sabato 21 marzo 2009

L'incontro con i giovani. Il Papa: Dio fa la differenza. Dio ci fa differenti, nuovi. Siete il seme della speranza nel futuro

L'abbraccio del Papa ai giovani, a Luanda. Secondo e ultimo appuntamento del secondo giorno in Angola. Dopo aver lasciato la Nunziatura, Papa Ratzinger è giunto allo Stadio dos Coqueiros di Luanda. A bordo dell'auto panoramica, il Pontefice è stato accolto dai giovani che, festanti, hanno intonato canti e coretti e lo hanno a lungo applaudito. E ha fatto il giro dello stadio a bordo della papamobile per abbracciare idealmente gli oltre 30mila giovani radunatisi. Il Papa è stato accolto dal Governatore di Luanda, Francisca do Espirito Santo, e dal vescovo incaricato della pastorale giovanile, monsignor Almeida Kanda, vescovo di Ndalatando. All'evento sono presenti anche rappresentanze di giovani orfani e mutilati, vittime della guerra civile. Danze e canti africani, accompagnati da bonghi e strumenti tribali, e da coreografie di giovani danzatrici con indosso i tradizionali abiti africani, hanno fatto da sfondo all'incontro. Benedetto XVI, incuriosito e sorridente, ha assistito alle esibizioni, accompagnando talvolta con battiti di mano e asciugandosi a più riprese il sudore con un fazzoletto di stoffa. Il caldo subsuhariano, infatti, è una costante degli appuntamenti del viaggio del Papa in Camerun e Angola. Al termine di balli e canti tipici africani, e di alcune testimonianze di giovani angolani, il Papa ha rivolto ai giovani un discorso.
Anche se "con lineamenti un po' diversi" da Giovanni Paolo II, "vi incontro con lo stesso amore nel cuore": Benedetto XVI inizia facendo un simpatico paragone con Papa Wojtyla. "Con lineamenti un po' diversi ma con lo stesso amore nel cuore - ha detto Papa Ratzinger - ecco davanti a voi l'attuale Successore di Pietro, che vi abbraccia tutti". Il Papa ha ringraziato i giovani "per questa festa che voi mi fate, per questa festa che voi siete, per la vostra presenza e la vostra gioia".
"Saluto tutti i giovani, cattolici e non cattolici - prosegue - alla ricerca di una risposta per i loro problemi". "Incontrare i giovani fa bene a tutti. Essi hanno a volte tante difficoltà - ha aggiunto il Pontefice - portano con sè tanta speranza, tanto entusiasmo, tanta voglia di ricominciare". La “ricerca di una risposta” ai problemi, per “giovani, cattolici e non cattolici” ha un culmine sicuro, ha ricordato il Papa. “Giovani amici, voi custodite in voi stessi la dinamica del futuro”, ha spiegato. “Dio fa la differenza… Di più! Dio ci fa differenti, ci fa nuovi. Tale è la promessa che Egli stesso ci fa: «Ecco io faccio nuove tutte le cose». Ed è vero!”, ha detto poi, citando anche San Paolo. Gesù Cristo, “Signore di tutti i tempi”, “può farsi nostro compagno nel presente, - ha continuato - portando il libro dei nostri giorni nella sua mano: in essa sostiene fermamente il passato, con le sorgenti e le fondamenta del nostro essere; in essa custodisce gelosamente il futuro, lasciandoci intravedere l’alba più bella di tutta la nostra vita che da lui irradia, ossia la risurrezione in Dio".
Un pensiero speciale Benedetto XVI lo ha voluto rivolgere alle migliaia di giovani angolani "mutilati in conseguenza della guerra e delle mine. Penso alle innumerevoli lacrime che tanti di voi hanno versato per la perdita dei familiari - ha detto - e non è difficile immaginare le nubi grigie che coprono ancora il cielo dei vostri sogni migliori". "Leggo nel vostro cuore un dubbio, che voi rivolgete a me: 'questo è ciò che abbiamo. Quello che tu ci dici non si vede! La promessa ha la garanzia divina, noi vi crediamo, ma Dio quando si alzerà per rinnovare ogni cosa?'. La risposta di Gesù è la stessa che Egli ha dato ai suoi discepoli: 'non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto?'. Siate certi che Gesù non ci lascia senza risposta". Ma l’invito è alla speranza. “Amici che mi ascoltate, il futuro è Dio”, ha detto, e ha aggiunto, “Gesù non ci lascia senza risposta; ci dice chiaramente una cosa: il rinnovamento inizia dentro; riceverete una forza dall’Alto. La forza dinamica del futuro si trova dentro di voi".
Da qui il paragone con il seme, che pur essendo piccolo ha in se un potenziale tale da sprigionare il futuro. “Nel seme è presente il futuro, perché il seme porta dentro di sé il pane di domani, la vita di domani. Il seme sembra quasi niente, ma è la presenza del futuro, è promessa presente già oggi; quando cade in terra buona fruttifica trenta, sessanta ed anche cento volte tanto. Amici miei, voi siete un seme gettato da Dio nella terra; esso porta nel cuore una forza dell’Alto, la forza dello Spirito Santo. Tuttavia per passare dalla promessa di vita al frutto, la sola via possibile è offrire la vita per amore, è morire per amore". Poi il riferimento al “seme” che ha dato la vita, Gesù Cristo. “La sua crocifissione sembra il fallimento totale, ma non lo è! Gesù, animato dalla forza di «uno Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio» (Eb 9, 14). E in questo modo, caduto cioè in terra, Egli ha potuto dar frutto in ogni tempo e lungo tutti i tempi. E in mezzo a voi si trova il nuovo Pane, il Pane della vita futura, la Santissima Eucaristia che ci alimenta e fa sbocciare la vita trinitaria nel cuore degli uomini.”
Il Papa ha poi invitato i giovani dell'Angola e, idealmente di tutta l'Africa, a non aver paura di "prendere decisioni definitive". "Generosità non vi manca, lo so - ha affermato Benedetto XVI -. Ma di fronte al rischio di impegnarsi per tutta la vita, sia nel matrimonio che in una vita di speciale consacrazione, provate paura". Ed ecco l'allarme del Pontefice: "La cultura sociale dominante non vi aiuta a vivere la parola di Gesù e neppure il dono di voi stessi a cui Egli vi invita secondo il disegno del Padre. Carissimi amici, la forza si trova dentro di voi". Il Papa pensa alle preoccupazioni che attanagliano i giovani. "Il mondo vive in continuo movimento e la vita è piena di possibilità. Potrò io disporre in questo momento della mia vita intera - si è domandato il Pontefice rivolgendosi ai giovani - ignorando gli imprevisti che essa mi riserva? Non sarà che io, con una decisione definitiva, mi gioco la mia libertà e mi lego con le mie stesse mani?'. Tali sono i dubbi che vi assalgono - ha osservato Benedetto XVI - e l'attuale cultura individualistica e edonista li esaspera. Ma quando il giovane non si decide, corre il rischio di restare un eterno bambino!". Da qui l'invito: "Io vi dico: Coraggio! Osate decisioni definitive, perché in verità queste sono le sole che non distruggono la libertà, ma ne creano la giusta direzione, consentendo di andare avanti e di raggiungere qualcosa di grande nella vita. Non c'è dubbio - ha proseguito Papa Ratzinger - che la vita ha valore soltanto se avete il coraggio dell'avventura, la fiducia che il Signore non vi lascerà mai soli. Gioventù angolana, libera dentro di te lo Spirito Santo, la forza dall'Alto! Con fiducia in questa forza, come Gesù, rischia questo salto per così dire nel definitivo e, con ciò, offri una possibilità alla vita! Così verranno a crearsi tra voi delle isole, delle oasi e poi grandi superfici di cultura cristiana". "Questa è la vita che merita di essere vissuta e che di cuore vi auguro. Viva la gioventù di Angola!".


Il rispetto dei diritti umani, la famiglia e la condizione della donna. Le 'altre' tematiche del Papa nel viaggio in Camerun e Angola

Il Papa "non ha detto che deve essere rifiutato l'aborto terapeutico. Si è espresso contro i programmi di 'salute riproduttiva' che diffondono ampiamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite". La precisazione arriva dal direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi all’indomani delle parole pronunciate dal Pontefice sull’aborto e che sono state interpretate dai media come condanna nei confronti dell’aborto terapeutico. Padre Lombardi ha sottolineato che le parole del Papa sono state "male interpretate" e sul tema è intervenuto anche L'Osservatore Romano che ha ulteriormente precisato: "Benedetto XVI nel corso del suo viaggio in Africa di questi giorni ha voluto difendere la famiglia e la condizione delle donne e ha riaffermato la propria contrarietà all'aborto quale strumento di controllo delle nascite". Padre Lombardi ha ricordato anche gli altri temi trattati da Benedetto XVI nel corso del viaggio africano, a partire dal rispetto dei diritti della persona, l'impegno per la famiglia e il monito contro misure che siano contrarie alla dignità della donna. L'attenzione alle donne e la condanna per tutti i tipi di discriminazione nei loro confronti rappresenta “uno dei fili che attraversano l'insegnamento del Papa in questo viaggio. E mi sembra molto significativo perché effettivamente il ruolo della donna nella società africana è assolutamente centrale – ha sottolineato il gesuita -. Quindi saperne riconoscere la dignità, aiutarne lo sviluppo è una delle chiavi del progresso umano e spirituale dell'Africa”. Uno dei moniti più forti e significativi del Papa, infine, è stato quello contro la depredazione delle ricchezze del continente da parte di forze straniere. “Il suo è sempre un richiamo al rispetto del bene comune, alla solidarietà, all'attenzione ai poveri, a una retta distribuzione delle risorse” ha detto ancora padre Lombardi secondo cui “bisogna assolutamente trovare il modo, da parte dell'estero, di non depredare” le ricchezze del Continente “per interessi economici estranei” e “da parte dei governanti di non usare male per motivi di corruzione, di interesse personale, queste risorse, ma di metterle veramente a disposizione di tutti”. Il portavoce vaticano ha inoltre sottolineato come i discorsi che Benedetto XVI sta pronunciando in Angola siano “molto decisi e ricchi di contenuto, in un certo senso diversi da quelli in Camerun, che erano più centrati sul tema del Sinodo e della vita della Chiesa” e ha citato per esempio il discorso tenuto all’aeroporto, “diretto al popolo angolano e alla sua situazione dopo tante divisioni e tante guerre, con l'impegno adesso della ricostruzione”, e il discorso alle autorità politiche e civili e al Corpo diplomatico che è stato “molto forte”: si è parlato “dei principi essenziali per la costruzione di una democrazia moderna, con il rispetto dei diritti della persona, l'onestà nell'amministrazione, il superamento definitivo della corruzione. Veramente tante cose estremamente importanti e chiare”.

'L'Osservatore Romano': la preoccupazione particolare di Benedetto XVI per la condizione delle donne esposte a oppressioni e discriminazioni

Benedetto XVI ha testimoniato nelle prime tappe del suo viaggio in Camerun e Angola "una preoccupazione particolare per la condizione delle donne, esposte di continuo a oppressioni, discriminazioni e costrizioni certo non disinteressate". Lo scrive L'Osservatore Romano in un editoriale a firma del suo direttore Giovanni Maria Vian. L'articolo ricorda in proposito le politiche di controllo delle nascite "sostenute da alcune organizzazioni internazionali sorte nel mondo opulento" che promuovono la cosiddetta salute riproduttiva "anche attraverso l'aborto, soprattutto nei Paesi poveri". "A questa pressione, manifestatasi soprattutto nella seconda metà del Novecento, la Chiesa Cattolica - ricorda il direttore del quotidiano vaticano - si oppone ragionevolmente, suscitando consensi ben al di là dei confini cattolici, ma pure forti e interessate opposizioni, come accadde un quarantennio fa a Paolo VI dopo la pubblicazione dell'Humanae vitae, poi ripetutamente a Giovanni Paolo II, e ora al suo successore, come si è visto dalle polemiche di questi giorni". Che in Africa, conclude Vian, "restano però lontane".

La Messa con il clero angolano. Il Papa: spetta a voi sulla scia degli eroici e santi messaggeri di Dio offrire Cristo risorto ai vostri concittadini

Si è aperta con la Santa Messa nella Chiesa di São Paulo con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i movimenti ecclesiali ed i catechisti dell’Angola e São Tomé, la seconda giornata di Papa Benedetto XVI a Luanda. Alla celebrazione erano presenti circa 1.500 persone. Benedetto XVI ci è arrivato dalla nunziatura, ove risiede in questi giorni, salutato, lungo il percordo, da una folla festante ed entusiasta, che ha completamente riempito anche la piazza di fronte alla chiesa. A loro, fuori programma, uscendo dalla chiesa il Papa ha rivolto un saluto e dato una benedizione.
Annunciare il Vangelo, per un cristiano, è un dovere, anche oggi, come lo era al tempo di San Paolo, e anche offrendo la persona di Gesù a quanti credono negli spiriti, nei “poteri nefasti”. Non si tratta di non lasciargli vivere in pace la loro vita, ma di offrire loro ciò che serve a “completare” la vita. Proprio San Paolo, patrono della città di Luanda e della chiesa ove è stata celebrata la Messa, è stato al centro dell’omelia del Papa. “Fondamentale nella vita di Paolo – ha detto - è stato il suo incontro con Gesù, quando camminava per la strada verso Damasco: Cristo gli appare come luce abbagliante, gli parla, lo conquista. L’apostolo ha visto Gesù risorto, ossia l’uomo nella sua statura perfetta". "Quindi si verifica in lui un’inversione di prospettiva, ed egli giunge a vedere ogni cosa a partire da questa statura finale dell’uomo in Gesù: ciò che prima gli sembrava essenziale e fondamentale, adesso per lui non vale più della ‘spazzatura’; non è più ‘guadagno’, ma perdita, perché ora conta soltanto la vita in Cristo (cfr Fl 3, 7-8). Non si tratta di semplice maturazione dell’‘io’ di Paolo, ma di morte a se stesso e di risurrezione in Cristo: è morta in lui una forma di esistenza; una forma nuova è nata in lui con Gesù risorto”.
Sull’esempio di Paolo e dei primi evangelizzatori del Paese, che fecero dell’Angola, già nel XVI secolo un regno “ufficialmente cattolico”, “oggi spetta a voi, fratelli e sorelle, sulla scia di quegli eroici e santi messaggeri di Dio, offrire Cristo risorto ai vostri concittadini. Tanti di loro - ha proseguito - vivono nella paura degli spiriti, dei poteri nefasti da cui si credono minacciati; disorientati, arrivano al punto di condannare bambini della strada e anche i più anziani, perché, dicono, sono stregoni. Chi può recarsi da loro ad annunziare che Cristo ha vinto la morte e tutti quegli oscuri poteri (cfr Ef 1, 19-23; 6, 10-12)? Qualcuno obietta: ‘Perché non li lasciamo in pace? Essi hanno la loro verità; e noi, la nostra. Cerchiamo di convivere pacificamente, lasciando ognuno com’è, perché realizzi nel modo migliore la propria autenticità’. Ma, se noi siamo convinti e abbiamo fatto l’esperienza che, senza Cristo, la vita è incompleta, le manca una realtà, anzi la realtà fondamentale, dobbiamo essere convinti anche del fatto che non facciamo ingiustizia a nessuno se gli presentiamo Cristo e gli diamo la possibilità di trovare, in questo modo, anche la sua vera autenticità, la gioia di avere trovato la vita. Anzi, dobbiamo farlo, è un obbligo nostro offrire a tutti questa possibilità di raggiungere la vita eterna”.
“Aiutiamo la miseria umana ad incontrarsi con la Misericordia divina. “Sia questo - ha concluso - il nostro impegno comune: fare, tutti insieme, la sua santa volontà: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura’ (Mc 16, 15). Abbracciamo la sua volontà, come ha fatto san Paolo: ‘Predicare il Vangelo (…) è un dovere per me: guai a me se non annuncio il Vangelo!’ (1 Cr 9, 16)”.
Al termine della celebrazione Benedetto XVI, infatti, ha avuto modo di salutare la madre di Maria Bonino, la pediatra italiana morta il 24 marzo 2005 proprio a Luanda, a causa del virus di Marburg, una malattia simile al virus Ebola, sepolta in Africa, in un cimitero angolano, come da lei richiesto. In Africa Maria Bonino è molto conosciuta ed è ricordata per la sua attività di assistenza pediatrica in diversi paesi del Continente, nel contesto dei progetti della organizzazione non governativa Medici con l'Africa Cuamm.

Dal blog 'Cooperator Veritatis': Africa, una profezia di Benedetto XVI?

Africa: una profezia di Benedetto XVI?