martedì 15 giugno 2010

Il card. Vallini al Papa: gratitudine per la testimonianza umile e forte nel combattere il peccato nella Chiesa. I sacerdoti di Roma sono con lei

Il card. Agostino Vallini ha espresso a Papa Benedetto XVI "affetto e condivisione per le sofferenze degli ultimi mesi", quando lo ha accolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano per l'apertura del Convegno diocesano su Eucaristia e carità. In trasparente riferimento alla pedofilia nel clero, il vicario del Papa per la diocesi di Roma ha espresso a Benedetto XVI "gratitudine per la testimonianza umile e forte e il richiamo evangelico a combattere il peccato e il male spirituale che come Lei ci ha ricordato a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa e il suo invito ad affrontare le prove che il Signore permette con maggiore radicalità e coerenza". "Padre Santo i sacerdoti di Roma sono con Lei nella lotta contro il peccato". Poco prima, con un gesto inconsueto, Benedetto XVI si è unito all'applauso dei cattolici di Roma quando il card. Vallini ha nominato il vicegerente Luigi Moretti, "da poco nominato nuovo arcivescovo di Salerno".

Apcom, Agi

Il Papa: l’Eucaristia fa la Chiesa, diventiamo una cosa sola, il suo Corpo mistico. Fa della nostra azione apostolica testimonianza dell’amore di Dio

“La fede non può mai essere presupposta, perché ogni generazione ha bisogno di ricevere questo dono mediante l’annuncio del Vangelo e di conoscere la verità che Cristo ci ha rivelato. La Chiesa, pertanto, è sempre impegnata a proporre a tutti il deposito della fede; in esso è contenuta anche la dottrina sull’Eucaristia”, che “oggi purtroppo non è sufficientemente compresa nel suo valore profondo e nella sua importanza per l’esistenza dei credenti. Per questo è importante che una conoscenza più approfondita del mistero del Corpo e del Sangue del Signore sia avvertita come un’esigenza dalle diverse comunità cristiane di Roma”. Lo ha detto stasera Benedetto XVI, aprendo i lavori, nella basilica di San Giovanni in Laterano, del convegno diocesano di Roma, che ha avrà per tema “Eucaristia domenicale e testimonianza della carità”. Al tempo stesso, ha aggiunto il Pontefice, “nello spirito missionario che vogliamo alimentare, è necessario che si diffonda l’impegno di annunciare tale fede eucaristica, perché ogni uomo incontri Gesù Cristo che ci ha rivelato il Dio ‘vicino’, amico dell’umanità, e di testimoniarla con una eloquente vita di carità”. Secondo il Papa, “la Santa Messa, celebrata nel rispetto delle norme liturgiche e con un’adeguata valorizzazione della ricchezza dei segni e dei gesti, favorisce e promuove la crescita della fede eucaristica”. Dal Papa poi un invito a “riscoprire la fecondità dell’adorazione eucaristica” per “portare molto frutto” ed “evitare che la nostra azione apostolica si riduca a uno sterile attivismo, ma sia invece testimonianza dell’amore di Dio”.
È l’Eucaristia, ha ricordato il Papa, che “trasforma un semplice gruppo di persone in comunità ecclesiale: l’Eucaristia fa la Chiesa”. È dunque “fondamentale che la celebrazione della Santa Messa sia effettivamente il culmine, la ‘struttura portante’ della vita di ogni comunità parrocchiale”. Nutrendoci di Cristo, ha osservato il Pontefice, “siamo liberati dai vincoli dell’individualismo e, per mezzo della comunione con Lui, diventiamo una cosa sola, il suo Corpo mistico. Vengono così superate le differenze dovute alla professione, al ceto, alla nazionalità, perché ci scopriamo membri di un’unica grande famiglia, quella dei figli di Dio, nella quale a ciascuno è donata una grazia particolare per l’utilità comune”. Per il Santo Padre, “il mondo e gli uomini non hanno bisogno di una ulteriore aggregazione sociale, ma della Chiesa, che è in Cristo come un sacramento, ‘cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano’, chiamata a far risplendere su tutte le genti la luce del Signore risorto”. “Quando riceviamo Cristo, l’amore di Dio si espande nel nostro intimo, modifica radicalmente il nostro cuore e ci rende capaci di gesti che, per la forza diffusiva del bene, possono trasformare la vita di coloro che ci sono accanto”. “La carità – ha spiegato - è in grado di generare un cambiamento autentico e permanente della società, agendo nei cuori e nelle menti degli uomini”. Dunque, “la testimonianza della carità per il discepolo di Gesù non è un sentimento passeggero, ma al contrario è ciò che plasma la vita in ogni circostanza”. Di qui l’incoraggiamento “a impegnarsi nel delicato e fondamentale campo dell’educazione alla carità, come dimensione permanente della vita personale e comunitaria”.
Roma, ha affermato il Papa, “chiede ai discepoli di Gesù, con un rinnovato annuncio del Vangelo, una più chiara e limpida testimonianza della carità. È con il linguaggio dell’amore, desideroso del bene integrale dell’uomo, che la Chiesa parla agli abitanti di Roma”. Nella capitale sono vari i “luoghi dove la carità è vissuta in modo intenso”. Di qui la gratitudine per “quanti si impegnano nelle diverse strutture caritative, per la dedizione e la generosità con le quali servono i poveri e gli emarginati”. “I bisogni e le povertà di tanti uomini e donne ci interpellano profondamente: è Cristo stesso che ogni giorno, nei poveri, ci chiede di essere sfamato e dissetato, visitato negli ospedali e nelle carceri, accolto e vestito”. Così Benedetto XVI, stasera, al convegno diocesano di Roma. “L’Eucaristia celebrata – ha sostenuto - ci impone e al tempo stesso ci rende capaci di diventare a nostra volta pane spezzato per i fratelli, venendo incontro alle loro esigenze e donando noi stessi. Per questo una celebrazione eucaristica che non conduce ad incontrare gli uomini lì dove essi vivono, lavorano e soffrono, per portare loro l’amore di Dio non manifesta la verità che racchiude”. I gesti di condivisione “creano comunione, rinnovano il tessuto delle relazioni interpersonali, improntandole alla gratuità e al dono, e permettono la costruzione della civiltà dell’amore”. “In un tempo come il presente di crisi economica e sociale – è stata l’esortazione -, siamo solidali con coloro che vivono nell’indigenza per offrire a tutti la speranza di un domani migliore e degno dell’uomo”. Infine, un invito ai giovani a non aver paura di “scegliere l’amore come la regola suprema della vita”, sia “nel sacerdozio” sia nel “formare famiglie cristiane che vivono l’amore fedele, indissolubile e aperto alla vita!”.

Verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Le sculture della Settimana Santa spagnola in processione durante la Via Crucis presieduta dal Papa

L'Ultima Cena di Salzillo o il Cristo morto di Mena saranno alcune delle sculture, provenienti da tutta la Spagna, che potranno ammirare i partecipanti alla GMG di Madrid 2011. Saranno portate in processione durante la solenne Via Crucis presieduta da Benedetto XVI prevista per il pomeriggio di venerdì 19 agosto 2011 nel Paseo de Recoletos della capitale spagnola. L'iniziativa è stata presentata questa mattina a Madrid dal vescovo ausiliare, mons. César Franco, insieme ai Fratelli delle Confraternite delle statue selezionate per l'occasione. Si tratta di antichi gruppi scultorei che rappresentano scene della Passione di Cristo e vengono portati in processione durante la Settimana Santa per le vie delle città spagnole tra il fervore popolare. Dieci di questi, provenienti da Madrid, Cuenca, Málaga, León, Valladolid, Murcia, Granada, Zamora, Jerez (Cadice) e Orihuela (Alicante), arriveranno a Madrid per l'evento di fede e festa dei giovani. Questa iniziativa “straordinaria e coraggiosa”, secondo Rafael Cebrián, fratello della Confraternita Nuestro Padre Jesús Nazareno di Murcia, vuole “avvicinare i giovani alla fede attraverso la bellezza”, ricordano gli organizzatori. “Tutte le sculture sono state realizzate a scopo catechetico, mostrando varie scene della Passione; porteremo avanti la missione per la quale sono state costruite, per far vedere la Passione ai giovani del mondo”, ha aggiunto Cebrián. Javier Cremades, responsabile degli atti centrali della GMG, ha spiegato che si vogliono “rappresentare le migliaia di processioni che avvengono in tutto il territorio spagnolo”. Cremades ha anche sottolineato che “non si tratta di una collezione di opere d'arte esposta al pubblico, ma di poter pregare davanti a tesori della religiosità popolare spagnola”.

Zenit

Il Papa nel Regno Unito. Sarà distribuito in tutte le parrocchie un'opuscolo che risponde alle domande più importanti sul viaggio di Benedetto

“Preparare la prossima visita di Benedetto XVI (16-19 settembre) e far comprendere al meglio il ruolo della fede e della Chiesa nella vita quotidiana”. Sono questi gli obiettivi di “Heart speaks unto heart – La visita di Benedetto XVI nel Regno Unito”, l’opuscolo presentato oggi a Londra dall’arcivescovo Vincent Nichols, presidente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, e che sarà distribuito in tutte le parrocchie di Inghilterra, Galles e Scozia il prossimo fine settimana. Per mons. Nichols “in questo campo c’è un vuoto di conoscenze da parte dell’opinione pubblica che il testo cerca di colmare rispondendo a domande del tipo ‘Perché il Papa incontrerà la Regina?’, ‘Cosa ha da dirci il Papa della nostra società?’, ‘Qual è il contributo della Santa Sede al mondo e alla società britannica?’, ‘Cosa ha da dire sulla protezione dei minori?’. Risposte che saranno utili a coloro che vogliono capire un po’ di più di queste giornate storiche”. “Si tratta della prima volta che un Papa visita il Regno Unito su invito della Regina – si legge nell’introduzione – e per questo è l’equivalente di una visita di Stato”. Rispetto al viaggio di Giovanni Paolo II del 1982, questo di Benedetto XVI sarà diverso: “Il Pontefice prenderà, infatti, parte ad incontri ecumenici ed interreligiosi e presiederà la beatificazione del card. John Henry Newman. Ma come ospite di Sua Maestà verrà, innanzitutto ad incontrare tutta la popolazione del Regno Unito. Tra Santa Sede e Regno Unito – prosegue il testo - ci sono state relazioni diplomatiche, in una varietà di forme, sin dal 1479 ma il riconoscimento formale risale al tempo della Prima guerra mondiale. Molte volte il Governo britannico e la Santa Sede hanno condiviso interessi comuni. Oggi insieme lottano contro la povertà, per la difesa dell’ambiente, per promuovere lo sviluppo economico, inclusa anche l’eliminazione del debito dei Paesi poveri”. “La fede cristiana – continua l’introduzione - ha permeato la nostra società e cultura di questi ultimi 2000 anni. Non è possibile, quindi, capire chi siamo, da dove veniamo senza una conoscenza della nostra fede storica. La nostra fede vive in un grandissimo numero di fedeli che in essa trovano il significato ultimo della loro vita e delle loro azioni. La tradizione giudaico-cristiana continua ad essere una fonte di valori di cui oggi noi abbiamo un chiaro bisogno. Questa tradizione ha molto da offrire al bene comune”.

SIR

Dopo le dimissioni forzate e l'archiviazione dell'accusa di abusi mons. Mixa vorrebbe essere riabilitato. Il vescovo è stato ricevuto dal card. Re

Continua a far discutere il vescovo tedesco Walter Mixa. Il presule si è dimesso a inizio maggio per una serie di accuse che vanno dalla malversazione finanziaria all'alcolismo, al maltrattamento di giovani e all'abuso sessuale. Accusa, quest'ultima, poi archiviata dalla procura di Ingolstadt che aveva aperto nelle scorse settimane un fascicolo a carico del presule. Per reazione, ora Mixa vorrebbe se non un reintegro, almeno una riabilitazione. Così, almeno, riporta da giorni la stampa tedesca. Quel che è certo è che Mixa, vescovo scelto per la diocesi bavarese di Augusta all'inizio del Pontificato di Joseph Ratzinger, è tornato a vivere da alcuni giorni nel vescovado. Ma la Sueddeutsche Zeitung ha scritto, alcuni giorni fa, che il vescovo è stato a Roma ed è stato anche ricevuto alla Congregazione per i vescovi, il dicastero guidato dall'uscente card. Giovanni Battista Re, responsabile tanto dell'istruttoria che portò alla sua nomina nel 2005, quanto, adesso, della gestione del delicato 'dossier Mixa'. Al card. Re Mixa avrebbe consegnato una lettera di tre pagine nella quale respinge tutte le accuse salvo quella di aver dato qualche ceffone a dei ragazzini all'epoca in cui era ancora parroco. L'agenzia stampa austriaca Kath.net dà voce a chi ritiene che Mixa sia stato vittima di "intrighi interni alla Chiesa". Il vescovo Mixa è sempre stato una personalità controversa. Le sue prese di posizioni conservatrici hanno sollevato spesso polemiche e gli hanno guadagnato l'ostitilità di ampi settori del cattolicesimo tedesco. Dopo che in Germania è scoppiato il caso della pedofilia, con denunce emerse dai decenni scorsi e accuse che hanno lambito anche il presidente dei vescovi Robert Zollitsch, la posizione di Mixa è divenuta insostenibile per i suoi stessi confratelli. Il vescovo ha rassegnato le dimissioni dopo che il Papa aveva ricevuto in Vaticano, per un vertice straordinario, mons. Zollitsch, il vescovo di Monaco Reinhard Marx e il vicario dello stesso Mixa, Anton Losinger. Ora la Conferenza Eepiscopale reagisce con un 'no comment' agli ultimi episodi e anche la diocesi di Augusta si trincera dietro il silenzio. Sulla stampa tedesca, trapelano voci anonime della diocesi di Augusta: "Mixa vive in un mondo di fantasia".

Apcom

Murphy-O’Connor: il cammino del Papa tocca in profondità il patrimonio spirituale della Chiesa irlandese, impegna a cercare la verità, capire e amare

“Le cose che ricordo della mia vita sacerdotale non sono i successi ma i fallimenti”, dai quali “ho tuttavia imparato di nuovo a pregare per la perseveranza e l’obbedienza alla mia vocazione”. Lo ha detto questo pomeriggio il card. Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster e visitatore dalla Santa Sede per l’arcidiocesi di Armagh, concludendo l’Anno Sacerdotale con un discorso ai preti della diocesi di Maynooth. Il card. Murphy-O’Connor ha fatto riferimento agli abusi sessuali sui bambini, “terribili crimini che hanno colpito la Chiesa”. “Non importa – ha affermato – se preti e vescovi sono in larga maggioranza buoni servitori e pastori del loro popolo. Quando la scandalo si allarga, distende la sua ombra su ogni cosa”. Per questo “le vittime sono al primo posto nei nostri pensieri e preghiere”. Ripercorrendo la sua esperienza personale, il porporato ha rievocato l’episodio “doloroso” di dieci anni prima, legato, ha detto, “alla mia cattiva gestione” della vicenda “di un prete abusatore”, per la quale “sono stato attaccato per due anni”. Da quell’errore, ha rilevato, “ho imparato a diventare un guaritore ferito” e sono “derivati aspetti positivi come le misure e le procedure nazionali di salvaguardia oggi attuate in tutte le diocesi e parrocchie dell’Inghilterra e del Galles”. “Qualcuno ha parlato di questo tempo come di ‘notte buia’ per la Chiesa in Irlanda” ha proseguito il card. Cormac Murphy-O’Connor, osservando che questa “notte” è “anche un tempo di apprendimento, purificazione e fiducia” nel convincimento che “Dio non ci ha abbandonato” e “sta lavorando con noi”. In questo senso “la povertà è un dono”. “Scrivendo alla Chiesa in Irlanda – le parole dell’arcivescovo emerito di Westminster – il Papa ha iniziato a tracciare un cammino di pentimento e rinnovamento” mostrandoci “la via per dire la verità con amore”. Un semplice rinnovamento delle strutture non è infatti sufficiente per “guarire gli animi addolorati e gli spiriti feriti”. Per questo, sottolinea il cardinale, il Papa innesca un ulteriore processo che “tocca in profondità il grande patrimonio spirituale della Chiesa irlandese” e richiede “l’impegno non solo a cercare la verità e a capire”, ma anche “ad amare”. Dal porporato l’invito a “non avere fretta”. Per superare le “situazioni di desolazione”, ammonisce, occorrono “il tempo necessario” e “una diversa leadership per perseverare nel deserto rimanendo fedeli alla verità”. “La nostra unità, la nostra forza e la nostra speranza – conclude – è la Messa, il popolo riunito intorno all’altare dove si celebra l’Eucaristia”.

SIR