mercoledì 6 febbraio 2013

Anno della fede. Lettera del card. Ouellet per la Giornata Isponomericana: l’America Latina necessita di una nuova evangelizzazione di fronte alla realtà del cambiamento tanto profondo che sta avvenendo all’interno della sua società

Tra meno di un mese, domenica 3 marzo, le diocesi di Spagna celebreranno la Giornata Ispanomericana, istituita nel 1959 per ricordare i vincoli di solidarietà, comunione e collaborazione evangelizzatrice tra la nazione iberica ed il continente latinoamericano. Per l’occasione, il card. Marc Ouellet (nella foto con Benedetto XVI), presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ha diffuso un messaggio, dal titolo “America, porta aperta alla missione”: in esso, il porporato evidenzia come, nel corso dell’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI per celebrare i 50 anni del Concilio Vaticano II, sia “irrinunciabile la chiamata all’impegno missionario”, poiché “è l’amore di Cristo che spinge ad evangelizzare”. Tanto più che, continua il card. Ouellet, “l’impulso missionario è sempre stato, e continua ad essere, il miglior indicatore della vitalità della fede della Chiesa e delle sue comunità cristiane”. Il porporato, quindi, evidenzia un dato significativo: oggi, “più del 50% dei cattolici di tutto il mondo risiede nel continente americano”, a dimostrazione del fatto che “la fede suscitata ed alimentata da migliaia di sacerdoti diocesani, da religiosi, religiose e laici provenienti da tutta la Spagna è stata portata avanti fino ad oggi grazie all’impegno missionario”. C’è, tuttavia, un aspetto che Ouellet mira a sottolineare, ovvero che la nuova evangelizzazione si basa sulla “conversione pastorale”, poiché oggi “l’America Latina necessita di una nuova evangelizzazione di fronte alla realtà del cambiamento tanto profondo che sta avvenendo all’interno della sua società”. Tale cambiamento, scrive il porporato, ha aspetti positivi, come “l’intensa crescita economica che ha portato all’aumento della classe media ed allo sviluppo di nuovi areopaghi nel campo della politica, delle università e dei mass media”. Non mancano, tuttavia, i lati negativi, come “l’emarginazione di alcuni settori, la povertà e la sofferenza che si incontrano nelle periferie delle grandi città, la solitudine degli anziani, l’abbandono delle donne, gli immigrati che vengono sottoposti ad ogni genere di violenza, le vittime dell’alcolismo, della tossicodipendenza e della delinquenza”. E non solo: il card. Ouellet sottolinea come la realtà latinoamericana oggi sia pervasa ovunque “dalla cultura globale del relativismo e dell’edonismo, dall’erosione della religiosità popolare” e come ciò vada contro “l’istituzione familiare e la cultura della vita, lasciando i giovani smarriti, spesso orfani dei genitori, maestri ed educatori”. Proprio per questo, spiega il porporato, “la Chiesa in America Latina ha assunto, come principale impegno missionario, quello della conversione pastorale”, intesa come risposta alla chiamata di “essere discepoli di Cristo per farlo conoscere al mondo”. Questa conversione, sottolinea il presidente della Commissione, riguarda “tanto le persone che le strutture della Chiesa” ed implica “una grande disponibilità a ripensare e riformare molte strutture pastorali, avendo come principio costitutivo la spiritualità della comunione e dell’audacia missionaria”. Anche perché, continua il card. Ouellet, “i cristiani non possono tenere la loro straordinaria esperienza di vita solo per sé, bensì devono condividerla con tutti gli uomini”. Ed è certo che “nella storia della Chiesa, l’impeto missionario è sempre stato segno di vitalità della fede, mentre la sua diminuzione ne ha denotato la crisi”. Il messaggio del presidente della Cam guarda anche alla realtà specifica delle migrazioni che – dice – “hanno messo in evidenza la fragilità della fede delle persone e delle comunità” e che implicano, attualmente, “una revisione della carità, di fronte ad evidenti episodi di rifiuto” nell’accogliere chi viene da un altro Paese. Al contempo, il card. Ouellet ricorda l’impegno missionario dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, evidenziando come “la vocazione alla missione sia stata sentita e portata avanti anche dai laici”. Infine, il presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina conclude il suo messaggio con queste parole: “La collaborazione sacerdotale e apostolica tra le comunità cristiane deve essere considerata come una delle risposte più valide per assicurare una globalizzazione nella solidarietà, così come una delle forme che caratterizzano la nuova evangelizzazione”, nell’ottica di “ favorire la disponibilità delle persone a servizio della missione”.

Radio Vaticana

In una lettera scritta al card. Juan Luis Cipriani mons. Müller avrebbe scritto che l'ex Pontificia Università Cattolica del Perù può continuare a offrire lezioni di teologia, fin quando la Santa Sede non avrà risolto del tutto il problema

Mons. Gerhard Ludwig Müller è dottore “honoris causa” presso l’ex Pontificia Università Cattolica del Perù. Da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, era rimasto al margine del conflitto tra le autorità dell’istituzione, l’arcivescovo di Lima e la Santa Sede. Ma una sua lettera, scritta al card. Juan Luis Cipriani, è stata interpretata come una forma di sostegno alla ribellione dell’Ateneo contro il Papa. Nella missiva Müller ha chiesto spiegazioni sulla decisione di non rinnovare il permesso ecclesiastico per insegnare nell'Università ad alcuni professori del Dipartimento di Teologia dell’Università stessa. Una scelta, quella della revoca, comunicata dall’arcivescovo a dicembre e frutto del decreto emesso dal Vaticano lo scorso giugno con il quale si vietava l’uso dei titoli “Pontificia” e “Cattolica”. Nonostante il contenuto sia riservato, la rivista Caretas ha svelato parte del testo della lettera. Il prefetto avrebbe scritto che l’Università può continuare a offrire lezioni di teologia, fin quando la Santa Sede non avrà risolto del tutto il problema. Se questo è vero, si tratterebbe di un duro colpo nei confronti dell’arcivescovo di Lima che sta portando avanti una battaglia legale ed ecclesiastica per ribadire l’appartenenza dell’istituzione alla Chiesa. La sola esistenza di questa lettera è stata interpretata in Perù come un incoraggiamento per il rettore Marcial Rubio e per i suoi collaboratori, che si sono rifiutati in diverse occasioni di riformare gli statuti dell’Ateneo per adeguarsi alla normativa vaticana sulle università cattoliche, la Costituzione Apostolica “Ex Corde Ecclesiae”. Secondo il consigliere del vicerettorato dell’ex Pontificia Università, Marco Sifuentes, la lettera ha messo Cipriani al “suo posto”. L’ha scritto su Twitter, dove altri utenti dichiaravano che Müller avrebbe strigliato il cardinale peruviano. L’intervento del prefetto vaticano è nato da una lamentela inviata a Roma dai professori ai quali era stata sospesa la facoltà di tenere lezioni. Secondo i docenti in questione tale misura è stata applicata per  "motivazioni dottrinali". Un’idea molto diffusa, come confermerebbe un articolo pubblicato dall’ex rettore Salomón Lerner Febres lo scorso 13 gennaio sul quotidiano La República, nel quale ha definito la revoca dei permessi ai professori come una "decisione non in linea con lo spirito evangelico" e come "un modo per frenare la Teologia della Liberazione, che ha sviluppato nell’Ateneo Gustavo Gutiérrez". E per dimostrare la sua ipotesi, Lerner ha citato le parole pronunciate da Müller nel novembre 2008, durante una conferenza a Lima e nella quale aveva difeso come “ortodossa” la Teologia di Gutiérrez. Ma Cipriani ha preso la sua decisione di revocare il mandato canonico ai professori, almeno formalmente, in virtù di un fatto obiettivo: una sanzione della Santa Sede contro l’Università, applicata tramite un decreto firmato sotto ordine pontificio. Un’azione che non ha bisogno di nessuna giustificazione e che appartiene alle facoltà dell’arcivescovo della capitale peruviana. C’è un passato che lega a Gerhard Müller all'Università. A Roma ricordano bene i suoi viaggi di studio a Lima (ogni anno per più di 18 anni), quando era ancora arcivescovo di Ratisbona, e per i quali non avvisava neanche il vescovo locale. E anche la sua Laurea “honoris causa”, accettatata senza prendere in considerazione le raccomandazioni di Cipriani e di altre personalità. Con questi precedenti, il sospetto che l’intervento di Müller nel caso dell’università “ribelle” possa essere strumentalizzato non è del tutto infondato. Timore rinforzato anche in vista della conferenza che pronuncerà il neo prefetto presso la Notre Dame University. Un ateneo che nel 2009 attirò non poche polemiche dal fronte tradizionalista quando concedette la Laurea “honoris causa” al presidente Barack Obama.

Andrés Beltramo Alvarez, Vatican Insider

Provincia di Santiago di Cuba decide la restituzione di due chiese e una casa parrocchiale, appartenenti all’arcidiocesi, e autorizza la costruzione di una nuova chiesa in commemorazione del viaggio di Benedetto XVI del marzo 2012

Il Consiglio Provinciale dell’Amministrazione della Provincia di Santiago di Cuba ha deciso la restituzione di due chiese e una casa parrocchiale, appartenenti all’arcidiocesi, e l’autorizzazione per la costruzione di una nuova chiesa in commemorazione del viaggio di Benedetto XVI, nel marzo dello scorso anno. Secondo un comunicato dell’arcidiocesi, il 26 gennaio scorso, la segretaria dell’Assemblea provinciale del “Poder Popular”, Caridad Reitor ha comunicato a mons. Ibáñez l’accordo preso dal Consiglio per la restituzione delle proprietà confiscate agli inizi degli anni ‘60, come risposta alla richiesta presentata anni fa dall’arcidiocesi. “Ringraziamo Dio e tutti quelli che hanno dato un apporto nel rendere possibili questi passi a beneficio della comunità”, si legge nella nota che annuncia, inoltre, la costruzione di nuovi edifici religiosi. Nel distretto di Abel Santamaría, zona dove negli anni ’50 si trovava la cappella di San Giuseppe Lavoratore, oggi sede dell’Accademia delle Scienze, sarà costruita una chiesa, intitolata al medesimo santo. Nella Parrocchia della Purissima Concezione, nel locale ora destinato a una panetteria locale, sarà costruita la chiesa di San Benito, mentre la Casa parrocchiale della chiesa della Nostra Signora de la Carità, sede di una scuola elementare, sarà restituita alla fine dell’anno scolastico. Riguardo alla chiesa che sarà costruita nel distretto José Martí in commemorazione del viaggio di Benedetto XVI, si rende noto che è stato donato l’altare costruito per la celebrazione eucaristica, del 25 marzo, nella Piazza Antonio Maceo. Infine, il comunicato dell’arcidiocesi di Santiago di Cuba informa che non sarà restituita la chiesa parrocchiale del Cobre, oggi sede di una dipendenza del ministero di Commercio Interno. Nonostante questo, l’arcidiocesi informa che ci sarà una nuova richiesta di restituzione alle autorità cubane perchè l'edificio, costruito nel 1601, ha una rilevanza storica e culturale: ha ospitato infatti la terza parrocchia nella regione orientale del Paese, ha ospitato più volte la Madonna del Cobre, ed è stato un punto di partenza dell'antico sentiero che conduceva al Santuario della Patrona cubana.

Radio Vaticana

Benedetto XVI: giovani, spendete le vostre energie per la causa del Vangelo. Testimoniare con rinnovato entusiasmo la carità evangelica, in particolare per i deboli e i poveri

Un invito a “spendere le vostre energie per la causa del Vangelo”. A rivolgerlo ai giovani, al termine dell’Udienza generale di questa mattina è stato il Papa, salutando i particolare gli studenti dell’Istituto francescano “Faà di Bruno” di Torino, nel 150° anniversario di fondazione, e quelli delle scuole “Regnum Christi” di Roma, ai quali ha additato l’esempio di San Paolo Miki e dei compagni martiri giapponesi, memoria liturgica odierna. Interrotto a più riprese dagli applausi dei ragazzi, che scandivano sillabando il suo nome, Benedetto XVI ha salutato tra gli altri i vescovi che prendono parte al convegno “Cristiani e pastori per la Chiesa di domani”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, ai quali ha chiesto di “ravvivare la fede nel Signore” e di “testimoniare con rinnovato entusiasmo la carità evangelica, in particolare per i deboli e i poveri”, i frati minori conventuali, che celebrano il loro 200° capitolo generale, chiedendo loro di “testimoniare agli uomini di oggi la bellezza di seguire il Vangelo in semplicità e fraternità”, e i partecipanti al Corso di formazione umana per il sacerdozio e la vita consacrata, accompagnati dal card. Elio Sgreccia. Tra i partecipanti all’udienza, anche una delegazione del Kazakhstan, capeggiata dal presidente del Senato, Kairat Mami. Al termine dell'udienza il cordialissimo incontro, in una delle salette del complesso dell'Aula Nervi, tra Benedetto XVI e i missionari di San Carlo, ramo sacerdotale di Comunione e Liberazione. Il Papa ha incoraggiato il nuovo superiore generale, don Paolo Sottopietra, che ha sostituito mons. Massimo Camisasca, lo storico collaboratore di don Giussani chiamato all'episcopato come ordinario di Reggio Emilia.

SIR, Agi

Il Papa: vivere di fede vuol dire riconoscere la grandezza di Dio e accettare la nostra piccolezza, la nostra condizione di creature lasciando che il Signore la ricolmi del suo amore e così cresca la nostra vera grandezza

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha continuato il ciclo dedicato all’Anno della fede. Un pulviscolo, un nulla fatto con un pugno di terra. Questo è l’uomo davanti alla grandezza del cosmo. Ma un pugno di terra con dentro “l’alito di vita” di Dio e perciò una creatura unica e speciale come altre non ne esistono, anche se sempre tentata di sentirsi al di sopra del suo Creatore. Benedetto XVI si ferma sulle sei parole del Credo che definiscono Dio “Creatore del cielo e della terra” e attraverso di esse sfoglia il Libro della Genesi, mettendolo in rapporto con le convinzioni della scienza e della tecnica sull’origine dell’universo e dell’uomo. Ribadendo che la Bibbia “non è un manuale di scienze naturali”, il Papa ha affermato: “La verità fondamentale che i racconti della Genesi ci svelano è che il mondo non è un insieme di forze tra loro contrastanti, ma ha la sua origine e la sua stabilità nel Logos, nella Ragione eterna di Dio, che continua a sorreggere l’universo...Credere che alla base di tutto ci sia questo, illumina ogni aspetto dell’esistenza e dà il coraggio di affrontare con fiducia e con speranza l’avventura della vita”. Dunque la Genesi, ha spiegato Benedetto XVI, ci aiuta a “conoscere il progetto di Dio sull’uomo” e in particolare la sua straordinaria identità: “L’essere umano è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Tutti allora portiamo in noi l’alito vitale di Dio e ogni vita umana – ci dice la Bibbia – sta sotto la particolare protezione di Dio. Questa è la ragione più profonda dell’inviolabilità della dignità umana contro ogni tentazione di valutare la persona secondo criteri utilitaristici e di potere”. Inoltre, il fatto di essere “a immagine e somiglianza” di Dio si ripercuote anche sull’ambiente nel quale Dio ha posto l’uomo, affidandogliene la cura: “L’uomo deve riconoscere il mondo non come proprietà da saccheggiare e da sfruttare, ma come dono del Creatore, segno della sua volontà salvifica, dono da coltivare e custodire, da far crescere e sviluppare nel rispetto, nell’armonia, seguendone i ritmi e la logica, secondo il disegno di Dio”. Tuttavia, c’è una “ferita” che dall’alba della sua esistenza impedisce all’uomo di riferirsi a Dio con un rapporto d’amore filiale tra Creatore e creatura. La “ferita” è il “peccato originale”. Il presupposto del peccato, ha affermato il Papa, è che l’uomo “è relazione”, ma tale relazione, ha aggiunto, è stata spezzata quando, con Adamo, “l’uomo ha fatto la scelta di se stesso contro Dio”. Solo se Dio “viene a noi e ci tende la mano con amore, le giuste relazioni possono essere riannodate”, ha ricordato il Papa, e questo “avviene in Gesù Cristo, che compie esattamente il percorso inverso di quello di Adamo: mentre Adamo non riconosce il suo essere creatura e vuole porsi al posto di Dio, Gesù si abbassa, diventa il servo, per rimettere in ordine le relazioni con Dio”. E “la Croce di Cristo diventa il nuovo albero della vita”. “La tentazione diventa quella di costruirsi da soli il mondo in cui vivere, di non accettare i limiti dell’essere creatura, i limiti del bene e del male, della moralità...Andando contro il suo Creatore, in realtà l’uomo va contro se stesso, rinnega la sua origine e dunque la sua verità; e il male entra nel mondo, con la sua penosa catena di dolore e di morte...Cari fratelli e sorelle, vivere di fede vuol dire riconoscere la grandezza di Dio e accettare la nostra piccolezza, la nostra condizione di creature lasciando che il Signore la ricolmi del suo amore e così cresca la nostra vera grandezza”.

Radio Vaticana, SIR 

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa
 

Oliver: nella lotta alla pedofilia straordinari passi in avanti. 600 le denuncie all'anno, obbligo morale collaborare con le autorità. Linee guida da più di tre quarti delle Conferenze Episcopali. L’esempio e l'ammonimento del Papa stanno avendo grande presa nella Chiesa

Alla sua prima uscita pubblica dopo la nomina dello scorso 22 dicembre da parte di Benedetto XVI, padre Robert Oliver, promotore di giustizia presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha osservato che sono stati compiuti “straordinari passi avanti” in “questo progetto che è un servizio ai vescovi e alle Chiese locali”. “La nostra vocazione - ha aggiunto - è essere al servizio di ogni persona umana: in cammino verso la guarigione e il rinnovamento. La Chiesa si è messa su questa strada”. Il sacerdote dell’arcidiocesi di Boston ha presentato alcuni aggiornamenti sulle linee guida per la lotta contro gli abusi che le 112 Conferenze Episcopali del mondo stanno elaborando a seguito della lettera circolare loro inviata nel maggio 2011 dalla Congregazione vaticana. “Più di tre quarti - ha spiegato -, soprattutto da Nord e Sud America e dall’Oceania, hanno già inviato le proprie linee guida e abbiamo iniziato a rispondere mandando loro le nostre osservazioni”. Nel richiamare i cinque punti della circolare (assistenza alle vittime, protezione dei minori, formazione dei futuri sacerdoti, supporto ai sacerdoti abusanti e collaborazione con le autorità civili), il promotore di giustizia ha sottolineato l’importanza di “ascoltare e sostenere le vittime e le loro famiglie” richiamando al riguardo il “grande effetto” degli incontri personali di Benedetto XVI con molte di esse: "L’esempio personale del Papa - ha commentato il sacerdote - sta avendo grande presa nella Chiesa in tutto il mondo, il Papa ha incontrato le vittime, ne ha ascoltato il grido, capisce il senso del tradimento e chiede a tutti noi di riconoscere che abbiamo fallito perchè chi ha gridato troppo spesso ha trovato negazione". Circa la richiesta di cooperare con le autorità civili nel perseguire i crimini di abuso, padre Oliver ha spiegato che “anche nei Paesi dove questo aspetto non è regolato da leggi specifiche, resta per la Chiesa un obbligo morale di collaborazione con le autorità civili”. L’“obbligatorietà” vale “universalmente”, anche se ogni Paese ha la sua legislazione, e queste sono ovviamente diverse: “La legge civile deve essere sempre seguita” e la cooperazione deve svolgersi “in modo tempestivo”. Il promotore di giustizia si è anche soffermato sulla valutazione delle linee guida precisando che occorre andare oltre la visione occidentale o eurocentrica, tenendo conto delle “differenze tra le diverse culture” e di come esse “incidano sulla visione della sessualità e sull’educazione ad essa”, padre Oliver ha citato come esempio la “Touch culture” (cultura del contatto) di India, Indonesia e Filippine, ma ha sottolineato la necessità, in ogni caso, di “un approccio rigoroso”, in continuità con i suoi predecessori, sulla “linea tracciata dal Santo Padre”. Secondo il promotore di giustizia, il maggior numero di segnalazioni di abusi - 800 - è pervenuto alla Congregazione nel 2004. “Negli ultimi tre anni - ha concluso - il numero dei casi denunciati si aggira intorno ai 600 l’anno, per la maggior parte commessi tra il 1965 e il 1985”. "A Roma - ha spiegato il sacerdote giurista - intendo muovermi in continuità con gli sforzi dei superiori della Congregazione per la Dottrina della Fede e del mio predecessore, mons. Scicluna, portando certamente però anche la mia esperienza maturata negli Stati Uniti". Ma, ha aggiunto, "una voce si distingue tra tutte nella Chiesa: è quella di Papa Benedetto che ci dice come dobbiamo affrontare il dramma degli abusi". "Benedetto XVI - ha spiegato padre Oliver - esorta a riconoscere con profondo dolore gli errori compiuti, accostandosi alle vittime con una volontà reale di ascolto e un chiaro impegno per assisterle nel loro cammino di guarigione psicologica e spirituale". "Il Papa, poi ci ammonisce: noi del popolo di Dio - ha continuato Oliver - abbiamo tragicamente fallito. Questo riconoscimento porta a un dolore sincero. Dobbiamo riconoscere che i gravi errori compiuti e i difetti gravi nelle risposte, hanno contribuito a far perdere fiducia e rispetto per la Chiesa. Ecco - ha concluso il sacerdote - il mio lavoro è stato plasmato da questo. Ascoltando le vittime ho potuto per comprendere l'ampiezza del danno e fare mai la volonta' di riparare espressa dal Papa".

SIR, Agi

Zollner: vogliamo prendere sul serio la parola 'cammino', una strada lunga e faticosa per combattere il male degli abusi sessuali, che fa parte di un processo importante nel cammino della Chiesa. Liebhardt: consapevolezza e competenze del Centro per la protezione dei minori

“Vogliamo prendere sul serio la parola cammino”: una “strada lunga e faticosa” per “combattere il male degli abusi” sessuali e che “fa parte di un processo importante nel cammino della Chiesa universale”. Ad assicurarlo dalla Pontificia Università Gregoriana è stato padre Hans Zollner, preside dell’Istituto di psicologia dell’Ateneo, aprendo ieri pomeriggio la conferenza stampa tenuta a un anno di distanza dal Simposio internazionale per vescovi cattolici e superiori religiosi “Towards healing and renewal”. La conferenza stampa ha preceduto il convegno di presentazione, sempre ieri sera, degli Atti dello stesso simposio e delle prime attività del Centro per la protezione dei minori istituito a seguito dell’incontro. Il Simposio, ha osservato padre Zollner, “ha favorito l’acquisizione di una maggiore consapevolezza del problema in molte parti del mondo”, ed è stato “un passo decisivo nella direzione di fare giustizia per le vittime di abuso”. Padre Zollner ha presentato gli Atti del Simposio, tradotti in polacco, italiano, ungherese, tedesco, inglese, spagnolo, croato, ucraino e presto disponibili in francese, portoghese, slovacco, romeno. Con riferimento alle prime attività del Centro per la protezione dei minori istituito a seguito del Simposio e di cui presiede il comitato direttivo, ha richiamato la prima conferenza annuale (Monaco di Baviera - ottobre 2012) che ha portato alla “costruzione di un network internazionale che certamente potrà crescere”. Hubert Liebhardt, direttore del Centro per la protezione dei minori, ne ha illustrato il programma di e-learning, sei moduli di 30 ore di cui 22 ore of online learning e 8 ore face-to-face, e le iniziative promosse in questi mesi in Indonesia, Ecuador, Ghana, Argentina, e ha sottolineato il pieno appoggio dato all’iniziativa dal card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco. Tre, ha spiegato, i pilastri del programma di formazione rivolto a religiosi e religiose, catechisti, educatori, insegnanti, per “aumentarne la consapevolezza sul fenomeno degli abusi e le competenze e le capacità di gestione”. Anzitutto le modalità di prevenzione degli abusi; quindi gli interventi; infine l’accompagnamento e la riabilitazione delle vittime. Tra le maggiori difficoltà riscontrate “le differenze tra le culture” e la diffusione non omogenea delle tecnologie. Tra i vantaggi, ha concluso Liebhardt, “la qualità del livello dei contenuti, la possibilità di frequenti aggiornamenti, l’approccio di lungo periodo e il networking degli interventi tra le diverse organizzazioni coinvolte”.

SIR