giovedì 12 febbraio 2009

Gli 80 anni dello Stato di Città del Vaticano. Il Papa: chiediamo al Signore di assistere colui che sta al timone della Barca della Chiesa

La musica è un modo particolarmente grande di annunciare Cristo, perché ne rende percepibile il mistero: così Benedetto XVI, al termine del concerto svoltosi questa sera in Aula Paolo VI, per l’80° anniversario di fondazione dello Stato della Città del Vaticano. In programma, una selezione del “Messiah” di Händel, eseguita dall’Orchestra della Radio Televisione Irlandese e del Coro della Cattedrale di Dublino. Una guida rossa a coprire i gradini dell’Aula Paolo VI, rossa come le maniche a sbuffo degli abiti delle coriste, e tanti fiori bianchi a delimitare, idealmente, la buca dell’orchestra, bianchi come le camicie dei musicisti. Ma le note impetuose e gloriose del “Messiah” di Händel hanno superato queste barriere virtuali e sono volate lontano, raggiungendo tutti gli ascoltatori, attenti e silenziosi, riuniti nella Sala Nervi. A loro il Papa ha ricordato che “la ricchezza del contrappunto musicale e l’armonia del canto” aiutano l’uomo a contemplare “l’intenso ed arcano mistero della fede cristiana”. Ed appare evidente come le note, suonate e cantate, quando sono intrecciate con la fede, “possano rivestire un alto valore pedagogico in ambito religioso”. "La musica come arte può essere un modo particolarmente grande di annunciare Cristo, perché riesce a renderne percepibile il mistero con un’eloquenza tutta sua". Quindi, Benedetto XVI ha ricordato l’80° anno di fondazione dello Stato Vaticano: “un anniversario significativo”, ha detto, “un evento storico”, per il quale bisogna rendere merito in particolare a Pio XI. "Egli, nell’annunciare la firma dei Patti Lateranensi e soprattutto la costituzione dello Stato della Città del Vaticano, volle ricorrere a un’espressione di san Francesco d’Assisi. Disse che la nuova realtà sovrana era per la Chiesa, come per il Poverello, “quel tanto di corpo che bastava per tenersi unita l’anima” (cfr Discorso dell’11 febbraio 1929)". Di qui, la preghiera del Papa perché il Signore, che “guida saldamente” la Chiesa “tra le vicende non sempre tranquille della storia”, continui a vegliare su questo piccolo Stato. "Chiediamogli soprattutto di assistere con la potenza del suo Spirito Colui che sta al timone della Barca, il Successore di Pietro, perché possa svolgere con fedeltà ed efficacemente il suo ministero a fondamento dell’unità della Chiesa Cattolica, che ha in Vaticano il suo centro visibile e si espande sino ai confini del mondo". In apertura del concerto, a rivolgere l’indirizzo di saluto al Santo Padre è stato il card. Giovanni Lajolo, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. “Il Messiah di Händel –ha detto – è un grande monumento, culturale e spirituale” e la sua musica è “meditazione, preghiera e lode a Dio”.


Revoca della scomunica ai lefebvriani. I vescovi spagnoli scrivono una lettera di sostegno al Papa: il Signore lo conforti e lo illumini

I vescovi spagnoli hanno fatto giungere a Benedetto XVI una lettera in cui esprimono il loro sostegno “in un momento in cui si sono levate alcune voci che hanno messo in dubbio il suo affetto per il popolo ebraico e, più concretamente, il suo fermo rifiuto di ogni forma di antisemitismo”, spiegano in un comunicato. Nella lettera, i presuli affermano di “conoscere bene” l'interesse del Papa nel “cercare il dialogo con i fratelli del Popolo della Prima Alleanza” e i suoi sforzi “perché la loro storia e il loro presente siano giustamente conosciuti e valorizzati nella Chiesa”. “Pochi, come Sua Santità, hanno compreso che, come insegna il Concilio Vaticano II, si tratta di un popolo amatissimo da Dio”, aggiunge il messaggio. Secondo i vescovi, la “benevolenza e la generosità manifestate dal Papa, cercando di fare tutto il possibile per preservare e promuovere l'unità della Chiesa”, in riferimento alla remissione della scomunica ai vescovi della Fraternità San Pio X il 24 gennaio scorso, “sono state fraintese e anche prese come scusa per false testimonianze e per predisporre negativamente l'opinione pubblica”. Lamentando questo fatto, i presuli esprimono il loro “sostegno” al Papa e assicurano “la preghiera dei vescovi spagnoli e del popolo cattolico per le sue intenzioni, chiedendo al Signore che lo conforti e lo illumini nel governo della sua Chiesa”.

Il rabbino Gattegna: Benedetto XVI ha chiarito la posizione della Chiesa. Il rabbino Di Segni: parole importanti

"Una risposta forte e autorevole dopo che altre voci provenienti dal mondo cattolico avevano, nelle scorse settimane, fatto nascere il timore che le possibilità di dialogo, di comprensione e di riscoperta delle comuni origini, fossero destinate ad un brusco ridimensionamento". Questo il commento del Presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) RenzoGattegna al discorso di oggi contro il negazionismo del Pontefice. "La delusione - ha aggiunto a proposito del caso Williamson - era stata molto forte nel sentir pronunciare frasi di chiaro contenuto antiebraico, offensive e di disprezzo della memoria della Shoah da parte di Ministri di culto che la Chiesa Cattolica aveva appena riammesso nel proprio seno". Gattegna ha sottolineato che "il Papa oggi si è espresso in maniera forte ed inequivocabile, definendo la Shoah un crimine contro Dio e contro l'umanità". Ha confermato poi "la preparazione del suo prossimo viaggio in Israele" e ha ribadito che "la "Nostra Aetate", frutto del Concilio Vaticano II, costituisce una pietra miliare nel fissare i principi che devono regolare i rapporti fra cristiani ed ebrei". Per Gattegna di fronte ad una dichiarazione "così solenne, così puntuale e così carica di significati, ritroviamo la fiducia che le buone relazioni e l'amicizia siano da noi tutti considerati un bene prezioso, faticosamente conquistato, che non si deve consentire a nessuno di mettere in dubbio e di minacciare".
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, esprime apprezzamento per le parole sulla Shoah pronunciate oggi da Papa Benedetto XVI che ha definito lo sterminio degli ebrei "un crimine contro Dio", chiudendo così la polemica per le dichiarazioni negazioniste del vescovo lefevbriano Richard Williamson. "Parole importanti e necessarie - ha spiegato Di Segni - ora si proceda con coerenza su questa strada".

Revoca della scomunica ai lefebvriani. Mons. Fellay: Roma non ha chiesto nessun contraccambio. Contro noi e il Papa una vendetta dei progressisti

Il Vaticano non ha chiesto nessuna contropartita ai lefebvriani per la revoca della loro scomunica: lo puntualizza il superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, mons. Bernard Fellay, che sottolinea come il decreto sia "volontà del Papa" e denuncia una vendetta "progressista" contro Benedetto XVI e i lefebvriani. "Abbiamo detto fin dall'inizio, senza ambiguità, che domandavamo il decreto come gesto di Roma per ricostruire, per cominciare un clima di confidenza. Evidentemente in questo senso domandavamo a Roma, come dire, un movimento proprio, un 'Motu Proprio', che suppone un gesto unilaterale, senza concessioni e senza accordo", afferma Fellay in un'intervista video realizzata il 5 febbraio e messa in questi giorni sul sito francese della >Fraternità. "Effettivamente così è avvenuto da parte di Roma, o, meglio, del Papa, perché è veramente la volontà del Papa che si trova in questo atto". Il superiore dei lefebvriani si dice "sorpreso" che il decreto sia stato pubblicato così presto, dopo che nei mesi scorsi aveva rilevato una "empasse", un "punto morto" nei dialoghi con il Vaticano. "Da parte nostra avevamo chiesto annullamento della scomunica e abbiamo ricevuto la revoca di una scomunica, che non è la stessa cosa", sottolinea. "Non sono deluso, nel senso che penso che da parte di Roma, viste tutte le circostanze in cui è messa, - c'è crisi, c'è una potenza progressista enorme - francamente non so se anche un Papa più bendisposto nei nostri confronti pavrebbe potuto far meglio. Ma ovviamento spero che in futuro ci sia una revisione di tutto l'affaire e la riabilitazione di mons. Lefebvre". Quanto all'intervista del vescovo negazionista Williamson alla tv svedese, Fellay definisce "strana" la sua pubblicazione a ridosso della revoca della scomunica. "C'è una coalizione di tutto quel che è progressista o di sinistra", che "usa le parole sfortunate di monsignore" per "far pressioni sul Papa" in una "vendetta" per "obbligare Roma a rinunciare" alla revoca della scomunica. Quanto ai "colloqui necessari" che ora dovranno aver luogo tra Santa Sede e lefebvriani "è quello che domandiamo", afferma Fellay. "La chiesa è in crisi. Il principio di soluzione è la purificazione del pensiero sulla dottrina della Chiesa, fortemente incupita, riempita di ambiguità e di termini flou, che hanno causato quello che vediamo".

Sinodo dei vescovi per l'Africa. La redazione dell''Istrumentum laboris' che il Papa consegnerà ai vescovi africani in Camerun il 19 marzo

È stata centrata sulla redazione dell’“Instrumentum laboris” la riunione del Consiglio speciale della segreteria generale per il Sinodo dei vescovi per l’Africa, che si è tenuta il 23 e 24 gennaio scorsi. Lo rende noto un comunicato diffuso oggi. “La Chiesa-famiglia di Dio che è in Africa, come è stato sottolineato dalla prima Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi - si legge -, ha compiuto un’opzione preferenziale per i poveri. Essa manifesta in questo modo che la situazione di miseria ed oppressione che affligge non pochi popoli africani non è irreversibile, ma pone tutti di fronte all’esigenza della conversione, di una condotta di vita integra, di un cammino risoluto verso la santità”. Compito della Chiesa, precisano i vescovi, è quello di annunciare “la Buona Notizia della riconciliazione al mondo e in particolare al continente africano, nel quale non mancano situazioni di violenza e di tensione, di sfruttamento e d’ingiustizia”. Tale “movimento di riconciliazione”, “che ha la sorgente nell’amore misericordioso di Dio Padre e ha il punto culminante nella persona del Signore Gesù Cristo”, porta conseguenze che “si manifestano nella giustizia e nella pace, indispensabili per la costruzione di un mondo migliore”. “Se la prima Assemblea speciale per l’Africa del 1994 ha insistito sulla Chiesa-Famiglia di Dio – prosegue la nota –, è necessario promuovere l’applicazione delle indicazioni emerse, per dare risposte efficaci ad un’Africa assetata di riconciliazione e in cerca di giustizia e di pace. I conflitti locali o regionali, le palesi ingiustizie e violenze interpellano tutti gli uomini di buona volontà e in maniera del tutto speciale la Chiesa”. Nel corso dei lavori è stato approvato il testo dell’“Instrumentum laboris”, che Benedetto XVI consegnerà ai Presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa il prossimo 19 marzo, in occasione del viaggio apostolico in Camerun e Angola. La bozza dell’“Instrumentum laboris”, riporta ancora il comunicato, “illustra aspetti importanti dell’attuale situazione ecclesiale e sociale nei Paesi d’Africa, dai quali emerge il grande dinamismo della Chiesa, unito alle sfide che essa ha di fronte e che il Sinodo dovrà vagliare, affinché la crescita quantitativa della Chiesa in Africa diventi anche qualitativa. Inoltre, la Chiesa desidera contribuire, secondo la sua missione propria, ad uno sviluppo armonioso dell’uomo e della donna, come pure della società, conforme alla sua dottrina sociale applicata alle diverse situazioni del grande continente africano”.

Il ministero degli esteri di Israele: le parole di Benedetto XVI non hanno bisogno di commento. Lo Yad Vashem: inequivocabile dichiarazione

Hanno suscitato l’apprezzamento degli ambienti diplomatici israeliani le parole di Papa Benedetto XVI sulla Shoah definita “un crimine contro Dio e contro l’umanità” e come tale “intollerabile e inaccettabile” ogni sua “negazione o minimizzazione”. “Parole che – ha dichiarato al quotidiano on-line Il Velino un portavoce del ministero degli Esteri israeliano – non avrebbero bisogno di commento perché riflettono la posizione che Benedetto XVI sostiene da tempo ma che pure, viste le recenti circostanze, era forse necessario ribadire ad alta voce e con chiarezza. Una dichiarazione molto opportuna”, ha concluso il portavoce. Che non ha voluto esprimersi, invece, sul probabile prossimo viaggio del Papa in Israele barricandosi dietro a un “ne parleremo quando la Santa Sede avrà dato l’annuncio ufficiale della visita”. Il viaggio di Papa Ratzinger in Israele, resta comunque in programma per il mese di maggio. Sempre che un improvviso aggravamento della crisi mediorientale non ne provochi la cancellazione.
Lo Yad Vashem "da' importanza alla inequivocabile dichiarazione del Papa che condanna la negazione dell'Olocausto e qualsiasi tentativo di minimizzare la portata della Shoah". E' quanto ha affermato Avner Shalev, presidente dell'ente che gestisce il memoriale ufficiale che Israele ha dedicato all'Olocausto. "Sono certo che il Papa rafforzera' questo messaggio importante e non ambiguo che riguarda l'importanza della rievocazione dell'Olocausto nei suoi commenti durante la sua prossima visita allo Yad Vashem a Gerusalemme in maggio", ha aggiunto Shalev.

Il rabbino Schneier al Papa: grazie per aver compreso il nostro dolore. Il rabbino Rosen: caso Williamson chiuso, ora progressi nei nostri rapporti

"Grazie per aver compreso il nostro dolore e la nostra angoscia e per la Sua ferma dichiarazione di "solidarietà indiscutibile" con il popolo ebraico e di condanna della negazione dell'Olocausto". Così, il Rabbino Arthur Schneier (nella foto con Benedetto XVI), della Conference of Major American Jewish Organizations, si è rivolto oggi a Benedetto XVI durante l'udienza privata in Vaticano. Schnerier ha definito "dolorosi e difficili" i recenti giorni, alludendo alle tesi negazioniste del vescovo lefebvriano Williamson, aggiungendo tuttavia che "Il nostro rapporto, basato sulla solida base del Vaticano II, può sopravvivere a crisi periodiche. Possiamo emergerne ancora più forti per collaborare insieme nell'affrontare le enormi sfide della nostra civiltà". Durante l'incontro, Alan Solow, altro membro della delegazione, ha definito un "passo benvenuto" la reazione del Vaticano alle dichiarazioni di Williamson e ha chiesto al Papa "di continuare a pronunciarsi contro l'antisemitismo in tutte le sue forme e di rivolgersi ai leader della Chiesa di ogni Paese affinché ciò diventi una priorità“. "Apprezziamo e accogliamo con favore la visita prevista di Sua Santità a Israele", che il popolo e le autorità di Israele - così come noi - attende con impazienza".
Le parole pronunciate oggi da Benedetto XVI sono state accolte con soddisfazione dai rabbini della Conference of presidents of major american jewish organizations. Le polemiche attorno al negazionismo, nate dalle affermazioni del vescovo lefebvriano Williamson, hanno prodotto “molti danni ma anche qualche vantaggio sia per la Chiesa sia per il dialogo ebraico-cristiano” che ora sarà “più intenso”, mentre il Vaticano sarà “più prudente e rigoroso” nel valutare la riammissione dei lefebvriani alla piena comunione. Lo ha fatto presente il rabbino David Rosen, anche lui tra i membri della Conference of Presidents ricevuti oggi dal Papa, oltre che presidente dell'International Jewish committee on interreligious consultations (IJCIC). In una conferenza stampa dopo l’udienza, il rabbino ha espresso soddisfazione per le parole “forti e commoventi” con cui il Papa “ha condannato ogni negazione dell’Olocausto” e ha affermato che “tutti coloro che appartengono alla Chiesa devono accettare il Vaticano II” e in particolare la “Nostra Aetate”. Ora l’incidente può considerarsi chiuso, ma con l’impegno a “relazioni più trasparenti: nulla sarà più fatto di nascosto, il processo sarà più trasparente”. In quest’ottica, tempo è venuto anche per riprendere il dialogo con la Commissione della Santa Sede per i rapporti con l’ebraismo, guidata dal card. Walter Kasper. L’annuale riunione, precedentemente fissata per il 2 marzo e poi rimandata dal Gran rabbinato a seguito del “caso Williamson”, si terrà a metà del mese prossimo, ha confermato Rav Rosen, che è anche consultore del Gran Rabbinato. Il quale ha anche chiarito: “Non c’è mai stato nessun taglio o rottura nelle nostre relazioni. Abbiamo solo deciso di rimandare l’incontro finché la questione non si fosse chiarita. Ora che è risolta in modo soddisfacente verremo, un po’ più tardi, ma verremo”. E anche il Papa ricambierà la visita. Sarà a Gerusalemme “a maggio”. Un viaggio molto atteso da parte israeliana, ma anche – ha chiosato Rosen – “l’occasione per dimostrare in modo ancora più grande la genuinità di ciò che ha detto” in queste settimane. “Non ho mai dubitato dell’impegno di Ratzinger sia sulle relazioni ebraico-cristiane sia sulla sicurezza di Israele”.

Revoca della scomunica ai lefebvriani. Padre Hofmann: abbiamo aperto la porta, ma non li abbiamo ancora fatti entrate

Ai lefebvriani è "stata aperta la porta, ma ancora non sono entrati": lo ha precisato oggi ai giornalisti padre Norbert Hofmann, segretario della Pontificia Commissione per il dialogo con l'ebraismo. Il rappresentante della Santa Sede ha partecipato alla conferenza stampa con i rabbini ricevuti oggi in udienza dal Papa. "Non si tratta solo del vescovo negazionista Williamson", ha osservato, parlando con i giornalisti. Le tensioni coi lefebvriani nascondono "altre questioni aperte, altre preoccupazioni, e posso capire i fratelli maggiori : loro sono feriti dal negazionismo della Shoah". Ai tradizionalisti - ha commentato - finora 'abbiamo aperto la porta ma non li abbiamo ancora fatti entrare". Quanto al rapporto con gli ebrei siamo giunti a un “buon punto” tutti hanno dimostrato disponibilità ed apertura ad approfondire il dialogo", ha detto. Sul viaggio in Israele di Benedetto XVI, in programma a maggio, Norbert Hofmann ha spiegato che al papa "sta molto a cuore andare in Terra Santa come pellegrino" e non serve aspettare ulteriormente poiché se si aspetta "che tutti i problemi siano risolti in Terra Santa, si rischia di aspettare fino all'eternità", ha concluso.

Il Papa in Camerun e Angola. I siti Internet ufficiali del viaggio

Per il Camerun
È in allestimento un sito Internet con informazioni utili sul viaggio del Papa che sarà disponibile la settimana prossima.

http://www.papeaucameroun.org

Per l’Angola
Informazioni utili sul viaggio del Papa e sulla storia del cristianesimo in Angola si trovano nel sito Internet della Conferenza dei Vescovi di Angola e São Tomé (CEAST), con dei link in primo piano.

http://www.ceastangola.org/bento-xvi-seja-bem-vindo-a-angola/bento-xvi-seja-bem-vindo-a-angola_0_88.html

Il Papa in Terra Santa. Confermato per maggio il viaggio di Benedetto XVI. Il benvenuto dai leader politici israeliani

Il Papa si recherà in Israele "in primavera": lo confermano i rabbini delle comunità ebraiche americane a conclusione di un incontro con Benedetto XVI avvenuto stamane in Vaticano. I rabbini Alan Solow, Malcom Hoenlein e Arthur Schneier hanno riferito di aver parlato con il Papa stesso della data del viaggio che - come era già emerso da parte del Patriarcato Latino di Gerusalemme ma non era ancora stato confermato in Vaticano - si svolgerà dall'8 al 15 maggio, con tappe anche in Giordania e nei Territori palestinesi. I leader politici israeliani del Likud, di Kadima e del partito laburista hanno espresso il loro assenso al viaggio del Papa in Israele programmato per maggio. "Abbiamo incontrato i tre leader la scorsa settimana e hanno espresso tutti grande speranza per la visita del Papa", ha detto il rabbino Hoenlein nel corso di una conferenza stampa presso la sede di Radio Vaticana. I rabbini stessi avevano espresso il loro "benvenuto" per la visita papale. "Sua Santità - aveva detto il presidente della delegazione, Alan Solow - può aiutare a calmare le voci dell'estremismo che promuovono la distruzione di Israele nel Medio Oriente e in giro per il mondo, e di coloro che compiono atti terroristici contro i cittadini israeliani".

Il Papa ai vescovi europei: la Chiesa affronta nuove sfide ma la sua missione è sempre l'annuncio del Vangelo

“Dopo il crollo del comunismo la Chiesa affronta nuove sfide” ma “il comandamento resta sempre uguale: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura’”. È quanto ha scritto Benedetto XVI al cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), in occasione del terzo Incontro dei cardinali e dei Presidenti delle Conferenze Episcopali dei Paesi dell’Europa centro-orientale su “Missione della Chiesa nell’Europa Centro-Orientale a vent’anni dal crollo del sistema comunista (1989-2009)”, che si è svolto nella capitale croata per ricordare anche il decimo anniversario della beatificazione del’arcivescovo di Zagabria, Alojzije Stepinac (1898-1960), martire del regime comunista, nel giorno della sua memoria liturgica, il 10 febbraio. “Dalla natura della Chiesa - ha affermato il Papa - deriva la sua missione, che è sempre la stessa”, e il martirio e la testimonianza del beato “ci stimolano e incoraggiano”. “La mutua cooperazione tra i pastori e le Conferenze Episcopali è di grande importanza per lo svolgimento di questa missione” e “questo incontro, espressione della vitalità della Chiesa - ha concluso Benedetto XVI – dà nuova speranza per l’efficacia della sua missione in Europa e nel mondo”.

La GMG di Sydney, il cordoglio per le vittime degli incendi e l'integrazione degli aborigeni. L'udienza del Papa all'ambasciatore australiano

Un rinnovato cordoglio del Papa per gli incendi che, secondo bilanci ancora provvisori, hanno fatto in Australia oltre 180 vittime. Ma anche apprezzamento per la politica di riconciliazione instaurata con gli aborigeni e uno stimolo a lavorare perché, nella società della globalizzazione, sia l’etica a orientare le scelte sociali, ad esempio nel frenare il ricorso all’aborto. Sono i punti principali sviluppati da Benedetto XVI nel suo discorso al nuovo ambasciatore australiano presso la Santa Sede, Timothy Andrew Fischer (nella foto con Benedetto XVI), ricevuto questa mattina per la presentazione delle Lettere credenziali. L’Australia brucia e piange per una catastrofe alla quale guarda con sgomento tutto il mondo: quasi 200 vittime - ma potrebbero già essere un centinaio in più - e una fauna sterminata dalle fiamme, secondo gli esperti che parlano di milioni di animali morti. Benedetto XVI, che aveva nei giorni scorsi inviato un telegramma di cordoglio, ha aperto il suo intervento assicurando ancora preghiere e solidarietà in particolare, ha detto, “ai singoli e alle famiglie di Victoria, che hanno perso i loro cari nei recenti incendi”. Ma l’Australia non poteva non evocare nel Papa ricordi ancora freschi e piacevoli. La Giornata Mondiale della Gioventù 2008 di Sydney ha fornito al Pontefice l’occasione per riflettere non solo sulle conseguenze di maggiore consapevolezza cristiana prodotte dall’evento nel Paese ma, più in generale, sul bisogno di spiritualità e di valori ideali di cui necessitano le società benestanti. Per “contrastare le tendenze al pragmatismo e all’utilitarismo, oggi così diffuse”, ha osservato Benedetto XVI, c’è bisogno di “portare alla luce” la “dimensione spirituale dell'umanità”, la sola che apre la società a “una visione di speranza”. “Prego affinché questa giovane generazione di cristiani in Australia e in tutto il mondo possa diffondere il suo entusiasmo per tutto ciò che è vero e buono creando amicizie condivise e creando luoghi di vita e di fede nel e per il nostro mondo, scegliendo la speranza e la carità concreta”. Osservando poi la società australiana nel suo insieme - un insieme frutto di una lenta e non indolore integrazione delle popolazioni native - il Papa ha detto che la “diversità” etnica è stata “per decenni “offuscata dalle ingiustizie dolorosamente subite dalle popolazioni indigene”. Tuttavia, ha riconosciuto che “attraverso le scuse offerte l'anno scorso dal primo ministro Rudd, un profondo cambiamento del cuore è stato riaffermato. Ora, rinnovate nello spirito di riconciliazione, entrambe le agenzie del governo e degli aborigeni anziani possono affrontare con risolutezza e compassione la moltitudine di sfide che vi attendono”. Il Papa si è soffermato sullo sforzo, definito “lodevole”, da parte del governo australiano di facilitare il dialogo interreligioso e la cooperazione - sia in patria che nella regione - così come ha apprezzato il ventaglio di interventi che vedono l’Australia giocare un ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale, in Asia ma anche in Africa, specie sul fronte del sostegno ai Paesi poveri. Le “ombre e le luci della globalizzazione”, ha notato Benedetto XVI, allungano “le loro radici sul nostro mondo in modo sempre più complesso” e questo crea un deficit e insieme un’urgenza. “Forse oggi più che mai nella storia umana, il fondamentale rapporto fra Creatore, la creazione e la creatura deve essere ponderato e rispettato. Da questa riflessione si può scoprire un comune codice etico, che consiste in norme radicate nella legge naturale inscritta dal Creatore nel cuore di ogni essere umano”. “E’ l'etica - ha proseguito -che rende indispensabile una compassionevole e generosa risposta alla povertà, che rende urgente il sacrificio di interessi protezionistici per un’equa accessibilità dei Paesi poveri ai mercati sviluppati, così come ragionevole è la richiesta dei Paesi donatori circa un responsabile e trasparente utilizzo degli aiuti finanziari da parte delle nazioni riceventi”. In conclusione, sottolineando il ruolo della Chiesa in Australia, soprattutto nei settori dell’assistenza medico-sanitaria - Benedetto XVI ha toccato anche il tema dell’aborto, definendo “ironico” il fatto che “alcuni gruppi, attraverso programmi di aiuto”, promuovano “l'aborto - ha stigmatizzato - come una forma di 'materna' assistenza sanitaria”: prendono una vita, ha detto, “per migliorare presumibilmente la qualità della vita”.

L'annuncio di Benedetto XVI: mi sto preparando al viaggio in Terra Santa. La condanna della Shoah e dell'antisemitismo con le parole di Papa Wojtyla

Il Papa conferma il prossimo viaggio in Israele e, ricevendo i membri della delegazione della "Conference of presidents of major american Jewish organizations", una delegazione di presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane, torna a condannare il negazionismo e l'antisemitismo. Nel primo incontro con il mondo ebraico dopo le recenti, aspre polemiche per il caso del vescovo negazionista Richard Williamson e la revoca della scomunica ai lefebvriani, Benedetto XVI ha rievocato i precedenti incontri con esponenti ebrei, nella sinagoga di Colonia, a New York e in altre occasioni. "Mi sto preparando a una visita in Israele - ha detto il Papa - una Terra Santa per i cristiani così come per gli ebrei, poiché le radici della nostra fede vanno trovate lì". Papa Ratzinger dovrebbe recarsi in Israele, ma anche in Giordania e nei Territori Palestinesi, a maggio.
La Shoah "è stata un crimine contro Dio e contro l'umanità", ha detto il Papa ricordando la sua visita al campo di sterminio di Auschwitz, "e questo deve essere chiaro a ognuno, specialmente a chi è nella tradizione delle Sacre scritture". "L'intera umanità prova profonda vergogna per la selvaggia brutalità nei confronti del vostro popolo in quell'occasione". In implicito riferimento al caso di mons. Williamson, Benedetto XVI ha poi detto: "E' fuori discussione che ogni negazione o tentativo di minimizzare questo terribile crimine è intollerabile e del tutto inaccettabile". Benedetto XVI ha anche ammonito che "questo terribile capitolo della storia non deve mai essere scordato" ed ha espresso una "fervente preghiera" che "la memoria di questo terribile crimine rafforzi la nostra determinazione a sanare ferite che troppo a lungo hanno sporcato le relazioni tra cristiani ed ebrei". Netta la condanna anche dell'antisemitismo. "La Chiesa - ha detto - è profondamente e irrevocabilmente impegnata a rifiutare ogni antisemitismo e a continuare a costruire relazioni buone e durature tra le nostre due comunità". Papa Ratzinger ha sottolineato che "i due millenni di storia della relazione tra ebraismo e Chiesa sono passati tra molte fasi diverse, alcune delle quali dolorose da ricordare. Ora che siamo in grado di incontrarci in uno spirito di riconciliazione, non dobbiamo permettere che le difficoltà passate ci impediscano di stringerci la mano dell'amicizia". Il Papa ha poi ricordato la "pietra miliare" rappresentata dalla dichiarazione del Concilio Vaticano II "Nostra aetate" sui rapporti del cattolicesimo con l'ebraismo e le altre religioni. "E' mio sentito desiderio che la nostra attuale amicizia - ha detto il Papa ai rappresentanti ebrei - cresca anche più forte, così che l'irrevocabile impegno alle relazioni rispettose e armoniose con il popolo dell'Alleanza darà frutti in abbondanza". Nel discorso Papa Ratzinger ha citato le parole della richiesta di perdono lasciata da Giovanni Paolo II il 26 marzo del 2000 in una fessura del Muro del Pianto. "Dio Padre - era scritto sulla pergamena firmata semplicemente Joannes Paulus II - tu hai scelto Abramo e i suoi discendenti per portare il tuo nome alle nazioni. Noi siamo profondamente rattristati per il comportamento di coloro che nel corso dei secoli hanno causato sofferenze ai tuoi figli e, mentre chiediamo perdono, vogliamo impegnarci a vivere in autentica fraternità con il popolo dell'Alleanza".

Gli 80 anni dello Stato di Città del Vaticano. Il card. Bertone: rapporti buoni e collaborazione intensa con l'Italia. Il ruolo della Santa Sede

I rapporti tra Vaticano e governo italiano sono "positivi e buoni" e tra le due istituzioni vi è "una collaborazione intensa": lo ha detto il card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI e il Presidente della Repubblica Napolitano), segretario di Stato vaticano, che questa mattina nella sala 'Conciliazione' del Palazzo Lateranense, la stessa della storica firma dei Patti Lateranensi l'11 febbraio 1929, ha aperto un convegno di tre giorni sugli 80 anni dello Stato di Città del Vaticano. "Sovranità, indipendenza e garanzia" rappresentano i punti cardini delle relazioni Italia-Santa Sede, ha assicurato Bertone.
Pio XII e il Vaticano aiutarono numerosi ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. "Durante quello che è stato definito 'l'inverno più lungo - ha detto il card.Bertone - lo Stato Vaticano, oltre alle zone extraterritoriali della Santa Sede (Pontificio Seminario Maggiore del Laterano, Abbazia di San Paolo fuori le Mura, Ville Pontificie di Castelgandolfo) e ai molti edifici religiosi - monasteri, conventi, istituti, parrocchie - di Roma, divenne luogo di rifugio per molti, ebrei romani, ufficiali e soldati italiani, perseguitati politici". "La presenza dello Stato vaticano - ha ricordato ancora il segretario di Stato - fu inoltre una difesa per l'incolumità di Roma, nel cui tessuto urbano il Vaticano è totalmente integrato, e come tale esso venne percepito dalla popolazione, che durante le ore di pericolo accorreva sotto il Colonnato berniniano e che nel giugno 1944 acclamò Pio XII come 'Defensor Civitatis'". Il braccio destro di Papa Benedetto XVI ha poi ricordato che "lo Stato della Città del Vaticano ha saputo far fronte alle sfide degli eventi rapidamente susseguitisi" nel XX secolo, "definito il 'secolo' breve' anche a motivo delle profonde e rapide trasformazioni che la società ha conosciuto nell'arco di tale secolo". In particolare, riferendosi alla seconda guerra mondiale, il card. Bertone ha sottolineato come "la Santa Sede, proprio grazie al riconoscimento di una sovranità anche territoriale, potè continuare a interagire anche con i rappresentanti diplomatici dei Paesi in guerra con l'Asse, i quali trovarono accoglienza entro lo Stato della Città del Vaticano. Da questo suo territorio, poi, il Pontefice potè svolgere una intensa opera di carità verso tutta l'Europa, soccorrendo materialmente le popolazioni colpite e permettendo contatti fra coloro che la guerra aveva separato". Con il Trattato Lateranense, firmato 80 anni fa, "l'Italia non ha solamente riconosciuto l'esistenza di questo Stato-enclave, ma si è assunta l'impegno di garantire ciò che permette a questo di vivere ed operare". "Desidero qui dare atto alle autorità di Governo italiane di aver sempre dimostrato fattiva volontà di adempiere agli impegni assunti". "Pensiamo, ad esempio - ha aggiunto il porporato - all'articolo 6 del Trattato Lateranense che impegna l'Italia a garantire tutta una serie di servizi pubblici (dotazione d'acqua, collegamento ferroviario, servizi di comunicazione). Ora la parte italiana deve tenere conto della sua appartenenza europea anche nell'adempimento dei suoi impegni pattizi con la Santa Sede, perchè ambiti della sua sovranità sono regolati non solo da leggi nazionali, ma anche da disposizioni di carattere comunitario".Infatti, ha aggiunto Bertone, "la collocazione geografica e il particolare rapporto con la Repubblica Italiana, che ne è membro, sono motivo di una peculiare relazione dello Stato della Città del Vaticano con l'Unione Europea".mLo Stato della Città del Vaticano "costituisce un 'unicum' nel panorama mondiale di ieri e di oggi", ha aggiunto il braccio destro del Papa, ricordando l'importanza dei Patti del '29 che costituiscono "un Trattato inteso a riconoscere e ad assicurare alla Santa Sede una vera e propria e reale sovranità territoriale", uno Stato che "non può essere suddito di alcuna sovranità terrena". Grande è l'importanza di questo "piccolo" Stato "materialmente piccolo, ma insieme è grande, il più grande del mondo, da qualunque altro punto di vista lo si contempli", ha detto Bertone, citando Pio XI. Il porporato ha poi ricordato "quanto lo Stavo vaticano ha contribuito allo svolgimento del Concilio Vaticano II, alla celebrazione delle assemblee del Sinodo dei Vescovi e degli Anni Santi, fino al Grande Giubileo dell'anno 2000, o più recentemente in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II e dell'elezione del Papa Benedetto XVI, che hanno richiamato a Roma le massime autorità politiche del mondo e folle impressionanti". Infine, ricordando la legge sulle fonti del diritto che è entrata in vigore il primo gennaio scorso (secondo cui il Vaticano vaglierà le leggi italiane prima di reciperle nel proprio ordinamento", Bertone ha affermato: "Ha suscitato su alcuni organi di stampa ingiustificati clamori".

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