiesa) ed inizierà il suo ottavo anno di servizio pastorale per la Chiesa Universale.Tra qualche giorno partirà per l’America latina, poi viaggerà ancora, in Italia e nel mondo. Andrà in Libano e, come i vaticanisti sospettano, nelle prossime settimane ci saranno indicazioni per ulteriori destinazioni. In estate, ci farà discutere con il terzo volume della sua trilogia su Gesù. Insomma, Benedetto XVI vive e lotta insieme a noi e, quando la lotta si fa dura (magari solo per motivi anagrafici) i duri iniziano a lottare. Giovanni XXIII, il Papa conservatore che seppe farsi ribelle, che età aveva quando indisse il Concilio? E Paolo VI, quando chiamò i terroristi "fratelli"? E Giovanni Paolo II, quando ci consegnò la parte più struggente, gli ultimi cinque anni, della sua avventura di povero cristiano? È vero che a forza di spaccare l’ovulo in quattro e sentenziare se le unioni di fatto, tutte, possano o meno essere considerate forme famigliari, con o senza "matrimonio"; attribuire alternativamente a Caio o a Sempronio la presunta rappresentanza politica dei cattolici; far passare per amico dei poveri chi fa il vescovo in Umbria facendo vita mondana (sabato e domenica compresi) nella sua lussuosa villa al Gianicolo a Roma et similia, anche il dibattito intra ecclesiale sembra agire solo per non perdere spazio sulle rassegne stampa. Noam Chomsky, principe della linguistica contemporanea, sostiene che gli uomini usano grammatiche diverse secondo la loro cultura, ma che sotto le grammatiche di superficie esiste una grammatica generativa che manifesta, ad ogni latitudine e in ogni popolo, l’esistenza di una umanità nascosta che aspira a superare ogni ostilità culturale e religiosa. Forse anche a questo, a ciò che rischiano di perdere di una umanità che non si esaurisce nella sola cultura occidentale, dovrebbero pensare quei cattolici che "sognano" Benedetto XVI tornarsene in Baviera a godere una meritata pensione. Il Papa avanza nell’età: e allora? Perché dovrebbe deprimersi, e quindi dimettersi, per una vecchiaia più o meno marcata? Chi può dire che il "culmine" di ogni circostanza esistenziale venga raggiunto avendo solo una manciata di lustri alle spalle? Tutta la Scrittura giudeo-cristiana è pervasa da una sacralizzazione della senioritas, dell’anzianità. Sull’Oreb, per la Pasqua, durante l’Esodo, Mosè affida agli anziani la testimonianza e la memoria del progetto di liberazione di Dio per il suo popolo. Nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli gli anziani sono chiamati alla responsabilità della testimonianza e dell’ evangelizzazione. Nell’Apocalisse, ventiquattro anziani fanno parte della corte di Dio in rappresentanza del suo popolo. La Parola di Dio non è mai vana, insegna San Paolo. Dunque, questo è lo "statuto" che la Fede cristiana riconosce ai battezzati di ogni età. Nel Vangelo, Cristo impiega parole e insegnamenti per far comprendere come e quanto la verità sia altrove: tra Dio e il mondo, esiste l’ abisso. Chi crede in Cristo non deve dire "io sono", ma "io voglio diventare". E per far questo, deve restare aperto al futuro, anche quando diventa Papa. Per lui, come per ogni altro battezzato alla ricerca della verità, i suoi pensieri, le sue opinioni personali, arrivano penultimi: quelli definitivi li rivela sempre un Altro. Viviamo però in un’epoca strana. Da più di due secoli la nostra civiltà ha pensato di progredire distruggendo i miti che l’avevano strutturata e animata per millenni. Ma i miti non muoiono, se assaliti si nascondono per qualche tempo, oppure si travestono.Così la senioritas sacrale della nostra tradizione culturale è diventata la sanioritas, cioè quel "vitalismo" imperante nei Paesi occidentali basata su miti che non abbiamo annullato, ma ulteriormente enfatizzato portandoli a modelli del sistema massmediatico. Tanto che, in un mondo condannato all’insufficienza alimentare, il sistema nutrizionale occidentale vacilla tra archetipi fisici in bilico tra anoressia e bulimia, forme estetiche costruite artificialmente, esaltazione di una situazione generazionale (quella giovanile) oltretutto (come lasciano intuire le proiezioni demografiche dell’Occidente) destinata a diventare minoritaria. "Tutti i rivoluzionari muoiono a vent’anni, anche quando campano cent’anni", ha scritto qualcuno. Basta guardarsi intorno per immaginare come e perché, dopo e oltre ogni utopia, è anche l’anzianità del Papa che aiuta i cattolici di oggi, quelli in cerca della saggezza del cuore, a restituire alle proprie esistenze il senso alla vita.

Filippo Di Giacomo, L'Unità

Il Papa in Messico e a Cuba. Retes: aspettativa di grande speranza. Simbolicamente sarà un abbraccio a tutti i Paesi dell’America Latina e del Caribe

Una "aspettativa di grande speranza" quella che il popolo messicano, soprattutto la comunità cattolica del Paese, vive a due giorni dall'arrivo di Benedetto XVI, che nel suo 23° viaggio all'estero, dal 23 al 29 marzo, sarà prima in Messico e poi a Cuba. In un'intervista alla Radio Vaticana mons. Carlos Aguiar Retes, presidente della Conferenza Episcopale del Messico e presidente del Celam, la Conferenza dei vescovi latinoamericani, spiega quanto il Paese sia legato alla figura del Pontefice, non solo a quella di Giovanni Paolo II che vi giunse cinque volte. Wojtyla, "il primo Papa che ha visitato il nostro Paese - dice mons. Retes -, ha sentito immediatamente, sin dal suo primo viaggio, la grande emozione nel vedere quanto la figura del Successore di Pietro sia amata in Messico". Con Giovanni Paolo II "scattò rapidamente una grande empatia, una grande relazione con colui che rappresenta la Chiesa di Cristo". Questo affetto, "che si è manifestano apertamente con Karol Wojtyla, sarà senza alcun dubbio espresso anche nei confronti di Benedetto XVI: questo perchè è un sentimento che riguarda la figura del Papa in sè, la figura stessa dell'istituzione del ministero pontificio". Secondo Retes, "tutto questo il popolo messicano lo sente molto e noi pastori possiamo verificarlo nei colloqui, nei momenti di incontro con le comunità ecclesiali. È molto forte l'emozione, via via che si avvicina il momento dell'incontro con il Santo Padre Benedetto XVI". Il viaggio del Papa in Messico e a Cuba “non è solamente una visita a questi due Paesi, ma sarà simbolicamente, attraverso loro, un abbraccio a tutti i Paesi dell’America Latina e del Caribe”. “La realtà che vive Cuba e la realtà che vive il Messico sono due espressioni ben distinte tra loro - ha osservato mons. Aguiar Retes -, ma rappresentano le diverse situazioni della maggior parte dei Paesi dell’America Latina”. Grazie alla presenza dei rappresentanti di tutti gli episcopati, ha proseguito, il viaggio “diventa un incontro che si prolunga, che si amplia. Sicuramente, molto di quanto ci dirà il Santo Padre ci sarà di aiuto e ci permetterà di orientarci nella situazione che vive ciascun Paese”. La comunità cattolica messicana, ha detto mons. Aguiar Retes, “sta mettendo nella preparazione di questa visita la parte migliore di se stessa”. Le diocesi “stanno realizzando un lavoro di base nelle parrocchie, affinché tutti, compresi i milioni di cattolici che non potranno essere presenti in Guanajuato, possano ugualmente seguire tutti gli eventi, che saranno trasmessi in diretta televisiva”. E a proposito dei drammi economici, oltre che sociali e politici, che il Paese attraversa, dei "problemi che mai ha vissuto" in questa forma, delle "situazioni particolarmente complesse" che deve affrontare, "confidiamo e speriamo, con tutti noi stessi - aggiunge il vescovo -, che la presenza del Santo Padre ci infonda un grande entusiasmo e una grande gioia, nonostante tutte le nostre difficoltà che stiamo vivendo".

Oltretevere, SIR

Messico. Il presidente dei vescovi sul viaggio di Benedetto XVI: tutto il Paese è molto legato alla figura del Papa