venerdì 23 ottobre 2009

Messaggio dei Padri Sinodali al popolo di Dio: Africa, alzati e cammina! Il continente deve cambiare e non si deve abbandonare alla disperazione

Un lungo applauso: così, stamani, il Sinodo dei vescovi per l’Africa ha accolto la presentazione del Messaggio finale dell’Assemblea. Alla presenza di Benedetto XVI, la 18° Congregazione generale ha visto la lettura del documento in quattro lingue: inglese, portoghese, francese e italiano. “Africa, alzati e cammina!”. E’ forte l’esortazione lanciata dal Messaggio finale del Sinodo: non c’è tempo da perdere, dicono i Padri sinodali, l’Africa deve cambiare e non si deve abbandonare alla disperazione. Il documento è suddiviso in sette parti, più un’introduzione ed una conclusione. Numerosi gli appelli in esso contenuti: ai sacerdoti, perché siano fedeli nel celibato, nella castità e nel distacco dai beni materiali. Ai fedeli laici, “ambasciatori di Dio”, perché permettano alla fede cristiana di impregnare tutte le dimensioni della loro vita, poiché non ci sono scuse per chi resta ignorante in materia. In quest’ambito, il Messaggio raccomanda la formazione permanente dei laici e l’istituzione di Università Cattoliche. Un altro appello è rivolto al mondo politico: l’Africa ha bisogno di politici santi che combattano la corruzione e lavorino al bene comune, si legge nel testo. Coloro che non sono formati alla fede, si convertano o abbandonino la scena pubblica per non danneggiare la popolazione e la credibilità della Chiesa cattolica. Il Messaggio chiama poi in causa le famiglie cattoliche, mettendole in guardia dalle ideologie così dette “moderne” e chiedendo ai governi di sostenerle nella lotta alla povertà, perché una nazione che distrugge la famiglia agisce contro i propri interessi. Quindi, i Padri Sinodali guardano alle donne e agli uomini cattolici: le prime vengono definite “la spina dorsale” delle Chiese locali; per loro si auspica una promozione maggiore a livello sociale e vengono invitate a non divenire ostaggio di ideologie straniere “tossiche” sul genere e la sessualità. Al contempo, il Messaggio chiama gli uomini cattolici ad essere mariti e padri responsabili, a difendere la vita sin dal concepimento e ad educare i figli. Poi, l’appello ai giovani e ai bambini, presente e futuro dell’Africa, in cui il 60% della popolazione ha meno di 25 anni. Per entrambi, si raccomanda un apostolato attento, che li tenga lontani dalle sètte e dalle violenze. E ancora, il Messaggio si rivolge alla comunità internazionale, perché tratti l’Africa con rispetto e dignità, cambi le regole del gioco economico e del debito estero africano, fermi lo sfruttamento delle multinazionali, che distrugge le tante ricorse naturali dell’Africa, non nasconda, dietro gli aiuti, altre intenzioni svantaggiose per gli africani. Il Sinodo per l'Africa fa proprie le posizioni del Papa sull'Aids e l'uso del preservativo e denuncia i "tentativi furtivi" dell'Onu di "distruggere e scalzare i preziosi valori africani della famiglia e della vita umana". Il messaggio finale si sofferma sul problema dell'Aids dopo le polemiche che hanno investito Benedetto XVI in occasione di un suo recente viaggio in Camerun e Angola. La Chiesa - afferma il Sinodo - "non è seconda a nessuno nella lotta contro il virus hiv/aids e nella cura delle persone infette e contagiate", si legge. In accordo con Benedetto XVI, definito "amico autentico dell'Africa e degli africani", i Padri Sinodali ribadiscono che "il problema non può essere superato con distribuzione di profilattici", e sottolineano il successo ottenuto invece dalla castità e dalla fedeltà. "In generale le agenzie dell'Onu svolgono un buon lavoro in Africa, per lo sviluppo, il mantenimento della pace, la difesa dei giusti diritti delle donne e dei bambini. Il Sinodo loda il lavoro positivo che stanno svolgendo. Tuttavia - sottolinea il messaggio - chiediamo loro di essere più coerenti e trasparenti nel realizzare i loro programmi. Raccomandiamo vivamente i paesi di Africa a valutare con attenzione i servizi che sono offerti alla nostra gente, di assicurarsi che essi siano buoni per noi. In particolare il Sinodo denuncia tuti i tentativi furtivi di distruggere e scalzare i preziosi valori africani della famiglia e della vita umana (per esempio il detestabile art. 14 del protocollo di Maputo e altre proposte simili)". L'articolo citato del protocollo sui diritti delle donne nell'Unione africana (2003) annovera il ricorso all'interruzione terapeutica di gravidanza tra i diritti riproduttivi delle donne "nei casi di violenza sessuale, stupro, incesto e quando portare avanti la gravidanza compremetterebbe la salute mentale e fisica della donna o la vita della donna o del feto". Poi, il documento ribadisce l’importanza del dialogo con le religioni tradizionali, in ambito ecumenico ed interreligioso, in particolare con i musulmani: il dialogo è possibile, si legge nel Messaggio, ma è importante dire no al fanatismo, assicurare il rispetto reciproco e sottolineare che la libertà religiosa è un diritto umano fondamentale e include la libertà di condividere e proporre, non di imporre, la propria fede. "Il Sinodo ha ascoltato la testimonianza di molti padri sinodali che hanno percorso con successo la strada del dialogo con i musulmani". Al tempo stesso, questo il Sinodo "denuncia la restrizione di libertà" nelle conversioni al cristianesimo "perché sovverte un dialogo sincero e frustra un'autentica collaborazione. Poiché i cristiani che decidono di cambiare la loro religione sono bene accolti tra le fila musulmane, ci deve essere reciprocità in questo campo. Il rispetto reciproco è la strada da percorrere". Tra gli altri temi trattati dal Messaggio, l’importanza del Sacramento della Riconciliazione e di programmi diocesani sulla pace, lo stop alla pratica della vendetta, il rafforzamento dei legami con le antiche Chiese di Etiopia e di Egitto e tra l’Africa e gli altri continenti, il ringraziamento ai missionari. "'Ero straniero e mi avete accolto' non è solo una parabola circa la fine del mondo, ma è anche un dovere da soddisfare oggi". "Molti figli e figlie d'Africa hanno lasciato la loro casa per cercar dimora in altri continenti", si legge nel messaggio finale. "Molti di loro stanno bene e contribuiscono validamente alla vita del loro nuovo paese di residenza. Altri lottano per sopravvivere. Li raccomandiamo tutti all'adeguata attenzione pastorale della Chiesa, Famiglia di Dio, dovunque siano". Infine, l’esortazione a sostenere il Secam (Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar) che ha compiuto 40 anni di attività, e a moltiplicare gli sforzi nella comunicazione sociale della Chiesa. Un esempio su tutti: la potenza della radio. In Africa, quelle cattoliche sono passate da 15 a 163 nel giro di 15 anni, dati da non sottovalutare in un mondo “pieno di contraddizioni e di crisi profonde”, in cui l’Africa fa notizia solo in caso negativo.