sabato 4 dicembre 2010

Benedetto XVI riceve il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese. l'unità e la situazione dei cristiani in Medio Oriente i temi

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra, Olav Fykse Tveit (foto), con il seguito. In una nota apparsa sul sito del CEC si legge che durante l'incontro sono state affrontate numerose questioni tra cui “l'unità visibile della chiesa e la situazione dei cristiani in Medio Oriente”. Il Papa, ha rivelato il pastore luterano, “ha espresso interesse per come stiamo sviluppando e pianificando il nostro lavoro futuro”. Il dott. Tveit ha affermato, inoltre, che il Papa ha incoraggiato a mettere la Bibbia al centro dei colloqui e delle riflessioni teologiche, al fine di rafforzare l'unità visibile dei cristiani. Tveit e Papa Benedetto hanno poi discusso sulla situazione in Sudan, meta di un prossimo viaggio del Segretario generale del Cec, dove si terrà un referendum il 9 gennaio 2011 per l'indipendenza della parte Sud del Paese. “In questo contesto - ha affermato Tveit - la Chiesa cattolica romana è un attore estremamente importante e a Khartoum la Chiesa ha una presenza molto visibile e forte”. I due hanno anche parlato di come poter sostenere il cristianesimo nel Medio Oriente. "Ci siamo detti coscienti che il numero di cristiani è in calo, in particolare nel contesto dell'Iraq dove la gente fugge dal Paese e dal conflitto in corso", ha detto Tveit. "Tuttavia abbiamo parlato anche della situazione in Israele e Palestina” dove - ha continuato - “le chiese devono testimoniare in maniera unita". Tveit ha quindi aggiunto che lui e il Papa hanno condiviso l'idea che “la situazione delle Chiese nel Medio Oriente è collegata al contesto politico e alle realtà politiche sia Palestina che in Israele ma anche nelle altre parti del Medio Oriente”. Come avvenuto con i suoi predecessori, è consuetudine che, in seguito all'elezione, il nuovo segretario generale si rechi in visita alla Santa Sede. Il pastore luterano norvegese e la delegazione da lui guidata, di cui fanno parte la consorte, Anna Bjorvatten, il cosegretario del gruppo misto di lavoro tra la Chiesa Cattolica e il CEC, Martin Robra, e Fulata Mbano-Moyo, responsabile del programma sul ruolo delle donne nella Chiesa e nella società, sono stati ricevuti anche dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e si sono recati in visita alla Segreteria di Stato. Il viaggio a Roma, anche per visitare le comunità evangeliche italiane che fanno parte del CEC, nasce da un impegno preso da Tveit lo scorso 18 maggio, in occasione della sua prima visita da segretario generale all'allora presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei Cristiani, card. Walter Kasper. Domani il reverendo Tveit pronuncerà un'omelia in occasione di una celebrazione nella chiesa metodista di via xx Settembre, alla quale seguirà un incontro con rappresentanti delle congregazioni protestanti locali, presso la chiesa valdese di via IV Novembre. Inoltre, la delegazione sarà accolta presso la sede della Comunità di Sant'Egidio e presso il centro del Movimento dei Focolari. Il Consiglio ecumenico delle Chiese, di cui Tveit è segretario generale dallo scorso gennaio, riunisce 349 realtà evangeliche, ortodosse e anglicane di ogni continente, in rappresentanza di oltre 560 milioni di cristiani. La Chiesa Cattolica non ne fa parte, anche se collabora con le sue istituzioni, in particolare con la Commissione fede e costituzione.

L'Osservatore Romano, Zenit

Le nomine del Papa. L’ipotesi del card. Maradiaga alla Congregazione per gli istituti di vita consacrata. La difficile situazione nel suo Paese

È attesa nelle prossime settimane la decisione di Benedetto XVI sul successore del card. Franc Rodè alla guida della Congregazione per gli istituti di vita consacrata. Dopo le dimissioni del brasiliano Claudio Hummes da prefetto della Congregazione per il clero, l’America Latina non ha più un capo dicastero nella Curia romana e per questo si pensa che il nuovo Prefetto dei religiosi possa arrivare da quelle nazioni. Uno dei possibili candidati è il card. Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga (nella foto con Benedetto XVI), salesiano, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras). In favore della scelta di chiamare a Roma una delle figure più significative dell’episcopato latinoamericano, in prima linea nel criticare una certa globalizzazione che finisce per ritorcersi a danno dei più poveri, giocherebbero le pensanti minacce ricevute da Maradiaga negli ultimi mesi. Dopo il golpe avvenuto in Honduras nel giugno 2009, che ha deposto e cacciato dal paese il presidente democraticamente eletto tre anni prima Manuel Zelaya, e che ha visto insediarsi Roberto Micheletti, oggi di fatto legittimato con elezioni avvenute in un clima di paura e di tensioni, tra repressione, arresti arbitrari e omicidi, più volte l’arcivescovo è stato minacciato. Per mesi, ha rivelato lui stesso, non ha potuto celebrare Messa in Cattedrale, data la presenza di sicari pronti a "regalargli la vita eterna". E ancora nei giorni scorsi un proiettile ha colpito un vetro della curia di Tegucigalpa. La chiamata a Roma per togliere da situazioni difficili prelati sovraesposti che rischiano la vita ha vari precedenti. Uno dei più famosi riguarda il cardinale argentino Eduardo Puronio, vescovi di Mar del Plata, segretario e poi presidente del Celam dal 1968 al 1975, che Paolo VI chiamò a Roma alla guida della Congregazione per i religiosi facendogli lasciare il Paese in seguito alle minacce ricevute da parte della dittatura militare. Oltre alla candidatura di Maradiaga, che compirà 68 anni il 29 dicembre prossimo, qualcuno ha parlato anche della possibilità di chiamare a Roma l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, che compirà 74 anni il prossimo 17 dicembre. Come si ricorderà, Bergoglio, molto stimato nella Chiesa latinoamericana e nel Collegio cardinalizio, aveva ricevuto un consistente numero di voti nell’ultimo conclave, quello dell’elezione di Benedetto XVI. Ma l’età del porporato, che fra un anno dovrebbe già presentare le dimissioni per aver raggiunto l’età canonica, fa apparire questa ipotesi come davvero remotissima. È possibile, invece, che la scelta finale di Papa Ratzinger cada su un arcivescovo latinoamericano (magari cileno o brasiliano) non ancora cardinale. E che per proteggere Maradiaga si studino altre soluzioni.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi