sabato 3 marzo 2012

La parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle attende il Papa. Il parroco: è dedicata al patrono universale degli educatori

Benedetto XVI si reca domani mattina nella parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle, al quartiere Torrino, per celebrare, a partire dalle 9.30, la Messa nella seconda domenica di Quaresima. La Chiesa, eretta nell'anno Santo del 2000 e consacrata nel 2009, cura un territorio di circa 12 mila abitanti. La chiesa è dedicata "al patrono universale degli educatori, San Giovanni Battista De La Salle, da cui trae ispirazione anche tutta l'opera di don Bosco", ha spiegato ai microfoni di Radio Vaticana il parroco, don Giampaolo Perugini. "Il quartiere è benestante, anche se le coppie che vi abitano hanno acquistato le proprie abitazioni quando ancora era un progetto su carta, e quindi ora stanno ancora pagando il mutuo. Si tratta di genitori che lavorano entrambi, che hanno il problema di portare i figli e di andarli a riprendere, e dunque di tutti i vari spostamenti. La difficoltà che talvolta vediamo, in scala più ampia, è quella del riuscire a rimanere uniti nel nucleo famigliare. Poi, magari, un'altra problematica è quella relativa alla secolarizzazione: questa vita così presa dal lavoro, dalle preoccupazioni ed anche dalla ricerca del benessere, rischia di tenere ai margini la vita spirituale o di considerarla semplicemente come l'osservanza di alcune regole morali".

TMNews

La Parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle attende il Papa

Primo anniversario della morte di Shahbaz Bhatti. Appello dei cristiani pakistani a Benedetto XVI perchè lo dichiari martire della Chiesa

Un appello a Papa Benedetto XVI, perché dichiari "Shahbaz Bhatti martire della Chiesa". Così i cristiani del Pakistan, assieme a musulmani, indù e altre minoranze, hanno onorato la memoria di Shahbaz Bhatti, ministro cattolico assassinato il 2 marzo 2011. Nel primo anniversario dalla morte si sono tenute messe e veglie di preghiera a Faisalabad, nel villaggio natale di Khushpur (nel Punjab), a Lahore, nel Multan, a Karachi e in altre località. Nella capitale Islamabad, dove è morto per mano degli estremisti, si è tenuta la cerimonia conclusiva, con una fiaccolata che ha toccato la sua abitazione e il luogo in cui è avvenuto l'agguato mortale. Nel corso della giornata, un gruppo di attivisti ha consegnato a Paul Bhatti, fratello di Shahbaz e attuale consigliere speciale del Primo ministro Gilani per l'Armonia nazionale, la bandiera di Apma, All Pakistan Minorities Alliance, fondata proprio dal ministro cattolico, come segno concreto di un passaggio del testimone e un invito a "continuarne la missione" nella lotta per l'uguaglianza e la parità dei diritti fra cittadini. Shahbaz Bhatti è stato ucciso la mattina del 2 marzo 2011 mentre andava al lavoro, il corpo crivellato da una trentina di proiettili. In questi mesi gli inquirenti hanno cercato di insabbiare la vicenda, attribuendo il movente a dissapori familiari o a divergenze economiche. Ad oggi non si ha un identikit degli attentatori, anche se il gesto è stato fin da subito rivendicato da una fazione estremista pakistana. Gli inquirenti ammettono di brancolare nel buio. Tuttavia, la società civile intende mantenere vivo il suo ricordo, promuovendone il testamento politico e culturale per un Pakistan laico e multiculturale, come pensato dal padre fondatore Ali Jinnah. Mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e amico personale di Shahbaz, ha celebrato la Messa di suffragio a Faisalabad; nell'omelia il prelato ha ricordato che egli "è vivo nella nostra memoria per la sua missione e il suo sacrificio nel nome della cristianità". Era un ambasciatore di pace, ha aggiunto il presidente della Conferenza Episcopale pakistana, di amore, di uguaglianza e fratellanza e "continueremo la nostra battaglia seguendo le sue orme". Padre Anjum Nazir ne ha esaltato la fede incrollabile, tanto che il ministro cattolico "teneva sempre con sé un rosario" in ogni momento della giornata. Padre Pervez Emmanuel, raccogliendo il sentimento di tutta la comunità cristiana pakistana, ha invece lanciato un appello a Benedetto XVI, perché dichiari "Shahbaz Bhatti martire della Chiesa". Il ministro per le Minoranze è stato ucciso per la sua battaglia contro la blasfemia e la difesa di Asia Bibi, la 45enne e madre di cinque figli condannata a morte in base alla "legge nera". Padre Pervaiz, parroco di Khushpur, villaggio a grande maggioranza cattolico, ha parlato delle elezioni per il senato pakistano in cui, per la prima volta e proprio grazie all'opera del ministro, saranno assegnati quattro seggi ai rappresentanti delle minoranze. "È il risultato della battaglia di Shahbaz" ha commentato il sacerdote. Padre Anwar Patras aggiunge infine che "ha vissuto la sua vita come un vero discepolo di Cristo" e, pur sapendo "che sarebbe stato assassinato, è rimasto fermo nella lotta per dar voce agli emarginati".

Jibran Khan - Shafique Khokhar, AsiaNews

Quaresima 2012. Mons. Girotti: la vita che stiamo vivendo è una forma di grande penitenza perché comporta la necessità di rinunciare a molti sogni

La società "non è sorda" all'invito alla penitenza propria dell'attuale periodo di Quaresima, secondo il vescovo Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria apostolica, perché già ora "la società vive nella penitenza. Il richiamo è a tante famiglie in difficoltà, a tanti giovani che non riescono a dare una fisionomia al loro futuro a causa della strutturale incertezza sociale ed economica". "Il pensiero va soprattutto a tanti bambini abbandonati, senza il necessario sostegno, sia materiale sia affettivo. Non è necessario pensare ad altre forme di mortificazione", afferma in un'intervista a L'Osservatore Romano. "E' necessario uno sguardo di fede più profondo. La vita che stiamo vivendo è una forma di grande penitenza perché comporta la necessità di rinunciare a molti sogni, di mortificare molti desideri, di ridurre molti bisogni. La penitenza che forse va sollecitata consiste nel prendere coscienza della situazione e nell'accettarla come occasione di una vita materialmente più sobria e spiritualmente più ricca". L'itinerario penitenziale proprio della Quaresima, "propiziato anche dalla crisi economica che segna le sorti di tanti Paesi", secondo il reggente della Penitenzieria apostolica, "prevede una maggiore sobrietà nell'uso dei beni materiali, da bilanciare con una ricchezza di iniziative di carattere spirituale - meditazione, preghiera, letture filosofiche, teologiche, mistiche - con cui interpretare più in profondità la realtà che ci circonda e offrire uno stile di vita più interiormente raccolto, e insieme più fruttuoso a favore di quanti rientrano nel raggio della nostra attività professionale. Il principio al quale vorrei che ispirassimo la condotta è di matrice propriamente francescana: solo alimentando l'anima si può contenere la fame del corpo". Mons. Girotti rileva, a L'Osservatore Romano, che "la fraternità tarda a rivelarsi nel suo effettivo spessore, perché nei momenti di difficoltà economica o di turbolenza sociale, ognuno ridiventa diffidente e si chiude in sé pensando ai problemi a cui deve far fronte. Oggi viviamo tutti tendenzialmente chiusi in noi stessi, quale forma di autodifesa. Ora, in quest'epoca di crescente globalizzazione, la relazione verso l'altro è decisiva, perché l'altro o è nostro fratello o presto si rivela nostro nemico".

TMNews

L'itinerario penitenziale indicato dal vescovo Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica (Gori)

Lombardi: per il Papa il silenzio apre lo spazio dell’ascolto, ascolto degli altri e ascolto di Dio, premessa per comunicazione degna di questo nome

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nell'editoriale per "Octava Dies", il settimanale del Centro Televisivo Vaticano, si soffermato sulla ricca esperienza vissuta grazie agli Esercizi spirituali di Quaresima in Vaticano, predicati dal card. Laurent Monsengwo Pasinya. "Fedele a una tradizione di ormai molti anni, il Papa - sottolinea padre Lombardi - ha dedicato la prima settimana di Quaresima al ritiro spirituale, accompagnato da un buon numero di suoi collaboratori". E non si è trattato dell'occasione per nuovi "incontri e discorsi, ma di silenzio e preghiera". "Naturalmente - osserva il gesuita - il credente cerca di vivere ogni giorno tempi o momenti di silenzio e preghiera, ma questa pausa quaresimale più ampia dice un bisogno più intenso e diventa anche per noi un segno e un esempio più forte". Nel suo intervento, padre Lombardi cita il recente Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2012, sul tema "Silenzio e Parola", nel quale, ha osservato, "il Papa ha messo bene in rilievo che il silenzio apre lo spazio dell'ascolto, ascolto degli altri e ascolto di Dio, che è la premessa per una comunicazione degna di questo nome, con gli altri e con Dio". Per Lombardi, "il rischio che l'accumulo dei messaggi sia tale da dominarci e imprigionarci è incombente, e poichè va sempre crescendo, difficilmente lo controlleremo correndo affannosamente dietro la loro sconfinata molteplicità". "E' più utile - conclude - essere capaci di tempi di silenzio vero, in cui si possano sentire anche messaggi più profondi".

Agi

Più parole, più silenzio: l'editoriale di padre Lombardi

Il Papa: patrimonio spirituale dell'Africa grande ricchezza per tutto il Popolo di Dio e il mondo intero, specialmente per la nuova evanegelizzazione

Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato al card. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), al termine degli Esercizi spirituali da lui predicati questa mattina in Vaticano per il Papa e la Curia romana. Il Papa esprime la sua "cordiale gratitudine per il prezioso servizio da Lei offerto a me e ai miei collaboratori. Commentando alcuni passi della Prima Lettera di San Giovanni, Lei ci ha guidato in un itinerario di riscoperta del mistero di comunione in cui siamo stati inseriti a partire dal nostro Battesimo. Grazie anche a questo percorso da Lei sapientemente predisposto, il silenzio e la preghiera di questi giorni, in modo speciale l’adorazione eucaristica, sono stati ricolmi di profonda riconoscenza verso Dio, per il 'grande amore' che ci ha dato e con il quale ci ha legati a Sé in una relazione filiale, che fin d’ora costituisce la nostra più profonda realtà". "Un motivo di particolare letizia - ha scritto ancora Benedetto XVI - è stato per me il poter cogliere nella sua stessa presenza e nel suo stile, venerato Fratello, la peculiare testimonianza di fede della Chiesa che crede, spera e ama nel Continente africano: un patrimonio spirituale che costituisce una grande ricchezza per tutto il Popolo di Dio e per il mondo intero, specialmente nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Quale figlio della Chiesa in Africa, Ella ci ha fatto sperimentare ancora una volta quello scambio di doni che è uno degli aspetti più belli della comunione ecclesiale, in cui la varietà delle provenienze geografiche e culturali trova modo di esprimersi in maniera sinfonica nell'unità del Corpo mistico".

TMNews

LETTERA DEL SANTO PADRE AL CARD. LAURENT MONSENGWO PASINYA, PREDICATORE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI

Il Papa: spesso ci troviamo in un tunnel oscuro ma per la fede alla fine vediamo la luce, percepiamo la bellezza di Dio creatore e della creatura

Questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico Vaticano, con il canto delle Lodi e la Meditazione finale, si sono conclusi gli Esercizi spirituali alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI. Le meditazioni sono state dettate quest’anno dal card. Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), ed hanno avuto per tema "La comunione del cristiano con Dio - 'E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo' (1Gv 1,3)". "alla fine di questi giorni di preghiera e di ascolto, conviene dire: grazie". Così ha esordito il Papa, nel suo breve intervento. "A nome di tutti noi - ha detto il Pontefice al card. Pasinya - dico grazie a Lei, Eminenza, per la guida che ci ha donato in questi esercizi. Lei ci ha guidato - come dire - nel grande giardino della prima lettera di San Giovanni e così in tutta la scrittura, con grande competenza esegetica e con esperienza spirituale e pastorale. Ha guidato sempre con lo sguardo verso Dio e, proprio con questo sguardo verso Dio, abbiamo imparato l'amore, la fede che crea comunione. E lei ha condito queste sue meditazioni con belle storie, prevalentemente prese dalla sua cara terra africana, che ci hanno dato gioia e aiutato. Io sono rimasto particolarmente colpito da quella storia in cui lei parlava di un amico che, essendo in coma, aveva l'impressione di stare in un tunnel oscuro, ma alla fine vedeva un po' di luce e soprattutto sentiva una bella musica. Mi sembra che questa possa essere una parabola della nostra vita: spesso ci troviamo in un tunnel oscuro in piena notte, ma, per la fede, alla fine vediamo luce e sentiamo una bella musica, percepiamo la bellezza di Dio, del cielo e della terra, di Dio creatore e della creatura; e così, è vero, 'spe sumus salvati'". "Ci ha confermati nella fede, nella speranza e nella carità" ha concluso Benedetto XVI, rivolto al porporato. Il card. Pasinya ha concluso la predicazione degli Esercizi spirituali, cominciati nel pomeriggio della scorsa domenica, con una meditazione dedicata al tema "Amore e Fede". Il brano centrale della meditazione di oggi è dell'evangelista Giovanni: "Questo è il suo comandamento che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il procetto che ci ha dato" (1Gv 3,23).

TMNews, Il Sismografo

CONCLUSIONE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DELLA CURIA ROMANA - il testo integrale delle parole del Papa

Il Papa in Messico e Cuba. Mons. García: animerà la Chiesa nella fede, la confermerà nella speranza, la spronerà ad essere generosa nella carità

Il viaggio apostolico del Papa a Cuba animerà la Chiesa locale nella fede e la confermerà nella speranza: così, in una Lettera pastorale, l’arcivescovo di Santiago di Cuba (foto), mons. Dionisio García Ibáñez, esprime i suoi auspici per il viaggio che Benedetto XVI compirà nel Paese, dal 26 al 28 marzo. “Ogni volta che Benedetto XVI visita un Paese, una Chiesa particolare, compie una visita pastorale per animare quella Chiesa nella fede, per confermarla nella speranza, per spronarla ad essere generosa nella carità”, scrive mons. García, ribadendo che il tema centrale della prossima visita del Papa a Cuba è quello della carità. Perché, dice il presule, “la carità, l’amore è l’unica virtù che può far comprendere che davvero i cubani sono tutti fratelli”. Benedetto XVI sarà ricevuto come un capo di Stato, scrive ancora mons. García, ma “il significato principale, fondamentale della sua visita è quello pastorale”. Per questo incontro, quindi, ribadisce l’arcivescovo di Santiago di Cuba, ciò che conta di più “è la preparazione spirituale”. Considerata la coincidenza del viaggio papale con il tempo di Quaresima, aggiunge il presule, tutti siamo invitati alla “conversione interiore, che ci chiama a desiderare di cambiare il nostro cuore”. Per questo, l’arcivescovo cubano esorta la popolazione “ad essere solidale e compassionevole con gli altri, a vivere la carità sapendo che ogni uomo è nostro fratello in quanto figlio di Dio e che non possiamo mai restare indifferenti di fronte alle sofferenze altrui”. In questo contesto, quindi, la presenza del Papa sarà “un’ulteriore grazia” ed oltre ai preparativi materiali, conclude mons. García, “è fondamentale la preparazione interiore”. Infine, il presule rivolge un pensiero alla Vergine della carità del Cobre, della quale ricorre l’Anno Giubilare, in occasione dei 400 anni della scoperta della sua immagine.

Radio Vaticana