domenica 27 novembre 2011

Il Papa in Benin. Lombardi: rappresentante di Cristo, è capo spirituale degli africani non meno che degli europei. Ha portato loro una grande speranza

“Un documento che impressiona per il suo realismo e il suo rispetto per la dignità dei popoli africani. Un documento che nasce da una riflessione genuinamente africana, ma integrata nella prospettiva liberatoria dell’annuncio cristiano della salvezza, capace di restare universale e diventare veramente africano”. Con queste parole, il direttore del Centro Televisivo Vaticano, padre Federico Lombardi, è ritornato sul viaggio di Benedetto XVI in Benin e sull’Esortazione Apostolica post-sinodale "Africae Munus", firmata ad Ouidah, cuore della tratta degli schiavi e culla del primo annuncio del Vangelo nel Paese e nella regione, avvenuto 150 anni fa. Nel suo ultimo editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del CTV, il portavoce della Santa Sede è ritornato in particolare sui riferimenti fatti da Benedetto XVI alle “due porte” sulla spiaggia di Ouidah, cioè “la porta del non ritorno” e “la porta della salvezza”. Costruite l’una acconto all’altra, di fronte all’oceano, queste due porte, aveva ribadito il Santo Padre, ricordano “il dovere di promuovere la pace e la giustizia” e “ci spingono a denunciare e a combattere ogni forma di schiavitù”. Come ha ricordato padre Lombardi, la “porta del non ritorno” era “quella attraverso cui passavano gli schiavi prima di essere imbarcati sulle navi negriere, e segnava la definitiva perdita del riconoscimento della loro dignità umana”. La “porta della salvezza” invece è quella costruita più tardi dai cattolici, “per ricordare che sulla stessa costa erano approdati gli annunciatori del Vangelo di salvezza, che da lì si era diffuso nell’Africa occidentale”. Per Lombardi, la prima porta rappresenta il “lato oscuro della storia del continente”, la seconda “il lato luminoso”, ossia “il male più ignominioso” e “la speranza”. Il documento post-sinodale, riconosciuto dai commentatori come il “più completo e più chiaro sulla situazione e sui problemi del Continente”, apre secondo il portavoce vaticano “un orizzonte di impegno per l’avvenire” dell’Africa. Secondo padre Lombardi, la grande speranza portata agli africani dal Papa, “capo spirituale degli africani non meno che degli europei”, meriterebbe del resto “una riflessione anche da parte degli occidentali”. “Non per nulla il Papa vede l’Africa come ‘polmone spirituale’ per l’umanità”, ha concluso il gesuita.

Isabelle Cousturié, Zenit

Le due porte dell’Africa: l’editoriale di padre Federico Lombardi

I saluti del Papa: in Avvento un'atmosfera di riflessione, speranza e gioiosa attesa pervade di nuovo la storia del mondo, della Chiesa e di ciascuno

Nei saluti in varie lingue, dopo la recita della preghiera dell'Angelus, il Papa ha ripreso la riflessione sull’Avvento. Rivolgendosi ai pellegrini polacchi, ha dichiarato: “Con i Vespri della I Domenica d’Avvento abbiamo iniziato il nuovo anno liturgico. Un’atmosfera di riflessione, di speranza e di gioiosa attesa pervade di nuovo la storia del mondo, della Chiesa e di ciascuno di noi. Si ravviva in noi il ricordo della nascita del Messia, il Salvatore, l’annunzio della sua nuova venuta nella gloria”. Di qui l’invito: “Dobbiamo vigilare affinché i nostri cuori – pensieri, sentimenti, desideri – ‘siano irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo”. Un “cordiale saluto” il Pontefice lo ha rivolto ai responsabili europei della Società di San Vincenzo De Paoli e li ha incoraggiati “nel loro impegno per affrontare con lo spirito del Vangelo vecchie e nuove povertà”. Infine, i saluti ai pellegrini di lingua italiana, “in particolare i fedeli provenienti da Lugano, Torino, Trieste e Avellino; il gruppo di ragazzi della diocesi di Milano che si preparano alla professione di fede; e un saluto speciale anche alla comunità cubana della diocesi di Bergamo e al ‘Servizio universitario africano’ di Roma”. “A tutti – ha concluso - auguro una buona domenica e un buon cammino di Avvento”.

SIR

Benedetto XVI: a Durban si dia una risposta responsabile, credibile e solidale al preoccupante e complesso fenomeno dei cambiamenti climatici



"Domani cominceranno a Durban, in Sud Africa, i lavori della Convenzione dell'ONU sui cambiamenti climatici e del Protocollo di Kyoto. Auspico che tutti i membri della comunità internazionale concordino una risposta responsabile, credibile e solidale a questo preoccupante e complesso fenomeno, tenendo conto delle esigenze delle popolazioni più povere e delle generazioni future". Lo ha detto Papa Benedetto XVI concludendo l'Angelus a Piazza San Pietro.

TMNews

Il Papa: l'Avvento viene a ricordarci che Dio è il 'padrone' del mondo, perché la nostra vita ritrovi il suo giusto orientamento, verso il Suo volto

A mezzogiorno di oggi, prima domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. “Oggi iniziamo con tutta la Chiesa il nuovo Anno liturgico: un nuovo cammino di fede, da vivere insieme nelle comunità cristiane, ma anche, come sempre, da percorrere all’interno della storia del mondo, per aprirla al mistero di Dio, alla salvezza che viene dal suo amore”, ha affermato il Papa, che ha aggiunto: “L’Anno liturgico inizia con il tempo di Avvento: tempo stupendo in cui si risveglia nei cuori l’attesa del ritorno di Cristo e la memoria della sua prima venuta, quando si spogliò della sua gloria divina per assumere la nostra carne mortale”. Ricordando l’appello di Gesù nel Vangelo di oggi, “Vegliate!”, “rivolto non solo ai suoi discepoli, ma a tutti”, il Pontefice ha sottolineato: “E’ un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma è proiettata verso un ‘oltre’, come una pianticella che germoglia dalla terra e si apre verso il cielo. Una pianticella pensante, l’uomo, dotata di libertà e responsabilità, per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche per il bene dei fratelli”. “Anche Isaia, il profeta dell’Avvento – ha proseguito il Santo Padre -, ci fa riflettere oggi con una preghiera accorata, rivolta a Dio a nome del popolo. Egli riconosce le mancanze della sua gente, e a un certo punto dice: ‘Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità’”. Per Benedetto XVI non possiamo “non rimanere colpiti da questa descrizione”: “Sembra rispecchiare – ha osservato - certi panorami del mondo post-moderno: le città dove la vita diventa anonima e orizzontale, dove Dio sembra assente e l’uomo l’unico padrone, come se fosse lui l’artefice e il regista di tutto: le costruzioni, il lavoro, l’economia, i trasporti, le scienze, la tecnica, tutto sembra dipendere solo dall’uomo”. Ma non è tutto così scontato: “A volte, in questo mondo che appare quasi perfetto, accadono cose sconvolgenti, o nella natura, o nella società, per cui noi pensiamo che Dio si sia come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi”. In realtà, ha chiarito il Papa, “il vero ‘padrone’ del mondo non è l’uomo, ma Dio”. Il Vangelo, infatti, dice: “Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”. “Il tempo di Avvento – ha sottolineato il Pontefice - viene ogni anno a ricordarci questo, perché la nostra vita ritrovi il suo giusto orientamento, verso il volto di Dio”. Ma il Santo Padre ha anche evidenziato: “Il volto non di un ‘padrone’, ma di un Padre e di un amico. Con la Vergine Maria, che ci guida nel cammino dell’Avvento, facciamo nostre le parole del profeta. ‘Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani’”.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS