lunedì 20 dicembre 2010

Vian: tornare a vedere ciò che davvero è reale e davvero conta, Dio e l'anima, riconoscendo che l'uomo è capace di verità che esige obbedienza

Il nostro è un “tempo di smarrimento e di angoscia che, nonostante speranze e possibilità, richiama quello della fine dell'impero romano, quando un mondo stava tramontando: un tempo schiacciato dall'impressione che il consenso morale si stia dissolvendo, un consenso senza il quale...le strutture giuridiche e politiche non funzionano”: lo scrive Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, nell’editoriale del numero in edicola questa sera con il titolo “Il futuro del mondo”. “Dell'anno che finisce il Pontefice ha ritenuto due aspetti principali – prosegue il direttore -, all'interno della Chiesa ma anche al suo esterno, nel mondo dove essa vive. Da una parte, la dimensione sconvolgente e inimmaginabile degli abusi contro i minori commessi da sacerdoti - che "sotto il manto del sacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita" - e, dall'altra, il crescere spaventoso della cristianofobia proprio nell'anno durante il quale si è celebrato il Sinodo delle Chiese del Medio Oriente”. Secondo Vian, “alla radice di tutto vi è la necessità - che per i cristiani è anche responsabilità - che si ritrovi quel "consenso morale di base" indicato da Alexis de Tocqueville. Solo così sarà possibile tornare a vedere ciò che davvero è reale e che davvero conta: Dio e l'anima, riconoscendo che l'uomo è capace di verità, e che la verità esige obbedienza”.

SIR

Il 26 gennaio i fedeli di Brescello all'Udienza generale del Papa per donargli un cofanetto con i film di don Camillo e Peppone

Una delegazione di fedeli di Brescello consegnerà a Papa Benedetto XVI un confanetto con la raccolta dei film di Don Camillo e Peppone. Il gruppo partirà il 25 gennaio alla volta di Roma e mercoledì 26 parteciperà all'Udienza generale del Papa. Il Pontefice dovrebbe avvicinarsi ai brescellesi, in prima fila, per ricevere il regalo. Ne dà notizia l'edizione reggiana de Il Resto del Carlino, che spiega come l'annuncio della “spedizione” sia stato dato dal parroco al termine delle Messe del fine settimana. Le iscrizioni son aperte fino al 27 dicembre, tutti i giorni alle 19.15 in sagrestia, dopo la Messa vespertina. L'iniziativa prende spunto dall'ammissione di Benedetto XVI di amare i personaggi creati da Giovannino Guareschi nel libro-intervista "Luce del mondo". Personaggi impersonati al cinema in modo magistrale da Fernandel-Don Camillo e Gino Cervi-Peppone. Così i fedeli delle parrocchie di Brescello e Lentigione che parteciperanno all'udienza del mercoledì, a fine gennaio, porteranno i loro film in dono al Papa. In più sarà regalato a Papa Ratzinger un poster che riproduce una scena in cui Peppone e Don Camillo dipingono le statue del presepio (foto).

Gazzetta di Parma.it

Il Papa: svegliarci dal sonno di una fede divenuta stanca e accogliere l'umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento

Lo scandalo della pedofilia nella Chiesa, il Sinodo per il Medio Oriente, la Beatificazione del cardinale Newman: sono i tre grandi temi intorno a cui è ruotato il discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana per i tradizionali auguri natalizi, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico. Come nel periodo del tramonto dell’Impero romano anche oggi, rileva Benedetto XVI, il mondo è angustiato, insicuro. C’è l’impressione, afferma, che “il consenso morale si stia dissolvendo, un consenso senza il quale le strutture giuridiche e politiche non funzionano”. Sembra inoltre che “le forze mobilitate per la difesa di tali strutture” siano “destinate all’insuccesso”. Il Papa ha invitato allora ad associarsi ad una preghiera del tempo di Avvento: “Sveglia, Signore, la tua potenza, e vieni”. "La preghiera - ha detto Papa Ratzinger - ricorda il grido rivolto al Signore, che stava dormendo nella barca dei discepoli sbattuta dalla tempesta e vicina ad affondare. Quando la sua parola potente ebbe placato la tempesta, Egli rimproverò i discepoli per la loro poca fede. Voleva dire: in voi stessi la fede ha dormito. La stessa cosa vuole dire anche a noi. Anche in noi tanto spesso la fede dorme. Preghiamolo dunque di svegliarci dal sonno di una fede divenuta stanca - ha detto il Papa - e di ridare alla fede il potere di spostare i monti, cioè di dare l'ordine giusto alle cose del mondo". Il pensiero del Pontefice è andato dunque all’Anno Sacerdotale, iniziato con gioia e concluso con gratitudine nonostante le “grandi angustie” che lo hanno accompagnato. “Ci siamo nuovamente resi conto – ha sottolineato – di quanto sia bello che esseri umani siano autorizzati a pronunciare in nome di Dio e con pieno potere la parola del perdono, e così siano in grado di cambiare il mondo, la vita”. “Tanto più siamo stati sconvolti quando, proprio in quest’anno e in una dimensione per noi inimmaginabile, siamo venuti a conoscenza di abusi contro i minori commessi da sacerdoti, che stravolgono il Sacramento nel suo contrario: sotto il manto del sacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita”. Il Papa ha ricordato una visione di Sant’Ildegarda di Bingen, del 1170, che “descrive in modo sconvolgente ciò che abbiamo vissuto in quest’anno”. La Chiesa viene rappresentata come una sposa con il volto coperto di polvere, il vestito strappato, le scarpe insudiciate. La sposa parla a Sant’Ildegarda e afferma che le stimmate di Cristo restano aperte, “finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini”. “Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità”.
“Nella visione di Sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato – per la colpa dei sacerdoti. Così come lei l’ha visto ed espresso, l’abbiamo vissuto in quest’anno. Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva”. “Dobbiamo – ha proseguito – interrogarci su che cosa possiamo fare per riparare il più possibile l’ingiustizia avvenuta. Dobbiamo chiederci che cosa era sbagliato nel nostro annuncio, nell’intero nostro modo di configurare l’essere cristiano, così che una tale cosa potesse accadere”. “Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere. È questo anche il luogo per ringraziare di cuore tutti coloro che si impegnano per aiutare le vittime e per ridare loro la fiducia nella Chiesa, la capacità di credere al suo messaggio”. Benedetto XVI ha ricordato i suoi incontri con le vittime ed esprime gratitudine a quelle persone che, “con grande dedizione, stanno a fianco di chi soffre e ha subito danno”. Ha ringraziato così “i tanti buoni sacerdoti che trasmettono in umiltà e fedeltà la bontà del Signore e, in mezzo alle devastazioni, sono testimoni della bellezza non perduta del sacerdozio”. Il Papa ha allargato poi l’orizzonte al contesto del nostro tempo, denunciando con forza “il mercato della pornografia concernente i bambini”, “la devastazione psicologica di bambini in cui persone sono ridotte ad articolo di mercato” e condannando il turismo sessuale, che specie nei Paesi in via di sviluppo minaccia un’intera generazione. Ancora, il problema della droga che con forza crescente stende i suoi tentacoli intorno al globo. Tutto questo, ha detto, è “espressione eloquente della dittatura di mammona che perverte l’uomo”. “Ogni piacere diventa insufficiente e l’eccesso nell’inganno dell’ebbrezza diventa una violenza che dilania intere regioni, e questo in nome di un fatale fraintendimento della libertà, in cui proprio la libertà dell’uomo viene minata e alla fine annullata del tutto”. Per opporci a queste forze, ha aggiunto, “dobbiamo gettare uno sguardo sui loro fondamenti ideologici”. Negli anni 70’, ha ricordato, la “pedofilia venne teorizzata come una cosa del tutto conforme all’uomo e anche al bambino”. Si asseriva, “persino nell’ambito della teologia cattolica che non esisterebbero né il male in sé, né il bene in sé”, “tutto dipenderebbe dalle circostanze e dal fine inteso”. Gli “effetti di tali teorie – ha avvertito - sono oggi evidenti”. È allora responsabilità della Chiesa, ha esortato il Pontefice, rendere “nuovamente udibili e comprensibili tra gli uomini” i criteri dell’ethos cristiano “come vie della vera umanità, nel contesto della preoccupazione per l’uomo, nella quale siamo immersi”.
Nel ripercorrere l’anno che sta finendo, il Papa ha poi sottolineato l’importanza del Sinodo per il Medio Oriente, che ebbe inizio con il viaggio a Cipro, del quale “rimane indimenticabile l’ospitalità della Chiesa Ortodossa che abbiamo potuto sperimentare con grande gratitudine. Anche se la piena comunione non ci è ancora donata, abbiamo tuttavia constatato con gioia che la forma basilare della Chiesa antica ci unisce profondamente gli uni con gli altri: il ministero sacramentale dei vescovi come portatore della tradizione apostolica, la lettura della Scrittura secondo l’ermeneutica della Regula fidei, la comprensione della Scrittura nell’unità multiforme incentrata su Cristo sviluppatasi grazie all’ispirazione di Dio e, infine, la fede nella centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa”. Ma, a Cipro, “abbiamo visto anche il problema del Paese diviso. Si rendevano visibili colpe del passato e profonde ferite, ma anche il desiderio di pace e di comunione quali erano esistite prima. Tutti sono consapevoli del fatto che la violenza non porta alcun progresso – essa, infatti, ha creato la situazione attuale. Solo nel compromesso e nella comprensione vicendevole può essere ristabilita un’unità. Preparare la gente per questo atteggiamento di pace è un compito essenziale della pastorale. Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull’intero Medio Oriente, dove convivono fedeli appartenenti a religioni diverse ed anche a molteplici tradizioni e riti distinti”. "Nella situazione attuale, i cristiani sono la minoranza più oppressa e tormentata. Per secoli sono vissuti pacificamente insieme con i loro vicini ebrei e musulmani". Il problema, ha detto Papa Ratzinger, è il "collegamento tra avidità di lucro ed accecamento ideologico". "Negli sconvolgimenti degli ultimi anni è stata scossa la storia di condivisione, le tensioni e le divisioni sono cresciute, così che sempre di nuovo con spavento siamo testimoni di atti di violenza nei quali non si rispetta più ciò che per l'altro è sacro, nei quali anzi crollano le regole più elementari dell'umanità", ha detto il Papa, che ha citato l'invito del muftì libanese contro le violenze anti-cristiane aggiungendo: "Purtroppo, però, questa e analoghe voci della ragione, per le quali siamo profondamente grati, sono troppo deboli. Anche qui - ha proseguito - l'ostacolo è il collegamento tra avidità di lucro ed accecamento ideologico". "Ciò che in qualsiasi luogo viene fatto contro l'uomo alla fine ferisce tutti. Così le parole e i pensieri del Sinodo devono essere un forte grido rivolto a tutte le persone con responsabilità politica o religiosa perché fermino la cristianofobia - ha detto il Papa - perché si alzino a difendere i profughi e i sofferenti e a rivitalizzare lo spirito della riconciliazione". Benedetto XVI ha dedicato la parte finale del monumentale discorso all’indimenticabile viaggio nel Regno Unito. E' ritornato con la memoria allo storico discorso a Westminster Hall, dove ha ribadito che la mera razionalità finalistica è “in realtà un accecamento della ragione”. “Combattere contro questo accecamento della ragione e conservarle la capacità di vedere l’essenziale, di vedere Dio e l’uomo, ciò che è buono e ciò che è vero, è l’interesse comune che deve unire tutti gli uomini di buona volontà. È in gioco il futuro del mondo”.
Ha così rivolto l’attenzione alla Beatificazione del card. John Henry Newman, a cosa ci dice oggi la sua conversione. Il Papa ha ricordato che all’inizio il grande teologo pensava come gli uomini del suo tempo che il “reale” è ciò che è “materialmente afferrabile”. "Nella sua conversione Newman riconosce che le cose stanno proprio al contrario: che Dio e l’anima, l’essere se stesso dell’uomo a livello spirituale, costituiscono ciò che è veramente reale, ciò che conta. Sono molto più reali degli oggetti afferrabili. Questa conversione significa una svolta copernicana. Ciò che fino ad allora era apparso irreale e secondario si rivela come la cosa veramente decisiva”. “Dove avviene – ha aggiunto – una tale conversione, non cambia semplicemente una teoria, cambia la forma fondamentale della vita. Dal Beato Newman, afferma ancora, impariamo il significato autentico della parola coscienza". Questa non significa cadere nel soggettivismo, come vorrebbe il pensiero moderno: “Per lui 'coscienza' significa la capacità di verità dell’uomo: la capacità di riconoscere proprio negli ambiti decisivi della sua esistenza – religione e morale – una verità, la verità. La coscienza, la capacità dell’uomo di riconoscere la verità, gli impone con ciò, al tempo stesso, il dovere di incamminarsi verso la verità, di cercarla e di sottomettersi ad essa laddove la incontra. Coscienza è capacità di verità e obbedienza nei confronti della verità, che si mostra all’uomo che cerca col cuore aperto”. "Per poter asserire l'identità tra il concetto che Newman aveva della coscienza e la moderna comprensione soggettiva della coscienza, si ama far riferimento alla sua parola secondo cui egli - nel caso avesse dovuto fare un brindisi - avrebbe brindato prima alla coscienza e poi al Papa", ha detto il Papa. "Ma in questa affermazione, 'coscienza' non significa l'ultima obbligatorietà dell'intuizione soggettiva. E' espressione dell'accessibilità e della forza vincolante della verità: in ciò si fonda il suo primato. Al Papa può essere dedicato il secondo brindisi, perché è compito suo esigere l'obbedienza nei confronti della verità". Il Papa non ha mancato di ricordare i suoi altri viaggi apostolici internazionali. Eventi, sottolinea, in cui “si è reso nuovamente visibile che la fede non è una cosa del passato, ma un incontro con Dio” che “vive ed agisce adesso” e “ci apre la strada verso la gioia vera”.

Radio Vaticana, Apcom, AsiaNews