venerdì 1 gennaio 2010

Messaggio del Papa per l’Anno Santo compostelano: un’occasione di rinnovamento spirituale e un richiamo alle radici cristiane dell'Europa

Un “tempo speciale di grazia e perdono”, di rinnovamento e testimonianza: Benedetto XVI definisce così l’Anno Santo Compostelano 2010, inaugurato ieri pomeriggio con l’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Santiago di Compostela. In un messaggio all’arcivescovo della città galiziana, Julían Barrio, il Papa mette l’accento sulla ricchezza spirituale del secolare pellegrinaggio alla Tomba dell’Apostolo Giacomo il Maggiore. Il celebre Cammino di Santiago, afferma il Pontefice, deve richiamare l’Europa alle proprie radici cristiane. Un’opportunità affinché i credenti, incontrando Cristo, “riflettano sulla propria genuina vocazione alla santità” e si “imbevano della Parola di Dio che illumina e interpella”. Ma, aggiunge, questo evento giubilare è anche un’occasione - per chi non ha fede - di riceverla “da Colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita”. Il Cammino di Santiago, prosegue il Messaggio, è “cosparso di tante dimostrazioni di fervore, penitenza, ospitalità, arte e cultura che ci parlano in modo eloquente delle radici spirituali del Vecchio Continente”. Il tema dell’Anno giacobeo, “Pellegrinando verso la luce”, come la Lettera pastorale intitolata “Pellegrini della fede e testimoni del Cristo Risorto”, rileva il Papa, propongono una “chiamata evangelizzatrice per le donne e gli uomini di oggi, ricordando il carattere essenzialmente pellegrinante della Chiesa e del cristiano in questo mondo”. Nel Cammino compostelano, prosegue il messaggio, “si contemplano nuovi orizzonti che ci fanno riflettere sulle angustie della propria esistenza e l’immensità” che l’essere umano può trovare dentro e al di fuori da sé. E ribadisce l’importanza per i pellegrini di testimoniare il Vangelo nel nostro tempo. Prega ferventemente il Signore “che accompagna i pellegrini”, affinché “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. “Questa – esorta il Papa – è la vera meta, la grazia che il semplice percorso materiale del Cammino non può raggiungere da se stesso” e che porta “il pellegrino a convertirsi in testimone di Cristo” nostra “speranza imperitura di salvezza”. Per questo, evidenzia il carattere spirituale del pellegrinaggio a Santiago de Compostela, anche se “in certi casi si tende ad ignorarlo o a snaturarlo”. In questo Anno Sacerdotale, il pensiero di Benedetto XVI va poi ai presbiteri che con generosità accoglieranno i pellegrini alla Tomba di San Giacomo, in particolare prodigandosi ad amministrare i Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. E ciò anche perché, constata, il Perdono e l’incontro con Cristo è proprio ciò che di più prezioso c’è nell’Anno Santo compostelano. Il Papa esprime infine la sua speciale vicinanza ai pellegrini che si recheranno a Santiago. E li invita a “far fruttificare le suggestive esperienze di fede, carità e fraternità”, che incontreranno lungo la strada e a vivere il Cammino “soprattutto interiormente, lasciandosi interpellare dalla chiamata che il Signore” rivolge ad ognuno di noi.

Radio Vaticana

Il presidente Napolitano scrive a Benedetto XVI: non posso non condividere l'esortazione a un approccio morale verso l'ambiente e lo sviluppo

Il richiamo che il Papa fa "agli obbiettivi della pace, dello sviluppo sociale, della solidarietà" nel suo messaggio per la 43° Giornata Mondiale della Pace "offre una straordinaria testimonianza dei valori universali ai quali ispirarsi", secondo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (nella foto con Benedetto XVI). "Il suo costante appello alla dimensione etica delle decisioni umane, già posto con forza nell'Enciclica "Caritas in veritate" - scrive il Capo dello Stato in un messaggio indirizzato a Benedetto XVI - ci esorta ad un approccio morale, che non posso che condividere, verso le questioni che riguardano l'ambiente e lo sviluppo, affinché prevalgano atteggiamenti lungimiranti, ma soprattutto responsabili, nell'interesse delle generazioni future. Fondamento di una società giusta - aggiunge Napolitano - è, difatti, il rispetto per il prossimo e per ciò che ci circonda. Esso trae origine da 'quell'Amore che move il sole e l'altre stelle' che Vostra Santità, citando con mio personale orgoglio di italiano il sommo Poeta Dante Alighieri, ha richiamato nel Suo messaggio". "Il legame che Vostra Santità ha voluto fortemente evidenziare fra il rispetto dell'Ecosistema e la pace - prosegue il Presidente della Repubblica nel messaggio al Papa - è di allarmante attualità. Lo sfruttamento sconsiderato delle risorse del nostro Pianeta, spesso a favore dell'arricchimento di una minoranza, è fonte di perenni conflitti; così come sono causa di instabilità le migrazioni forzate di intere popolazioni, costrette a lasciare le proprie terre a causa di un degrado troppo spesso attribuibile all'atteggiamento irresponsabile dell'uomo". "Come non condividere, infine, il grande realismo con il quale Ella ci invita a cogliere la paradossale opportunità che ci offre la crisi ecologica - scrive ancora Napolitano - per operare un'autentica svolta nelle politiche globali di sviluppo, nonché di quelle volte alla tutela delle risorse della Terra, da Lei giustamente definita nostra 'Casa comune'". Il Capo dello Stato sottolinea nel suo messaggio che "in un momento in cui appaiono tuttora persistenti le difficoltà all'accettazione di obbiettivi ritenuti minimi per la salvaguardia del nostro Pianeta, nonostante lo sforzo negoziale della Conferenza di Copenaghen che ha prodotto risultati inferiori alle attese, Ella ci invita nuovamente a riflettere sulla comune responsabilità nei confronti del degrado ambientale, richiamando quel principio di 'solidarietà globale', che dovrebbe sempre orientare l'atteggiamento di coloro che detengono responsabilità di Stato e di Governo".

Apcom

L'educazione alla responsabilità verso il creato e l'appello ai gruppi armati per abbandonare la violenza. Il primo Angelus del Papa nel 2010

Il Papa torna sul tema ecologico all'Angelus nella Solennità di Maria Madre Dio e sottolinea che, oltre alle decisioni dei 'grandi', sono gli stili di vita e le scelte di tutti a determinare lo stato di salute dell'ambiente. Una riflessione che porta Benedetto XVI, che ha dedicato alla tutela del 'creato' il messaggio per la 43° Giornata Mondiale della pace che la Chiesa Cattolica celebra oggi, a caldeggiare una "educazione" al rispetto della natura. "Un obiettivo condivisibile da tutti, condizione indispensabile per la pace, è quello di amministrare con giustizia e saggezza le risorse naturali della Terra", ha sottolineato Papa Ratzinger. Il Papa, in particolare, ha ricordato che mentre la Santa Sede pubblicava il suo messaggio per la Giornata della pace, intitolato "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato", "i Capi di Stato e di Governo erano riuniti a Copenaghen per il vertice sul clima, dove è emersa - ha rilevato - ancora una volta l'urgenza di orientamenti concertati sul piano globale. Tuttavia - ha però aggiunto Benedetto XVI - in questo momento, vorrei sottolineare l'importanza che, nella tutela dell'ambiente, hanno anche le scelte dei singoli, delle famiglie e delle amministrazioni locali". Per il Papa "tutti siamo responsabili della protezione e della cura del creato. Perciò, anche in questo campo, è fondamentale l'educazione: per imparare a rispettare la natura, orientarsi sempre più 'a costruire la pace a partire dalle scelte di ampio raggio a livello personale, familiare, comunitario e politico'".
"Nel primo giorno dell'anno, vorrei rivolgere un appello alle coscienze di quanti fanno parte di gruppi armati di qualunque tipo. A tutti e a ciascuno dico: fermatevi, riflettete, e abbandonate la via della violenza!". "Sul momento - ha proseguito Benedetto XVI affacciato alla finestra del suo studio privato, rivolto a oltre 60 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro - questo passo potrà sembrarvi impossibile, ma, se avrete il coraggio di compierlo, Dio vi aiuterà, e sentirete tornare nei vostri cuori la gioia della pace, che forse da tempo avete dimenticata".
"Uno speciale augurio" è stato poi indirizzato "al signor Presidente della Repubblica Italiana". "A lui, alle altre Autorità dello Stato e all'intero popolo italiano formulo - ha detto dopo la preghiera dell'Angelus - ogni miglior auspicio per l'anno appena iniziato". Benedetto XVi era stato citato ieri sera dal presidente Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine d'anno trasmesso a reti unificate
Il Papa ha infine salutato i partecipanti alla marcia intitolata 'Pace in tutte le terre' promossa oggi dalla Comunità di Sant'Egidio a Roma e in molti altri paesi del mondo. "Estendo l'espressione della mia spirituale vicinanza alle molteplici iniziative per la pace organizzate dalle Chiese particolari, dalle associazioni e dai movimenti ecclesiali", ha aggiunto Benedetto XVI. "Penso, in modo speciale, a quella a carattere nazionale svoltasi ieri a Terni e a L'Aquila", ha aggiunto il Papa, che ha salutato anche gli aderenti al Movimento dell'Amore Familiare e i giovani amici dell'Opera Don Orione, "che stanotte hanno vegliato in Piazza San Pietro pregando per l'unità e la pace nelle famiglie e tra le nazioni".

Apcom, Agi


Maria Santissima Madre di Dio. Il Papa: riscoprire il volto di Dio per guardare le creature come riflessi del volto del Creatore e averne cura e amore

Il Natale, “la festa della fede diventa festa dell’uomo e del creato: quella festa che a Natale si esprime anche mediante gli addobbi sugli alberi, per le strade, nelle case. Tutto rifiorisce perché Dio è apparso in mezzo a noi”. Benedetto XVI sottolinea così il legame fra il Natale, la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e la 43° Giornata Mondiale della Pace, che ha come tema proprio la “custodia del creato”. “La Vergine Madre – ha continuato il Pontefice - mostra il Bambino Gesù ai pastori di Betlemme, che gioiscono e lodano il Signore (cfr Lc 2,20); la Chiesa rinnova il mistero per gli uomini di ogni generazione, mostra loro il volto di Dio, perché, con la sua benedizione, possano camminare sulla via della pace”. E proprio il “mostrare il volto di Dio” come radice della pace è stato il tema dell’omelia tenuta dal Papa durante la Santa Messa concelebrata insieme a diversi cardinali e alla presenza di molti ambasciatori presso la Santa Sede nella Basilica Vaticana. Citando alcuni passi biblici, ha affermato: “Tutto il racconto biblico si può leggere come progressivo svelamento del volto di Dio, fino a giungere alla sua piena manifestazione in Gesù Cristo”. “Il volto di Dio ha preso un volto umano, lasciandosi vedere e riconoscere nel figlio della Vergine Maria, che per questo veneriamo con il titolo altissimo di ‘Madre di Dio’. Ella, che ha custodito nel suo cuore il segreto della divina maternità, è stata la prima a vedere il volto di Dio fatto uomo nel piccolo frutto del suo grembo”. Il Papa ha preso spunto poi dalle icone della “tenerezza” tipiche della tradizione bizantina, in cui si trova “Gesù bambino con il viso appoggiato – guancia a guancia – a quello della Madre. Il Bambino guarda la Madre, e questa guarda noi”.
"Quella stessa icona – ha continuato il Pontefice - ci mostra anche, in Maria, il volto della Chiesa, che riflette su di noi e sul mondo intero la luce di Cristo, la Chiesa mediante la quale giunge ad ogni uomo la buona notizia: ‘Non sei più schiavo, ma figlio’ (Gal 4,7) – come leggiamo ancora in San Paolo”. “Meditare sul mistero del volto di Dio e dell’uomo è una via privilegiata che conduce alla pace. Questa, infatti, incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell’altro una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione. Ma chi, se non Dio, può garantire, per così dire, la ‘profondità’ del volto dell’uomo? In realtà, solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di cogliere nel volto dell’altro un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico, ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell’infinito mistero dell’essere umano”. “Chi ha il cuore vuoto – ha continuato Benedetto XVI - non percepisce che immagini piatte, prive di spessore. Più, invece, noi siamo abitati da Dio, e più siamo anche sensibili alla sua presenza in ciò che ci circonda: in tutte le creature, e specialmente negli altri uomini, benché a volte proprio il volto umano, segnato dalla durezza della vita e dal male, possa risultare difficile da apprezzare e da accogliere come epifania di Dio. A maggior ragione, dunque, per riconoscerci e rispettarci quali realmente siamo, cioè fratelli, abbiamo bisogno di riferirci al volto di un Padre comune, che tutti ci ama, malgrado i nostri limiti e i nostri errori”. Il Papa ha poi citato un’esperienza molto comune in tante parti del mondo: bambini di diverse nazionalità e razza che si trovano insieme a scuola. “Più sono piccoli questi bambini – egli spiega - e più suscitano in noi la tenerezza e la gioia per un’innocenza e una fratellanza che ci appaiono evidenti: malgrado le loro differenze, piangono e ridono nello stesso modo, hanno gli stessi bisogni, comunicano spontaneamente, giocano insieme… I volti dei bambini sono come un riflesso della visione di Dio sul mondo”. Purtroppo, ha continuato Benedetto XVI, nel mondo avvengono fatti che avvelenano il cuore dei bambini e spengono il loro sorriso. La stessa immagine della Madre di Dio della tenerezza, “trova il suo tragico contrario nelle dolorose immagini di tanti bambini e delle loro madri in balia di guerre e violenze: profughi, rifugiati, migranti forzati. Volti scavati dalla fame e dalle malattie, volti sfigurati dal dolore e dalla disperazione. I volti dei piccoli innocenti sono un appello silenzioso alla nostra responsabilità: di fronte alla loro condizione inerme, crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente convertirci a progetti di pace, deporre le armi di ogni tipo e impegnarci tutti insieme a costruire un mondo più degno dell’uomo”. Costruire la pace e custodire il creato è possibile solo se si riparte da una “ecologia umana”, che si riferisce al volto di Dio e al volto dell’uomo. Riprendendo alcuni temi del suo Messaggio, Benedetto XVI ha affermato: “L’uomo è capace di rispettare le creature nella misura in cui porta nel proprio spirito un senso pieno della vita, altrimenti sarà portato a disprezzare se stesso e ciò che lo circonda, a non avere rispetto dell’ambiente in cui vive, del creato. Chi sa riconoscere nel cosmo i riflessi del volto invisibile del Creatore, è portato ad avere maggiore amore per le creature, maggiore sensibilità per il loro valore simbolico”. “Se l’uomo si degrada, si degrada l’ambiente in cui vive; se la cultura tende verso un nichilismo, se non teorico, pratico, la natura non potrà non pagarne le conseguenze”. “Rinnovo, pertanto, il mio appello – conclude il pontefice - ad investire sull’educazione, proponendosi come obiettivo, oltre alla necessaria trasmissione di nozioni tecnico-scientifiche, una più ampia e approfondita ‘responsabilità ecologica’, basata sul rispetto dell’uomo e dei suoi diritti e doveri fondamentali. Solo così l’impegno per l’ambiente può diventare veramente educazione alla pace e costruzione della pace”.

AsiaNews


Vespri e Te Deum di fine anno. Il Papa: solo con l’amore di Dio l’agire umano lievito di un futuro migliore. La Chiesa vicina a poveri e famiglie

Solo con l’amore di Dio, l’agire umano diventa lievito di un futuro migliore: così il Papa ieri sera nella Basilica San Pietro, durante i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, seguiti dal Te Deum di ringraziamento. Al centro dell’omelia di Benedetto XVI, il pensiero per quanti si trovano in difficoltà anche a causa della crisi economica e l’auspicio di nuove vocazioni. È un anno “ricco di eventi per la Chiesa e per il mondo” - così lo definisce il Papa – quello che si chiude, al crepuscolo di una velata giornata di sole, nella Basilica Vaticana. 365 giorni che ricordano “la pienezza del tempo” alla storia dell’uomo, in cui Dio ha introdotto l’eternità. "Con l’incarnazione del Figlio di Dio, l’eternità è entrata nel tempo, e la storia dell’uomo si è aperta al compimento nell’assoluto di Dio. Il tempo è stato - per così dire - “toccato” da Cristo, il Figlio di Dio e di Maria, e da lui ha ricevuto significati nuovi e sorprendenti: è diventato tempo di salvezza e di grazia". Ed è proprio in questa prospettiva – ha continuato Benedetto XVI – che dobbiamo considerare il passaggio da un anno all’altro, per porre le nostre vite sotto il segno della salvezza e per ringraziare Dio di averci dato “l’inaudita possibilità” di essere suoi figli. Quindi, il Santo Padre ha guardato all’operato e alla vita della diocesi di Roma e la sua riflessione va a chi è meno fortunato: "Il mio pensiero si estende a chiunque vive nella nostra Città, in particolare a quanti si trovano in situazioni di difficoltà e di disagio: a tutti e a ciascuno assicuro la mia vicinanza spirituale, avvalorata dal costante ricordo nella preghiera". Il Papa si è rallegrato per come sta procedendo il programma diocesano, per la “capillare azione apostolica” che viene svolta su due ambiti “essenziali per la vita e la missione della Chiesa”, ovvero l’Eucaristia e la carità. E ha ricordato l’importanza della lectio divina, “per diventare testimoni autorevoli della verità sull’uomo”. E ancora: ribadendo che la Chiesa è impegnata “a promuovere lo sviluppo integrale della persona umana”, Benedetto XVI ha guardato ai giovani: "Da diversi anni tante famiglie, numerosi insegnanti e le comunità parrocchiali si dedicano ad aiutare i giovani a costruire il loro futuro su solide fondamenta, in particolare sulla roccia che è Gesù Cristo. Auspico che questo rinnovato impegno educativo possa sempre più realizzare una feconda sinergia fra la comunità ecclesiale e la città per aiutare i giovani a progettare la propria vita". "La parola, creduta, annunciata e vissuta ci spinge a comportamenti di solidarietà e di condivisione", ha detto il Papa in riferimento alle Sacre scritture. "Nel lodare il Signore per l'aiuto che le comunità cristiane hanno saputo offrire con generosità a quanti hanno bussato alle loro porte - ha aggiunto - desidero incoraggiare tutti a proseguire nell'impegno di alleviare le difficoltà in cui versano ancora oggi tante famiglie provate dalla crisi economica e dalla disoccupazione".
"Il Natale del Signore, che ci ricorda la gratuità con la quale Dio è venuto a salvarci, facendosi carico della nostra umanità e donandoci la sua vita divina, possa aiutare ogni uomo di buona volontà a comprendere che solo aprendosi all’amore di Dio l’agire umano cambia, si trasforma, diventando lievito di un futuro migliore per tutti". Quindi, Benedetto XVI si è rivolto ai sacerdoti ed ha auspicato nuove vocazioni: "Roma ha bisogno di sacerdoti che siano annunciatori coraggiosi del Vangelo e, allo stesso tempo, rivelino il volto misericordioso del Padre. Invito i giovani a non avere paura di rispondere con il dono completo della propria esistenza alla chiamata che il Signore rivolge loro a seguirlo nella via del sacerdozio o della vita consacrata". Infine, il Papa ha ricordato l'incontro con i giovani della diocesi il prossimo 25 marzo, giorno di due importanti anniversari: il 25° dall’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù e il 10° di quella di Tor Vergata, definita “indimenticabile”.
A conclusione della celebrazione, Benedetto XVI ha pregato alcuni minuti davanti al presepe allestito in Piazza San Pietro. Accompagnato dal 'governatore' del Vaticano, il card. Giovanni Lajolo, e protetto dalla pioggia con un grande ombrello bianco, Papa Ratzinger ha fatto rientro nel Palazzo apostolico prima delle 20 per festeggiare con la famiglia pontificia l'inizio dell'anno.

Radio Vaticana, Apcom. Tgcom