domenica 27 marzo 2011

Padre Lombardi: il Papa ci ha detto fin dal primo giorno che la questione di Dio è la prima di tutte, ci riguarda tutti, senza distinzioni e limiti

Con la promozione del Cortile dei gentili, che ha celebrato la sua prima sessione a Parigi dal 24 al 25 marzo sul tema Illuminismo, religione, ragione comune, Benedetto XVI ha creato un nuovo punto di partenza nel dialogo tra credenti e no. E quanto ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana nel suo editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano, dedicato a questa iniziativa organizzata dal Pontificio Consiglio della Cultura. In particolare, il portavoce vaticano ha analizzato il videomessaggio che il Pontefice ha indirizzato in particolare ai giovani il 25 marzo e che è stato proiettato durante la manifestazione conclusiva della due giorni del Cortile dei gentili tenutasi sul sagrato della Cattedrale di Notre-Dame de Paris. Quello del Papa, ha commentato padre Lombardi, è “un appello appassionato alla ricerca comune della via verso l’Assoluto, senza paure e diffidenze reciproche”. “Un messaggio tutto e solo positivo, incoraggiante, per distruggere le barriere – ha aggiunto il gesuita –. Il Dio conosciuto nella fede è pur sempre un Dio misterioso, e i suoi adoratori non si sentono affatto lontani da chi cerca veramente un Dio sconosciuto. Perciò il Papa invita tutti a non avere paura e a percorrere insieme 'il cammino verso un mondo nuovo'”. “Cammino faticoso e 'senza scorciatoie', ma cammino entusiasmante 'di libertà, uguaglianza e fraternità'”. “Parole di grande speranza – ha sottolineato –. Papa Benedetto ci ha detto fin dal primo giorno del suo pontificato che la questione di Dio è la prima di tutte. E che ci riguarda tutti, senza distinzioni e limiti”. “Riusciremo ad approfondirla di nuovo, insieme? Il 'Cortile dei gentili' è un ottimo luogo di partenza per questo cammino”, ha quindi concluso.

Benedetto XVI: trepidazione e apprensione per la situazione in Libia, appello a un immediato avvio di un dialogo che sospenda l’uso delle armi



Dopo la recita della preghiera mariana dell'Angelus, il Papa ha lanciato un appello per la Libia. "Di fronte alle notizie, sempre più drammatiche, che provengono dalla Libia - ha ricordato Benedetto XVI - cresce la mia trepidazione per l'incolumità e la sicurezza della popolazione civile e la mia apprensione per gli sviluppi della situazione, attualmente segnata dall'uso delle armi. Nei momenti di maggiore tensione si fa più urgente l'esigenza di ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l'azione diplomatica e di sostenere anche il più debole segnale di apertura e di volontà di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte, nella ricerca di soluzioni pacifiche e durature". "In questa prospettiva - ha aggiunto il Pontefice - mentre elevo al Signore la mia preghiera per un ritorno alla concordia in Libia e nell'intera Regione nordafricana, rivolgo un accorato appello agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilità politiche e militari, per l'immediato avvio di un dialogo, che sospenda l'uso delle armi. Il mio pensiero si indirizza, infine, alle Autorità ed ai cittadini del Medio Oriente, dove nei giorni scorsi si sono verificati diversi episodi di violenza, perché anche là sia privilegiata la via del dialogo e della riconciliazione nella ricerca di una convivenza giusta e fraterna".

TMNews

Il Papa: l’onnipotenza dell’Amore rispetta sempre la libertà dell’uomo, bussa al suo cuore e attende con pazienza la risposta. Fermiamoci in silenzio

Di ritorno dalla visita al Sacrario delle Fosse Ardeatine, a mezzogiorno Papa Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale. Nella sua riflessione, il Papa ha spiegato il Vangelo di questa III Domenica di Quaresima, in cui si racconta dell'incontro di Gesù con la Samaritana. Nel testo "emerge il tema della 'sete' di Cristo, che culmina nel grido sulla croce: 'Ho sete'. Certamente questa sete, come la stanchezza, ha una base fisica. Ma Gesù, come dice ancora Agostino, 'aveva sete della fede di quella donna', come della fede di tutti noi. Dio Padre lo ha mandato a saziare la nostra sete di vita eterna, donandoci il suo amore, ma per farci questo dono Gesù chiede la nostra fede. L'onnipotenza dell'Amore rispetta sempre la libertà dell'uomo; bussa al suo cuore e attende con pazienza la sua risposta", ha sottolineato il Pontefice. Il Papa ha spiegato che Dio Padre ha mandato Cristo a saziare la nostra sete di vita eterna “ma per farci questo dono Gesù chiede la nostra fede”. Dell’incontro con la Samaritana, il Papa inoltre ha sottolineato alcuni valori simbolici: “Risalta in primo piano il simbolo dell’acqua, che allude chiaramente al sacramento del Battesimo, sorgente di vita nuova per la fede nella Grazia di Dio. Questo Vangelo, infatti, - come ho ricordato nella Catechesi del Mercoledì delle Ceneri - fa parte dell’antico itinerario di preparazione dei catecumeni all’iniziazione cristiana, che avveniva nella grande Veglia della notte di Pasqua...Quest’acqua rappresenta lo Spirito Santo, il “dono” per eccellenza che Gesù è venuto a portare da parte di Dio Padre. Chi rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, cioè nel Battesimo, entra in una relazione reale con Dio, una relazione filiale, e può adorarLo “in spirito e verità”, come rivela ancora Gesù alla donna Samaritana. Grazie all’incontro con Gesù Cristo e al dono dello Spirito Santo, la fede dell’uomo giunge al suo compimento, come risposta alla pienezza della rivelazione di Dio”. "Ognuno di noi può immedesimarsi con la donna Samaritana: Gesù ci aspetta, specialmente in questo tempo di Quaresima, per parlare al nostro cuore. Fermiamoci un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato. Ascoltiamo la sua voce che ci dice: 'Se tu conoscessi il dono di Dio...'. Ci aiuti la Vergine Maria a non mancare a questo appuntamento, da cui dipende la nostra vera felicità", ha concluso Benedetto XVI.

TMNews, Radio Vaticana


La visita alla Fosse Ardeatine. Benedetto XVI depone una cesta di fiori davanti alla lapide, si inginocchia davanti alle tombe e recita il Salmo 23

Accogliendo l’invito dell’Associazione Nazionale tra le Famiglie Italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria, Benedetto XVI si è recato in visita privata al Sacrario delle Fosse Ardeatine, nel 67° anniversario dell’eccidio. Ad accogliere il Papa erano il card. Agostino Vallini, Vicario Generale per la diocesi di Roma, il card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, figlio del Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, caduto nella strage nazista del 24 marzo 1944 che fece 335 vittime, il gen. Vittorio Barbato, Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra, il cap. Francesco Sardone, direttore del Mausoleo, Rosina Stame, presidente nazionale dell’A.N.F.I.M. e il rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Di Segni. Anche una folla composta, radunata nel piazzale antistante al Sacrario delle Fosse Ardeatine, ha salutato il Papa, che si è soffermato a lungo con queste persone, per un saluto, una parola, una stretta di mano ad una donna anziana, una carezza sul capo di un bambino. Deposto un cesto di fiori davanti alla lapide che ricorda l’eccidio, il Santo Padre ha attraversato le grotte e raggiunto l’interno del Sacrario, inginocchiandosi davanti alle tombe. Il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni ha poi recitato in ebraico il salmo 129, il “De Profundis”, e Benedetto XVI ha recitato in italiano il Salmo 23, “Il Signore è il mio Pastore, non manco di nulla”. Il Papa si è poi soffermato davanti a tre tombe: quella del padre del card. Cordero Lanza di Montezemolo, quella di don Pietro Pappagallo, che collaborò intensamente alla lotta clandestina e si prodigò in soccorso di ebrei, antifascisti e perseguitati, e quella di Alberto Funaro, appartenente ad una famiglia ebrea che ha sofferto la perdita di due parenti alle Fosse Ardeatine e di altri venti ad Auschwitz. Uscendo dal Sacrario, lasciando la sua firma nel Libro dei visitatori illustri, il Papa ha aggiunto un verso del Salmo 23: “Non timebo, quia Tu mecum es” (Non temerò, perché Tu sei con me). Prima di congedarsi, sul piazzale antistante il Sacrario ha rivolto un saluto ai familiari delle vittime e a tutti i presenti.

Radio Vaticana

ll Papa: solo Dio, vita, pace, comunione, può colmare le voragini aperte dagli uomini quando rinnegano la dignità di figli di Dio e fratelli tra loro

"'Credo in Dio e nell'Italia, credo nella risurrezione dei martiri e degli eroi, credo nella rinascita della patria e nella libertà del popolo'. Queste parole sono state incise sulla parete di una cella di tortura, in Via Tasso, a Roma, durante l'occupazione nazista. Sono il testamento di una persona ignota, che in quella cella fu imprigionata e dimostrano che lo spirito umano rimane libero anche nelle condizioni più dure". Lo ha detto questa mattina Papa Benedetto XVI, al termine della visita al Sacrario delle Fosse Ardeatine, rivolgendosi nel piazzale antistante ai familiari delle vittime e ai presenti. Il Papa ha spiegato di aver compiuto il pellegrinaggio a un "sacrario caro a tutti gli italiani, particolarmente al popolo romano". "'Credo in Dio e nell'Italia': questa espressione mi ha colpito anche perché quest'anno ricorre il 150° anniversario dell'unità d'Italia, ma soprattutto perché afferma il primato della fede, dalla quale attingere la fiducia e la speranza per l'Italia e per il suo futuro. Ciò che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio, perché è la violenza deliberata dell'uomo sull'uomo. E' l'effetto più esecrabile della guerra, di ogni guerra, mentre Dio è vita, pace, comunione.
"Come i miei predecessori, sono venuto qui a pregare e a rinnovare la memoria. Sono venuto ad invocare la divina Misericordia, che sola può colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignità di figli di Dio e fratelli tra loro", ha sottolineato Benedetto XVI. "Anch'io, come vescovo di Roma, città consacrata dal sangue dei martiri del Vangelo dell'Amore, vengo a rendere omaggio a questi fratelli, uccisi a poca distanza dalle antiche catacombe. 'Credo in Dio e nell'Italia'. In quel testamento inciso in un luogo di violenza e di morte, il legame tra la fede e l'amore della patria appare in tutta la sua purezza, senza alcuna retorica. Chi ha scritto quelle parole l'ha fatto solo per intima convinzione, come estrema testimonianza alla verità creduta, che rende regale l'animo umano anche nell'estremo abbassamento. Ogni uomo è chiamato a realizzare in questo modo la propria dignità: testimoniando quella verità che riconosce con la propria coscienza", ha detto Benedetto XVI. "Un'altra testimonianza mi ha colpito, e questa fu ritrovata proprio nelle Fosse Ardeatine. Un foglio di carta su cui un caduto aveva scritto: 'Dio mio grande Padre, noi ti preghiamo affinché tu possa proteggere gli ebrei dalle barbare persecuzioni. 1 Pater noster, 10 Ave Maria, 1 Gloria Patri'".
"In quel momento così tragico, così disumano, nel cuore di quella persona c'era l'invocazione più alta: 'Dio mio grande Padre'. Padre di tutti! Come sulle labbra di Gesù, morente sulla croce: 'Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito'. In quel nome, 'Padre' - ha sostenuto il Papa - c'è la garanzia sicura della speranza; la possibilità di un futuro diverso, libero dall'odio e dalla vendetta, un futuro di libertà e di fraternità, per Roma, l'Italia, l'Europa, il mondo. Sì, dovunque sia, in ogni continente, a qualunque popolo appartenga, l'uomo è figlio di quel Padre che è nei cieli, è fratello di tutti in umanità. Ma questo essere figlio e fratello non è scontato. Lo dimostrano purtroppo anche le Fosse Ardeatine. Bisogna volerlo, bisogna dire sì al bene e no al male". "Bisogna credere nel Dio dell'amore e della vita, e rigettare ogni altra falsa immagine divina, che tradisce il suo santo Nome e tradisce di conseguenza l'uomo, fatto a sua immagine. Perciò, in questo luogo, doloroso memoriale del male più orrendo, la risposta più vera è quella di prendersi per mano, come fratelli, e dire: Padre nostro, noi crediamo in Te, e con la forza del tuo amore vogliamo camminare insieme, in pace, a Roma, in Italia, in Europa, nel mondo intero", ha concluso.

TMNews


VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AL SACRARIO DELLE FOSSE ARDEATINE - il testo integrale del discorso del Papa