sabato 3 settembre 2011

Aperto ad Ancona il Congresso Eucaristico Nazionale. Il Papa: la fede della Chiesa essenzialmente eucaristica, sia sempre più viva nel popolo di Dio

“La fede della Chiesa è fede essenzialmente eucaristica, che viene nutrita in modo peculiare alla mensa dell’Eucaristia (o nella celebrazione del Sacramento). Ci è piaciuto esprimere questa nostra convinzione nella Esortazione Apostolica postsinodale "Sacramentum Caritatis", con la quale abbiamo proposto alcune riflessioni e alcuni impegni morali per suscitare nella Chiesa una nuova fioritura Eucaristica”. Queste le parole, lette nel Duomo di San Ciriaco, con cui Papa Benedetto XVI ha nominato il card. Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, legato straordinario per il XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona e Metropolia, che si è aperto questa sera e si concluderà l’11 settembre. Il card. Re è arrivato ad Ancona dal mare, simbolo della vocazione di dialogo e apertura al mondo della città, a bordo di una motovedetta della Capitaneria di porto salpata da Numana. Il sindaco Fiorello Gramillano ed altre autorità lo hanno accolto al porto. Da lì il trasferimento in Cattedrale tra gli applausi dei pellegrini. “Ora - ha scritto il Papa - concentriamo le nostre riflessioni su un evento eucaristico di particolarissimo significato, cioé sul XXV Congresso Eucaristico Nazionale d’Italia, occasione propizia di preghiera, di meditazione e di rinnovamento eucaristico. Il tema proposto, ‘Signore, da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana’, fa riferimento alle parole rivolte da San Pietro a Gesù e rivela il particolare valore del Sacramento dell’amore nella vita e nell’opera di ciascun credente”. Benedetto XVI conclude: “Noi stessi, che con ogni diligenza ci impegniamo affinché la fede eucaristica diventi sempre più viva nel popolo di Dio, ben volentieri saremo presenti al Congresso Eucaristico di Ancona nel giorno conclusivo e saluteremo con affetto tutti coloro che vi parteciperanno". Il vescovo di Ancona, mons. Edoardo Menichelli, ha accolto il legato pontificio con queste parole: “L’accoglie questa Chiesa di Ancona – Osimo che custodisce una millenaria storia di fede nella fedeltà a Cristo Signore e allo Spirito che sempre la sostiene; L’accoglie questa città di Ancona, nobile nella sua storia, e le presenta il suo volto segnato dall’antica storia romana, dallo splendore dei suoi monumenti e dal suo porto per il quale anche essa è legittimamente porta aperta all’Oriente; L’accoglie questa Chiesa Cattedrale con i suoi due gloriosi Santi: Santo Stefano, il protomartire al quale era dedicata la prima Cattedrale e San Ciriaco figlio della terra di Cristo e testimone con il martirio della fedeltà al Signore...Insieme ci mettiamo nelle mani di Maria, invocata in questa Cattedrale come ‘Regina di tutti i Santi e venerata come la ‘cara Madonna del Duomo’; sia Essa, come a Cana di Galilea, ad orientarci a Cristo Signore affinché le nostre anfore, qualche volta vuote, siano riempite del vino buono che per noi è bevanda di salvezza versata da Cristo sulla storia dell’umanità”. In mattinata, nella cattedrale di S. Ciriaco, una celebrazione per i volontari ecclesiali e di protezione civile, presieduta da mons. Adriano Caprioli, vescovo di Reggio Emilia e presidente del Comitato per il Congresso Eucaristico Nazionale. Mons. Menichelli ha fatto gli onori di casa, ringraziando tutti per l’impegno profuso per l’organizzazione, auspicando che l’Eucarestia possa uscire dalla “prigionia sacrale” e riversarsi sulla vita. Mons. Caprioli, durante l’omelia, ha sottolineato come fosse giusto dedicare la Messa ai volontari, quali operai della prima ora: “Si ha un diffuso nomadismo ma ci sono tanti modi di mettersi in cammino. Ciò che conta è essere vivi dentro: diversamente, si può andare anche in capo al mondo, ma senza fare un solo passo. C’è il viaggio dei profughi, che abbandonano le loro terre in cerca di lavoro, di libertà, di dignità: ad essi spesso guardiamo con preoccupazione e paura. Ci sono poi i pellegrini di Emmaus: ciò che stupisce è che i suoi discepoli non abbiano riconosciuto Cristo, se non allo spezzare del pane: gli occhi si aprono dove c’è l’amore, allora l’occhio guarda in profondità e riscopre l’amicizia...L’Eucarestia chiede di essere vissuta ogni giorno, declinandola nei diversi ambiti: famiglia, malattia, lavoro, tradizione e politica”. Al termine della Santa Messa il sotto-segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, mons. Miguel Delgado Galindo, ha consegnato ai giovani presenti la Croce della GMG, che sarà presente nello ‘spazio dei giovani’: “Cari giovani, accogliete dunque con gioia questa Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù che adesso vi viene affidata in occasione del Congresso Eucaristico di Ancona. Nei prossimo giorni, guardando questa semplice Croce di legno, pensate che ogni qualvolta partecipate alla Santa Messa, state assistendo al rinnovamento sacramentale del sacrificio di Cristo sulla Croce, fonte di vita eterna”. Invece nell’introduzione del primo incontro pomeridiano ‘Eucarestia e storia di una nazione’, il prof. Marcello Bedeschi ha ricordato la figura del porto recanatese Enrico Medi: “Quando abbiamo cominciato l’impegno per l’organizzazione del XXV CEN, ci siamo ricordati di un grande scienziato marchigiano, il Prof. Enrico Medi che ha avuto come fonte del Suo impegno di docente universitario e di uomo pubblico, l’Eucaristia. Egli con molta semplicità parlando, nei primi anni ‘70, ad un gruppo di giovani mamme anconetane (ebbi la fortuna di essere presente a quell’incontro), così spiegò l’Eucaristia: mamme, quando avete messo al mondo un figlio e l’avete stretto forte fra le braccia, quali parole gli avete detto? Ti mangerei tutto. Perché grande è stato il vostro desiderio di riprenderlo, di riformare una sola carne in un immedesimarsi sostanziale di un amore consumante: questa è l’Eucaristia”. Il card. Angelo Bagnasco, salutando i partecipanti, ha ricordato il connubio tra Congressi Eucaristici ed Unità d’Italia: “La storia dei Congressi Eucaristici, del resto, è intrecciata indissolubilmente alla vita e alle trasformazioni del nostro Paese e riflette fedelmente, sin dal primo Congresso Eucaristico di Napoli del 1891, le differenti stagioni civili e religiose del nostro popolo...Nell’anno in cui il nostro Paese fa memoria dei suoi 150 di unificazione nazionale, è importante esplicitare la forza rigenerante dell’Eucaristia, che ha contribuito a plasmare l’identità profonda del nostro popolo ben prima della sua stessa identità politica”. Il presidente della Regione Marche, Giammario Spacca, ha ricordato che i Congressi Eucaristici sono una festa del popolo: “Il Congresso Eucaristico Nazionale è un importante momento di raccoglimento della comunità nazionale e regionale intorno ai temi della vita affettiva, del lavoro, della festa, della fragilità umana, della tradizione e della cittadinanza. E’ festa della fede, ma è anche festa di popolo e occasione di orientamento del sentire comune”. Conclusi i saluti il prof. Andrea Riccardi ha percorso l’itinerario storico dei Congressi Eucaristici ponendo la relazione tra Stato ed Eucarestia: “Eucaristia e storia di una nazione. Ma che relazione tra loro? L’Eucarestia è realtà intima della Chiesa. L’Italia dei 150 anni è invece una vicenda storico-politica. Metterle insieme non é una forzatura? Soprattutto perché lo Stato italiano nasce all’insegna della laicità, contrapposto al papato, con una politica di laicizzazione della società, attuata da leggi che riducono drasticamente la presenza della Chiesa”. Nella relazione lo storico ha ripercorso le date dei Congressi Eucaristici, affermando: “L'introduzione di questa forma di culto eucaristico in Italia lo si deve all'impulso dato direttamente dalla Sede apostolica. Dopo il Congresso tenuto a Venezia, il quinto della serie, per dare maggiore continuità e su richiesta del Congresso dei sacerdoti adoratori, venne istituito il Comitato permanente dei Congressi eucaristici nazionali, quale sotto-comitato per i Congressi internazionali”. Concludendo la relazione, il prof. Riccardi ha ribadito la necessità di saper leggere i segni del nostro tempo: “Ho parlato di Eucaristia e nazione: non si vuole confessionalizzare la nazione, ma bisogna dire che, nella Chiesa che celebra il mistero, ci sono fonti di rara profondità. Nella logica della liturgia, la profondità si collega a uno spessore sociale. Liberatici da una storiografia riduzionista, incapace di indagare sulle correnti profonde della storia, oggi siamo convinti che questa non è solo guerre o governi o economia. C’è una dimensione spirituale della storia. Sarebbe tragico ignorarla oggi dopo che si è tanti valori si sono consumati. Questa dimensione spirituale della storia spiega come, nonostante i limiti, il mondo del cattolicesimo italiano sia una risorsa per il futuro”.

Il Resto del Carlino, Korazym.org

Memoria di San Gregorio Magno. Il Papa: il desiderio di Dio era sempre vivo nella sua anima e proprio per questo era sempre molto vicino al prossimo

Oggi si celebra la memoria di San Gregorio Magno, Papa e dottore della Chiesa, vissuto nel sesto secolo, in tempi difficili, erano gli anni delle cosiddette invasioni barbariche. Benedetto XVI più volte lo ha indicato come un esempio non solo per i pastori della Chiesa ma anche per gli amministratori pubblici, essendo stato funzionario imperiale prima di essere eletto Papa. Il Papa ricorda San Gregorio Magno come un uomo di grande integrità morale, sia da prefetto di Roma sia da Pontefice. Aveva lo spirito del monaco e rifuggiva ogni potere, ma tutti si fidavano di lui e lo onoravano con i più importanti incarichi sia da laico che da consacrato. Per lui l’autorità era puro servizio. E’ sua la definizione di Papa come “servo dei servi di Cristo”: considerava l’umiltà la virtù fondamentale di chi è posto a capo degli altri: “Gregorio era intimamente colpito dall’umiltà di Dio, che in Cristo si è fatto nostro servo, ci ha lavato e ci lava i piedi sporchi. Pertanto egli era convinto che soprattutto un vescovo dovrebbe imitare questa umiltà di Dio e così seguire Cristo. Il suo desiderio veramente era di vivere da monaco in permanente colloquio con la Parola di Dio, ma per amore di Dio seppe farsi servitore di tutti in un tempo pieno di tribolazioni e di sofferenze; seppe farsi ‘servo dei servi’. Proprio perché fu questo, egli è grande e mostra anche a noi la misura della vera grandezza” (Udienza generale, 4 giugno 2008).
Accanto all’azione meramente spirituale e pastorale, Papa Gregorio si rese attivo protagonista anche di una multiforme attività sociale: “Con le rendite del cospicuo patrimonio che la Sede romana possedeva in Italia, specialmente in Sicilia, comprò e distribuì grano, soccorse chi era nel bisogno, aiutò sacerdoti, monaci e monache che vivevano nell’indigenza, pagò riscatti di cittadini caduti prigionieri dei Longobardi, comperò armistizi e tregue. Inoltre svolse sia a Roma che in altre parti d’Italia un’attenta opera di riordino amministrativo, impartendo precise istruzioni affinché i beni della Chiesa, utili alla sua sussistenza e alla sua opera evangelizzatrice nel mondo, fossero gestiti con assoluta rettitudine e secondo le regole della giustizia e della misericordia. Esigeva che i coloni fossero protetti dalle prevaricazioni dei concessionari delle terre di proprietà della Chiesa e, in caso di frode, fossero prontamente risarciti, affinché non fosse inquinato con profitti disonesti il volto della Sposa di Cristo” (Udienza generale, 28 maggio 2008).
La sua vita era nutrita dalla lettura della Bibbia, nella consapevolezza che “quando si tratta di Parola di Dio, comprendere è nulla, se la comprensione non conduce all’azione”. Capì così, a differenza dell’Imperatore bizantino, che una nuova civiltà stava nascendo dall’incontro tra l’eredità romana e i popoli cosiddetti ‘barbari’, grazie alla forza di coesione e di elevazione morale del Cristianesimo. Non disprezzava mai nessuno, ma aveva la capacità di piegarsi sulla miseria altrui. Tutto partiva dalla preghiera.
“Era un uomo immerso in Dio: il desiderio di Dio era sempre vivo nel fondo della sua anima e proprio per questo egli era sempre molto vicino al prossimo, ai bisogni della gente del suo tempo. In un tempo disastroso, anzi disperato, seppe creare pace e dare speranza. Quest’uomo di Dio ci mostra dove sono le vere sorgenti della pace, da dove viene la vera speranza e diventa così una guida anche per noi oggi” (Udienza generale, 28 maggio 2008).

Radio Vaticana

Voci sul Patriarcato di Mosca contrario a un invito del Papa in Serbia per i 1700 anni dell’Editto di Costantino. Hilarion: un loro affare interno

Il Patriarcato di Mosca sta tentando di far desistere la Chiesa ortodossa serba dall’invitare Benedetto XVI alle celebrazioni del 2013 per il 1700 anniversario dell’Editto di Costantino. Lo sostengono alcuni commentatori internazionali, all’indomani della pubblicazione di un’intervista rilasciata al quotidiano serbo Politika dal presidente del dipartimento per i Rapporti esterni del Patriarcato, il metropolita Hilarion (nella foto con Benedetto XVI). Il possibile invito al Pontefice era stato discusso dai leader della Chiesa serba durante il loro Concilio dello scorso maggio. Nei rapporti col Vaticano l’argomento più scottante in quel periodo era il recente viaggio del Papa in Croazia, dove aveva pregato sulla tomba del card. Stepinac (1898-1960), gesto che offese molti serbi ortodossi, i quali considerano il Beato un complice del regime ustascia di Ante Pavelić. Alla fine del Concilio, il comunicato ufficiale riportava che la questione di Nis era stata affrontata, ma non si faceva nessun riferimento ai possibili invitati. I media riportarono subito voci secondo cui un mese prima, ad aprile, durante il suo viaggio in Serbia, Hilarion avesse esposto tutta la contrarietà del Patriarcato al possibile invito a Benedetto XVI. Le celebrazioni per l’anniversario dell’Editto di Milano, che si terranno in Serbia a Nis, città natale dell’imperatore Costantino, che pose fine alle persecuzioni religiose proclamando la neutralità dell’Impero romano nei confronti di ogni fede, potrebbe essere occasione per il primo incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca Kirill, che sarà quasi sicuramente presente a Nis. Per questo, la Chiesa Ortodossa russa starebbe cercando di far desistere i serbi: il Patriarcato non vuole essere privato della possibilità di decidere lui stesso la tempistica del tanto atteso faccia a faccia. “Si tratta di un affare interno al Patriarcato serbo – si limita a spiegare nell’intervista a Poltika il metropolita Hilarion – per quanto ne so, tra i vescovi ortodossi serbi non vi è un’unica posizione sulla questione dell’invito al Papa...né tanto meno sul significato dell’anniversario” come momento di importanza storica “per i rappresentanti delle varie denominazioni cristiane o come un’opportunità di esprimere l’unità fraterna delle Chiese Ortodosse locali”. Per ora, quindi, la posizione ufficiale del Patriarcato è quella di semplice ‘non interferenza’. Almeno finché i serbi non prenderanno una decisione definitiva.

Nina Achmatova, AsiaNews

Incidente aereo in Cile. Il cordoglio di Benedetto XVI: i doni della serenità spirituale e della speranza cristiana per quanti sono in lutto

Il Papa ha espresso il suo profondo cordoglio per le vittime dell’incidente aereo avvenuto ieri in Cile. Un aereo dell'aeronautica militare cilena con 21 persone a bordo, tra cui un noto conduttore della Tv di Stato, è precipitato al largo della costa Pacifica, nell'arcipelago di Juan Fernández. Si teme che non ci siano superstiti. Benedetto XVI, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone inviato all’arcivescovo del Cile e presidente della Conferenza Episcopale del Paese mons. Ricardo Ezzati, esprime la sua vicinanza ai familiari delle vittime per le quali assicura le sue preghiere, chiedendo al Signore per quanti sono in lutto “i doni della serenità spirituale e della speranza cristiana”. Il velivolo trasportava aiuti per la ricostruzione in seguito allo tsunami che ha colpito la zona il 27 febbraio 2010.

Radio Vaticana

La Santa Sede: a Cloyne gravi ed inquietanti errori nell'affrontare i casi di abusi, mai ostacolati indagini delle autorità e intervento dei vescovi

A seguito della pubblicazione del Rapporto della Commissione di inchiesta sulle vicende degli abusi sessuali su minori da parte di membri del clero e sul modo in cui essi sono stati affrontati nella diocesi di Cloyne, il vice primo ministro e ministro degli Esteri irlandese Eamon Gilmore, lo scorso 14 luglio aveva convocato il nunzio in Irlanda, consegnandogli copia del Rapporto e illustrandogli il punto di vista del governo, e chiedendo una risposta della Santa Sede circa il Rapporto stesso e quanto riguardava più specificamente la Santa Sede. Il 20 luglio, il primo Ministro Enda Kenny, era tornato sull’argomento con un discorso in Parlamento e il Parlamento stesso aveva votato una mozione a riguardo. Il nunzio era stato richiamato a Roma il 25 luglio per consultazioni. L’attesa risposta è stata consegnata questa mattina a Helena Keleher, incaricata d’affari ad interim dell’Irlanda presso la Santa Sede ed è stata quindi resa pubblica dalla Sala Stampa della Santa Sede. Si tratta di un documento in inglese, della lunghezza di oltre venti pagine. ''La Santa Sede ha esaminato con attenzione il 'Cloyne Report', riscontrando gravi ed inquietanti errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale di bambini e minori da parte di sacerdoti della diocesi di Cloyne''. ''La Santa Sede - si legge nel testo - non può nascondere la propria grave preoccupazione per le conclusioni della Commissione, circa le gravi mancanze nel governo della diocesi e il trattamento inadeguato delle accuse di abuso''. ''E' particolarmente inquietante che tali mancanze siano potute accadere nonostante i vescovi e i superiori religiosi avessero assunto l'impegno di applicare le linee guida sviluppate dalla Chiesa in Irlanda per garantire la protezione dei minori, e nonostante le norme e le procedure della Santa Sede relative ai casi di abuso sessuale''. La precisa affermazione che tutto ciò non avrebbe mai dovuto avvenire è quindi il punto di partenza inequivoco della risposta della Santa Sede. L’introduzione conclude tuttavia con una nota positiva, invitando a riconoscere i passi compiuti dalla Chiesa in Irlanda nel comprendere la situazione e le esigenze di una adeguata salvaguardia dell’infanzia, tanto che lo stesso Cloyne Report riconosce che le linee adottate dalla Chiesa sono appropriate. Occorre quindi metterle efficacemente in pratica. Il documento passa poi ad esaminare le questioni critiche sollevate nei confronti della Santa Sede. Per quanto riguarda il Rapporto Cloyne il problema riguarda essenzialmente una lettera indirizzata nel gennaio 1997 dall’allora nunzio in Irlanda ai vescovi del Paese sulle osservazioni della Congregazione del Clero a un documento sulla questione degli abusi sessuali sui minori preparato da un Comitato costituito dai vescovi irlandesi, noto come Framework Document. La lettera del nunzio è stata infatti considerata dimostrazione di una posizione romana contraria a una linea di risposta rigorosa e decisa al problema, incoraggiando così atteggiamenti ambigui e di non collaborazione con le autorità civili. La “risposta” tratta estesamente della corretta interpretazione della lettera del nunzio e della natura del Framework Document, mettendo in luce alcuni punti fondamentali. Il Framework Document non era stato presentato a Roma come un documento ufficiale della Conferenza Episcopale, che non chiese mai alle competenti autorità vaticane di dare ad esso valore di legge vincolante tramite la procedura della “Recognitio”, che quindi non fu mai rifiutata. La preoccupazione della Congregazione del Clero, riflessa dalla lettera del nunzio, era che il Framework Document venisse esaminato attentamente in modo che non contenesse in alcun modo indicazioni che potessero essere considerate non in accordo con le norme della Chiesa universale. Ma non vi fu alcuna indicazione della Congregazione contraria alla cooperazione con le autorità civili, né alcuna indicazione per scoraggiare i vescovi dall’impegnarsi a metter in pratica nelle loro diocesi le misure che ritenessero adeguate per affrontare il problema degli abusi. Del resto, l’adesione chiara dei vescovi irlandesi al Framework Document è sempre stata rispettata dalla Santa Sede e non vi è stato da parte sua alcun intervento in senso contrario. Sul punto del “mandatory reporting” (obbligo di denuncia) la lettera avanzava delle riserve, ma è giusto ricordare che anche nella società e nell’ambito del governo irlandese la questione era stata già oggetto di complesse discussioni e non vi era allora alcuna norma di legge civile in tal senso. In ogni caso la Santa Sede insiste di non essere mai intervenuta e aver mai interferito sulle direttive del governo in materia di salvaguardia dei minori. La Santa Sede, si legge poi nella sintesi diffusa dalla Sala stampa vaticana, ''comprende e condivide i profondi sentimenti di rabbia e frustrazione manifestati pubblicamente a fronte di ciò che è emerso con il Cloyne Report, e che ha trovato espressione nel discorso dell'on. Enda Kenny''. Tuttavia ''la Santa Sede nutre significative riserve su alcuni aspetti del discorso. In particolare, è infondata l'accusa che la Sede Apostolica abbia tentato 'di ostacolare un'Inchiesta in una Repubblica sovrana e democratica, appena tre anni fa, non trent'anni fa'''. ''Un portavoce governativo, quando è stato interrogato in merito - sottolinea la risposta vaticana - ha chiarito che l'on. Kenny non si riferiva ad alcun episodio specifico''. ''Del resto - sottolinea ancora la risposta -, le accuse di ingerenza da parte della Santa Sede sono smentite dai molti rapporti che pure vengono utilizzati per criticarla. Quei rapporti, lodati per la loro esaustiva investigazione degli abusi sessuali e del modo in cui essa è avvenuta, non forniscono prove che la Santa Sede abbia interferito negli affari interni dello Stato Irlandese o, addirittura, sia stata implicata nell'ordinaria gestione delle diocesi irlandesi o delle congregazioni religiose circa i problemi degli abusi sessuali. Piuttosto, ciò che colpisce di questi rapporti e delle numerose informazioni sulle quali sono basati è la mancanza di documentazione a supporto di tali accuse''. ''In nessun modo'' la Santa Sede ''ha ostacolato o tentato d'interferire in alcuna delle indagini sui casi di abuso sessuale sui minori nella diocesi di Cloyne''. ''In nessun momento - prosegue il testo -, la Santa Sede ha cercato d'interferire nel diritto irlandese o di intralciare le autorità civili nell'esercizio delle loro funzioni''. Il documento avanza una riseva anche su una citazione attribuita al card. Ratzinger, e tratta in realtà da un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, che viene dimostrata non pertinente al contesto, in quanto si riferiva al servizio del teologo nella Chiesa e non al rapporto fra la Chiesa e la società democratica né alle questioni della protezione dei fanciulli dagli abusi. Infine, la “Risposta” contesta ancora due affermazioni, contenute rispettivamente nelle osservazioni del Ministro degli Esteri e nella mozione del Parlamento, relative alla valutazione del Framework Document da parte del Vaticano e a un suo presunto intervento che avrebbe contribuito a mettere in questione le direttive di protezione dei bambini volute dallo Stato e dai vescovi. ''La Santa Sede, mentre rigetta le accuse infondate, accoglie in spirito d'umiltà tutte le osservazioni e i suggerimenti obiettivi e utili per combattere con determinazione lo spaventoso crimine dell'abuso sessuale sui minori''. ''La Santa Sede - si legge nel testo - desidera ribadire che condivide la profonda preoccupazione e l'inquietudine espresse dalle Autorità irlandesi, dai cittadini irlandesi in generale e dai vescovi, sacerdoti, religiosi e laici d'Irlanda a riguardo dei criminali e peccaminosi atti di abuso sessuale perpetrati da membri del clero e da religiosi''. ''La Sede Apostolica - prosegue la risposta - è anche consapevole della comprensibile rabbia, della delusione e del senso di tradimento sperimentati da coloro, particolarmente le vittime e le loro famiglie, che sono stati segnati da questi vili e deplorevoli atti e dal modo in cui essi talvolta sono stati affrontati dalle autorità ecclesiastiche''. ''Per questo - si osserva - la Santa Sede desidera riaffermare il proprio dolore per ciò che è accaduto. Essa si augura che le misure che la Chiesa ha introdotto negli ultimi anni a livello universale, come anche in Irlanda, si dimostrino più efficaci nell'impedire il ripetersi di tali atti e contribuiscano alla guarigione di coloro che hanno sofferto per gli abusi, come pure a ristabilire la fiducia reciproca e la collaborazione tra le Autorità ecclesiastiche e quelle statali, che sono essenziali per combattere efficacemente il flagello dell'abuso''.

Radio Vaticana, Asca

RESPONSE TO MR EAMON GILMORE, TÁNAISTE AND MINISTER FOR FOREIGN AFFAIRS AND TRADE OF IRELAND, CONCERNING THE CLOYNE REPORT

Benedetto XVI nomina mons. Giuseppe Bertello presidente del Governatorato dello Stato del Vaticano e mons. Giuseppe Sciacca segretario generale

Papa Benedetto XVI ha accettato le dimissioni del card. Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato del medesimo Stato, chiedendogli di rimanere in carica fino al 1° ottobre 2011, con tutte le facoltà inerenti a tali uffici. Gli succederà mons. Giuseppe Bertello, arcivescovo titolare di Urbisaglia, finora nunzio apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino. Il segretario generale del Governatorato, ovvero il numero due di mons. Bertello, sarà mons. Giuseppe Sciacca, prelato uditore del Tribunale della Rota Romana. Sostituisce mons. Carlo Maria Viganò, la cui vicenda è stata al centro di aspre polemiche, che nei prossimi giorni sarà nominato nunzio apostolico negli Stati Uniti d'America.

Asca

RINUNCE E NOMINE

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Sopralluogo delle autorità vaticane, definito il programma della visita alla certosa e alla cittadina

Mancano 36 giorni alla visita del Papa nella cittadina di San Bruno. La macchina organizzativa è in pieno movimento e nella cittadina della certosa (foto) cresce l'attesa per questo evento. Domenica 9 ottobre deve essere una grande festa e nulla, soprattutto in termini logistici e di sicurezza, può essere sottovalutato. Ieri, un sopralluogo è stato effettuato da parte delle autorità vaticane e dai rappresentanti diplomatici dello Stato italiano. L'incontro è avvenuto in certosa col padre priore, il francese dom Jacques Dupont, e in città col sindaco e le autorità civili locali. L'elicottero è atterrato al campo sportivo comunale "La Quercia" intorno alle 10.00, proveniente dall'aeroporto di Lamezia Terme e, ad attendere gli ospiti con le auto d'ordinanza, si trovavano già sul posto il sindaco Bruno Rosi con una delegazione del Comune, il consigliere regionale Nazzareno Salerno e il capitano dei carabinieri Michele Monti. A giungere nella cittadina per preparare l'arrivo di Benedetto XVI, una folta rappresentanza di diplomatici, tra cui padre Leonardo Sapienza della Prefettura Pontificia, Domenico Giani e Davide Giulietti, rispettivamente comandante e capo del corpo della Gendarmeria vaticana. Insieme con loro c'erano anche Eugenio Ficorilli, capo del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio e Santo Tamburrano, funzionario della presidenza del Consiglio; al seguito anche due eminenti cardinali, provenienti Città del Vaticano. La visita alla certosa si è svolta nella massima riservatezza all'interno degli appartamenti del priore nei quali sono stati ammessi soltanto i rappresentanti del Vaticano e quelli dello Stato italiano. Massimo riserbo viene mantenuto sui contenuti del colloquio. Secondo indiscrezioni, il programma della visita sarebbe stato definito nei particolari, comprese le soste e gli incontri che il Pontefice avrà con i certosini, con le autorità locali e con la stessa cittadinanza, probabilmente davanti le mura della stessa certosa. Si è parlato anche delle misure di sicurezza da approntare durante gli spostamenti di Benedetto XVI sulla papamobile che percorrerà il tragitto piazza Mercato, dove atterrerà l'elicottero e la certosa. La lunghezza del percorso è di circa un chilometro e mezzo. Tale percorso dovrà essere transennato per tutta la sua lunghezza e messo in sicurezza tramite una sorveglianza a vista da parte delle forze dell'ordine, che saranno dislocate, probabilmente in doppia fila, dal luogo dell'atterraggio dell'elicottero fino alla certosa. Il sindaco Bruno Rosi e il capitano Monti hanno anche ispezionato la pista asfaltata dell'area di piazza Mercato, confermando l'assenza di qualsiasi problema. È stata definita anche la parte religiosa della visita di Benedetto XVI alla certosa e, soprattutto, l'incontro che Sommo Pontefice avrà con i monaci. Detto incontro avverrà all'interno della chiesa conventuale dove il priore, dom Jaques Dupont, pronuncerà il suo discorso al quale farà seguito, subito dopo, quello del Papa che sarà rivolto non solo ai monaci della certosa di Serra San Bruno, ma anche ai certosini di tutto il mondo, fedeli servi dell'ideale di San Bruno.

Francesca Onda, Gazzetta del Sud Online

La risposta vaticana all'Irlanda: documento di 15 pagine che indica nel dettaglio sforzi e tentativi per gestire lo scandalo pedofilia, senza polemica

La risposta del Vaticano per il Governo irlandese è pronta, la sua pubblicazione imminente. Il Governo e il Parlamento irlandese hanno accusato il Vaticano di aver “contribuito all'indebolimento delle strutture di protezione per i bambini dello Stato irlandese e dei vescovi irlandesi” intervenendo nella diocesi del sud a Cloyne e più in generale in tutto il paese. La articolata e lunga risposta, più di 15 pagine, è stata preparata da più di un mese e ha ricevuto l’input di vari uffici della Curia romana incluse la Congregazione per la Dottrina della Fede e la Segreteria di Stato. L’arcivescovo Giuseppe Leanza, nunzio apostolico in Irlanda, che era stato richiamato a Roma “per consultazioni” immediatamente dopo l’attacco del primo ministro al Vaticano, ha a sua volta offerto il suo input. Ora è nuovamente a Dublino per consegnare la risposta ufficiale della Santa Sede al governo irlandese. Sarà probabilmente il suo ultimo incarico nella veste di nunzio: si trasferirà presto a Praga, come nunzio apostolico nella Repubblica Ceca. Il rapporto non verrà rilasciato fino a che non sarà stato consegnato al governo. Il suo contenuto non è ancora noto, ma alcune fonti riferiscono che dettaglia e spiega con dovizia di particolari gli interventi del Vaticano in Irlanda negli ultimi anni e, più specificatamente, presso la diocesi di Cloyne. Le fonti sostengono che nel documento il Vaticano cerca di evitare qualunque tipo di polemica con il Governo irlandese e si adopera per creare un’atmosfera positiva in cui la Chiesa Cattolica possa operare in piena cooperazione con lo Stato per la protezione dei bambini su tutta l’isola e su i suoi 5 milioni di abitanti. Ci si aspetta che il Vaticano, seguendo le sue migliori tradizioni diplomatiche, fornisca una risposta positiva, rispettosa e significativa alle domande e alle accuse del governo. Tuttavia, si trova di certo di fronte a una strada in salita per riuscire a trasmettere il suo messaggio e a far sì che venga accettato dall’opinione pubblica irlandese, particolarmente in un’amosfera dove oggi la fiducia nella Chiesa cattolica è ridotta ai minimi termini a causa dello scandalo degli abusi perpetrati dai preti.

Gerard O'Connell, Vatican Insider