sabato 6 febbraio 2010

Il Papa ha ricevuto il vescovo di Basilea mons. Koch. Potrebbe succedere al card. Kasper alla guida del dicastero per l'unità dei cristiani

Questa mattina Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il vescovo di Basilea, Kurt Koch. Potrebbe essere candidato a sostituire il cardinale dimissionario Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e Presidente della Commissione per le Relazioni Religiose con gli Ebrei. Un altro nome che era stato fatto per quell’incarico era quello del vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Müller. Mentre erano circolate voci anche sulla possibile candidatura dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte.
Questa mattina, inoltre, il Pontefice ha ricevuto in udienza il card. Michele Giordano, arcivescovo emerito di Napoli, mentre questo pomeriggio ha incontrato il prefetto della Congregazione dei Vescovi card. Giovanni Battista Re.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi - Apcom

Lottare contro la povertà e la corruzione, difendere la vita e la famiglia, promuovere la democrazia: il Papa al nuovo ambasciatore del Guatemala

Lotta alla povertà e alla corruzione, difesa della vita e della famiglia, promozione della democrazia: sono i temi forti affrontati stamani da Benedetto XVI nell’udienza al nuovo ambasciatore del Guatemala, Alfonso Alberto Matta Fahsen (foto), ricevuto per la presentazione delle Lettere credenziali. Il Papa ha inoltre rivolto il pensiero a quanti soffrono a causa della terribile siccità, che ha colpito il Paese centroamericano. Il rafforzamento democratico e la stabilità politica, ha affermato il Papa, sono “imprescindibili” per l’avanzamento di “un autentico sviluppo integrale della persona che si rifletta in maniera positiva in ogni ambito della società”. La Chiesa locale, ha soggiunto, nel rispetto degli ambiti che le sono propri, si impegna a promuovere il bene comune di tutta la società guatemalteca, “che deve rivolgere un’attenzione speciale ai più svantaggiati”. In tale contesto, il Papa ha rivolto il pensiero a quanti “soffrono per le conseguenze degli eventi climatici” che “contribuiscono ad aumentare la siccità e favoriscono la perdita del raccolto, generando denutrizione e povertà”. Il Papa ha manifestato la sua vicinanza spirituale a quanti si trovano in difficoltà a causa di tale calamità naturale, ringraziando al tempo stesso quanti stanno facendo il possibile per mitigare la carestia. “Far sì che tutti possano disporre del cibo necessario – ha ribadito – è un diritto fondamentale della persona” e dunque deve essere un obiettivo prioritario. Di qui l’invito a lavorare affinché i più vulnerabili, e specialmente i bambini, abbiano una adeguata alimentazione. I valori umani ed evangelici, come l’amore per la famiglia e la fede in Dio, ha evidenziato il Pontefice, rappresentano i veri motivi di speranza per il futuro del Guatemala. Da questo patrimonio spirituale, ha detto ancora, i guatemaltechi possono trovare le forze necessarie “per contrastare quei fattori che deteriorano il tessuto sociale guatemalteco come il narcotraffico, la violenza” e ancora “l’insicurezza, l’analfabetismo, le sette o la perdita di riferimenti morali nelle nuove generazioni”. Il Papa ha definito lungimirante la Costituzione guatemalteca che garantisce la vita umana dal concepimento alla morte naturale. Ed ha esortato i rappresentanti del popolo e le istituzioni legislative “a mantenere e rafforzare questo elemento base della cultura della vita”, che contribuirà senza dubbio a “nobilitare il patrimonio morale dei guatemaltechi”. Ed ha incoraggiato gli sforzi che si stanno compiendo in Guatemala “per consolidare le garanzie di un vero Stato di diritto”.“Questo processo - ha osservato il Papa - deve essere accompagnato da una ferma determinazione” che nasce dalla conversione personale “per eliminare qualsiasi forma di corruzione nelle istituzioni e amministrazioni pubbliche”. Al contempo, il Pontefice ha auspicato una riforma della giustizia “per applicare in modo giusto le leggi” e “per sradicare la sensazione di impunità” nei confronti di chi commette delle violenze o disprezza i diritti umani. Infine, Benedetto XVI ha ricordato che nel 2011 si celebrerà il 75° anniversario delle relazioni tra Guatemala e Santa Sede, un’importante occasione per dare nuovo impulso alla cooperazione tra Chiesa e Stato guatemalteco.

Il Papa all'Acea: la produzione di beni e servizi non sia legata solo alla ricerca del profitto economico, ma anche alla promozione del bene di tutti

Ci troviamo in ''un periodo denso di difficoltà, caratterizzato da una grave crisi internazionale che ha portato il mondo a ripensare un modello di sviluppo basato soprattutto sulla finanza e sul profitto, per orientarsi a rimettere al centro dell'azione dell'uomo la sua capacità di produrre, di innovare, di pensare e costruire il futuro''. Lo ha detto Bendetto XVI ricevendo in Vaticano dirigenti e personale dell'Acea, l’Azienda comunale energia e ambiente, che da poco ha concluso le celebrazioni per i cento anni di fondazione. Facendo riferimento all'Enciclica "Caritas in veritate", il Papa ha sottolineato che ''è importante che cresca la consapevolezza circa la necessità di una più ampia 'responsabilità sociale' dell'impresa, che spinga a tenere nella giusta considerazione le attese e i bisogni dei lavoratori, dei clienti, dei fornitori e dell'intera comunità, e ad avere una particolare attenzione verso l'ambiente''. Da qui l'invito che ''la produzione di beni e servizi non sarà legata esclusivamente alla ricerca del profitto economico, ma anche alla promozione del bene di tutti. Mi rallegro perchè la storia di questi cento anni non si traduce soltanto nei termini numerici di una sempre maggiore competitività, ma anche in un impegno morale che tende a perseguire il benessere della collettività''. ''Guardare a Cristo, l'uomo perfetto'', e ''prendere sempre come esempio il suo agire, per poter crescere in umanità, e così realizzare una Città dal volto sempre più umano, nella quale ognuno è considerato persona, essere spirituale in relazione con gli altri''. ''L'adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell'essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita''. ''Anche a Roma - ha detto il Pontefice -, come in ogni grande Città, si avvertono gli effetti di una cultura che esaspera il concetto di individuo: spesso si vive chiusi in se stessi, ripiegati sui propri problemi, distratti dalle tante preoccupazioni che affollano la mente e rendono l'uomo incapace di cogliere le semplici gioie presenti nella vita di ciascuno. La custodia della creazione, compito affidato dal Creatore all'umanità, implica anche la custodia di quei sentimenti di bontà, generosità, correttezza e onestà che Dio ha posto nel cuore di ogni essere umano, creato a sua ''immagine e somiglianza''. Ai vertici dell'Acea il Papa ha quindi rivolto l'apprezzamento per la competenza professionale dei suoi dipendenti nell'illuminazione dei monumenti che rendono Roma unica al mondo. ''A questo proposito, voglio ricordare con gratitudine il fattivo aiuto in occasione delle celebrazioni per l'80° anniversario della fondazione dello Stato della Città del Vaticano. Anche numerose Chiese, ad iniziare dalla Basilica di San Pietro, sono valorizzate da sapienti giochi di luce che mettono in risalto quanto l'uomo ha saputo realizzare per manifestare la propria fede in Cristo, ‘la luce vera, quella che illumina ogni uomo’ (Gv 1, 9)”.

Presentate le celebrazioni per i 25 anni di fondazione del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute nella XVIII Giornata Mondiale del Malato

La pastorale della salute e l'attenzione integrale alla persona sono necessarie “non soltanto per fornire le basi degli impegni etici e morali”, ma anche per offrire “un’adeguata assistenza, nel tempo, a chi è nel dolore della malattia”, ha affermato ieri il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute), mons. Zygmunt Zimowski. Il presule ha partecipato alla conferenza stampa nella quale sono state rese noti gli eventi per celebrare i 25 anni della fondazione del dicastero. Una celebrazione spirituale e accademica. La celebrazione di queste nozze d'argento includerà l'inaugurazione della mostra di pittura del maestro Francesco Guadagnuolo, dal titolo “La Chiesa al servizio dell'amore per i sofferenti”, martedì 9 febbraio all'ingresso dell'Aula Paolo VI del Vaticano. L'11 febbraio, alle 9.00, si svolgerà una processione per Via della Conciliazione delle reliquie di Santa Bernadette, la pastorella che ricevette nel 1858 le apparizioni della Madonna di Lourdes. All'arrivo a San Pietro, Papa Benedetto XVI benedirà le reliquie dalla finestra del suo studio. Il Pontefice presiederà poi la Celebrazione Eucaristica nella Basilica vaticana in occasione della Giornata Mondiale del Malato. Dal 9 all'11 febbraio, nell'Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, si svolgerà anche un Congresso Internazionale incentrato sulla Lettera Apostolica “Salvifici Doloris” e sul Motu Proprio “Dolentium Hominum”. Il 10 febbraio avrà luogo nell'Aula Paolo VI un Concerto con i pianisti Rolf-Peter Wille, della Germania, e Lina Yeh, del Giappone, e con l'orchestra giovanile di Santa Cecilia di Roma.25 anni al servizio della salute integrale. Il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari è stato istituito l'11 febbraio 1985 da Papa Giovanni Paolo II con il Motu Proprio “Dolentium Hominum”. Cerca di stimolare e promuovere l'opera di formazione, studio e azione sviluppata dalle 117.000 organizzazioni internazionali cattoliche esistenti al mondo per fornire assistenza sanitaria. Ha avuto tre presidenti, il primo dei quali è stato Fiorenzo Angelini, che ha 94 anni e parteciperà al Congresso con un intervento sul Motu Proprio. Suo successore è stato il cardinale messicano Javier Lozano Barragán, mentre il presidente attuale è il vescovo polacco Zygmunt Zimowski, che ha ricevuto l'incarico l'anno scorso. L'obiettivo, ha spiegato Zimowski, è che i professionisti della salute integrino “le proprie capacità professionali nel campo medico con il mandato specifico del Battesimo e nel rispetto dell’uomo creato ad immagine di Dio”. Allo stesso modo, si diffondono, si spiegano e si difendono gli insegnamenti della Chiesa in materia di sanità, mantenendo anche contatti permanenti con le Chiese locali e le commissioni particolari incaricate della pastorale della salute.

Mons. Fellay: dai colloqui dottrinali con la Santa Sede umanamente non vediamo arrivare un accordo ma le cose sono nelle mani di Dio

I colloqui dottrinali con il Vaticano ''non servono a niente'' e ''umanamente, non arriveremo mai ad un accordo'': è quanto ha confessato, nel sermone pronunciato durante la cerimonia di consegna della tonaca a 13 giovani seminaristi lo scorso 2 febbraio, a Flavigny, in Francia, il superiore dei lefebvriani, mons. Bernard Fellay (foto). ''Ci facciamo sempre la domanda - ha detto il capo della Fraternità Sacerdotale San Pio X -, cosa fare con Roma, quale sarà il risultato delle discussioni con Roma, si arriverà ad un accordo? Sinceramente, parlando umanamente, non lo vediamo arrivare questo accordo. Cosa vuol dire accordo? Su cosa siamo d'accordo?''. ''Se discutiamo, e non negoziamo, discutiamo - ha aggiunto - è nella speranza che questa verità, che questa parola che proclamiamo ai massimi livelli della Chiesa, tocchi i cuori...poichè abbiamo i mezzi di aprire la bocca, abbiamo il dovere di aprirla. Questo non vuol dire che dimezzeremo la verità per cercare di trovare un cammino mediano, assolutamente no, anzi''. ''Allora - ha ribadito mons. Fellay -, umanamente, non arriveremo mai ad un accordo; sì, umanamente non arriveremo ad un accordo, per come vediamo adesso le cose, umanamente non serve a niente''. Il prelato lefebvriano ha però voluto aggiungere una nota di speranza: ''Quando parliamo della Chiesa non parliamo di 'umanamente', parliamo di una realtà soprannaturale. Sappiamo che le cose sono nelle mani di Dio, che ha i mezzi per rimettere la Chiesa in carreggiata''. Sulla Messa tridentina in rapporto a quella riformata voluta dal Concilio Vaticano II, mons. Fellay ha anche osservato: ''Ci si chiede a volte quali sono i punti comuni, talmente è differente. Come è possibile che tutto non sia cambiato. Quando sentiamo oggi, anche da Roma, che niente è cambiato, che è la stessa cosa, si rimane un po' interdetti. Quando si dice che non c'è differenza tra le due Messe, vorrei che aprissero gli occhi, non è difficile''.

Asca