lunedì 31 dicembre 2012

Benedetto XVI visita il presepe di Piazza San Pietro. Il presidente della Basilicata: i lucani, spesso considerati ultimi, secondo il precetto evangelico, si sono sentiti chiamati ad essere per una volta primi

Dopo i Primi Vespri e il canto del 'Te Deum', il Papa è arrivato poco prima delle 19.00 in vettura panoramica davanti al presepe di Piazza San Pietro dove ha sostato in preghiera per alcuni minuti e dove ha potuto apprezzare anche la bellezza della scenografia natalizia sistemata accanto al gigantesco albero di natale. "La benedizione impartita oggi dal Santo Padre Benedetto XVI al presepe lucano ambientato nei Sassi di Matera è qualcosa che coinvolge direttamente i credenti ma che va anche oltre il pur preminente messaggio spirituale", è il commento affidato ad una nota da Vito De Filippo, presidente della Regione Basilicata che ha fornito il presepe. "E' motivo di orgoglio e forza per riflettere su un anno difficile che si chiude ed affrontare con il giusto slancio e la dovuta umiltà uno che richiederà un impegno almeno pari. In questo momento difficile a livello globale - prosegue De Filippo - mi piace cogliere nello sguardo del Santo Padre rivolto al presepe un attenzione a quel carattere lucano pacato, schivo e sobrio che incarna uno spirito che ben si attaglia a questi tempi. I lucani, spesso considerati ultimi, questa sera, secondo il precetto evangelico, si sono sentiti chiamati ad essere per una volta primi, avvertendo, a partire da me, quest oprivilegio come un impegno a migliorare ancora ed esaltare ulteriormente il proprio patrimonio di fede e di virtù civili nell'interesse della Basilicata e non solo".

TMNews

Il Papa: nel Verbo fatto carne è possibile, sempre nuovamente, trovare la vera identità dell’uomo, che si scopre destinatario dell’infinito amore di Dio e chiamato alla comunione personale con Lui. Questa verità, che Gesù Cristo è venuto a rivelare, è la certezza che ci spinge a guardare con fiducia all’anno che stiamo per iniziare

Questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto i primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, cui sono seguiti l’esposizione del Santissimo Sacramento, il canto del tradizionale inno "Te Deum" di ringraziamento a conclusione dell’anno civile, e la benedizione eucaristica.
“Quale che sia stato l’andamento dell’anno, facile o difficile, sterile o ricco di frutti - ha detto il Papa nella sua omelia - noi rendiamo grazie a Dio”. Nel Te Deum, ha spiegato il Papa, “è contenuta una saggezza profonda, quella saggezza che ci fa dire che, nonostante tutto, c’è del bene nel mondo, e questo bene è destinato a vincere grazie a Dio, il Dio di Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto”. Certo, “a volte è difficile cogliere questa profonda realtà, poiché il male fa più rumore del bene; un omicidio efferato, delle violenze diffuse, delle gravi ingiustizie fanno notizia; al contrario i gesti di amore e di servizio, la fatica quotidiana sopportata con fedeltà e pazienza rimangono spesso in ombra, non emergono”. Anche per questo motivo “non possiamo fermarci solo alle notizie se vogliamo capire il mondo e la vita; dobbiamo essere capaci di sostare nel silenzio, nella meditazione, nella riflessione calma e prolungata; dobbiamo saperci fermare per pensare”. In questo modo “il nostro animo può trovare guarigione dalle inevitabili ferite del quotidiano, può scendere in profondità nei fatti che accadono nella nostra vita e nel mondo, e giungere a quella sapienza che permette di valutare le cose con occhi nuovi”. “Soprattutto nel raccoglimento della coscienza, dove ci parla Dio - ha aggiunto il Pontefice -, si impara a guardare con verità le proprie azioni, anche il male presente in noi e intorno a noi, per iniziare un cammino di conversione che renda più saggi e più buoni, più capaci di generare solidarietà e comunione, di vincere il male con il bene”.
Il cristiano è “un uomo di speranza, anche e soprattutto di fronte al buio che spesso c’è nel mondo e che non dipende dal progetto di Dio ma dalle scelte sbagliate dell’uomo”. L’Anno della fede “vuole suscitare nel cuore di ciascun credente una maggiore consapevolezza che l’incontro con Cristo è la sorgente della vera vita e di una solida speranza”. La fede in Gesù permette “un costante rinnovamento nel bene e la capacità di uscire dalle sabbie mobili del peccato e di ricominciare di nuovo. Nel Verbo fatto carne è possibile, sempre nuovamente, trovare la vera identità dell’uomo, che si scopre destinatario dell’infinito amore di Dio e chiamato alla comunione personale con Lui. Questa verità, che Gesù Cristo è venuto a rivelare, è la certezza che ci spinge a guardare con fiducia all’anno che stiamo per iniziare”. La Chiesa “sa bene che il Vangelo è destinato a tutti gli uomini, in particolare alle nuove generazioni, per saziare quella sete di verità che ognuno porta nel cuore e che spesso è offuscata dalle tante cose che occupano la vita”. Questo impegno apostolico è “tanto più necessario quando la fede rischia di oscurarsi in contesti culturali che ne ostacolano il radicamento personale e la presenza sociale”. Anche Roma è “una città dove la fede cristiana deve essere annunciata sempre di nuovo e testimoniata in maniera credibile”. Da una parte, “il numero crescente di credenti di altre religioni, la difficoltà delle comunità parrocchiali ad avvicinare i giovani, il diffondersi di stili di vita improntati all’individualismo e al relativismo etico”; dall’altra parte, “la ricerca in tante persone di un senso per la propria esistenza e di una speranza che non deluda, non possono lasciarci indifferenti. Come l’Apostolo Paolo ogni fedele di questa Città deve sentirsi debitore del Vangelo verso gli altri abitanti”.
Proprio per questo, ormai da diversi anni, ha sottolineato il Papa, “la nostra diocesi è impegnata ad accentuare la dimensione missionaria della pastorale ordinaria”, affinché i credenti “possano diventare discepoli e testimoni coerenti di Gesù Cristo”. A questa “coerenza di vita” sono chiamati “in modo del tutto particolare i genitori cristiani”. In realtà, “la complessità della vita in una grande città come Roma e una cultura che appare spesso indifferente nei confronti di Dio, impongono di non lasciare soli i padri e le madri in questo compito così decisivo, anzi, di sostenerli e accompagnarli nella loro vita spirituale”. Il Pontefice ha evidenziato che “è necessario un impegno generoso per sviluppare gli itinerari di formazione spirituale che dopo il battesimo dei bambini accompagnino i genitori a tenere viva la fiamma della fede”. È altresì importante “costruire un rapporto di cordiale amicizia anche con quei fedeli che, dopo aver battezzato il proprio bambino, distolti dalle urgenze della vita quotidiana, non mostrano grande interesse a vivere questa esperienza”. Poi “per poter annunciare il Vangelo e permettere a quanti ancora non conoscono Gesù, o lo hanno abbandonato, di varcare nuovamente la porta della fede e vivere la comunione con Dio, è indispensabile conoscere in maniera approfondita il significato delle verità contenute nella professione di fede”. Di qui l’impegno “per una formazione sistematica degli operatori pastorali”. “Anche oggi - ha affermato il Santo Padre - la Chiesa di Roma è chiamata ad annunciare e testimoniare instancabilmente la ricchezza del Vangelo di Cristo. Questo anche sostenendo quanti vivono situazioni di povertà e di emarginazione, come pure le famiglie in difficoltà, specialmente quando devono assistere persone malate e disabili”. Di qui l’auspicio che “le Istituzioni ai vari livelli non faranno mancare la loro azione affinché tutti i cittadini abbiano accesso a quanto è essenziale per vivere dignitosamente”.

SIR

CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO E TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER L’ANNO TRASCORSO - il testo integrale dell'omelia del Papa