venerdì 23 ottobre 2009

La conferenza stampa di presentazione del documento del Sinodo dei vescovi: un messaggio di speranza per l'Africa e per il mondo

“C’è molta speranza nel futuro” dell’Africa. E “la Chiesa è ottimista” sul continente. Sono le certezze che emergono dal “Messaggio al popolo di Dio” della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. È quanto ha sottolineato mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria), presidente della Commissione sinodale per il “Messaggio”, presentando oggi il testo durante una conferenza stampa tenuta nella Sala stampa vaticana. Il Messaggio, ha spiegato mons. Onaiyekan, “è molto diretto, chiaro” ed offre spunti di riflessione su “temi concreti”. Suddiviso in sette parti, ha aggiunto l’arcivescovo, il testo si apre con un’introduzione in cui vengono sottolineate “le luci e le ombre che caratterizzano il continente”. Occorre evidenziare, ha precisato, che “non tutto è ombra; ci sono anche delle luci”. Infatti, “abbondano segnali” di molte iniziative che “cercano di dare una soluzione ai nostri problemi”. Per questo, è importante che “tutti indistintamente collaborino” per “raccogliere le sfide della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Mons. Onaiyekan si è soffermato in modo particolare sulla quarta parte, “la più lunga”, in cui “abbiamo cercato di riflettere sulla Chiesa in Africa” e su quale può essere il suo impegno nella promozione della riconciliazione, della giustizia e della pace. A tal proposito, ha proseguito l’arcivescovo, viene anche lanciato “un appello alla comunità internazionale” affinché ci sia “un’azione comune” nell’affrontare queste tematiche. Mons. Onaiyekan ha anche chiesto che venga adottata una “sorta di condotta internazionale cui si devono adeguare le multinazionali che sfruttano le tante risorse umane e naturali del continente”. Nel Messaggio, ha detto l’arcivescovo, viene anche invocata “un’unione delle forze spirituali” che può essere un “valore aggiunto” per “servire lo scopo della riconciliazione, della giustizia e della pace”. In particolare, mons. Onaiyekan si è soffermato sul rapporto con l’Islam. “Dobbiamo continuare sulla linea della reciprocità”, ha detto, spiegando che la libertà di religione comprende anche la libertà di condividere la propria fede. Per questo, ha concluso, “chiediamo che non sia negata la libertà religiosa ad alcun cittadino”.
“In che modo promuovere lo spirito di riconciliazione, giustizia e pace?”. È questo uno degli interrogativi che fanno da guida al Messaggio finale. A offrire questa chiave di lettura mons. Francisco João Silota, vescovo di Chimoio (Mozambico), secondo vicepresidente del Simposio delle Conferenze Episcopali d'Africa e Madagascar (Secam) e membro della Commissione sinodale per il messaggio. “La Chiesa in Africa – ha evidenziato mons. Silota – sia come famiglia di Dio, sia come singoli fedeli, ha il dovere di essere strumento di pace e di riconciliazione”. Mons. Silota ha anche sottolineato l’importanza della “collaborazione con altri gruppi religiosi”: è importante “lavorare con tutti gli altri sempre nel rispetto della libertà di ciascuno”. Per il vescovo, è anche necessario stabilire una “sinergia di lavoro” con i leader politici. “L’augurio”, ha concluso mons. Silota, è che “lavorando insieme riusciamo a stabilire e a promuovere la pace per tutti”.
Un incoraggiamento all’Africa a “non sentirsi sola”. Così mons. Youssef Ibrahim Sarraf, vescovo di Le Caire dei Caldei (Egitto), ha presentato il “Messaggio al popolo di Dio” del Sinodo per l’Africa. “Il futuro – ha detto mons. Sarraf, che è anche vicepresidente della Commissione sinodale per il Messaggio – è pieno di risorse umane e naturali. Purtroppo, alle volte, queste vengono sfruttate da multinazionali e da altre nazioni”. In questo modo, “diventano qualcosa di pesante anche per i residenti”. In particolare, ha aggiunto il vescovo, “le risorse umane subiscono ancora ingiustizie del passato: schiavitù, colonizzazione, etc”. Attualmente, però, “nel continente si sta riprendendo consapevolezza della dignità della persona umana”. Durante il Sinodo, ha riferito mons. Sarraf, si è parlato anche dei bambini. E nel messaggio viene loro dedicato un paragrafo (il n. 28), segno della “nostra tenera attenzione” verso i tanti traumi da loro subiti. Il vescovo ha poi sottolineato l’importanza del “perdono”, “virtù cruciale” per “la promozione della pace”. Allo stesso tempo, ha aggiunto, “auspichiamo anche un buon governo” e una “collaborazione efficace nel dialogo ecumenico e interreligioso”. Il Sinodo, ha concluso, “invita tutti e incoraggia ogni sforzo possibile per raggiungere l’obiettivo” della giustizia e della pace.

SIR

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Padre Lombardi: niente più colonialismo mascherato da assistenzialismo verso il continente, ma un dialogo pari a pari

"Gli aiuti all'Africa non devono più passare dall'assistenzialismo, dietro cui si maschera spesso il colonialismo che ci portiamo dentro, ma da un dialogo da pari a pari. Dobbiamo dare tutto l'aiuto al crescere di un protagonismo degli africani e della Chiesa in Africa". Lo afferma padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), gesuita a capo della Sala stampa vaticana, che parla del Sinodo per il continente Africano che si concluderà domenica. "I messaggi del Sinodo - dice Lombardi - devono scendere nella vita intorno al fuoco, nei villaggi, nel mondo giovanile, nelle township". A questo scopo "l'arte, la musica, il canto sono gli strumenti giusti. Anche questa è una forma di inculturazione del Vangelo, e certo non liturgica". "Il Papa guarda all'Africa in ragione dell'impetuosa crescita della Chiesa in quella regione del mondo, affinchè non si perda o diventi fragile di fronte alle sette o alla secolarizzazione", aggiunge Lombardi. "Allo stesso tempo, per Benedetto XVI la povertà del continente è un problema globale prioritario".

L'Occidentale

Messaggio dei Padri Sinodali al popolo di Dio: Africa, alzati e cammina! Il continente deve cambiare e non si deve abbandonare alla disperazione

Un lungo applauso: così, stamani, il Sinodo dei vescovi per l’Africa ha accolto la presentazione del Messaggio finale dell’Assemblea. Alla presenza di Benedetto XVI, la 18° Congregazione generale ha visto la lettura del documento in quattro lingue: inglese, portoghese, francese e italiano. “Africa, alzati e cammina!”. E’ forte l’esortazione lanciata dal Messaggio finale del Sinodo: non c’è tempo da perdere, dicono i Padri sinodali, l’Africa deve cambiare e non si deve abbandonare alla disperazione. Il documento è suddiviso in sette parti, più un’introduzione ed una conclusione. Numerosi gli appelli in esso contenuti: ai sacerdoti, perché siano fedeli nel celibato, nella castità e nel distacco dai beni materiali. Ai fedeli laici, “ambasciatori di Dio”, perché permettano alla fede cristiana di impregnare tutte le dimensioni della loro vita, poiché non ci sono scuse per chi resta ignorante in materia. In quest’ambito, il Messaggio raccomanda la formazione permanente dei laici e l’istituzione di Università Cattoliche. Un altro appello è rivolto al mondo politico: l’Africa ha bisogno di politici santi che combattano la corruzione e lavorino al bene comune, si legge nel testo. Coloro che non sono formati alla fede, si convertano o abbandonino la scena pubblica per non danneggiare la popolazione e la credibilità della Chiesa cattolica. Il Messaggio chiama poi in causa le famiglie cattoliche, mettendole in guardia dalle ideologie così dette “moderne” e chiedendo ai governi di sostenerle nella lotta alla povertà, perché una nazione che distrugge la famiglia agisce contro i propri interessi. Quindi, i Padri Sinodali guardano alle donne e agli uomini cattolici: le prime vengono definite “la spina dorsale” delle Chiese locali; per loro si auspica una promozione maggiore a livello sociale e vengono invitate a non divenire ostaggio di ideologie straniere “tossiche” sul genere e la sessualità. Al contempo, il Messaggio chiama gli uomini cattolici ad essere mariti e padri responsabili, a difendere la vita sin dal concepimento e ad educare i figli. Poi, l’appello ai giovani e ai bambini, presente e futuro dell’Africa, in cui il 60% della popolazione ha meno di 25 anni. Per entrambi, si raccomanda un apostolato attento, che li tenga lontani dalle sètte e dalle violenze. E ancora, il Messaggio si rivolge alla comunità internazionale, perché tratti l’Africa con rispetto e dignità, cambi le regole del gioco economico e del debito estero africano, fermi lo sfruttamento delle multinazionali, che distrugge le tante ricorse naturali dell’Africa, non nasconda, dietro gli aiuti, altre intenzioni svantaggiose per gli africani. Il Sinodo per l'Africa fa proprie le posizioni del Papa sull'Aids e l'uso del preservativo e denuncia i "tentativi furtivi" dell'Onu di "distruggere e scalzare i preziosi valori africani della famiglia e della vita umana". Il messaggio finale si sofferma sul problema dell'Aids dopo le polemiche che hanno investito Benedetto XVI in occasione di un suo recente viaggio in Camerun e Angola. La Chiesa - afferma il Sinodo - "non è seconda a nessuno nella lotta contro il virus hiv/aids e nella cura delle persone infette e contagiate", si legge. In accordo con Benedetto XVI, definito "amico autentico dell'Africa e degli africani", i Padri Sinodali ribadiscono che "il problema non può essere superato con distribuzione di profilattici", e sottolineano il successo ottenuto invece dalla castità e dalla fedeltà. "In generale le agenzie dell'Onu svolgono un buon lavoro in Africa, per lo sviluppo, il mantenimento della pace, la difesa dei giusti diritti delle donne e dei bambini. Il Sinodo loda il lavoro positivo che stanno svolgendo. Tuttavia - sottolinea il messaggio - chiediamo loro di essere più coerenti e trasparenti nel realizzare i loro programmi. Raccomandiamo vivamente i paesi di Africa a valutare con attenzione i servizi che sono offerti alla nostra gente, di assicurarsi che essi siano buoni per noi. In particolare il Sinodo denuncia tuti i tentativi furtivi di distruggere e scalzare i preziosi valori africani della famiglia e della vita umana (per esempio il detestabile art. 14 del protocollo di Maputo e altre proposte simili)". L'articolo citato del protocollo sui diritti delle donne nell'Unione africana (2003) annovera il ricorso all'interruzione terapeutica di gravidanza tra i diritti riproduttivi delle donne "nei casi di violenza sessuale, stupro, incesto e quando portare avanti la gravidanza compremetterebbe la salute mentale e fisica della donna o la vita della donna o del feto". Poi, il documento ribadisce l’importanza del dialogo con le religioni tradizionali, in ambito ecumenico ed interreligioso, in particolare con i musulmani: il dialogo è possibile, si legge nel Messaggio, ma è importante dire no al fanatismo, assicurare il rispetto reciproco e sottolineare che la libertà religiosa è un diritto umano fondamentale e include la libertà di condividere e proporre, non di imporre, la propria fede. "Il Sinodo ha ascoltato la testimonianza di molti padri sinodali che hanno percorso con successo la strada del dialogo con i musulmani". Al tempo stesso, questo il Sinodo "denuncia la restrizione di libertà" nelle conversioni al cristianesimo "perché sovverte un dialogo sincero e frustra un'autentica collaborazione. Poiché i cristiani che decidono di cambiare la loro religione sono bene accolti tra le fila musulmane, ci deve essere reciprocità in questo campo. Il rispetto reciproco è la strada da percorrere". Tra gli altri temi trattati dal Messaggio, l’importanza del Sacramento della Riconciliazione e di programmi diocesani sulla pace, lo stop alla pratica della vendetta, il rafforzamento dei legami con le antiche Chiese di Etiopia e di Egitto e tra l’Africa e gli altri continenti, il ringraziamento ai missionari. "'Ero straniero e mi avete accolto' non è solo una parabola circa la fine del mondo, ma è anche un dovere da soddisfare oggi". "Molti figli e figlie d'Africa hanno lasciato la loro casa per cercar dimora in altri continenti", si legge nel messaggio finale. "Molti di loro stanno bene e contribuiscono validamente alla vita del loro nuovo paese di residenza. Altri lottano per sopravvivere. Li raccomandiamo tutti all'adeguata attenzione pastorale della Chiesa, Famiglia di Dio, dovunque siano". Infine, l’esortazione a sostenere il Secam (Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar) che ha compiuto 40 anni di attività, e a moltiplicare gli sforzi nella comunicazione sociale della Chiesa. Un esempio su tutti: la potenza della radio. In Africa, quelle cattoliche sono passate da 15 a 163 nel giro di 15 anni, dati da non sottovalutare in un mondo “pieno di contraddizioni e di crisi profonde”, in cui l’Africa fa notizia solo in caso negativo.

Secondo un quotidiano di stato iracheno il Papa si recherà presto nel Paese per visitare la dimora di Abramo a Ur. Padre Lombardi: notizia infondata

Viaggio del Papa in Iraq per visitare la 'dimora di Abramo'? A sentire il quotidiano di stato iracheno al Sabah sembra addirittura sia una questione già decisa e che si farà anche entro poco tempo. "Papa Benedetto XVI arriverà presto in Iraq per visitare la dimora di Abramo nel sito archeologico di Ur, nella provincia di Dhi Qar", scrive oggi in prima pagina il giornale. Il quotidiano scrive che a dare la notizia, mercoledì, è stato il presidente della giunta regionale del governatorato di Dhi Qar, Qusai al-Abbadi, al ritorno dalla sua visita in Italia avvenuta la settimana scorsa. Al Abbadi - a quanto riferito da al Sabah - ha spiegato che, durante la sua visita in Vaticano, ha recapitato l'invito rivolto al Papa dal Consiglio regionale da lui stesso presieduto; un alto prelato della Santa Sede gli avrebbe riferito che "il Santo Padre ha accettato l'invito e visiterà Dhi Qar nel prossimo futuro". Ur, antica capitale sumera, fu costruita intorno al 2100 avanti Cristo: il sito dista appena 10 chilometri dalla città di Nassiriya, che fu sede del comando della missione italiana in Iraq, denominata "Antica Babilonia". La notizia di un prossimo viaggio del Papa in Iraq è infondata: lo precisa padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana.

Apcom

Verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Padre Jacquinet: cinque buone ragioni per partecipare all'evento di Madrid

“La GMG è un segno forte per la Spagna, Paese che ha bisogno di rinnovamento spirituale. Partecipare alla GMG di Madrid sarà importante anche per i giovani spagnoli”. E’ l’appello che il responsabile della sezione Giovani del Pontificio Consiglio per i laici, padre Eric Jacquinet, ha lanciato oggi ai quasi 500 partecipanti all’XI convegno nazionale CEI di pastorale giovanile in corso a Metaponto (Mt). “Ci sono cinque buone ragioni per andare a Madrid nel 2011” ha detto il responsabile. “La prima è che siamo stati invitati direttamente da Benedetto XVI già a Sydney; la seconda è che sarà un momento inteso di vita ecclesiale. A Madrid sono attesi circa mille vescovi, diecimila preti e quasi due milioni di giovani. Per quei giovani che vivono la loro fede quasi esclusivamente all’interno delle loro comunità sarà un’opportunità per conoscere altre persone ed aprirsi ad altre esperienze”. Il terzo motivo, ha aggiunto Jacquinet, è che “la GMG è incontro con Cristo che va preparato bene”. Una preparazione, ha rivelato, che dettata da due messaggi del Papa, un primo, nel 2010, sul tema del giovane ricco per il 25° anniversario della lettera di Giovanni Paolo II ai giovani e poi il secondo, estate 2010, a un anno da Madrid, su “Fondati e radicati in Cristo”. Le ultime due ragioni, non meno importanti, ma di sicuro significato, sono che “la GMG è un segno forte per la Spagna che ha bisogno di rinnovamento spirituale e, ultima, che la GMG è un ottimo investimento per le nostre comunità e associazioni che si riscoprono missionarie. Invitiamo a Madrid quei giovani che abitualmente non frequentano la parrocchia o che sono lontani dalla Chiesa. Nella GMG sono nate vocazioni sacerdotali e religiose e molti educatori”. Un ultimo cenno Jacquinet lo ha voluto riservare al lavoro della pastorale giovanile in Italia: “l’Italia è la locomotiva dell’Europa per quanto riguarda il lavoro di pastorale giovanile” - ha detto il religioso anticipando un appuntamento, a Loreto nel dicembre 2010, di giovani a livello europeo”.

SIR

'Caritas in veritate'. Mons. Crepaldi: la vera economia e la vera finanza devono accogliere dei presupposti che da sole non possono darsi

Nessuna forma di integralismo da parte di Papa Benedetto XVI nell'Enciclica ''Caritas in veritate''. Lo afferma il vescovo di trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, nella prolusione dell'Anno Accademico dell'Istituto di scienze religiose, presentando appunto la più recente Enciclica. Se la "Centesimus annus" aveva un sistema a tre: il mercato, lo Stato e il terzo settore, ''Benedetto XVI dice invece che la gratuità deve essere presente in tutte le dimensioni economiche e proprio per questo non esita a considerare superata la vecchia distinzione profit e non profit ed ha addirittura chiesto di progettare nuove forme di istituzioni economiche, dando un preciso mandato agli esperti e segnatamente ai giuristi''. Ma qual'è l'intento del Papa quando dice queste cose? Vuole egli moralizzare tutto - si chiede mons. Crepaldi - anche il non moralizzabile? ''Vuole fare degli operatori economici dei santi'? Vuole battezzare gli istituti di credito'? Assolutamente no. Nessun integralismo. Egli vuole semplicemente dire a queste realtà profane che per funzionare come tali - non per diventare altro, ma per essere se stesse, ossia vera economia e vera finanza - esse devono accogliere dei presupposti che da sole non sono in grado di darsi''. La logica del dono in economia c'è già di fatto, più ampiamente di quanto si pensi - ricorda Crepaldi -; ma soprattutto deve esserci perchè l'economia non sia diseconomia. Questa è la sfida che il Papa ha lanciato agli economisti''.

Asca

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Il lavoro silenzioso della Segreteria generale: una macchina organizzativa che richiede impegno e dedizione

Ha previsto tutto - o meglio ha previsto tutto quanto prevedibile - la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi per rendere il più agevole possibile il soggiorno dei Padri Sinodali a Roma e nella Città del Vaticano, e per semplificare il lavoro dell'Assemblea generale. Una mole di lavoro imponente, che si è sviluppata in tanti e diversificati settori, già molto tempo prima che iniziasse la prima congregazione generale in aula. L'Osservatore Romano ha seguito passo passo l'iter preparatorio, pubblicando notizie e interviste periodiche con il segretario generale. Meno conosciuto è invece il lavoro che è seguito alla fissazione della data di svolgimento. È il momento in cui si avvia il motore che assicura il buon funzionamento di ogni pur piccolo ingranaggio. È infatti la Segreteria generale - guidata dall'arcivescovo Nikola Eterovic, coadiuvato dal sottosegretario mons. Paolo Frezza, e con la fattiva collaborazione dei monsignori John Anthony Abruzzese ed Etienne Brocard, minutanti, e di mons. Daniel Emilio Estivill, addetto di segreteria, dei reverendi Zvonimir Sersic e Ivan Ambrogio Samus e della signora Paola Toppano Volterra - che si incarica innanzitutto dei viaggi dei Padri Sinodali verso Roma, del loro alloggio, dei mezzi di trasporto per raggiungere quotidianamente l'aula del Sinodo, del loro rientro. Per i presuli che hanno meno disponibilità è previsto anche il pagamento diretto di tutte le spese relative. C'è poi da seguire la Floreria per la sistemazione dell'Aula, e di tutti gli altri luoghi limitrofi, nei quali si svolgono le diverse attività sinodali; con i tecnici della Radio Vaticana si deve verificare l'impianto audio; con i servizi tecnici del Governatorato è necessario predisporre il sistema elettronico di rilevazione delle presenze e di votazione, nonché il collegamento con la sezione della traduzione simultanea e la diffusione delle immagini sui monitor della sala. Con un piccolo stuolo di assistenti - trentadue giovani sacerdoti, in questa occasione prevalentemente africani - si provvede all'assistenza dei Padri in Aula: distribuzione delle relazioni, dei documenti e di quant'altro necessario in ogni momento dell'assemblea, pronta disponibilità per le diverse esigenze dei sinodali. Le stanze riservate alla segreteria brulicano, in ogni momento della giornata, di persone indaffarate. Per avere un'idea di quello che avviene in questi locali basti pensare alla produzione quotidiana di materiale informatico, ma soprattutto cartaceo, realizzato attraverso un certosino lavoro di controllo e distribuzione di quanto viene dai Padri e ai Padri torna sotto forma di documento. Tanto per fare un esempio, per fornire all'Assemblea una bozza in quattro lingue del Nuntius e poterne così discutere in aula, si è lavorato sino alle due del mattino dello stesso giorno in cui è stato presentato e per dare alle stampe l'elenco provvisorio delle Propositiones si è lavorato addirittura sino alle quattro del mattino. Tutto il materiale elaborato viene poi trasmesso al Centro stampa per la diffusione. Discorso a parte merita l'organizzazione a latere, cioè la messa a punto di una serie di servizi utili per i Padri Sinodali. Intanto al primo piano dell'Aula è stata allestita una cappella dove è custodito il Santissimo Sacramento. Sullo stesso piano è disposto un servizio di primo soccorso, dove è sempre possibile trovare un medico e un infermiere. I medici non sono però autorizzati a prescrivere medicinali. Possono farlo solo in casi di urgenza e di grave necessità. Così ai Padri che seguono terapie farmacologiche durature, la segreteria consiglia di provvedere a farne scorta prima dell'inizio dei lavori. L'atrio del complesso - che comprende, oltre all'Aula sinodale, quella per le udienze generali - è trasformato in una sorta di centro servizi. Ci sono sportelli postali, bancari, turistici, un casellario personale, una libreria, una postazione internet, un ufficio propaganda della Radio Vaticana, punti vendita di fotografie, tra i quali spicca quello del servizio fotografico de L'Osservatore Romano, affiancato da un tavolo dove ritirare copie gratuite del giornale, un servizio ristoro e persino una mostra di opere di artisti africani. E, a giudicare dalle frequentazioni, si tratta di servizi molto graditi ai Padri Sinodali. Lo sportello postale è naturalmente un servizio delle Poste Vaticane. Si possono svolgere tutte le normali funzioni generalmente eseguibili in un ufficio simile, "tranne - spiega l'impiegato di turno - la movimentazione di denaro". L'operazione più richiesta è la spedizione di raccomandate "perché - spiega ancora l'impiegato - nei Paesi africani se si vuole avere sempre la possibilità di rintracciare la corrispondenza, è necessario servirsi del sistema di posta raccomandata". Anche nei due sportelli aperti dall'Istituto per le opere di religione, è possibile espletare qualsiasi operazione bancaria: dal cambio, al deposito, al prelevamento, al bonifico e quant'altro. E, per i Padri sSinodali, non è neppure necessario aver aperto un conto. Stesso discorso per la succursale della Peregrinatio ad Petri sedem dove i sinodali possono cambiare prenotazioni, farne di nuove, stabilire itinerari e chiedere servizi di trasporto per la città. Al punto vendita della Libreria Editrice Vaticana (Lev) sono stati venduti sino a oggi oltre quattrocento titoli per un totale di 1.500 copie. Il volume più venduto - a parte quattrocento copie della Bibbia acquistate, a prezzo di favore, da un delegato fraterno ortodosso - è un libro sul secondo Sinodo africano di fronte alle sfide socio-economiche del continente, di Joseph Ndi-Okalla. Molte anche le copie vendute dell'Annuario pontificio. I titoli di altre edizioni sono venduti con il 20 per cento di sconto, quelli della Lev con il 40 per cento.

Mario Ponzi, L'Osservatore Romano

Sinodo dei vescovi per l'Africa. La denuncia del card. Napier: i media riportartano solo le questioni controverse, non le cose spirituali e religiose

I mass media hanno trattato distrattamente il Sinodo per l'Africa in corso in Vaticano, secondo il card. Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban. "Alcuni mezzi di comunicazione sociale riportano soltanto aspetti negativi", afferma il porporato sudafricano in un'intervista a L'Osservatore Romano. "Anche quando parlano della Chiesa ne parlano con toni negativi. Mi riferisco soprattutto a quando si parla dell'Hiv e dell'Aids. Penso in particolare a quei media che attribuiscono alle indicazioni della Chiesa contrarie all'uso dei preservativi il mancato successo della lotta contro l'Aids. Non riconoscono l'impegno della Chiesa nell'opera di prevenzione e nell'assistenza a chi soffre". Per Napier, lo spazio che i mass media hanno dedicato al Sinodo "è stato molto poco. In Sud Africa solo un giornale, peraltro quello cattolico, si è occupato del Sinodo. In altre parti dell'Africa se ne parla solo se ci sono stazioni radiofoniche cattoliche. Prendiamo l'esempio del Sud Africa: abbiamo un'emittente radiofonica, Radio Veritas, gestita da un padre domenicano: è l'unica che sta seguendo il Sinodo con molta attenzione. Per quanto riguarda il resto della stampa non credo stia facendo molto. Le cose spirituali, le cose religiose non vengono riportate, a meno - conclude Napier - che non si tratti di questioni controverse. Allora sì che le pubblicano!".

Apcom