mercoledì 3 marzo 2010

Quaresima 2010. Sul tema 'Dispensatori dei misteri di Dio' le prediche di Padre Cantalamessa per la Curia alla presenza di Benedetto XVI

Venerdì 5 marzo alle ore 9, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa (foto), terrà nella Cappella Redemptoris Mater, alla presenza di Benedetto XVI, la sua prima predica per la Quaresima. Il tema delle meditazioni di quest'anno è “Dispensatori dei misteri di Dio”: il sacerdote, ministro della Parola e dei sacramenti. Le meditazioni quaresimali proseguono la riflessione sul ministero episcopale e presbiterale iniziata in Avvento. Alla luce del versetto della prima Lettera ai Corinzi (4, 1) “Ognuno ci consideri come servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” padre Cantalamessa metterà in luce i due compiti essenziali del sacerdote del nuovo Testamento: l'annuncio del Vangelo e l'amministrazione dei sacramenti corrispondenti ai due significati della parola misteri, come verità rivelate e segni efficaci della grazia. Il predicatore della Casa Pontificia - o predicatore apostolico -, è un incarico specifico per le tradizionali prediche d'Avvento e di Quaresima. Il titolo e l'ufficio risalgono all'epoca di Paolo IV, nel XVI secolo. Da più di duecento anni questa funzione è riservata all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, secondo quanto stabilito da Benedetto XIV nel 1743. Padre Cantalamessa ricopre questo incarico dal 1980. Come da tradizione, alle prediche quaresimali sono invitati i cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, i prelati della Famiglia Pontificia, della Curia Romana e del Vicariato di Roma e i superiori generali o procuratori degli Ordini che fanno parte della Cappella Pontificia. Le tre prediche della Quaresima avranno luogo il 5, il 12 e il 26 marzo, mentre venerdì 19, Solennità di San Giuseppe, la predica non avrà luogo.

Zenit

Marco Bongi: pur essendo meno 'carismatico' e 'profetico' Benedetto XVI non disdegna il confronto sul piano razionale con il mondo contemporaneo

di Marco Bongi

Si avvicina il termine del quinto anno di Pontificato di Papa Benedetto XVI felicemente regnante. Cinque anni sono un nulla nella storia bimillenaria della Chiesa e anche se si considerano le dimensioni temporali di taluni papati, come quello del predecessore Giovanni Paolo II, possono apparire un periodo del tutto insufficiente per un giudizio storico. Ritengo tuttavia che un lustro possa bastare, in un ottica puramente umana, ad abbozzare una prima analisi delle continuità e differenze che stanno caratterizzando lo stile ed il governo dei due ultimi successori di Pietro. Proverò dunque, nelle poche righe che seguono, a proporre alcune linee di lettura lasciando comunque, subito dopo, ad analisti ben più autorevoli del sottoscritto, il compito di tirare le conclusioni più appropriate. Tutti sanno che Benedetto XVI e Giovanni Paolo II si conoscevano molto bene prima della scomparsa del secondo. Si dice anzi che fossero molto amici e che esistesse fra di loro una assoluta sintonia di sentimenti ed ispirazioni. Ma nessuno è uguale ad un'altra persona ed anzi...spesso le discontinuità si manifestano maggiormente laddove meno ce lo si sarebbe potuto aspettare. Azzardando dunque un sintetico parallelismo fra i due più recenti Vicari di Nostro Signore Gesù Cristo vorrei esordire da una differenza assolutamente centrale e fondamentale che non sempre è adeguatamente valutata dagli osservatori. Benedetto XVI si rende conto della grave crisi che ha colpito la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II mentre Giovanni Paolo II sembra di no ovvero, seppure se ne sia reso conto, non ha mai manifestato esteriormente tale consapevolezza. Non si tratta di una diversità di poco conto. Tale conoscenza non significa di per sé la soluzione del problema ma ne rappresenta indubbiamente un presupposto ineliminabile. Il medico del resto, se vuole curare una malattia, deve necessariamente partire dalle cause che l'hanno determinata. Poi può anche, e purtroppo spesso accade, non riuscire a guarire il paziente ma senza la consapevolezza che esiste comunque una patologia, la speranza di successo è nulla. Un'altra rilevante divergenza fra le due personalità sta nel livello assai diverso di sensibilità liturgica. Papa Ratzinger non solo ama la Liturgia e la sua bellezza ma più volte ha indicato nella crisi della stessa il nocciolo più profondo che è stato contemporaneamente causa ed effetto del pauroso arretramento della Fede. Benedetto XVI appare inoltre, e non si consideri la mia affermazione irriguardosa verso Woytila, assai più ferrato in campo teologico, soprattutto sul versante dogmatico. Si può invece rilevare una piena ed assoluta sintonia nella forte difesa dei valori della morale. L'attuale Pontefice, in altre parole, pur essendo meno "carismatico" e "profetico" (ma ciò è forse un difetto?), non disdegna il confronto, anche serrato, sul piano razionale, con il mondo contemporaneo e la teologia "critica" di matrice mitteleuropea. Il suo linguaggio ed il suo pensiero rimangono ancora piuttosto lontani dal rigore logico del tomismo di impostazione aristotelica ma certo un notevole passo avanti è stato compiuto nella direzione di tornare a dare un significato univoco alle parole ed una semantica condivisa ai concetti ed alle proposizioni. Questa maggiore "congenialità" teologica e filosofica porta Benedetto XVI ad essere assai più prudente nei comportamenti e nelle affermazioni in occasione di appuntamenti "ecumenici". Difficilmente si lascerebbe trasportare in iniziative oggettivamente per lo meno "ambigue" come l'incontro di Assisi, i "mea culpa" del 2000, talune liturgie eccessivamente "inculturate" come quella con le danzatrici a seno scoperto in Papua-Nuova Guinea o talune espressioni incautamente "dialogiche" con l'Islam. Veniamo ora ad esporre alcuni punti di continuità fra i due Papi. Né l'uno, né l'altro in realtà possono essere considerati "uomini di governo". Woytila, sembra ormai assodato storicamente almeno per gli ultimi quindici anni di regno, lasciò la conduzione pratica della barca di Pietro in mano alla Curia Romana e, in particolare del Segretario di Stato. Anche Ratzinger credo non ami occuparsi di questioni di governo. La sua storia personale di accademico e Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ce lo mostrano in tutt'altre faccende affacendato che non a dirimere complotti fra porporati o lotte per la successione in una importante Arcidiocesi. Rendendosi però conto della situazione tragica in cui versa la nave si sforza il più possibile di correre ai ripari anche su questo versante. Ed in questo sforzo a lui poco congeniale sembra aver messo a punto una strategia "minimale" e prudente, come un generale che, sentendosi insicuro su un terreno infido e sconosciuto, avanza lentamente tenendosi le spalle coperte dai suoi ufficiali più vicini e veterani. Egli tende così a nominare in posti chiave della Curia sue vecchie conoscenze, non certo per nepotismo, ma perché di costoro conosce bene pregi e difetti e si sente comunque in grado di controllarne i movimenti. Così è avvenuto probabilmente con le nomine di Bertone, Levada e Canizares ma così non potrà andare avanti troppo a lungo visto che i suoi ex-collaboratori non sono infiniti. Né Ratzinger, né Woytila inoltre, ed in ciò appaiono in assoluta continuità rispetto a Giovanni XXIII e Paolo VI, credono o mostrano di credere all'importanza del principio di "autorità" nella Chiesa. Credono poco o nulla al principio di Autorità in generale, tanto meno a quella monocratica attribuita da Nostro Signore al suo Vicario in terra. Da qui l'esigenza di giocarsi tutto sul piano della "pastoralità" senza comprendere che il pastore in realtà è tale solo perché a lui è attribuita l'autorità sulle pecore. I risultati di questa deriva purtroppo si vedono da quarant'anni e i segnali di inversione di rotta appaiono ancora molto flebili. Come accennavo sopra, un altro punto in comune fra i due ultimi Pontefici è la fermezza mostrata in materia di morale. In verità la morale rappresenta l'unica branca della teologia che, almeno a livello di Magistero papale, non ha subito arretramenti nel post-Concilio. Qualche cedimento limitato lo possiamo ravvisare forse nell'accettazione della cremazione e degli espianti d'organo a cuore battente ma per il resto la dottrina è rimasta ben salda sul piano dell'insegnamento. Nulla a che vedere a confronto delle "rivoluzioni" ecclesiologiche, liturgiche, esegetiche ed ecumeniche! Di fatto però, con il venir meno del concetto di Autorità, anche i buoni insegnamenti spesso rimangono lettera morta. Cosa succede infatti se un fedele, un prete, un vescovo o un cardinale opera in netto contrasto con il Magistero? Assolutamente nulla. Mi fermo qui. Molto si potrebbe ovviamente ancora dire. Dalle mie considerazioni probabilmente la figura di Giovanni Paolo II ne esce un po' indebolita. Sappiamo che presto egli sarà proclamato beato ma non riesco proprio ad entusiasmarmi osservando i ventisette anni del suo Pontificato. Ciò ovviamente non incide minimamente sulle virtù eroiche che ci saranno sicuramente state e l'importante è che siano note a Dio.

Il Papa incontra Eugenio Vagni, operatore della Croce Rossa rapito nelle Filippine: sentirlo vicino mi ha dato coraggio in quei momenti terribili

Al termine dell'Udienza generale, il Papa ha incontrato brevemente Eugenio Vagni, l'operatore della Croce Rossa sequestrato per 178 giorni nelle Filippine, da gennaio a luglio 2009. Il volontario aveva saputo direttamente dai suoi rapitori degli appelli di Benedetto XVI in suo favore: "Ma tu sei amico del Papa? Ti vuole bene e continua a chiedere la tua liberazione", gli avevano detto. "Sentire il Papa vicino - racconta Vagni a L'Osservatore Romano - mi ha dato coraggio in quei momenti terribili. Temevo mi decapitassero. Oggi sono venuto per ringraziarlo con la mia famiglia". Il Papa ha poi benedetto le due nuove corone per l'immagine della Madonna Nera di Czestochowa. Vi sono incastonati frammenti di pietre della Luna e di alcuni pianeti oltre che di Gerusalemme e Nazareth. A Benedetto XVI sono state anche presentate "le stelle, in materiale prezioso, che orneranno le nuove vesti che stiamo preparando per l'immagine" spiega il priore, padre Roman Majewski. "Abbiamo realizzato le corone per ricordare quelle donate da San Pio X proprio cento anni fa e anche perché Czestochowa continua a essere la chiave per comprendere l'identità del popolo polacco". Il Papa ha infine benedetto la lampada votiva per le celebrazioni dei cinquecento anni dell'apparizione della Madonna a Motta di Livenza. "Dal 9 marzo la lampada arderà nella basilica della Madonna dei Miracoli" dice il rettore, padre Alfonso Cracco, rilevando che "essere al crocevia di quattro diocesi, Vittorio Veneto, Treviso, Pordenone e Venezia, rende il Santuario luogo di pellegrinaggi e confessioni".

Agi, L'Osservatore Romano

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Mons. Barrio: pellegrino della fede che testimonia Cristo Risorto. Il card. Sistach: un dono di Dio

Benedetto XVI si recherà in Spagna il prossimo novembre: sabato 6 sarà a Santiago de Compostela (foto), in occasione dell'Anno Santo Compostelano, e domenica 7 sarà a Barcellona per consacrare l'altare della grande Chiesa della ''Sagrada Familia'', opera dell'architetto cattolico e Servo di Dio Antonio Gaudì. L’arcivescovo di Santiago de Compostela, Julián Barrio: “Vorrei ringraziare di cuore il Santo Padre per aver voluto venire a Santiago come un pellegrino della fede, dando una testimonianza di Cristo Risorto. Per noi è veramente una grande gioia poter accogliere qui il Santo Padre. Questo senz’altro ci aiuterà a tutti ad animare la nostra speranza cristiana in un momento in cui veramente abbiamo bisogno di questo impulso spirituale. Il momento che stiamo vivendo non è facile. Comunque, penso che l’Anno Santo Compostelano, soprattutto con questa visita del Santo Padre, ci aiuterà. Dobbiamo rivitalizzare la nostra fede per rivitalizzare la convivenza sociale e tutto quello che riguarda le preoccupazioni che stiamo vivendo. Questa rivitalizzazione verrà dalla luce della fede e ci aiuterà a trovare le soluzioni adatte - che tutti noi desideriamo - conformi a questi principi e fondamenti della nostra fede”. L’arcivescovo di Barcellona, il card. Luis Martínez Sistach, raccontaq come abbia accolto il sì del Papa a visitare la città catalana: “Con una soddisfazione enorme: nel nostro cuore sorge spontaneamente un ringraziamento al Santo Padre per aver accettato l’invito a consacrare questo tempio importantissimo della Sacra Famiglia. Certamente è un tempio – direi – con un significato artistico, biblico, teologico, spirituale e catechetico, unico nel mondo. Ringraziamo per questa visita che consideriamo come un dono di Dio. Ci dobbiamo preparare spiritualmente con la preghiera, con la conversione e anche con la solidarietà verso i poveri. Dobbiamo crescere nella solidarietà in questo momento di crisi economica e lo stiamo facendo. Quasi tutte le parrocchie e tutte le istituzioni, le scuole cattoliche, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti della Chiesa sono generosi: condividono quello che hanno. Credo che dobbiamo ringraziare Dio per questa generosità anche della società civile che è sensibile a queste necessità”.

Radio Vaticana

Accordo del 'Centro Televisivo Vaticano' con la Sony, da ottobre le immagini televisive di Papa Benedetto XVI saranno in Alta Definizione

Dal prossimo ottobre tutte le immagini televisive di Papa Benedetto XVI saranno disponibili in Alta Definizione (HD). E' il frutto di un accordo siglato recentemente dal Centro Televisivo Vaticano, responsabile della ripresa e diffusione delle immagini televisive del Pontefice e del suo ministero, con la Sony per la fornitura di una nuova regia mobile (Ob-van) completamente attrezzata per le riprese tv in HD. A dare oggi la notizia è un comunicato del CTV, firmato dal suo direttore generale, padre Federico Lombardi. ''La regia mobile - si legge nel testo - presenta le più avanzate soluzioni tecnologiche e viene progettata in rapporto alle esigenza specifiche del CTV. Sarà consegnata in ottobre e da allora tutta la produzione televisiva del CTV sarà appunto in HD. L'impegnativo investimento - prosegue il comunicato - viene realizzato con risorse proprie del CTV e con il contributo di Fondazioni, fra cui i Cavalieri di Colombo, che già a suo tempo avevano donato la regia mobile attualmente in funzione''. In occasione della consegna, la nuova attrezzatura sara' presentata alla stampa. Ogni anno il CTV riprende in modo integrale circa 200 eventi in Vaticano, ai quali si aggiungono le riprese in occasione dei viaggi del Pontefice in Italia e nel mondo.

Asca

Benedetto XVI: dalle Chiese locali un impegno più efficace per gli zingari. La musica di Chopin avvicini a Dio coloro che l'ascoltano

“Le Chiese locali sappiano operare insieme per un impegno sempre più efficace in favore degli Zingari”. E’ l’auspicio espresso da Benedetto XVI salutando i pellegrini italiani, al termine dell’Udienza generale di questa mattina, tra i quali i partecipanti all’incontro della pastorale degli zingari. Un saluto particolare il Papa lo ha rivolto ai polacchi ai quali ha ricordato il musicista Fryderyk Chopin: “In questi giorni – ha detto Benedetto XVI – viene celebrato il bicentenario della sua nascita, ed è in corso l’anno di Chopin. La musica di questo famosissimo compositore polacco, che ha portato grande contributo alla cultura dell’Europa e del mondo, avvicini a Dio coloro che l’ascoltano e aiuti a scoprire la profondità dello spirito dell’uomo”.

SIR

ll Papa: la Chiesa resa più luminosa da chi testimonia con lo stile di vita povero, casto e obbediente che il Vangelo è sorgente di gioia e perfezione

La Chiesa adotti uno stile di vita casto, povero e obbediente: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’Udienza generale in Aula Paolo VI, davanti ad ottomila fedeli. Il Papa ha dedicato la sua catechesi a San Bonaventura di Bagnoregio, dottore della Chiesa, che seppe armonizzare la spiritualità francescana con la riflessione teologica. “Uomo buono, affabile, pio e misericordioso, colmo di virtù, amato da Dio e dagli uomini”: Benedetto XVI prende a prestito le parole di un antico elogio pontificio per offrire un ritratto di San Bonaventura da Bagnoregio. Un “uomo di azione e contemplazione”, ha sottolineato il Papa, che contribuì alla composizione di un’“armonia tra fede e cultura”. Quindi, ha ricordato il suo recente pellegrinaggio a Bagnoregio ed ha confidato ai fedeli il suo amore per San Bonaventura, fin dagli anni giovanili: “Vi confido che, nel proporvi questo argomento, avverto una certa nostalgia, perché ripenso alle ricerche che, da giovane studioso, ho condotto proprio su questo autore, a me particolarmente caro. La sua conoscenza ha inciso non poco nella mia formazione”. Benedetto XVI ha quindi ripercorso la straordinaria parabola umana di San Bonaventura, al secolo Giovanni da Fidanza. Un episodio accaduto quando era ragazzo, ha rammentato il Papa, lo segnò profondamente. In fin di vita per una grave malattia, viene salvato grazie a San Francesco d’Assisi a cui la madre aveva chiesto un’intercessione. Giovanni si interroga dunque sulla sua vita e “affascinato dalla testimonianza di fervore e radicalità evangelica dei Frati Minori”, viene accolto nella grande famiglia dei discepoli di Francesco. Il Papa ha quindi richiamato le parole dello stesso San Bonaventura sulle ragioni della sua scelta: “Scriveva così in una lettera indirizzata ad un altro frate: “Confesso davanti a Dio che la ragione che mi ha fatto amare di più la vita del beato Francesco è che essa assomiglia agli inizi e alla crescita della Chiesa. La Chiesa cominciò con semplici pescatori, e si arricchì in seguito di dottori molto illustri e sapienti; la religione del beato Francesco non è stata stabilita dalla prudenza degli uomini, ma da Cristo” Nel 1243, Giovanni veste il saio francescano e assume il nome di Bonaventura. Inizia così, a Parigi, anche i suoi studi di teologia. Matura negli anni una “propria riflessione personale e una sensibilità spirituale di grande valore” e, così, ha detto il Papa, “diventa uno dei teologi più importanti della storia della Chiesa”. Sottolinea in particolare il titolo della tesi che egli difese “per essere abilitato all’insegnamento della teologia”, “Questioni sulla conoscenza di Cristo”. “Questo argomento mostra il ruolo centrale che Cristo ebbe sempre nella vita e nell’insegnamento di Bonaventura. Possiamo dire senz’altro che tutto il suo pensiero fu profondamente cristocentrico”. Negli anni in cui San Bonaventura era a Parigi, ha rammentato il Papa, si contestava ai francescani e ai domenicani di insegnare nell’università, mettendo “in dubbio persino l’autenticità della loro vita consacrata”. In realtà, è stata la sua riflessione, i cambiamenti introdotti dagli Ordini Mendicanti “nel modo di intendere la vita religiosa” erano “talmente innovativi che non tutti riuscivano a comprenderli”. Si aggiungevano poi come a volte accade, “anche tra persone sinceramente religiose, motivi di debolezza umana come l’invidia e la gelosia”. Bonaventura si occupa della questione nell’opera “La perfezione evangelica” in cui dimostra che gli Ordini Mendicanti, “praticando i voti di povertà, di castità e di obbedienza, seguivano i consigli del Vangelo stesso”. Un insegnamento sempre attuale: “La Chiesa è resa più luminosa e bella dalla fedeltà alla vocazione di quei suoi figli e di quelle sue figlie che non solo mettono in pratica i precetti evangelici ma, per la grazia di Dio, sono chiamati ad osservarne i consigli e testimoniano così, con il loro stile di vita povero, casto e obbediente, che il Vangelo è sorgente di gioia e di perfezione”. San Bonaventura sarà anche Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori per 17 anni. Un incarico, ha affermato il Papa, svolto con “saggezza e dedizione”, intervenendo “talvolta con una certa severità per eliminare gli abusi”. Per evitare il pericolo di una frattura interna, fu dunque ratificato un testo di Bonaventura in cui “si unificavano le norme che regolavano la vita quotidiana dei Frati Minori”. “Bonaventura intuiva, tuttavia, che le disposizioni legislative, per quanto ispirate a saggezza e moderazione, non erano sufficienti ad assicurare la comunione dello spirito e dei cuori. Bisognava condividere gli stessi ideali e le stesse motivazioni”. Per questo motivo, Bonaventura volle presentare “l’autentico carisma di Francesco, la sua vita ed il suo insegnamento”. Ascoltò con attenzione i ricordi di coloro che avevano conosciuto direttamente Francesco e ne nacque una biografia del Santo di Assisi. Qual è dunque l’immagine di San Francesco che “emerge dal cuore e dalla penna del suo figlio devoto e successore, San Bonaventura?”: “Francesco è un alter Christus, un uomo che ha cercato appassionatamente Cristo. Nell’amore che spinge all’imitazione, egli si è conformato interamente a Lui. Bonaventura additava questo ideale vivo a tutti i seguaci di Francesco. Questo ideale, valido per ogni cristiano, ieri, oggi, sempre, è stato indicato come programma anche per la Chiesa del Terzo Millennio dal mio Venerabile Predecessore Giovanni Paolo II”. Un programma che si incentra in Cristo stesso “da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste”.

Radio Vaticana

L'UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il 6 e 7 novembre il Papa a Santiago de Compostela per l'Anno Santo e a Barcellona per consacrare la Sagrada Familia. La conferma di Padre Lombardi

Benedetto XVI si recherà il 6 novembre a Santiago de Compostela e il 7 novembre a Barcellona. Il viaggio di due giorni è stato confermato oggi dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi. “Non ci sono ancora i dettagli del viaggio – ha detto ai giornalisti – tuttavia il 6 novembre sarà a Santiago de Compostela per l’Anno Compostelano, un centro dal grande significato europeo. Il giorno seguente sarà a Barcellona per consacrare la Sagrada Familia, massima opera dell’artista Antoni Gaudì. Un atto significativo – ha spiegato padre Lombardi – che è anche un apprezzamento per la figura e l’arte di questo architetto del quale è in atto un processo di beatificazione”. L’annuncio, stamani, è stato dato anche durante due conferenze stampa dei rispettivi arcivescovi nelle città che saranno visitate dal Papa. Sarà il quinto viaggio internazionale di Benedetto XVI in questo 2010.

SIR, Radio Vaticana