giovedì 20 ottobre 2011

La Santa Sede: in Libia finisce un regime duro e oppressivo, ma troppo lunga e tragica la fase di abbattimento. Auguri di successo alle nuove autorità

"La notizia della morte del colonnello Muhammar Gheddafi chiude la troppo lunga e tragica fase della lotta sanguinosa per l'abbattimento di un regime duro e oppressivo". Così la Santa Sede che, in una nota ufficiale diffusa in serata, sottolinea che, "atteso che il Cnt si è ormai insediato in modo effettivo come Governo a Tripoli, la Santa Sede lo considera il legittimo rappresentante del Popolo libico, conformemente al diritto internazionale". Il comunicato diffuso dalla Sala stampa vaticana rende noto che sono già intercorsi alcuni incontri tra esponenti della Segreteria di Stato vaticana e del Consiglio nazionale di transizione nei quali "la Santa Sede ha avuto l'opportunità di rinnovare il suo appoggio per il popolo libico e il suo sostegno alla transizione. La Santa Sede ha augurato alle nuove autorità ogni successo nella ricostruzione del Paese. Da parte loro i responsabili della nuova Libia hanno comunicato l'apprezzamento per gli appelli umanitari del Santo Padre e per l'impegno della Chiesa in Libia, soprattutto tramite il servizio negli ospedali o altri centri di assistenza di 13 comunità di religiose".

TMNews

NOTA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: LA SANTA SEDE E LA LIBIA DOPO LA MORTE DEL COL. GHEDDAFI

La situazione della Fraternità San Pio X dopo la consegna del preambolo dottrinale della Santa Sede. Un nuovo caso Williamson: scisma nello scisma?

Se le trattative tra la Fraternitò Sacerdotale San Pio X e la Santa Sede falliranno non sarà certo per le newsletter del vescovo Richard Wiliamson. Dal 14 settembre, giorno in cui il Vaticano ha consegnato un testo al vescovo Bernard Fellay che la guida, che contiene le condizioni per il rientro nella Chiesa Cattolica, di ipotesi ne sono state fatte molte. Ma l’attività della Fraternità fondata dal vescovo Marcel Lefebvre non è cambiata affatto, e anzi Fellay continua a predicare che la Nuova Messa non è valida negando di fatto il Concilio. Lo ha fatto ad esempio nella Filippine pochi giorni fa, il 16 ottobre. In una conferenza a Manila, riportata da alcuni siti internet, riassumendo la situazione del confronto con la Santa Sede, il vescovo ha detto che si è in disaccordo su tutto: ecumenismo, collegialità e libertà religiosa. Inoltre, secondo Fellay, il preambolo dottrinale che i lefebvriani dovrebbero accettare “non contiene una singola parola che valuti i colloqui dottrinali fatti tra Roma” e la Fraternità. Insomma per Fellay siamo al punto zero. La Fraternità si prepara ad essere considerata “scismatica”, ma Fellay lascia intendere che il Papa invece avrebbe “qualcosa di meglio per noi”. Tutto fa pensare che il capo dei lefebvriani continui a giocare di sponda per non scoprire le carte e per forzare la mano a Roma. Non c’è alcuna intenzione di accettare il Vaticano II che pure sta tanto al cuore di Benedetto XVI che ne ha riproposto con forza gli insegnamenti nel Motu Proprio con cui ha indetto l’Anno della Fede. Fellay però ha un nemico interno: Wiliamson. L’ex anglicano divenuto lefevriano continua tranquillamente a propugnare le sue teorie antisemite e anti cattoliche. E semina zizzania anche all’interno della Fraternità tanto che lo scorso settembre Fellay è stato costretto ad inviargli una lettera di “richiamo” per certi comportamenti. La lettera, che avrebbe dovuto essere riservata, è stata pubblicata sul blog di Maurice Pinay. I toni sono duri. Fellay non si fida della discrezione di Williamson e non vuole dargli il testo del preambolo, e riporta una serie di episodi in cui il vescovo inglese si è dimostrato scorretto nei confronti della Fraternità. Gli impone anche di non pubblicare più commenti della newsletter. Nulla però a proposito dell’antisemitismo. Insomma sembra stia maturando uno scisma nello scisma. A complicare le cose come sempre le esternazioni antisemite di Wiliamson tramite la sue newsletter. In una del 15 ottobre si scaglia anche contro il Papa e sostiene rocambolescamente la tesi che rende colpevole il popolo ebraico di deicidio. Immediata e naturale la reazione del nuovo presidente della Conferenza dei Rabbini Europei Pinchas Goldschmidt, che chiede addirittura al Papa di sospendere i colloqui con i lefebvriani. E intanto sul sito del distretto italiano della Fraternità si parla della Giornata di Assisi come di “uno scandalo che si ripete”. In Vaticano si prega e si aspetta. Si riuscirà a far diventare cattolici i lefevriani?

Angela Ambrogetti, Korazym.org

Card. Bertone: il Papa sta valutando tutte le domande di viaggio per il 2012 che ha sul tavolo. Deciderà anche in base alle sue forze, che sono vive

''Il Papa sta molto bene: ha usato la pedana mobile per un aiuto e anche per essere più visibile''. Lo ha detto il segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone a proposito dell'utilizzo della pedana domenica in San Pietro. Interpellato su un possibile viaggio in Messico nel 2012, Bertone ha risposto che ''il Papa sta valutando tutte le domande di viaggio che ha sul suo tavolo e ha detto 'lasciatemi pregare e riflettere ancora un po''. Deciderà anche in base alle sue forze che come avete visto sono forze vive''.

Ansa

Il Papa: riparare in Australia gli errori del passato con onestà e apertura, al fine di costruire con umiltà e determinazione un futuro migliore

Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato un gruppo di vescovi della Conferenza Episcopale di Australia, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della visita "ad Limina Apostolorum".
La Chiesa dell’Australia, ha affermato Benedetto XVI, può guardare con fiducia alle sfide del futuro, grazie a due momenti di grazia che ne hanno contraddistinto la storia recente: la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney e la canonizzazione di Mary MacKillop, prima Santa australiana. “La Giornata Mondiale della Gioventù – ha detto il Papa – è stata benedetta da un grande successo” e ha continuato a dare frutti. Il clero e i fedeli, ha osservato, “hanno sperimentato la giovane vitalità della Chiesa” e la “perenne rilevanza” della Buona Novella che va "proclamata ad ogni generazione”. Una delle “straordinarie conseguenze” della GMG è per Benedetto XVI il numero delle vocazioni di giovani al sacerdozio e alla vita religiosa. Lo Spirito Santo, ha soggiunto, “non cessa mai di risvegliare nei cuori dei giovani il desiderio per la santità e lo zelo apostolico”. Di qui l’esortazione ai vescovi australiani a “continuare a promuovere” nei “giovani cuori” il “radicale attaccamento alla persona di Gesù Cristo” che “li ispira a dare completamente la loro vita a lui e al servizio del Vangelo nella Chiesa”. Aiutando loro, ha spiegato il Papa, “aiuterete altri giovani a riflettere seriamente sulla possibilità di una vita nel sacerdozio o alla vita religiosa” e “rafforzerete un amore simile e una risoluta fedeltà tra gli uomini e le donne che hanno già accolto la chiamata del Signore”. Il Pontefice si è quindi soffermato sulla canonizzazione di Mary MacKillop, Santa Maria della Croce: “In circostanze che sono state spesso di grande prova”, ha detto, Mary MacKillop è sempre rimasta una madre spirituale, colma di amore per i bambini e le donne che le erano affidate. E’ stata, inoltre, “un’insegnante innovativa della gioventù”: “La sua fede vigorosa trasformata e dedicata in un’azione paziente”, ha detto il Papa, “è stato il suo dono all’Australia” e al mondo. E ha auspicato che il suo esempio “ispiri le azioni dei genitori, dei religiosi, degli insegnanti e di quanti si occupano del bene dei bambini”, offrendo loro protezione dal male e un’educazione per un felice e prospero futuro. “La risposta coraggiosa di Santa Maria MacKillop alle difficoltà che ha affrontato nella sua vita – ha affermato il Papa – possano ispirare i cattolici di oggi” nel confrontarsi con la nuova evangelizzazione, nella diffusione del Vangelo in tutta la società. Il Papa ha ribadito l’importanza della formazione, a partire dal catechismo dei bambini. Al contempo, ha osservato, che anche i membri del clero devono essere assistiti e incoraggiati nella propria formazione, “con l’approfondimento della vita spirituale, in un mondo attorno a loro che si va sempre più velocemente secolarizzando”. Di qui, il monito del Papa a impegnarsi per sanare le ferite del passato: “È vero che il vostro è un fardello pastorale reso più pesante dai peccati e dagli errori commessi nel passato da altri, tra i quali purtroppo anche alcuni sacerdoti e religiosi; ma ora vi spetta il compito di continuare a riparare gli errori del passato con onestà e apertura, al fine di costruire, con umiltà e determinazione, un futuro migliore per tutti gli interessati”. Ha quindi incoraggiato i presuli ad essere pastori di anime, assieme ai sacerdoti, guidando con amore e verità il proprio gregge. "La nuova traduzione del messale romano, frutto della notevole cooperazione tra la Santa Sede, i vescovi e gli esperti di tutto il mondo - ha detto il Papa - intende arricchire e approfondire il sacrificio di lode offerta a Dio dal suo popolo. Aiutare i vostri sacerdoti ad accogliere ed apprezzare ciò che è stato raggiunto - ha proseguito il Papa - in modo che a loro volta essi possano assistere i fedeli mentre tutti si adattano alla nuova traduzione. Come sapete - ha proseguito il Papa - la sacra liturgia e le sue forme sono iscritte profondamente nel cuore di ogni cattolic. Fate ogni sforzo per aiutare i catechisti e i musicisti nei loro rispettivi campi a rendere la celebrazione del rito romano nella vostra diocesi un momento di maggiore grazia e bellezza, degna del Signore e spiritualmente arricchente per tutti".

Radio Vaticana, SIR, TMNews

Ai vescovi della Conferenza Episcopale di Australia in Visita "ad Limina Apostolorum" - il testo integrale del discorso del Papa

Cordoglio del Papa per l'uccisione del missionario nelle Filippine Fausto Tentorio: sacerdote fedele e buono, ha servito il popolo in modo coraggioso

“Afflitto” dalla notizia della morte di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime ucciso il 17 ottobre scorso ad Arakan (North Cotabato, Mindanao), Benedetto XVI ha inviato le sue condoglianze al vescovo di Kidapawan, mons. Romulo de la Cruz, ai fedeli, alla famiglia e ai confratelli. Nel messaggio, a firma del card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, il Papa “ringrazia Dio per la testimonianza di padre Fausto, quale sacerdote fedele e buono, che per molti anni ha servito il popolo filippino in modo instancabile e coraggioso”. Pregando per il riposo eterno del missionario, egli chiede che nel Paese “si rinunci alla violenza e si costruisca una società pacifica in cui tutti possano vivere in armonia” e offre la sua benedizione come “pegno di conforto e speranza”. Padre Fausto Tentorio è stato ucciso lo scorso lunedì, pochi minuti dopo aver celebrato la Messa e prima di recarsi a Kidapawan (Mindano, Filippine), per incontrarsi con gli altri sacerdoti della diocesi, nella casa del vescovo. Il suo assassino, con la sicurezza di chi ha potenti protettori, si è avvicinato e gli ha sparato due colpi alla testa. Con calma si è allontanato sulla sua motocicletta, il viso protetto da un casco protettivo. Padre Giovanni Vettoretto, Pime, già collaboratore di p. Tentorio, racconta all'agenzia AsiaNews: “Dal 17 ottobre, arrivano almeno 2mila persone al giorno per rendere omaggio a p. Fausto. Giungono anche politici, senatori, deputati e media, ma soprattutto la gente che lui ha aiutato in questi anni. Vi sono persone che affrontano il viaggio partendo anche all’una di notte, per arrivare qui dopo 5 o perfino 12 ore di viaggio, fra strade inesistenti, autobus di linea o mezzi di fortuna”.Tutti passano ore a vegliare la bara in preghiera, mentre in chiesa scorrono fotografie del sacerdote e del suo impegno a favore degli indigeni.

AsiaNews

Il card. De Paolis traccia le prime conclusioni e le indicazioni sul cammino dei membri consacrati del Regnum Christi dopo la visita apostolica

Con un lettera indirizzata a tutti i Legionari, ai consacrati e alle consacrate del Regnum Christi, il delegato pontificio, card. Velasio De Paolis (nella foto con Benedetto), ha condiviso alcune conclusioni iniziali emerse dopo la visita apostolica ai membri consacrati. La lettera inizia ricordando che "nella sua visita apostolica, realizzata da gennaio a giugno 2011", mons. Ricardo Blázquez, arcivescovo di Valladolid, "ha incontrato, nei diversi paesi, quasi la totalità dei membri consacrati del Regnum Christi, sia in riunioni di gruppo che in colloqui individuali". Il card. De Paolis spiega che nel corso del mese di settembre, insieme al suo Consiglio, ha già realizzato una prima lettura della relazione del visitatore e ha scambiato alcune riflessioni in un incontro congiunto con Legionari e persone consacrate nel Regnum Christi. Da un lato, nella visita apostolica si è constatato che "i membri consacrati sono grati per la loro vocazione e vivono con gioia la loro consacrazione a Dio secondo i consigli evangelici, consapevoli che rendono un servizio prezioso alla Chiesa". D’altra parte, a livello istituzionale, emergono alcune questioni impegnative che dovranno essere trattate con le stesse persone consacrate che sono "le prime interessate". Il delegato pontificio affronta poi una delle questioni spiegando che "in genere si sente un giudizio positivo sul rapporto tra la Legione e le persone consacrate nel Regnum Christi per i frutti buoni che esso ha dato nell’apostolato". Al tempo stesso si dovrà garantire "una giusta autonomia, della quale le persone consacrate devono godere, e che corrisponde loro in quanto forma associativa nella Chiesa", mantenendo, con la congregazione dei Legionari di Cristo, "un legame nella partecipazione, anche se differenziata, allo stesso carisma e alla stessa spiritualità e nell’apostolato, salvando un tesoro prezioso ereditato". Pertanto, si cercherà "una configurazione che corrisponda al diritto canonico, adatta a custodirlo meglio, a promuoverlo e svilupparlo".In modo molto simile al cammino che sta già percorrendo la congregazione dei Legionari di Cristo, il delegato pontificio prevede adesso per i membri consacrati "un periodo di grande impegno per studiare le diverse questioni" e il mezzo principale sarà "una riflessione seria, appropriata e risolutiva" che si farà con la partecipazione "di tutti i protagonisti, secondo le responsabilità di ciascuno, sia a livello individuale che collettivo". Fino al momento in cui saranno stabilite le modalità concrete di questo processo, De Paolis stabilisce provvisoriamente alcune disposizioni: il cammino "si svolgerà sotto la responsabilità del delegato pontificio per la congregazione dei Legionari di Cristo, assistito dai suoi consiglieri personali". Gli Statuti del Regnum Christi approvati dalla Santa Sede "restano in vigore" e "il superiore generale dei Legionari conserverà per la vita ordinaria l’autorità sulle persone consacrate". Tuttavia, così come è già stato stabilito per i Legionari, "tutte le decisioni di importanza riguardanti le consacrate e i consacrati di Regnum Christi, in particolare le ammissioni di nuove persone consacrate, i trasferimenti, le nomine e le dimissioni o dispense dalle promesse, dovranno ottenere l’approvazione del delegato pontificio, sentito il parere dell’assistente generale delle consacrate e dei consacrati". Il card. De Paolis ha indicato inoltre che non ci sarà più la figura di un sacerdote delegato del direttore generale o di sacerdoti delegati dei direttori territoriali per occuparsi delle questioni relative alle consacrate del Regnum Christi. Infine, si fissa che "quanto stabilito per i Legionari di Cristo circa la direzione spirituale, il sacramento della penitenza, la corrispondenza e l’uso di internet, la protezione della coscienza nel dialogo con i superiori, si applica anche alle consacrate e ai consacrati del Regnum Christi". Il porporato conclude la sua lettera esortando ad "avviare e percorrere il cammino di riflessione personale e comunitaria in un ambiente di preghiera, di dialogo, di rispetto per portare a compimento la bella realtà della vita consacrata nel Regnum Christi nella Chiesa".

Regnum Christi

Il testo integrale della lettera qui

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Prima lettera alla diocesi di Scola per l’anno pastorale in preparazione. Il significato della visita del Papa

"La famiglia è la via maestra e la prima, insostituibile 'scuola' di comunione, la cui legge è il dono totale di sé. I cristiani, proponendola in tutta la sua bellezza, al di là delle loro fragilità, intendono testimoniare agli uomini e donne del nostro tempo, qualunque sia la loro visione della vita, che l’oggettivo desiderio di infinito che sta al cuore di ogni esperienza di amore si può realizzare. La famiglia così concepita è un patrimonio prezioso per l’intera società". È la prima lettera del card. Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI) alla arcidiocesi di Milano per l’anno pastorale, con lo sguardo rivolto all’evento più importante: il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. La lettera dell’arcivescovo apre il nuovo volumetto che farà da guida al cammino di preparazione con annessa l’Agenda pastorale. Ma il cuore dell’Incontro dell’anno prossimo è proprio la prima visita di Benedetto XVI a Milano. Su questo il cardinale insiste particolarmente: "È necessario che, nel tempo che ancora ci separa da quella data, in ogni parrocchia e decanato, in ogni aggregazione di fedeli, in ogni famiglia, ma anche in pubblico confronto con i vari ambiti della società civile, noi ci impegniamo a riscoprire il significato della figura del Successore di Pietro nella vita della Chiesa e nell’odierna società plurale". "Perché il Papa viene a noi?", si chiede Scola. E risponde: "Il Vangelo di Luca ce lo dice con grande chiarezza: 'Per confermare la nostra fede' (cf. Lc 22,32). La persona, la testimonianza e il magistero di Benedetto XVI, in quanto Successore di Pietro, rafforzeranno in noi la convinzione che la fede è ragionevole anche nell’odierno contesto socio-culturale perché propone alla libertà il compimento dell’uomo". Su questo aspetto l’Arcivescovo pone ulteriori interrogativi: "Dobbiamo però riconoscere che spesso non siamo consapevoli dell’importanza del ministero del Papa. In una società complessa come la nostra è molto facile ridurre il suo autorevole Magistero ad una opinione tra le altre. Sarà per questo di decisiva importanza che regolarmente, in questi mesi, secondo modalità che, come ci viene suggerito nella presente Agenda, verranno proposte specificatamente, si prenda coscienza personale e comunitaria degli insegnamenti del Santo Padre, soprattutto in materia di famiglia, festa e lavoro". Scola sottolinea inoltre tre elementi che considera "particolarmente rilevanti". Primo: "Il lavoro sulle dieci catechesi appositamente predisposte in vista dell’Incontro mondiale, radicate nella Parola di Dio, nel Catechismo della Chiesa cattolica e nel magistero dei Papi su persona, matrimonio e famiglia, ci aiuteranno a comprendere 'quel grande sì che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza'". Secondo: "In questo delicatissimo frangente socio-economico, la famiglia si rivela come l’ambito più colpito dalla crisi e, nello stesso tempo, più capace di sostenere i propri membri nelle loro fatiche, come testimonia l’efficace esperienza del Fondo famiglia-lavoro promosso con lungimiranza dal card. Tettamanzi. È urgente che le comunità cristiane sostengano le famiglie in difficoltà e, in particolare, favoriscano le iniziative tese a generare lavoro". Terzo, la questione dell’accoglienza: "Vorrei insistere sul richiamo all’ospitalità e alle tante forme di volontariato richieste da un gesto di tali dimensioni. Viverle in prima persona è la strada maestra e alla portata di tutti per imparare un po’ di più quel dono di sé che compie la vita. Chi tra di noi sarà disponibile ad accogliere altre famiglie, provenienti da tutto il mondo, e a prestare il proprio tempo per collaborare, come volontario, potrà sperimentarlo di persona. Per questo rivolgo il mio invito forte e accorato alle comunità e in particolare a tutte le famiglie dell’arcidiocesi perché siano disponibili all’accoglienza e alla collaborazione: non importa la quantità di tempo, di spazio o di disponibilità che ciascuno potrà dare. Ognuno offra quello che può, senza pensare che è troppo poco perché possa essere significativo: ciò che conta è il sì di ciascuno".

IncrociNews

La Lettera dell'arcivescovo

Il 12 dicembre nella Basilica Vaticana Benedetto XVI presiede la Messa per il bicentenario dell’indipendenza dell'America Latina

Nella memoria liturgica di Nostra Signora di Guadalupe, patrona dell’America latina, Benedetto XVI celebrerà lunedì 12 dicembre, alle 17.30, nella Basilica Vaticana, la Messa per il bicentenario dell’indipendenza dei Paesi latinoamericani. Accogliendo la proposta della Pontificia Commissione per l’America Latina, il Papa si associerà così alle commemorazioni che si svolgono in ogni parte del "continente della speranza", così come è stato definito dai Pontefici, a partire da Paolo VI sino a Benedetto XVIm e che coinvolgono in prima persona non solo le istituzioni statali e culturali ma anche le Chiese nelle diverse nazioni. Alla Celebrazione Eucaristica sono invitati a partecipare in modo particolare tutta la Curia romana, il personale diplomatico dei Paesi dell’America latina accreditato presso la Santa Sede e presso l’Italia, i sacerdoti latinoamericani che studiano a Roma, i religiosi e le religiose che provengono da quelle nazioni e appartengono ai numerosi ordini e congregazioni religiose residenti a Roma, le comunità di argentini, brasiliani, messicani e di tutti gli altri Paesi latinoamericani che per motivi familiari, di lavoro o altro risiedono nell’Urbe. Si prevede inoltre la presenza di significative personalità pubbliche venute espressamente dall’America latina per questo importante avvenimento. La celebrazione non sarà tuttavia riservata ai latinoamericani, ma aperta a tutti i romani e ai fedeli che desiderano parteciparvi. Per l’ingresso in Basilica basterà esibire il biglietto, assolutamente gratuito, che potrà essere richiesto con un certo anticipo alla Prefettura della Casa Pontificia e ritirato nei giorni precedenti la Messa presso il Portone di Bronzo. L’iniziativa è un gesto di squisita attenzione, di affetto e di solidarietà da parte di Benedetto XVI verso i popoli e le nazioni del continente della speranza. E’ anche espressione di quella sollecitudine pastorale con cui il Pontefice abbraccia idealmente quei popoli tra i quali è stato seminato e reso fecondo il Vangelo di Gesù Cristo: in America latina, infatti, è presente il 40 per cento dei battezzati nella Chiesa cattolica, legati da filiale devozione alla Vergine Maria, nella fedele comunione delle loro Chiese locali con la Sede di Pietro. Ed è, infine, il segno del contributo originale che la Chiesa cattolica sta offrendo per commemorare, alla luce della verità storica, questo bicentenario, per meglio illuminare l’attuale situazione dell’America latina e per nutrire la speranza di un futuro di pace e di giustizia. Le commemorazioni per ricordare l’indipendenza hanno acquisito grande importanza e risonanza nei Paesi latinoamericani. Le celebrazioni che si sono già svolte sino a oggi, e che continueranno a svolgersi nei prossimi anni, impegnano gli Stati, le amministrazioni pubbliche nazionali e locali, i diversi organismi intergovernativi regionali, le università e gli istituti accademici, numerosissime organizzazioni non governative e molte altre istanze civili, culturali e militari. Sono impegnate direttamente anche le Chiese locali in America latina, e in particolare il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). Al bicentenario sono stati dedicati numerosi documenti e dichiarazioni, sia da parte delle Conferenze Episcopali che di singoli vescovi, e sono stati elaborati vari programmi ecclesiali di celebrazioni a livello liturgico, accademico ed editoriale. Queste celebrazioni si concentrano specialmente in un arco di tempo che va dal 2010 al 2014, sebbene il Perú e il Brasile commemoreranno il bicentenario dell’indip endenza tra il 2020 e il 2022. Infatti, il processo di emancipazione latinoamericana si svolge dal 1808 al 1824, e questo in tierra firme, perché bisognerebbe includere l’indip endenza di Haiti (1804), quella molto posteriore di Cuba (1898) e le più recenti nel mondo caraibico.

L’Osservatore Romano

Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo ad Assisi: il programma e la conferenza stampa di presentazione

Programma della giornata

Conferenza stampa di presentazione

Benedetto XVI indice l'Anno della fede, dall'11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013. L'annuncio e il Motu Proprio di indizione 'Porta Fidei'

16 ottobre 2011: Santa Messa per la Nuova Evangelizzazione

Angelus, 16 ottobre 2011

Lettera Apostolica in forma di "Motu Proprio" Porta fidei con la quale si indice l'Anno della fede (11 ottobre 2011)