domenica 3 ottobre 2010

Prima di ripartire per Roma l'omaggio a Falcone nel luogo della strage di Capaci e la preghiera per le vittime della mafia

Al termine della visita pastorale a Palermo, Papa Benedetto XVI si è fermato alcuni minuti in raccoglimento, deponendo un mazzo di fiori, davanti alla stele che lungo l'autostrada Palermo-Mazzara del Vallo ricorda la strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. La sala stampa vaticana ha spiegato che durante il percorso da Palermo verso l'aeroporto 'Falcone e Borsellino' di Punta Raisi, il Papa ha voluto che il corteo si fermasse a Capaci, nel punto dove avvenne il tragico attentato contro il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta. Benedetto XVI è sceso dalla sua macchina per deporre un mazzo di fiori presso una delle stele erette in ricordo delle vittime, e ha sostato in preghiera silenziosa, ricordando tutte le vittime della mafia e delle altre forme di criminalità organizzata. Poi ha ripreso la strada verso l'aeroporto per rientrare a Roma.

Il Papa: giovani, siate alberi che affondano le loro radici nel 'fiume' del bene! Non abbiate paura di contrastare il male e non cedete alla mafia!

Un lunghissimo applauso e canti festosi hanno accolto Benedetto XVI arrivato a Piazza Politeama per l'incontro con i giovani, ultima tappa della visita pastorale a Palermo. Ad attenderlo c'erano più di 20.000 persone. Già dal primo pomeriggio migliaia e migliaia di giovani hanno affollato l'area rigidamente transennata. Un immenso e colorato tappeto umano, che ha riempito la trepidante attesa con con vari momenti musicali come il canto "Emmanuel", l'inno della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, e poi ancora danze e mimi curati dai giovani del movimento francescano. Cori da stadio ed entusiasmo alle stelle hanno accompagnato tutto il percorso della papamobile, che ha effettuato il giro della piazza fino ad arrivare ai piedi del palco allestito all'imbocco di via Ruggero Settimo. Dalla festante platea si è levato un unico coro "Benedetto XVI, uno di noi".
“Questo è l’ultimo incontro della giornata, e in un certo senso, quello centrale": ha esordito così Benedetto XVI nel suo discorso. “Questo trovarsi insieme ha un valore e un senso cristiano”. "Il vostro, cari amici, è stato - ha detto il Papa - più di un saluto: è stata una condivisione di fede e di speranza. Vi ringrazio di cuore. Il vescovo di Roma va dovunque per confermare i cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato". Il Papa ha offerto ai giovani siciliani l’esempio di Chiara Badano, beatificata il 25 settembre a Roma, “morta nel 1990, a causa di una malattia inguaribile”, ma dopo aver vissuto “diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede”. Gli ultimi due anni di Chiara sono stati “pieni anche di dolore, ma sempre nell’amore e nella luce”, sicuramente per “una grazia di Dio”, che è stata, però, “anche preparata e accompagnata dalla collaborazione umana”, quella di Chiara stessa, dei suoi genitori e dei suoi amici. Prima di tutto “i genitori, la famiglia”. I genitori della Beata Chiara Badano “sono testimoni del fatto fondamentale, che spiega tutto: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi”. Il primo messaggio del Pontefice è questo: il rapporto tra i genitori e i figli “è fondamentale” perché è “la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione”.
La famiglia è fondamentale perché “lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita” e i genitori “sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede”. "Anche in Sicilia - ha detto in piazza Politeama - ci sono splendide testimonianze di giovani cresciuti come piante belle, rigogliose, dopo essere germogliate nella famiglia, con la grazia del Signore e la collaborazione umana. Penso alle venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, grande educatrice; ai Servi di Dio Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo, e a tanti giovani che voi conoscete. Spesso la loro azione non fa notizia, perchè il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia". Il Papa ha presentato l’immagine dell’albero “molto significativa per rappresentare l’uomo”. "Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel 'fiume' del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra!". Poi l'appello: "Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri vescovi hanno detto!". “L’immagine dell’albero – ha affermato il Papa - dice che ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona: sono i valori, ma sono soprattutto l’amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi”. In questo senso la famiglia è “piccola Chiesa”, perché “trasmette Dio, trasmette l’amore di Cristo, in forza del sacramento del matrimonio. L’amore divino che ha unito l’uomo e la donna, e che li ha resi genitori, è capace di suscitare nel cuore dei figli il germoglio della fede, cioè la luce del senso profondo della vita”. Ma la famiglia, per essere “piccola Chiesa”, deve vivere ben inserita nella “grande Chiesa”, cioè “nella famiglia di Dio che Cristo è venuto a formare”, anche attraverso i movimenti e le associazioni ecclesiali che “non servono se stessi, ma Cristo e la Chiesa”.
"Cari amici - ha continuato - conosco le vostre difficoltà nell'attuale contesto sociale, che sono le difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel sud d'Italia. E conosco anche l'impegno con cui voi cercate di reagire e di affrontare questi problemi, affiancati dai vostri sacerdoti, che sono per voi autentici padri e fratelli nella fede, come è stato don Pino Puglisi". "Ringrazio Dio - ha poi detto - di avervi incontrato, perchè dove ci sono giovani e famiglie che scelgono la via del Vangelo, c'è speranza. E voi siete segno di speranza non solo per la Sicilia, ma per tutta l'Italia. Io vi ho portato una testimonianza di santità, e voi mi offrite la vostra: i volti dei tanti giovani di questa terra che hanno amato Cristo con radicalità evangelica; i vostri stessi volti, come un mosaico! Ecco il dono più grande che abbiamo ricevuto: essere Chiesa, essere in Cristo segno e strumento di unità, di pace, di vera libertà". "Nessuno - ha concluso il Pontefice - può toglierci questa gioia! Nessuno può toglierci questa forza! Coraggio, cari giovani e famiglie di Sicilia! Siate santi! Alla scuola di Maria, nostra Madre, mettetevi a piena disposizione di Dio, lasciatevi plasmare dalla sua Parola e dal suo Spirito, e sarete ancora, e sempre più, sale e luce di questa vostra amata terra". All'inizio dell'incontro, il Pontefice è stato salutato dal vescovo di Caltanissetta, mons. Mario Russotto, delegato della Pastorale per la Famiglia e per i Giovani della Conferenza Episcopale siciliana, che ha affermato che i giovani siciliani hanno accettato di “farsi profeti della sfida del Vangelo nella società, portando la Chiesa fuori dal tempio”, “nella giustizia e nella legalità, nella responsabilità etica e della solidarietà”. “Gesù si fida dei giovani”, che insieme alle famiglie desiderano “ritrovare lo sguardo del coraggio”, “farsi riflesso della luce di Cristo Signore” ed essere “bussola di orientamento verso il senso alto della vita”, ha aggiunto. Il vescovo ha quindi offerto tre doni al Papa: due volumi con le riflessioni regionali degli ultimi anni su gioventù e famiglia, intitolati “I giovani e la sfida della fede in Sicilia” e “Famiglia, luce di Vangelo nella società”, e un quaderno con la descrizione di laici del XX secolo, giovani e sposi, dal titolo “Isola bella”. Hanno poi salutato il Papa due giovani, Giorgia, studentessa liceale, e David, studente universitario. “Non vogliamo rinunciare al sogno di una Sicilia migliore”, “fecondata dal sangue di tanti martiri”, ha detto David.

Adnkronos, SIR, Zenit

VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - IV - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: portatate la speranza forte e affidabile di Cristo per affrontare il presente. L'eroico esempio di don Puglisi e l'attenzione ai giovani

Per il primo appuntamento del pomeriggio della visita pastorale a Palermo, Benedetto XVI ha fatto ingresso nella Cattedrale, gremita di fedeli e religiosi. Lunghi applausi hanno accompagnando il suo persorso lungo la navata centrale del Duomo. Il Santo Padre, dopo essere entrato dal portone principale e aver ricevuto da mons. Lo Galbo l'aspersorio con l'acqua benedetta, stringendo le mani tremanti dei fedeli, è giunto nella Cappella di Santa Rosalia, dove si è raccolto qualche minuto per adorare l'Eucarestia. Un momento intimo al termine del quale è tornato davanti all'altare, al suo fianco l'arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, che gli ha rivolto un indirizzo di saluto, e il card. Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito.
"So che lavorate con zelo e intelligenza", ha detto il Papa, ma "siate sempre uomini di preghiera, per essere anche maestri di preghiera", ha detto Benedetto XVI ai sacerdoti siciliani nel suo discorso. "Non è facile mantenersi fedeli a questi quotidiani appuntamenti con il Signore, soprattutto oggi che il ritmo della vita si è fatto frenetico e le occupazioni assorbono in misura sempre maggiore", ha affermato. "Tante cose ci premono, ma se non siamo interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli altri". "Il sacerdote - ha aggiunto - trova sempre, ed in maniera immutabile, la sorgente della propria identità in Cristo Sacerdote. Non è il mondo a fissare il suo statuto, secondo i bisogni e le concezioni dei ruoli sociali". Il sacerdote, ha aggiunto, deve agire nel “campo immenso del servizio delle anime, per la loro salvezza in Cristo e nella Chiesa”, “un servizio che deve essere completamente ispirato dalla carità di Cristo”, perché “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, che nessuno si perda”. “Il sacerdote è per i fedeli: li anima e li sostiene nell’esercizio del sacerdozio comune dei battezzati, nel loro cammino di fede, nel coltivare la speranza, nel vivere la carità, l’amore di Cristo”. Il Papa ha raccomandato ai sacerdoti di avere "sempre una particolare attenzione per il mondo giovanile". Benedetto XVI citando Giovanni Paolo II, ha esortato i preti a "spalancare le porte delle vostre parrocchie ai giovani, perché possano aprire le porte del loro cuore a Cristo"e "mai le trovino chiuse".
Se il sacerdote deve essere centrato su Cristo, ha proseguito, non può comunque restare lontano dalle preoccupazioni quotidiane del Popolo di Dio; “anzi, deve essere vicinissimo, ma da sacerdote, sempre nella prospettiva della salvezza e del Regno di Dio”. Egli, infatti, “è testimone e dispensatore di una vita diversa da quella terrena”, “è portatore di una speranza forte, di una 'speranza affidabile', quella di Cristo, con la quale affrontare il presente, anche se spesso faticoso”. Il Papa ha quindi "l'eroico esempio" da imitare di don Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio ucciso dalla mafia nel 1993. "La Chiesa di Palermo - ha detto Benedetto XVI - ha ricordato recentemente l'anniversario del barbaro assassinio di Don Giuseppe Puglisi, appartenente a questo presbiterio, ucciso dalla mafia. Egli aveva un cuore che ardeva di autentica carità pastorale; nel suo zelante ministero ha dato largo spazio all'educazione dei ragazzi e dei giovani, ed insieme si è adoperato perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli. Lo stesso popolo affidato alle sue cure pastorali ha potuto abbeverarsi alla ricchezza spirituale di questo buon pastore, del quale è in corso la causa di Beatificazione. Vi esorto - ha concluso il Papa - a conservare viva memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l'eroico esempio". Papa Ratzinger ha poi dedicato "un particolare pensiero ai monaci e alle monache di clausura", incoraggiandoli a "seguire Gesù senza compromessi, come viene proposto nel Vangelo, dando così testimonianza della bellezza di essere cristiani in maniera radicale". Ha aggiunto, il Papa: "Potremmo dire che la vostra esistenza costituisce come una predicazione, assai eloquente, anche se spesso silenziosa. Il vostro, carissimi, è un genere di vita antico e sempre nuovo, nonostante la diminuzione del numero e delle forze. Ma abbiate fiducia: i nostri tempi non sono quelli di Dio e della sua provvidenza". Il Papa ha quindi salutato “con affetto di predilezione” i seminaristi, esortandoli “a rispondere con generosità alla chiamata del Signore e alle attese del Popolo di Dio, crescendo nell’identificazione con Cristo, il Sommo Sacerdote, preparandovi alla missione con una solida formazione umana, spirituale, teologica e culturale”. Il seminario, ha dichiarato, è prezioso per il loro futuro, “perché, attraverso un’esperienza completa e un lavoro paziente, vi conduce ad essere pastori d’anime e maestri di fede, ministri dei santi misteri e portatori della carità di Cristo”. “Vivete con impegno questo tempo di grazia e conservate nel cuore la gioia e lo slancio del primo momento della chiamata e del vostro 'sì', quando, rispondendo alla voce misteriosa di Cristo, avete dato una svolta decisiva alla vostra vita”.

Adnkronos, La Stampa.it, Zenit

VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - III - il testo integrale del discorso del Papa

Una tranquilla mattinata col Papa. In coda con i pellegrini che hanno raggiunto Palermo da tutta la Sicilia per accogliere Benedetto XVI

La tranquilla mattinata con il Papa inizia con un cielo talmente limpido da togliere il fiato. Non una nuvola in cielo nemmeno a pagarla, con un gioco di luci nelle primissime ore dopo l’alba che affascinano e rasserenano la folla, con il fratello sole che promette di essere compagno fedele per tutto il giorno. A prima vista sembra essere una delle tante domeniche di ottobre per le strade: se non fosse per le transenne e per le migliaia di volontari e uomini delle forze dell’Ordine (una volta tanto con la O maiuscola), piazza Castelnuovo sarebbe sempre la stessa. Non c’è molta folla in via Ruggiero Settimo, passando per via Maqueda e sfiorando il teatro Massimo: persone che si allenano correndo o in bicicletta, gente normale che sembra passeggiare. Una tranquilla mattinata, appunto, come se niente fosse. Arrivati in corso Vittorio Emanuele tutto cambia: inizia la fila, ordinata. Non si può camminare per la strada, solo sui marciapiedi, bloccati dalle transenne che regolano il flusso della folla e creano qualche mugugno e imprecazioni, vedendo l’asfalto libero al tuo fianco. Arrivati all’incrocio con la via Roma, sembra di essere in fila in un qualsiasi lunedì in viale Regione Siciliana, con la differenza che sei a piedi e non sulla tua auto. Le vecchie tradizioni non si dimenticano mai e qualcuno cerca subito di fare il furbo, mostrando disagi fisici, bambini in braccio, pass inesistenti. Tutto pur di velocizzare la camminata e arrivare così al Foro Italico. A piazza Marina arriva la folla, quella oceanica che ti aspetti. Qualcuno perde il senso dell’orientamento, guarda la cartina e non si rende ben conto di dove si trova. “Scusi, ma dov’è il Foro Romano?”, chiede una coppia, evidentemente non di Palermo. Li guardano stranissimi, li invitano ad andare nella Capitale, qualcuno li corregge ridendo. Una guida turistica, evidentemente non molto informata, grida ad un gruppo nutrito, minuti di striscione, cartellone e bandierine, che “la Messa con il Santo Padre è prevista alle pendici di Monte Pellegrino intorno alle 10.30”. Qualcuno, fidandosi ciecamente, casca nell’involontario tranello e si dirige verso la montagna dei palermitani. Li guardi camminare con inesauribile pazienza, sperando che si rendano conto da soli che non è quella la via, per passare la tranquilla mattinata col Papa. Tutto sembra procedere con un ordine e con una puntualità che dalle nostre parti, in un qualsiasi giorno di un qualsiasi mese di un qualsiasi anno, si può solo sognare. Acqua e aiuto per tutti, informazioni precise, niente risse e file agli ingressi dei settori, sedici in tutto. “Talè talè, u Papa fa davvero miracoli. E quando mai Palermo è stata così arriggiuta?”, grida un signore. Chi non è così fortunato da avere un pass per i settori con posti numerati con tanto di sedia (autorità, giornalisti, vescovi, amici e parenti di politici e compagnia bella), prende posto nel prato del Foro Italico. Qualcuno trema al pensiero di cosa sarà domani, quell’erba che adesso sembra quasi più verde del solito. Suggestione, probabilmente. Più avanti si vedrà. Sono quasi le 10 e il Papa è atterrato al Falcone Borsellino. La febbre per vedere il Santo Padre sale ogni minuto di più. Il mare fa da cornice al “palco delle polemiche”, come l’ha chiamato qualcuno. Lo spettacolo è notevole, con l’acqua che sembra molto più azzurra del solito. Ci sono anche le barche a vela, sembra di essere a Montecarlo. Sul prato ognuno racconta la propria storia alla domanda: perché è venuto a vedere il Papa?. “L’anno scorso ero andato a Roma, volevo vedere l’Angelus ma quel giorno stesso mia figlia ha avuto un brutto incidente con la macchina – dice Roberto Ferri, da un paesino in provincia di Enna – in quei momenti terribili mi sono rivolto a lui con la preghiera. Tutto è finito bene, e ho giurato a me stesso che lo avrei ringraziato, anche se non di persona. Sono qui per questo, per dirgli grazie di avermi donato la gioia di vivere ancora con mia figlia”. Ci sono anche storie più semplici, come quella di una coppia di vecchietti che hanno sulle spalle una canadese dove hanno passato la notte: “Siamo andati a vedere Papa Woytila nel 1993 alla valle dei Templi e nel 1995 allo stadio. Non potevamo mancare stavolta, anche se sono passati tanti anni. Vedere il Papa ci dà una sensazione di serenità”. Ci sono anche ragazzi e non che sono qui per passare una mattinata e una domenica diversa, tranquilla e serena: “Magari chi lo sa, riusciamo anche a rimorchiare”, dice Christian, 17 anni, capelli lunghi e occhiali rossi, che ci confessa di avere già qualche obiettivo in mente. Dal microfono una voce prega di fare e di rispettare il silenzio durante la celebrazione, annunciando che da lì a pochi minuti il Santo Padre sarebbe “stato tra noi”. I maxischermi iniziano a fare vedere la Papamobile farsi strada tra le ali di folla, con Papa Ratzinger sorridente che saluta. Appena scende, migliaia di bandierine bianche e gialle sventolano e partono cori da stadio. Urla e grida, come fosse una rockstar. Qualcuno fa partire anche un “popopopopo”, di mondiale memoria. In mezzo a tutta questa folla, una bambina vestita di bianco è seduta all’ombra e mangia i crackers, incurante del putiferio che le si è scatenato. Appena sceso dal suo mezzo, Benedetto XVI è circondato da preti e vescovi, la sua gente. Qualcuno lo aiuta pacatamente e quasi invisibilmente a salire la rampa. Si siede, ascolta i discorsi di Cammarata e mons. Romeo, uniti nel nome di don Pino Puglisi. Quando il prete di Brancaccio è nominato, parte subito un applauso. Il Santo Padre ascolta, ringrazia, accetta i doni e ricambia. Fratello sole si fa sempre più forte, e un enorme ombrello bianco dalla forma strana (sembra quasi un prototipo sconosciuto a noi umani) ripara il capo bianco del Santo Padre. C’è chi piange dalla commozione, c’è chi non regge all’emozione e sviene. C’è semplicemente chi ascolta e apprezza, chi più chi meno. La Messa scivola via in latino, l’omelia di Papa Ratzinger è fermata dagli applausi quando anche lui ricorda don Pino Puglisi. Tutti resistono sotto il fratello sole, qualcuno non ce la fa e viene portato via per la troppa fatica. Uno dei vecchietti con la canadese sviene, l’altro non molla ma alla fine cede: lo coprono con una copertina bianca perché sente freddo, ma alla fine si riprende e si alza. Giusto per vedere la fine di questa tranquilla mattinata con il Papa, che saluta tutti e si dirige verso la sua vettura. Si gira verso la folle con un sorriso grande così e ride. Un po’ come quella bambina che mangiava i crackers, che batte sulla spalla di chiunque chiedendo “Ma quel signore vestito di bianca è il Papa?”. La alzano e glielo fanno vedere. E sorride.

Luigi Ansaloni, Giornale di Sicilia.it

250mila i fedeli presenti alla Messa di Benedetto XVI. Il pranzo con i vescovi della Sicilia all'insegna della cucina dell'Isola

Sono stati 250mila, secondo la Questura di Palermo, i fedeli che hanno assistito alla Messa presiedutaa questa mattina da Benedetto XVI al Foro Italico. La partecipazione della gente è stata massiccia, aldilà delle previsioni. Il dato delle 30 mila presenze fornito subito dopo l'arrivo del Papa si è via via allargato. Per evitare la calca, la gente si è distribuita lungo il tragitto percorso in papamobile dal Santo Padre fino al Foro Italico. Al termine della celebrazione, il Pontefice ha raggiunto in papamobile il palazzo arcivescovile dove ha pranzato con i vescovi della Sicilia e il seguito. Un menù all'insegna delle prelibatezze siciliane: Benedetto XVI potrà gustare la gustosissima cucina dell'Isola con le pietanze realizzate dallo chef Mario Di Ferro. Si è partito con tipici antipasti della cucina siciliana: caponata, crocchettine di latte, verdure in pastella e le panelle. Come primi, invece, ci sono stati involtini di melanzane e riso ai frutti di mare, mentre per secondo è stato servito un delicatissimo filetto in crosta con contorni. A concludere il pranzo i dolci tipici: gelato al pistacchio e mandarino, cassata siciliana e pasta di mandorle e pistacchi a forma di Trinacria, realizzati dai fratelli Fiasconaro di Castelbuono (Palermo). Il tutto accompagnato con passito di Pantelleria e spremuta d'arancia.

Apcom, Adnkronos

Benedetto XVI: Maria vi infonda coraggio nelle prove, speranza nelle difficoltà, rinnovato slancio nel compiere il bene affinchè tutti siano accolti

“Maria è il modello della vita cristiana. A Lei chiedo soprattutto di farvi camminare spediti e gioiosi sulla via della santità, sulle orme di tanti luminosi testimoni di Cristo”: è la preghiera del Papa prima della recita dell’Angelus, al termine della Messa celebrata nel Foro Italico di Palermo. Il Papa ha rilevato come la Sicilia sia “costellata di Santuari mariani”. “Da questo luogo – ha affermato - mi sento spiritualmente al centro di questa ‘rete’ di devozione, che congiunge tutte le città e tutti i paesi dell’Isola”. “Alla Vergine Maria – ha detto il Pontefice - desidero affidare tutto il popolo di Dio che vive in questa amata terra. Sostenga le famiglie nell’amore e nell’impegno educativo; renda fecondi i germi di vocazione che Dio semina largamente tra i giovani; infonda coraggio nelle prove, speranza nelle difficoltà, rinnovato slancio nel compiere il bene. La Madonna conforti i malati e tutti i sofferenti, e aiuti le comunità cristiane affinché nessuno in esse sia emarginato o bisognoso, ma ciascuno, specialmente i più piccoli e deboli, si senta accolto e valorizzato”. Il Papa ha poi ricordato la Beatificazione, oggi pomeriggio nella Cattedrale Parma, di Anna Maria Adorni, donna esemplare vissuta nel 1800. Nel momento più buio della sua vita, la fede, illuminata dal suo amore per la Madre di Dio e di tutti noi, la spinse ad aiutare le persone più abbandonate e disprezzate del tempo: le donne carcerate, a cui nessuno dava più fiducia e speranza. Per questo scopo fondò due Istituti religiosi. Una fiduciosa preghiera a Maria sosteneva la sua infaticabile attività: “Madre Adorni, a motivo della sua costante preghiera, veniva chiamata ‘Rosario vivente’. Mi piace rilevarlo all’inizio del mese dedicato al Santo Rosario. La quotidiana meditazione dei misteri di Cristo in unione con Maria, Vergine orante, ci fortifichi tutti nella fede, nella speranza e nella carità”.

AsiaNews, Radio Vaticana

VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - II - il testo integrale delle parole del Papa

Il Papa: Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro, fa’ emergere in tutta la luce il bene che hai, vivi con coraggio il Vangelo, con Dio è possibile!

Papa Benedetto XVI ha presieduto la concelebrazione eucaristica sulla spianata del Foro Italico a Palermo, davanti ad oltre 250mila fedeli giunti da tutta la Sicilia. All'inizio dell'omelia, il Papa ha ringraziato le autorità e i volontari di Palermo per l'organizzazione della visita. "Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza!", ha detto Benedetto XVI. Dopo aver salutato, in particolare, l'arcivescovo Paolo Romeo, gli altri maggiorenti ecclesiastici, il sindaco Diego Cammarata, i rappresentanti del Governo e gli altri esponenti civili e militari "che con la loro presenza hanno voluto onorare questo nostro incontro", Benedetto XVI ha poi dedicato "un ringraziamento speciale a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per l'organizzazione e preparazione di questa giornata". "A Palermo - ha detto Papa Ratzinger - come anche in tutta la Sicilia, non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale ed a causa della criminalità organizzata". "Oggi - ha affermato ancora il Pontefice - sono in mezzo a voi per testimoniare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera. Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione". Tutti i testi della liturgia di questa domenica, ha aggiunto Benedetto XVI, ci parlano della fede, che è il fondamento di tutta la vita cristiana. Gesù ha educato i suoi discepoli a crescere nella fede, a credere e ad affidarsi sempre di più a Lui, per costruire sulla roccia la propria vita. Per questo essi chiedono, “accresci in noi la fede”.
“I discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza”. Il Pontefice ha citato poi l’immagine paradossale a cui ricorre Gesù per esprimere l’incredibile vitalità della fede. Come una leva muove molto più del proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare. Benedetto XVI ha parlato quindi della testimonianza del profeta Abacuc nella prima lettura. Egli implora il Signore a partire da una situazione tremenda di violenza, d’iniquità e di oppressione; e proprio in questa situazione difficile e di insicurezza, il profeta introduce una visione che offre uno spaccato del progetto che Dio sta tracciando e sta attuando nella storia: “’Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede’. L’empio, colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere; il giusto, invece, confida in una realtà nascosta ma solida, confida in Dio e per questo avrà la vita”. Fede che deve essere la giusta guida nella quotidianità di ognuno di noi, insomma, la salda roccia su cui edificare la vita. Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare che nei secoli passati la Chiesa palermitana è stata arricchita ed animata da una fede fervida, che ha trovato la sua più alta e riuscita espressione nei Santi e nelle Sante. Ha fatto riferimento alla tanto amata Santa Rosalia, patrona della città, ad Agata e Lucia, ha esaltato il grande senso religioso di questa terra, che ha sempre ispirato e orientato la vita familiare, alimentando valori, quali la capacità di donazione e di solidarietà verso gli altri, specialmente i sofferenti, e l’innato rispetto per la vita, che costituiscono una preziosa eredità da custodire gelosamente e da rilanciare ancor più ai nostri giorni.
Nel Vangelo "Gesù ci invita ad essere umili" ma non ci ha chiesto di essere timidi. "Davanti a Dio - ha aggiunto il Papa - non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa". Secondo Benedetto XVI, "questa è un'illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio. Dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: 'Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare'". "Questo - ha affermato Papa Ratzinger - è un atteggiamento di umiltà che ci mette veramente al nostro posto e permette al Signore di essere molto generoso con noi". "Ci promette - infatti - che 'si cingerà le sue vesti, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci'". "Cari amici - ha detto - se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità". Benedetto XVI ha parlato poi l’apostolo Paolo, che nella seconda lettura odierna, introduce nuovamente il concetto della fede. L’esempio che porta è quello di Timoteo, invitato ad avere fede e, per mezzo di essa, ad esercitare la carità. Il Pontefice ha sottolineato che la Sicilia è stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, a ricevere l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della santità: “La Sicilia è stata ed è terra di Santi, appartenenti ad ogni condizione di vita, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità. A voi, fedeli laici, ripeto: non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili!”.
La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, ha poi aggiunto il Papa, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra. E quando incontrate l’opposizione del mondo, sentite le parole dell’Apostolo: “Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro”. “Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce! La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare. Invece, chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, è capace di portare la forza dirompente del Vangelo”. Così si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti, nel corso dei secoli, a Palermo e in tutta la Sicilia, come pure laici e sacerdoti di oggi a voi ben noti, come, ad esempio, don Pino Puglisi. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l’amore di Cristo: “Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile!”.

Apcom, Agi, Radio Vaticana

VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - I - il testo integrale dell'omelia del Papa

Il sindaco al Papa: Palermo non si piega alla violenza della mafia. L'arcivescovo: i giovani sanno che li accompagna con la preghiera e il Magistero

Prima della Celebrazione Eucaristica nel Foro Italico, Papa Benedetto XVI è stato salutato dal sindaco di Palermo Diego Cammarata. La città "pur profondamente ferita - ha detto - ha sempre saputo rispondere con un no deciso chiedendo a tutti noi che abbiamo responsabilità di governo e politiche un impegno sempre più deciso e preciso per la legalità". "Questa terra vive ancora tante sofferenze, sentite con maggiore intensità dalle fasce più deboli che stentano a condurre una vita dignitosa e tranquilla. Palermo però, eredita un patrimonio di fede che, pur in mezzo alle intemperie della contemporaneità, sa infonderle coraggio e speranza. Palermo crede, e non cessa di credere e così come ci ha insegnato don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993, ciascuno di noi è pronto a dare il proprio contributo, anche minimo ma ugualmente importante, per raggiungere quell'obiettivo di comunione e progettualità condivisa che serva a promuovere in modo autentico il bene comune". "Alla violenza della mafia Palermo non si è mai rassegnata nè piegata e, pur profondamente ferita, ha sempre saputo rispondere con un no deciso chiedendo a tutti noi che abbiamo responsabilità di governo e politiche un impegno sempre più deciso e preciso per la legalita". "Riconosciamo, Santo Padre, che nel suo alto Magistero sociale - ha rilevato il sindaco di Palermo - la Chiesa non cessa di porre la dignità dell'uomo al centro di ogni concreto sviluppo e di ogni azione politica. Noi non ci siamo mai sottratti e mai ci sottrarremo - ha concluso Cammarata - al rispetto di questo grande valore e manterremo questo impegno nei confronti delle nostre famiglie, delle comunità amministrate e della nostra Santa Chiesa".
“L’attesa di questo giorno si fa oggi esplosione di gioia che la vostra Santità può percepire vedendo lo sguardo commosso e il volto proteso verso la sua persona diquanti siamo riuniti: grazie Santo Padre”: ha iniziato così il suo saluto a Benedetto XVI l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, dopo quello del sindaco. “Non possiamo nascondere che la Sicilia sia caratterizzata da ferite profonde, antiche e nuove, personali e comunitarie che incidono nel tessuto sociale". “Un crescente tasso di disoccupazione, il disagio delle fasce sociali più deboli, i numerosi problemi amministrativi ed economici, non cessano di condizionare pesantemente la vita della nostra isola, spesso scenari di drammi che la criminalità organizzata approfittando di questo humus consuma a danno dell’intero tessuto sociale e inevitabile e inevitabilmente delle sinfole coscienze”, ha aggiunto il prelato. “Come non ricordare che in questo momento – ha sottolineato mons. Romeo – quanti nel desiderio di garantire un futuro migliore ai propri familiari hanno dovuto cercare nuove occasioni di lavoro in altre regioni e all’estero, sorretti dalla forza della fede?” Ci sono “tanti elementi” che fanno si’ che in Sicilia “i giovani non guardino al futuro con speranza”, “tanto immobilismo sociale e culturale come pure una gestione politica discontinua e poco attenta ai problemi della disoccupazione giovanile, rischiano di fare penetrare in loro il senso della sconfitta, il tarlo pericoloso dello scoraggiamento”. “I nostri giovani - ha aggiunto Romeo – sanno che il Santo Padre è consapevole del loro dolore e del loro smarrimento, di fronte al disorientamento che respirano da questa società che diviene troppo spesso sopraffazione, ingiustizia, violenza, morte e li sostiene e li accompagna con la sua preghiera e il suo prezioso Magistero”. Al termine, il presule ha regalato al Papa a nome di tutta la Chiesa in Sicilia una statua d'argento alta circa 70 centimetri, realizzata da un artista palermitano, che raffigura l'Immacolata, protettrice dell'Isola.

Il Messaggero.it, BlogSicilia, Adnkronos

Benedetto XVI arriva a Palermo. Ad accoglierlo anche il presidente del Senato. Il trasferimento in papamobile al Foro Italico

Papa Benedetto XVI è atterrato intorno alle 9.15 all'aeroporto Falcone Borsellino di Punta Raisi di Palermo, dove oggi è in visita pastorale in occasione del Raduno ecclesiale regionale delle famiglie e dei giovani. Il Pontefice è partito da Roma alla volta del capoluogo siciliano con un Airbus A319 CJ del 31° storno da Ciampino. Ad attenderlo all'aeroporto di Palermo il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente del Senato Renato Schifani, il presidente della Regione Raffaele Lombardo, il prefetto Giuseppe Caruso, il sindaco Diego Cammarata, mons. Giuseppe Bertello, Nunzio Apostolico in Italia, e Antonio Zanardi Landi, ambasciatore d'Italia presso la Santa sede, le autorità ecclesiastiche locali. Subito dopo, Benedetto XVI si è trasferito in papamobile al Foro Italico, la spianata adiacente al Porto di Palermo, per celebrare la grande Messa. Dall'aeroporto di Punta Raisi il Pontefice si era mosso con una vettura coperta, ma giunto a Palermo ha cambiato macchina per consentire un contatto più immediato con la folla che era in attesa di vederlo passare.

La Repubblica.it, Agi