venerdì 27 agosto 2010

Inizia il 'Ratzinger Schülerkreis'. Il Papa: il Concilio Vaticano II ha mantenuto ed approfondito l'intima natura e la vera identità della Chiesa

Al via oggi, presso il Centro Mariapoli a Castel Gandolfo, il tradizionale incontro estivo degli ex studenti di Benedetto XVI, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis: al centro del seminario, che dura tre giorni e si tiene a porte chiuse, è il tema dell'ermeneutica, ovvero l’interpretazione, del Concilio Vaticano II.
Il Papa, sin dall’inizio del suo Pontificato, afferma la sua “decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II”, ai cui lavori partecipò come consulente dell’arcivescovo di Colonia. Nello stesso tempo non nasconde le difficoltà di recezione dei documenti conciliari nella comunità ecclesiale. Nel celebre discorso alla Curia Romana ne spiega i motivi: “I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L'una ha causato confusione, l'altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un'interpretazione che vorrei chiamare ‘ermeneutica della discontinuità e della rottura’; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall'altra parte c'è l'‘ermeneutica della riforma’, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino” [Alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2005)].
Il Papa ricorda che, nel definire in modo nuovo il rapporto tra Chiesa ed epoca moderna, il Concilio aveva manifestato di fatto “una qualche forma di discontinuità” rispetto al passato, ma in realtà senza mai abbandonare “la continuità nei principi”, in una felice “sintesi di fedeltà e dinamica”.
“Il Concilio Vaticano II, con la nuova definizione del rapporto tra la fede della Chiesa e certi elementi essenziali del pensiero moderno, ha rivisto o anche corretto alcune decisioni storiche, ma in questa apparente discontinuità ha invece mantenuto ed approfondito la sua intima natura e la sua vera identità” [Alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2005)].
Nella Lettera ai vescovi cattolici per la questione lefebvriana del 10 marzo 2009 Benedetto XVI richiama tutti a rispettare il Concilio: i tradizionalisti non devono “congelare” l’autorità magisteriale al 1962; e a quanti “si segnalano come grandi difensori” del Vaticano II ricorda che questo evento “porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa”, perciò “chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive”. Il Papa ribadisce che “la Chiesa è, tanto prima quanto dopo il Concilio, la stessa Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica in cammino attraverso i tempi; essa prosegue ‘il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio’”, annunziando la morte e risurrezione di Cristo per la salvezza di tutti gli uomini.
“Cari fratelli e sorelle, mentre vi invito a riprendere tra le mani questi documenti, vi esorto a pregare insieme con me la Vergine Maria, affinché aiuti tutti i credenti in Cristo a tenere sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II, per contribuire ad instaurare nel mondo quella fraternità universale che risponde alla volontà di Dio sull’uomo, creato a immagine di Dio” (Angelus, 30 ottobre 2005).

Radio Vaticana

Mons. Marchetto: bisogna smettere di appiccicare etichette al Papa qualunque cosa dica. La Chiesa è per la causa dell’uomo, soprattutto di chi soffre

La Chiesa “non è di destra, né di sinistra, né di centro” e “bisogna smetterla di appiccicare etichette sul Papa qualunque cosa dica”: così mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, intervistato dall’agenzia francese I.Media, in seguito all’espulsione di gruppi di rom dal Paese d’oltralpe. “Non entriamo nelle discussioni politiche - precisa l’arcivescovo -, ma siamo per la causa dell’uomo, in particolare di quelli che soffrono e sono in difficoltà”. In questo senso la Chiesa “non è di destra, né di sinistra, né di centro. Essa presenta rispettosamente il suo punto di vista su tutto ciò che concerne la morale”, che “non è solo questione di sessualità, aborto o matrimoni omosessuali, ma riguarda tutto l’uomo”. Sul caso specifico dei rom espulsi dalla Francia, mons. Marchetto invita a fare attenzione a che “queste espulsioni non siano ‘collettive’. Non si può colpevolizzare una intera popolazione per le mancanze di alcuni. Quando ci sono delle espulsioni, ci sono delle sofferenze, e non posso certo rallegrarmi delle sofferenze di queste persone, in particolare quando si tratta di persone deboli e povere che sono state perseguitate, che sono state vittime anch’esse di un ‘olocausto’ e vivono sempre fuggendo da chi da’ loro la caccia”.
Quindi mons. Marchetto replica a chi nei giorni scorsi ha criticato e ironizzato sulle parole pronunciate da Benedetto XVI nell’Angelus di domenica scorsa, sull’accoglienza delle “legittime diversità umane”. A Bruno Gollnisch (Fronte nazionale) che aveva invitato di accogliere i rom a Piazza San Pietro, risponde: “C’è chi non comprende che il Papa è presente attraverso tutti quelli che nel mondo si occupano dei più poveri. È ora di finirla con l’identificazione tra il papato e il territorio dello Stato del Vaticano, che è il minimo indispensabile per sostenere il ministero del Papa. È ora di rispettare il più piccolo stato del mondo, che permette al Papa di essere libero davanti al mondo intero e di spendersi per tutti coloro che soffrono”. All’economista Alain Minc, che ha richiamato in termini al limite del razzismo le origini tedesche di Benedetto XVI, e dunque non ha diritto di intervenire su alcuni temi, mons. Marchetto ricorda che il Papa “è il pastore della Chiesa universale” e “bisogna smetterla di appiccicare etichette sul Papa qualunque cosa dica”.

Il Velino

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Mons. Franco: in ogni GMG viene meno il mito che i giovani non vogliono saperne di Cristo né della Chiesa

“In ogni GMG viene meno il mito che i giovani non vogliono saperne di Cristo né della Chiesa”. Lo ha detto mons. César Franco, vescovo ausiliare di Madrid e coordinatore generale della Giornata Mondiale della Gioventù 2011, in una intervista resa nota dall’Ufficio comunicazioni sociali della GMG di Madrid, a meno di un anno dalla celebrazione dell’evento. Per il presule “ci sono molti motivi per partecipare alla GMG. Direi a un giovane che con la sua presenza la Chiesa è più giovane e lui ‘più Chiesa’. L'incoraggerei a partecipare affinché vivesse in pienezza il fatto di essere ‘cattolico’, universale. Se è credente, l'inviterei a condividere la sua fede e la sua vita con gli altri; se è credente a metà, per partire di qui più fortificato; se crede poco, perché sono sicuro che Cristo passerà vicino a lui, lo guarderà, l'amerà e aumenterà la sua fede. E se non crede, affinché apra la porta a Cristo che non smette di cercarci”. Che impatto avrà la GMG sulla Chiesa spagnola? Mons. Franco, pur dichiarando di “non essere un profeta”, crede che la Chiesa in Spagna “uscirà fortificata ed animata dalla testimonianza dei giovani che, nonostante le difficoltà ambientali, seguono Cristo, si fidano di lui e cercano di essergli fedeli. In tutti i posti dove si è celebrata la Giornata Mondiale della Gioventù, la Chiesa ha recuperato fiducia in se stessa”. Alla GMG “ogni Paese apporta la sua propria ricchezza, la sua storia, la sua tradizione. La fede è una, indubbiamente, ma ogni popolo apporta alla fede la propria particolarità, il suo proprio vissuto. In Spagna, per esempio, la Settimana Santa si vive” anche “per strada, con le processioni. Abbiamo un bel patrimonio artistico”, come i cosiddetti “passi”, i gruppi scultorei con i momenti della passione di Cristo, che “vogliamo mostrare nella grande Via Crucis che presiederà il Papa. La Spagna è anche un paese di ricca tradizione eucaristica e mariana. Nella veglia dei giovani, sarà mostrata l'Eucaristia nella custodia di Arfe” messa a disposizione dalla diocesi di Toledo. Sono esempi che mostrano come la Spagna sia “una nazione di ricca e feconda tradizione cattolica dalle origini del cristianesimo”. Secondo mons. Franco le GMG “lasciano nei posti dove si celebrano ‘il buon odore di Cristo’. È un'esperienza comune che la gente, anche chi non crede, rimane colpita per l'allegria dei giovani, per il loro buon modo di agire”. Le diffidenze iniziali “spariscono presto e cedono il passo a una simpatia generalizzata”. I giovani vengono “come pellegrini alla ricerca” di “Dio, Cristo, la vita eterna”. E “questo è l'impatto che mi piacerebbe che lasciassero i giovani a Madrid, quello di una gioventù che cammina verso Dio lasciando al suo passaggio il buon odore di Cristo”.

SIR