mercoledì 20 febbraio 2013

Esercizi spirituali. Card. Ravasi: il punto di approdo, per ora sognato ma alimentato dalla fede. Il Signore, che è giusto, deve ancora riportarmi alla mia dignità e soprattutto alla mia vita vera, a quella sorgente che mi era necessaria

Dolore e isolamento, i nuclei attorno ai quali si è snodata la meditazione tenuta questo pomeriggio dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il card. Gianfranco Ravasi, al Papa e alla Curia Romana nell’ambito degli Esercizi spirituali di Quaresima. "La società contemporanea – ha detto il porporato - ha creato nelle nostre città una folla di solitudini". L’Incarnazione di Cristo e l’uomo sofferente, solo. Attorno a questo rapporto si è snodata la meditazione pomeridiana del card. Ravasi. Di fronte al dolore l’uomo non trova risposta, può disperare o tacere. Il porporato racconta l’esperienza del filosofo francese Emmanuel Mounier che di fronte alla figlia colpita da encefalite acuta, non riesce a vedere in lei solo una carne malata, ma vi sorge un’immensità di mistero. E’ l’immagine della fede. Nel Salterio, ricorda il card. Ravasi evidenziando l’importanza di una pastorale della sofferenza, sono molti i salmi sulla malattia: l’orante descrive il dolore, le lacrime, l’incubo della morte, la solitudine, l’abbandono degli amici di un tempo. In questa condizione solo Dio resta accanto: "Se anche gli amici mi hanno abbandonato - che Lui non mi lascia. Il Signore ascolta la mia supplica - l’ultimo versetto - il Signore accoglie la mia preghiera". C’è poi la sofferenza di chi è solo, isolato da tutti e messo alla prova con domande: “Dov’è il tuo Dio?”. Il salmista è però certo che Dio non lo abbandona ed immagina il momento in cui sarà da Lui consolato. "Ecco il punto di approdo, per ora sognato ma alimentato dalla fede. Il Signore, che è giusto, deve ancora riportarmi alla mia dignità e soprattutto alla mia vita vera, a quella sorgente che mi era necessaria". L’isolamento, "campo da gioco di Satana" scriveva un autore russo, è una piaga del mondo contemporaneo, una "grande prova". "Pensiamo, una domenica in una grande metropoli, pensate in quante case ci sono persone sole: lì; davanti ad un telefono ed aspettano che il telefono suoni, perché se il telefono suona è segno che c’è qualcuno che si ricorda ancora di loro; aspettano che il campanello di casa suoni, perché vuol dire che arriva almeno una persona a trovarli. Invece, resterà muto tutto il giorno, in questi grandi condomini in cui non ci si conosce neppure se si vive sullo stesso pianerottolo". “Vistare gli ammalati” è una delle grandi opere di misericordia, il sofferente, ha proseguito il card. Ravasi,  ha bisogno di ascolto e percepisce la fretta di chi lo visita, ma guarda l’orologio. "Il tema della solitudine, dell’isolamento, è importante nella società contemporanea che ha creato veramente nelle nostre città una folla di 'solitudini'". C’è poi l’isolamento della calunnia. "Certe volte, veramente, si rimane stupiti nel vedere - questo purtroppo accade anche all'interno del nostro mondo - la cattiveria con cui uno vuole distruggere un altro". La calunnia inchioda nella solitudine, nell’abbandono. A tal proposito il card. Ravasi ha ricordato le vittime del bullismo on line: giovani che, fatti ripetutamente oggetto di sarcasmo e ironia sul web, arrivano a preferire la morte alla vita. Una buona parte del male nasce dalle mani dell’uomo, anche se spesso lo attribuiamo a Dio. "È inutile dire: 'Dio vede, allora perché resta indifferente di fronte al bambino che muore di fame in Africa, o in Asia?', quando sappiamo che un solo bombardiere potrebbe mantenere, forse per un anno, non so quante centinaia di bambini". C’è però un male non riconducibile all’uomo, un dolore che sconcerta, provoca. E’ l’esperienza di Giobbe, narrata nel Vecchio Testamento: dopo varie prove, scopre da Dio che c’è un disegno di insieme nel quale anche la sofferenza più dura e incomprensibile, ha un significato. Il porporato ha quindi trattato la visione cristiana del dolore, una visione che desta scandalo: Dio in Cristo si china sull’uomo – ha detto - e ne assume la sofferenza, il limite. Gesù attraversa tutta la gamma oscura del dolore: paura, solitudine, isolamento, tradimento, sofferenza fisica, silenzio di Dio, morte. "Dio, quindi in Cristo, non ci protegge da ogni sofferenza, ma ci sostiene e ci libera in ogni sofferenza, stando con noi".

Radio Vaticana

Le diocesi di Roma e Albano accompagneranno il 28 febbraio il trasferimento di Benedetto XVI a Castel Gandolfo con il suono delle campane. Mons. Semeraro: attorno al Papa nel silenzio dell'amore e della preghiera

Tra otto giorni, il 28 febbraio, Benedetto XVI si recherà nella residenza di Castel Gandolfo, poco prima della fine del Pontificato. La cittadina laziale si sta già preparando a riceverlo. "So che la diocesi di Roma - ne parlavo con il card. Vallini - farà suonare le campane nel momento in cui il Santo Padre partirà dall'eliporto del Vaticano; noi faremo altrettanto a Castel Gandolfo al momento dell'arrivo", spiega ai microfoni di Radio Vaticana il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro. "Stiamo preparando una veglia di preghiera che avrà inizio alle ore 16.30 circa. Dalle città vicine le comunità si raduneranno ad Albano per andare in pellegrinaggio a piedi verso Castel Gandolfo; si ritroveranno nella piazza in preghiera e accoglieranno il Santo Padre con la recita del Santo Rosario e con altri momenti di canti, di riflessioni sul suo magistero. Prevedibilmente, se partirà alle 17.00, egli dovrebbe giungere all'eliporto di Castel Gandolfo intorno alle 17.15 e poi entrare nel Palazzo Apostolico, da dove - mi è stato confermato dalla Prefettura della Casa Pontificia - si affaccerà per salutare la diocesi di Albano e i fedeli. Questo per noi è davvero un grande privilegio. Dopo di che ho chiesto alla diocesi di stringersi attorno al Papa nel silenzio dell'amore e della preghiera".

TMNews

Esercizi spirituali. Card. Ravasi: avere fiducia nel Signore. Dobbiamo imparare dalla grande storia della spiritualità soprattutto noi, quando siamo arrivati magari ad un livello di responsabilità, di dignità anche nell’interno della Chiesa

La fede come adesione cosciente, libera e appassionata e l’incontro dell’uomo con il limite. Su questi due grandi temi si sono sviluppate le meditazioni di oggi del card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, incaricato di predicare gli Esercizi spirituali alla presenza del Papa e della Curia romana. E’ sul Salmo 30 che si concentra la prima meditazione del cardinale. Salmo brevissimo, “una sorta di simbolo – precisa il porporato - di una spiritualità dell’infanzia” e nel quale trovare le peculiarità del credente, colui che “ha in pienezza la sua fedeltà a Dio”. Salmo però che si apre proprio con l’antipodo della fede: “La superbia, l’orgoglio, l’autosufficienza assoluta, il collocarsi nella stessa posizione di Dio. È il peccato originale: ‘Sarete come Dio, conoscitori del bene e del male’, cioè arbitri della morale; ed è ciò che l’uomo nella sua libertà tenterà di fare”. Libertà, l’altra parola chiave per il cristiano. Ed è nell’immagine del “bambino svezzato”, tipica della simbologia orientale, che il salmista celebra una fede che è adesione e allo stesso tempo scelta. Un bimbo ormai già grande, non più imboccato dalla madre che lo nutre, ma staccato attraverso un atto di amore e libertà: “La fede che è adesione, ma adesione cosciente, adesione libera, adesione intensa, appassionata. Indubbiamente, non per nulla, si ripete due volte ‘come un bimbo svezzato’ e l’ultimo versetto poi è l’invito a tutto Israele a sperare, quindi ad avere fiducia nel Signore. Dobbiamo imparare anche noi dalla grande storia della spiritualità, dobbiamo impararla soprattutto noi, quando siamo arrivati magari ad un livello di responsabilità, di dignità anche nell’interno della Chiesa, oppure a funzioni di un certo rilievo, da cui dipendono, tante volte, anche scelte che riguardano le persone. Probabilmente la tentazione si ramifica in noi, lieve e sottile, la tentazione di essere quelli che guardano dall’alto”. Ed è nel restare bambini che si connota la fede: l’essere piccola di Santa Teresa di Lisieux, ricorda il card. Ravasi, ma è tutto l’insegnamento di Gesù che si sviluppa in questo senso. Bambini dai quali imparare sì la purezza ma soprattutto la fiducia: “Loro mettono la mano con fiducia nell’adulto; è questo il grande dramma. La vergogna della pedofilia è anche lì, perché il bambino, di sua fiducia, spontaneamente si abbandona all’adulto, al padre. Spontaneamente mette la sua manina in quella dell’altro, ma è interessante anche scoprire proprio il suo perché. Lui ha una visione, come ben sappiamo, simbolica della realtà, non analitica, per cui riesce ad intuire di più certe verità. Ed è per questo che stare certe volte ad ascoltarli è veramente, anche per noi, una lezione perché ti riportano le cose essenziali, ti pongono quei famosi perché ai quali non sappiamo come rispondere e che pure sono perché importanti. Quindi anche dal punto di vista umano è importante scoprire, seguire, ascoltare questa infanzia, ma lo è soprattutto, dalla limpidità interiore della fede, della fiducia, dell’abbandono”. Nella seconda meditazione, Ravasi si è soffermato sull’uomo creatura fragile, provato dal male di vivere, angosciato, che sperimenta il limite e la finitudine della sua persona. “Ombra”, “soffio”, si prega nel Salmo 39, e grido per chiedere “la misura dei giorni”. Parole dure e di grande attualità in un mondo dove vige un’atmosfera superficiale, una sorta di “narcosi che elimina le grandi domande”: “Pensiamo soltanto alla televisione, che è la vera e grande Moloch all’interno delle case. Ormai sappiamo tutto sulle mode, su ciò che dobbiamo mangiare, vestire, scegliere ecc, ma non abbiamo più, tante volte, una voce che ci indica la rotta e quindi il senso di questa vita soprattutto quando questa è così fragile, così misera. Ecco perché è importante ritornare ancora ai grandi temi. Avere il coraggio di proporre le grandi riflessioni, credo sia uno dei grandi problemi dei giovani di oggi che non riescono più a trovare risposte di senso e allora si abbandonano a questo flusso che è la deriva della società contemporanea”. Dunque avere il senso del limite per superare la superficialità, ma il card. Ravasi sottolinea pure la necessità di tornare alla “preghiera povera, nuda, semplice” e invita ad interrogarsi sulla sofferenza con “parole non solo consolatorie, di seconda mano e fredde”. Colui che soffre, toccando da vicino il senso del limite, scopre di essere in crisi: “Alcuni che non erano credenti, forse cominciano a lanciare un grido. Esiste, quindi, una sorta di ‘paideia’, anche di pedagogia che viene realizzata nel dolore. Però, ed è questo il tema sul quale poi dovremo ancora ritornare, alla fine il dolore è un elemento di crisi profonda: ci mette in crisi con il mondo e ci mette in crisi con Dio”. Ma, conclude il porporato, nonostante le tenebre, l’esperienza cristiana apre sempre ad un orizzonte di luce per cui il buio non ha mai l’ultima parola.

Radio Vaticana

Piazzoni: il Papa è l’unico che può legiferare sul conclave. Ad ogni Pontificato sono da considerarsi automaticamente abrogate le norme stabilite in materia dal Pontefice precedente

“Il Papa è l’unico che può legiferare sul conclave”. Una regola che “vale ancora oggi”, e che quindi comporta il fatto che “in teoria, se entro il 28 febbraio alle ore 20, arriva qualche nuova norma in materia, è quella da seguire”. Se, invece, tale norma “non arriva”, dalle ore 20 del 28 febbraio “il Papa non è più Papa, e spetta al Collegio cardinalizio predisporre tutto perché si convochi il conclave”. A ribadirlo, rispondendo alle domande dei giornalisti nel briefing di oggi, è stato Ambrogio Piazzoni, viceprefetto della Biblioteca Apostolica vaticana, che ha tenuto un ampio excursus storico sul conclave dalle origini ai giorni nostri. “Ancora oggi, il Papa è l’unico che può cambiare le regole dell’elezione del nuovo Pontefice”, ha ricordato l’esperto sottolineando che ad ogni Pontificato sono da considerarsi automaticamente abrogate le norme stabilite in materia dal Pontefice precedente, proprio per ribadire l’assoluta autorità del Papa regnante circa questa delicata materia. Un esempio per tutti: Pio XI, che nel 1935 emanò una costituzione relativa all’elezione del Pontefice, senza però cambiare nulla rispetto alle norme precedenti, “quasi a sottolineare che il Papa poteva in ogni caso, e deve sempre intervenire, nella legislazione sul conclave”, ha commentato Piazzoni. Nella storia della Chiesa, ha spiegato Piazzoni, “è esistita in vari momenti una legislazione di emergenza per quanto riguarda il conclave”. Nel Medioevo, ad esempio, quando è nata l’esigenza di difendersi dal potere degli imperatori, o ai tempi di Napoleone, quando Pio VII emanò delle norme che prevedevano l’eventualità per cui, “se il papa veniva fatto prigioniero da una potenza straniera, per ciò stesso iniziava la sede vacante”. Se Napoleone, insomma, avesse fatto prigioniero Pio VI, “non avrebbe avuto tra le mani un Papa, ma un ex Papa”. Situazione per certi versi analoga a quella che, fatti i dovuti distinguo storici, si poteva paventare per Leone XIII, subito dopo l’arrivo del Regno d’Italia a Roma. “È vero anche che Pio XII - ha detto Piazzoni - pensò all’impossibilità di svolgere il suo compito”, e alla possibilità per i cardinali elettori, in caso di guerra, di “riunirsi in un luogo diverso” da Roma per procedere all’elezione del Papa.

SIR

Padre Lombardi: Benedetto XVI sta prendendo in considerazione la pubblicazione di un Motu Proprio prima dell'inizio della Sede vacante per precisare alcuni punti particolari della Costituzione Apostolica sul conclave

“Il Papa sta prendendo in considerazione la pubblicazione di un Motu Proprio, nei prossimi giorni, ovviamente prima dell’inizio della Sede vacante, per precisare alcuni punti particolari della Costituzione Apostolica sul conclave, che nel corso degli ultimi anni gli erano stati presentati”. È quanto dichiarato questa mattina dal direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, in un colloquio con i giornalisti. Padre Lombardi ha poi soggiunto di non sapere se il Pontefice “riterrà necessario od opportuno fare una precisazione sulla questione del tempo dell’inizio del conclave”. “Se e quando il documento verrà pubblicato – ha detto – lo vedremo. A me – ha proseguito padre Lombardi – risultava, ad esempio, lo studio di qualche punto di dettaglio per la piena armonizzazione con un altro documento che riguarda il conclave, cioè l’"Ordo Rituum Conclavis". In ogni caso – ha concluso il direttore della Sala Stampa vaticana – la questione dipende dalla valutazione del Papa e se vi sarà questo documento verrà reso noto nel modo opportuno”.

Radio Vaticana