giovedì 16 dicembre 2010

Il Papa: tornare nella Grotta di Betlemme per sperimentare nell’oggi la vicinanza di Dio e la sua azione che rinnova e sostiene la nostra esistenza

Tornare alla Grotta di Betlemme significa percorrere un cammino capace di far sperimentare la vicinanza totale e gratuita di Dio, che rinnova e sostiene l’uomo. Così ha detto il Papa questa sera nell'omelia durante la celebrazione dei Vespri con gli Universitari degli Atenei romani in preparazione al Natale in una Basilica Vaticana scaldata dall’affetto dei tanti giovani presenti che si sono stretti a lui in preghiera guardando con fiducia alla venuta di Gesù. In questa cornice Benedetto XVI ha mostrato nella grotta di Betlemme il cammino che libera “il cuore da ogni fermento di insofferenza e di falsa attesa”, che può sempre annidarsi se si dimentica “che Dio è già venuto, è già operante nella nostra storia” e “chiede di essere accolto”. "Tornare lì, in quel luogo umile e angusto, non è un semplice itinerario ideale: è il cammino che siamo chiamati a percorrere sperimentando nell’oggi la vicinanza di Dio e la sua azione che rinnova e sostiene la nostra esistenza". Guardando ad una “società sempre più dinamica”, il Papa ha ribadito che “la pazienza e la costanza cristiana non sono sinonimo di apatia o di rassegnazione, ma sono virtù di chi sa rispettare i tempi e i modi della condizione umana”. E riferendosi alla realtà di Cristo incarnatosi nel seno della Vergine Maria ha ribadito che il “Creatore non è un despota che ordina e interviene con potenza nella storia, ma piuttosto è come l’agricoltore che semina, fa crescere e fa portare frutto”. "Andiamo anche noi verso Betlemme con lo sguardo rivolto al Dio paziente e fedele, che sa aspettare, che sa fermarsi, che sa rispettare i tempi della nostra esistenza. Quel Bambino che incontreremo è la manifestazione piena del mistero dell’amore di Dio che ama donando la vita, che ama in modo disinteressato, che ci insegna ad amare e che chiede solo di essere amato".
Il Papa ha mostrato dunque che "Il cammino verso la Grotta di Betlemme è un itinerario di liberazione interiore ed esperienza di libertà profonda che spinge” ad “andare verso Dio” che “ci accompagna nelle nostre scelte quotidiane” e “ci parla nel segreto del cuore e nelle Sacre Scritture”. "Egli vuole infondere coraggio alla nostra vita, specialmente nei momenti in cui ci sentiamo stanchi e affaticati e abbiamo bisogno di ritrovare la serenità del cammino e sentirci con gioia pellegrini verso l’eternità. 'La venuta del Signore è vicina'. E’ l’annuncio che riempie di emozione e di stupore questa celebrazione, e che rende il nostro passo veloce e spedito verso la Grotta. Il Bambino che troveremo, tra Maria e Giuseppe, è il Logos-Amore, la Parola che può dare consistenza piena alla nostra vita". “Nei nostri tempi si avverte il bisogno di una nuova classe di intellettuali capaci di interpretare le dinamiche sociali e culturali offrendo soluzioni non astratte, ma concrete e realistiche. L’Università è chiamata a svolgere questo ruolo insostituibile e la Chiesa se ne fa convinta e fattiva sostenitrice”. Ai giovani e al personale delle università della Capitale Benedetto XVI ha additato la figura dell’agricoltore, prendendo spunto dalla lettura di San Giacomo apostolo. Caratteristiche dell’agricoltore sono “la pazienza e la costanza...virtù di chi sa che può e deve costruire, non sulla sabbia, ma sulla roccia; virtù di chi sa rispettare i tempi e i modi della condizione umana e, perciò, evita di offuscare le attese più profonde dell’animo con speranze utopistiche o fugaci, che poi deludono”.
E se “il Creatore di tutte le cose...è come l’agricoltore che semina, fa crescere e fa portare frutto” così “anche l’uomo può essere, con Lui, un buon agricoltore, che ama la storia e la costruisce in profondità, riconoscendo e contribuendo a far crescere i semi di bene che il Signore ha donato”. Il Papa ha esortato gli universitari a “condividere con Lui la pazienza del ‘costruire’. Costruire la propria esistenza, costruire la società, non è opera che possa essere realizzata da menti e cuori distratti e superficiali. Occorrono una profonda azione educativa e un continuo discernimento..., favorendo quella sintesi tra formazione intellettuale, disciplina morale e impegno religioso”. La comunità universitaria romana “è chiamata ad un compito storico notevole – ha concluso -: quello di superare precomprensioni e pregiudizi che talvolta impediscono lo sviluppo di una cultura autentica” e di “indicare che è possibile un nuovo dialogo e una nuova collaborazione tra la fede cristiana e i diversi saperi, senza confusione e senza separazione, ma condividendo la medesima aspirazione a servire l’uomo nella sua pienezza”. Poi riferendosi al passaggio, dalla delegazione universitaria africana a quella spagnola, dell’Icona di Maria Sedes Sapientiae che segna il pellegrinaggio dell’effigie mariana in tutte le Università di Spagna, ha affidato l’intera comunità universitaria alla Vergine, dando appuntamento a Madrid 2011.

Radio Vaticana, Il Velino


Benedetto XVI: Napoli ha un patrimonio religioso prezioso che esige coerenza della fedeltà e coraggio della testimonianza nei diversi ambienti di vita

La comunità diocesana di Napoli “ha un patrimonio religioso prezioso, che esige la coerenza della fedeltà e il coraggio della testimonianza”, da cui “la consegna a continuare in questa vostra Terra tale storia di fede e di carità”. Lo ha scritto il Papa, in un messaggio al card. Crescenzio Sepe (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo della città partenopea, per l’apertura di uno speciale Anno giubilare per Napoli, iniziato questo pomeriggio con una Grande Assise internazionale. "Desidero esprimerle, venerato fratello, il mio compiacimento per la sollecitudine da lei manifestata in molti modi verso l'amata Chiesa di Napoli, la cui storia si arricchisce ora di un ulteriore significativo capitolo con l'apertura di uno speciale Anno giubilare, a dieci anni dal Grande Giubileo dell'anno duemila". Per il Papa, “se è dato di gioire nel Signore per la fede genuina e perseverante di tanti cristiani, è doloroso constatare il diffondersi di una visione secolaristica della vita e l’irruenza di mali che affliggono il consorzio civile, insidiato dall’individualismo”. In questa atmosfera “si verifica anche l’influsso di modelli negativi e devianti, che incidono fortemente sulla vita familiare e sociale, in particolare, sulle nuove generazioni”. Di qui “l’urgenza della formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani, perché essi sono gravemente esposti ai rischi della devianza. Occorre formare uomini e donne di forte personalità, di solida fede e di coerente vita cristiana” e “far conoscere Gesù e il suo messaggio ai figli, fin da piccoli, con i segni e le parole che la comunità cristiana ha da sempre suggerito e praticato. Il futuro dipende in gran parte dalla riuscita di questo impegno formativo integrale”. Occorre impegnarsi “per assicurare, con l’ispirazione e la forza che vengono da Dio, rapporti di autentica carità, che si esprimano in forme concrete di solidarietà e di servizio”. Inoltre, è l’altro aspetto sottolineato da Benedetto XVI, “nei diversi ambienti di vita, i cristiani sono chiamati ad essere operatori di verità e testimoni coraggiosi del Vangelo; ciascuno può e deve adoperarsi a far sì che i valori spirituali ed etici, tradotti in stile di vita, offrano un contributo determinate all’edificazione di una società più giusta e fraterna”, attraverso “rapporti di autentica carità, che si esprimano in forme concrete di solidarietà e di servizio, in modo da mostrare esempi di vita alternativi, accessibili a tutti e, nello stesso tempo, emblematici”. Così, conclude il Pontefice, “si potrà rafforzare la consapevolezza che anche oggi, come sempre, il seme del Regno di Dio è presente ed è attivo: un seme carico di avvenire, capace, se accolto in modo personale e generoso, di trasformare anche le situazioni più difficili e di rinnovare il cuore ed il volto di Napoli”. "La Vergine Maria, Madre della Santa Speranza, e il venerato vescovo e martire San Gennaro, incoraggino e sostengano gli sforzi comuni, affinché Napoli ritrovi lo splendore dei suoi tempi migliori".

Il Papa: Maria è la stella splendente di luce e bellezza che annuncia e anticipa il nostro futuro, la condizione definitiva a cui Dio Padre ci chiama

Si è svolta questo pomeriggio a Roma la XV Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie sul tema de “L’Assunzione di Maria, segno di consolazione e di sicura speranza” in occasione del 60° anniversario della Proclamazione del Dogma mariano da parte di Pio XII. Papa Benedetto XVI, in un messaggio inviato al card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Consiglio di Coordinamento fra le Pontificie Accademie, ha invitato a lasciarsi guidare da Maria “per essere annunciatori e testimoni della speranza che scaturisce dalla contemplazione dei Misteri di Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza. Maria, infatti, come insegna il Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica 'Lumen gentium', è segno di speranza certa e di consolazione per il Popolo di Dio pellegrino nella storia”. “Maria – ha aggiunto il Pontefice - è la stella splendente di luce e di bellezza, che annuncia e anticipa il nostro futuro, la condizione definitiva a cui Dio, Padre ricco di misericordia, ci chiama. I Padri e i Dottori della Chiesa, facendosi eco anche del comune sentire dei fedeli e riflettendo su ciò che la liturgia celebrava, hanno proclamato il singolare privilegio di Maria, hanno illustrato la sua luminosa bellezza, che sostiene e nutre la nostra speranza”. “Percorrendo, allora, quella 'via pulchritudinis' che il Servo di Dio Paolo VI indicò come fecondo itinerario di ricerca teologica e mariologica – ha affermato Benedetto XVI - vorrei notare la profonda sintonia tra il pensiero teologico e mistico, la liturgia, la devozione mariana e le opere d’arte, che, con lo splendore dei colori e delle forme, cantano il mistero dell’Assunzione di Maria e la sua gloria celeste accanto al Figlio. Tra quest’ultime, vi invito ad ammirarne due particolarmente significative in Roma: i mosaici absidali delle Basiliche mariane di S. Maria Maggiore e di S. Maria in Trastevere. Riflessione teologica e spirituale, liturgia, devozione mariana, rappresentazione artistica formano davvero un tutt’uno, un messaggio completo ed efficace, capace di suscitare la meraviglia degli occhi, di toccare il cuore e di provocare l’intelligenza ad una comprensione ancora più profonda del mistero di Maria, in cui vediamo chiaramente riflesso e annunziato il nostro destino, la nostra speranza”. Il Papa ha quindi invitato gli studiosi di Teologia e di Mariologia a percorrere la via pulchritudinis, auspicando che, “anche ai nostri giorni, grazie a una maggiore collaborazione tra teologi, liturgisti e artisti, si possano offrire all’ammirazione e alla contemplazione di tutti, messaggi incisivi ed efficaci”. Il Pontefice, infine ha assegnato ex aequo il Premio delle Pontificie Accademie Ecclesiastiche alla “Marian Academy of India”, giovane e attiva società mariologica-mariana che ha sede a Bangalore in India, rappresentata dal suo presidente il rev. Kulandaisamy Rayar, e al prof. Luìs Alberto Esteves dos Santos Casimiro per la sua poderosa Dissertazione dottorale dal titolo A Anunciação do Senhor na pintura quinhentista portuguesa (1500-1550). Análise geométrica, iconográfica e significado iconológico. Come segno di apprezzamento e di incoraggiamento, è stata poi offerta la Medaglia del Pontificato al Gruppo “Gen Verde”, espressione del Movimento dei Focolari, per il suo impegno artistico fortemente impregnato dei valori evangelici e aperto al dialogo tra i popoli e le culture.

I discorsi consegnati dal Papa agli ambasciatori di Nepal, Zambia, Andorra, Seychelles e Mali ricevuti per la presentazione delle Lettere credenziali

Nel discorso consegnato all’ambasciatore del Nepal, Suresh Prasad Pradhan, Papa Benedetto XVI ha auspicato che il nuovo corso politico nel Paese possa contribuire a dare stabilità, prosperità e armonia al futuro dei nepalesi. Ed ha incoraggiato il Nepal a proseguire nell’affermazione degli ideali democratici e nella promozione dei diritti e delle libertà fondamentali. Il Pontefice si è dunque soffermato sul contributo che la minoranza cattolica offre al bene comune della società nepalese, in particolare attraverso l’educazione e le attività caritative. Il Papa ha espresso l’auspicio che il governo continui a sostenere la presenza della Chiesa nel campo della salute e dell’istruzione. Benedetto XVI ha concluso il suo discorso con la speranza che lo spirito di tolleranza prevalga e si rafforzi il dialogo e la cooperazione tra i cattolici nepalesi e i concittadini di altre religioni.
Del bisogno di giustizia e di solidarietà, specie nei riguardi dei più svantaggiati, Benedetto XVI ha parlato nel discorso al neo diplomatico della Zambia presso la Santa Sede, Royson Mabuku Mukwena. In particolare, il Pontefice ha difeso ancora il diritto fondamentale e inviolabile alla vita, che la Chiesa – ha detto – “continua a difendere senza eccezioni”, dal concepimento alla morte naturale. Uno sguardo è stato dato dal Papa anche alla situazione economica della Zambia: la Santa Sede, ha asserito, incoraggia gli sforzi profusi nel settore dell’agricoltura e auspica che la crescita economica si coniughi con il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, specialmente per quanto riguarda la sanità, le infrastrutture e le opportunità educative. Da parte sua la Chiesa, ha assicurato, continuerà a contribuire attivamente alla lotta alla malaria e all’Aids nel campo dell’educazione alla prevenzione e dello sviluppo del concetto di igiene e cura di sé, promuovendo al tempo stesso la responsabilità morale e la fedeltà matrimoniale come strumento per arrestare la diffusione del virus hiv.
Con l’ambasciatore del Principato di Andorra, Miquel Ángel Canturri Montanya, Benedetto XVI si è soffermato, fra l’altro, sull’aspetto della recente evoluzione demografica registrata dal piccolo Stato, stretto tra Francia e Spagna e con un’astensione territoriale di nemmeno 500 km². Molti giovani originari del Principato tornano alle origini e questo, ha notato il Papa, comporta “una necessaria consapevolezza e responsabilità da parte delle istituzioni”, giacché “l’armonia sociale, che potrebbe esserne squilibrata, è legata non solo ad un quadro legislativo giusto ed equo, ma anche alla qualità morale di ciascun cittadino”. Questa considerazione, ha spinto Benedetto XVI a ribadire il concetto di bene comune come valore per il quale è doveroso spendersi con “determinazione ferma e perseverante”. I principi etici, ha aggiunto, permettono di consolidare la democrazia e agli abitanti di Andorra di vivere “i millenari valori positivi valori, impregnati di cristianesimo, e di coltivare e di preservare la loro identità”.
Il testo del discorso all'Ambasciatore di Andorra presso la Santa Sede
Un Paese dove molto si è ottenuto in termini di pace, prosperità economica e stabilità politica e sociale è la Repubblica delle Seychelles. Tali obiettivi, ha riconosciuto il Papa al cospetto del nuovo ambasciatore presso la Santa Sede dello Stato asiatico, Vivienne Fock Tave, si sono potuti raggiungere solo grazie al contributo di tutti nella sfera politica e sociale, nei settori pubblico e privato. Lo sviluppo, ha obiettato Benedetto XVI, non deve però essere solo materiale, ma anche spirituale e deve fondarsi sulla solidarietà umana che ha, ha detto, le sue radici nell’istituzione familiare.
Infine, con il diplomatico Boubacar Sidiki Touré, neo rappresentante del Mali in Vaticano, Benedetto XVI ha ricordato il 50° anniversario dell’indipendenza celebrato nel 2010. In campo sociale e democratico molto resta ancora da fare, ha sottolineato il Pontefice. I principali obiettivi, ha indicato, sono certamente la pace civile e il diritto d’accesso al cibo, ma anche la lotta contro ogni genere di discriminazione, sia etnica che religiosa, e di individualismo crescente. La speranza, ha affermato Benedetto XVI, risiede nelle nuove generazioni, quindi si deve investire nella loro formazione: un settore nel quale la Chiesa, ha concluso, offre da tempo un eccellente contributo.

Radio Vaticana

Il Papa: l'ecumenismo offra a cattolici e luterani nuove opportunità di testimoniare il Vangelo. In preparazione un testo sulle relazioni più strette

“Cattolici e luterani sono chiamati a riflettere nuovamente su dove il nostro cammino verso l'unità ci ha portato e a implorare la guida del Signore e il suo aiuto per il futuro”. Con queste parole Papa Benedetto XVI ha accolto questa mattina il presidente della Federazione luterana mondiale, il vescovo Munib Younan (foto), in questi giorni a Roma per una visita in Vaticano per l’incontro annuale tra lo staff della Federazione e il Pontificio Consiglio per la promozione per l’unità dei cristiani. Il Papa ha di nuovo espresso la speranza che “i contatti stretti e l’intenso dialogo che hanno caratterizzato i rapporti ecumenici tra cattolici e luterani” continuino a “dare i suoi ricchi frutti”. Ed ha aggiunto: “Con gratitudine possiamo stilare un bilancio dei tanti e significativi frutti che sono stati prodotti da questi decenni di discussioni bilaterali. Con l'aiuto di Dio è stato possibile lentamente e con pazienza rimuovere le barriere e favorire legami visibili di unità attraverso il dialogo teologico e la cooperazione pratica, in particolare a livello delle comunità locali”. Il Papa ha quindi ricordato che lo scorso anno si è celebrato il 10° anniversario della Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione che “ha segnato una tappa significativa lungo il difficile cammino verso il ristabilimento della piena unità tra i cristiani ed ha stimolato una più ampia discussione ecumenica”. Il Papa ha quindi apprezzato che la Commissione internazionale luterana-cattolica romana stia preparando “un testo comune che documenterà ciò che luterani e cattolici sono in grado di dire insieme oggi per quanto riguarda le nostre relazioni più strette dopo quasi cinque secoli di separazione” e che per “chiarire ulteriormente la comprensione della Chiesa, che è l'obiettivo principale del dialogo ecumenico oggi, la Commissione sta studiando il tema: il Battesimo e la crescita della Chiesa comunione. La mia speranza – ha detto il Papa - è che queste attività ecumeniche possano offrire nuove opportunità per i cattolici e luterani per avvicinarsi nella loro vita, la loro testimonianza al Vangelo, e i loro sforzi per portare la luce di Cristo a tutte le dimensioni della società”. Infine, augurando a tutti presenti un Natale di pace e di gioia, il Papa affida la ricerca dell’unità dei cristiani al Signore, “vera novità che supera tutte le nostre umane aspettative”.

SIR, Radio Vaticana


Il Papa: la persona ha bisogno del dono soprannaturale della fraternità. La Chiesa non può agire come una lobby ma per onorare la dignità di ciascuno

Una “lezione” su un principio fondamentale e sovente bistrattato dalla politica e diplomazia, la fraternità umana, a favore di altri valori universalmente più gettonati. E’ quella che Papa Benedetto XVI ha tenuto questa mattina ai cinque nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Nepal, Zambia, Andorra, Seychelles e Mali, ricevuti collettivamente in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. La mobilitazione mondiale pro-Haiti, lunga un intero anno, in fondo l’ha dimostrato più di tante parole: non esiste vera comunità internazionale senza il mutuo sostegno fra le nazioni. Eppure, ha osservato non senza un certo disappunto Benedetto XVI, il peso della fraternità umana nei rapporti tra gli Stati è poco riconosciuto a parole e quasi per nulla praticato. Questo perché, ha affermato, pur “bello”, questo ideale “ha trovato nello sviluppo del pensiero filosofico e politico una minore risonanza rispetto ad altri ideali come libertà, uguaglianza, progresso o unità. Si tratta di un principio che è rimasto in gran parte lettera morta nelle società politiche moderne e contemporanee, soprattutto a causa dell’influenza esercitata dalle ideologie individualiste o collettiviste”. Per vivere con dignità, ha ripetuto il Papa, “tutti gli esseri umani hanno bisogno di rispetto”, e quindi che la giustizia e i diritti “siano espressamente riconosciuti”. Tuttavia, ha soggiunto, “questo non è sufficiente a condurre una vita pienamente umana: infatti, la persona ha bisogno anche della fraternità”. E anche se, ha stigmatizzato il Pontefice, la globalizzazione porta oggi gli uomini gli uni dagli altri, non per questo “li rende fratelli”. Riconoscersi fratelli infatti non è un processo razionale: “La ragione umana è in grado di riconoscere l'uguaglianza di tutti gli uomini e la necessità di limitare eccessive disparità tra loro, ma non è in grado di stabilire la fraternità. Questo è un dono soprannaturale”. In questo complesso scenario, ha asserito il Papa, si muove la Chiesa con il suo messaggio improntato alla logica del dono, che cioè considera tutto ciò che è dell’uomo come un atto d’amore di Dio. Alla Chiesa pertanto “non è permesso agire come una lobby, attenta ai suoi soli interessi, ma essa lavora, sotto lo sguardo di Colui che è il Creatore di tutti gli uomini, per onorare la dignità di ciascuno. Essa si sforza, dunque, di porre l’amore e la pace alla base dei molteplici legami umani che collegano le persone tra loro, come Dio ha voluto nella sua saggezza creativa”. “Nella vita quotidiana – ha sottolineato il Pontefice - la fraternità trova una espressione concreta nella gratuità e nel rispetto, chiamati a manifestarsi in tutti gli spazi dell’attività umana, compresa quella economica. L’identità profonda dell’uomo, del suo essere in relazione, si esprime anche nell’attività economica, una dei campi di maggiore cooperazione tra gli uomini”. “Nella mia ultima Enciclica ho messo in evidenza che l’economia è un luogo dove il dono è possibile e necessario. Ogni forma di dono è un segno della presenza di Dio poiché conduce alla scoperta fondamentale che, all’origine, tutto è donato. Nella riconoscenza di ciò che gli è donato – ha concluso il Papa - l’uomo si apre all’azione della grazia e comprende che è chiamato a svilupparsi in comunione con gli altri”.

Mons. Toso: il messaggio di Benedetto XVI un segno inequivocabile dell'impegno della Chiesa a difesa dell'uomo, della laicità positva e della civilità

“Un segno inequivocabile dell’impegno della Chiesa a difesa non solo di un diritto fondamentale, ma soprattutto dell’uomo in quanto tale, della sua dignità e libertà intesa integralmente, vale a dire di tutte le libertà con i rispettivi doveri e diritti, della stessa democrazia, della laicità positiva, in una parola, della civiltà”. Così mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, ha definito il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2011, sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”. Proprio “attorno alla concezione della libertà religiosa e della sua interpretazione – ha osservato - si gioca il destino della pace e, quindi, dell’umanità. Da essa dipende l’identità, il futuro morale e culturale dei popoli”. Se tale diritto “è frainteso, la conseguenza inevitabile è lo stravolgimento dello statuto morale e giuridico dell’essere umano” che innesca “un processo di perdurante conflittualità sociale, che porta all’accensione di focolai di guerra”. Una “libertà nemica o indifferente a Dio”, ha sottolineato, porta al “capovolgimento della scala dei beni-valori”, “all’indebolimento dell’energia morale e degli ethos dei popoli”, e apre le porte “ad inevitabili terrorismi culturali e civili, privi di qualsiasi razionalità”. Soffermandosi quindi sul “laicismo-secolarismo” che “nei Paesi occidentali giunge al rifiuto del pluralismo religioso e della laicità positiva”, mons. Toso ha citato “la marginalizzazione, ad esempio, del Dio cristiano o delle più volte menzionate 'radici cristiane'” dell’Europa, e i diversi dossier “che testimoniano la discriminazione non solo delle religioni 'importate' dai flussi migratori, ma anche del cristianesimo” nel continente. Il riferimento, in particolare, è al “Rapporto sull’intolleranza e la discriminazione dei cristiani in Europa” presentato nei giorni scorsi a Vienna. Si tratta, ha osservato, di “un’intolleranza sottile, strisciante, quasi invisibile, concernente la libertà di coscienza e di espressione” che “si manifesta in atti di vandalismo contro chiese e cimiteri, in parzialità nei luoghi di lavoro e nelle scuole, in rimozione dei simboli religiosi”. Sintomatica, per mons. Toso, “la recente decisione della Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2009, relativa alla richiesta di togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche italiane. Tutto ciò conferma la crisi culturale dell’Europa” che “appare in preda ad una scissione identitaria, che pregiudica il suo futuro e crea mille difficoltà nelle relazioni con le religioni 'importate'”. “Il diritto della libertà religiosa viene promosso da autorità politiche che hanno come punto di riferimento l’impegno morale”. “E’ in gioco – ha detto - una questione di verità morale, perché se l’autorità reputa di non avere nessun riferimento morale, reputa di avere come unico riferimento la gestione del potere, o semplicemente il consenso sociale, è chiaro che si trova sbilanciata e indebolita nella difesa del diritto della libertà religiosa e della sua promozione. L’appello è che la politica non insegua idoli, l’idolo del potere, della conservazione dello status quo, ma sia aperta alla considerazione dei grandi valori morali che sono collegati alla dignità della persona. Se realmente un’autorità politica sarà così, realmente sarà a difesa e nella promozione di tutti i diritti e doveri dell’uomo compreso il diritto alla libertà religiosa. Se un’autorità politica è più dedita al messaggio mass mediato e più dedita a coltivare certe menzogne per mantenere il potere e addirittura strumentalizza la religione per ottenere un certo domini, questa autorità non ha capacità di promuovere la libertà religiosa e di difenderla”.

SIR


Il card. Turkson: la libertà religiosa, vocazione fondamentale dell'uomo, diritto umano inalienabile e chiave per la pace, ancora oggetto di minaccia

“La libertà religiosa è il tema del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, non solo perché questo argomento è al centro della dottrina sociale della Chiesa, ma anche perché la vita della libertà religiosa – una vocazione fondamentale dell'uomo, un diritto umano inalienabile e universale e una chiave per la pace – continua ad essere oggetto di minaccia”. Lo ha spiegato questa mattina il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, intervenuto alla presentazione nella Sala stampa vaticana del messaggio del Papa per la 44° Giornata Mondiale della Pace sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”. Tre, in particolare, ha sottolineato il card. Turkson, i “nemici” della libertà religiosa: il “secolarismo aggressivo”, intollerante “verso Dio e verso ogni forma di espressione della religione”; il “fondamentalismo religioso, della politicizzazione della religione e dell’imposizione di religioni di Stato” e il “relativismo culturale e religioso” sempre “più pressante”. Rammentando che il diritto alla libertà religiosa è sancito dall’art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il presidente del dicastero vaticano ne ha sottolineato alcuni recenti “episodi di negazione” che “oscurano la verità della persona umana”, ne disprezzano la dignità, “compromettono il rispetto per gli altri diritti” e minacciano “la pace del mondo”. Tra questi episodi, ha specificato il card. Turkson, il caso Lautsi relativo all’affissione del crocifisso nelle scuole pubbliche italiane, il caso di Asia Bibi in Pakistan, il caso del Sudan meridionale, le persecuzioni dei cristiani del Medio Oriente. Proprio perché derivante “dalla legge morale e dalla dignità della persona”, ha precisato, “la libertà religiosa non è un diritto concesso dallo Stato”, anche se quest’ultimo “deve riconoscerla come intrinseca alla persona umana” e dunque proteggerla. Nell’esercizio di tale diritto “l’uomo trova la sua pace, e diviene uno strumento di pace”. Nel rammentare i “i quattro architetti dell'Unione europea (Adenauer, De Gasperi, Schuman, Monnet)”, politici ispirati dalla fede cristiana, il cardinale ha affermato che la libertà religiosa “ha una dimensione pubblica, il che consente ai credenti di dare il loro contributo nella costruzione dell'ordine sociale”, mentre la negazione di questo diritto “comporta conseguenze negative sul vero sviluppo” della società. Di qui l’importanza “dell’armonia che deve esistere” tra “privato e pubblico, individuo e comunità”. Un pensiero, infine, al ruolo del dialogo interreligioso, “risorsa al servizio del bene comune”, e al rapporto tra libertà religiosa e compito missionario.

SIR

Il Papa: la libertà religiosa, via per la pace, non è patrimonio esclusivo dei credenti ma dell’intera famiglia umana. I cristiani i più perseguitati

E’ stato pubblicato questa mattina il Messaggio di Benedetto XVI per la 44° Giornata Mondiale della Pace che sarà celebrata il primo gennaio 2011 sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”. Il Papa, all’inizio del Messaggio, ricorda che ''l'anno che chiude le porte è stato segnato, purtroppo, dalla persecuzione, dalla discriminazione, da terribili atti di violenza e di intolleranza religiosa'', in particolare per i cristiani dell'Iraq. ''Il mio pensiero - prosegue il Pontefice - si rivolge in particolare alla cara terra dell'Iraq, che nel suo cammino verso l'auspicata stabilita' e riconciliazione continua ad essere scenario di violenze e attentati. Vengono alla memoria le recenti sofferenze della comunità cristiana, e, in modo speciale, il vile attacco contro la Cattedrale siro-cattolica Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad, dove, il 31 ottobre scorso, sono stati uccisi due sacerdoti e più di cinquanta fedeli, mentre erano riuniti per la celebrazione della Santa Messa. Ad esso hanno fatto seguito, nei giorni successivi, altri attacchi, anche a case private, suscitando paura nella comunità cristiana ed il desiderio, da parte di molti dei suoi membri, di emigrare alla ricerca di migliori condizioni di vita. A loro manifesto la mia vicinanza e quella di tutta la Chiesa, sentimento che ha visto una concreta espressione nella recente Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi''. Nel suo messaggio il Pontefice ha ringraziato ''vivamente i Governi che si adoperano per alleviare le sofferenze di questi fratelli in umanità e invito i Cattolici a pregare per i loro fratelli nella fede che soffrono violenze e intolleranze e ad essere solidali con loro''. ''Risulta doloroso constatare - scrive Papa Ratzinger - che in alcune regioni del mondo non è possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della libertà personale''. ''In altre regioni - prosegue - vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti e i simboli religiosi. I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede. Tanti subiscono quotidianamente offese e vivono spesso nella paura a causa della loro ricerca della verità, della loro fede in Gesù Cristo e del loro sincero appello perchè sia riconosciuta la libertà religiosa. Tutto ciò non può essere accettato, perchè costituisce un'offesa a Dio e alla dignità umana; inoltre, è una minaccia alla sicurezza e alla pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale''. Negare o limitare la libertà religiosa “significa coltivare una visione riduttiva della persona umana; oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società ingiusta”. “Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata”. “La dignità trascendente della persona...va riconosciuta come un bene universale” e il suo rispetto “è una condizione della legittimità morale di ogni norma sociale e giuridica”. “La libertà religiosa è all’origine della libertà morale”. “Una libertà nemica o indifferente verso Dio finisce col negare se stessa e non garantisce il pieno rispetto dell’altro. Una volontà che si crede radicalmente incapace di ricercare la verità e il bene non ha ragioni oggettive né motivi per agire, se non quelli imposti dai suoi interessi momentanei e contingenti”. “L’illusione di trovare nel relativismo morale la chiave per una pacifica convivenza, è in realtà l’origine della divisione e della negazione della dignità degli esseri umani”. Per Benedetto XVI “è inconcepibile” che i credenti “debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti”. Il Papa sottolinea l’importanza dell’educazione religiosa nella costruzione della pace. I genitori devono essere “sempre liberi di trasmettere senza costrizioni e con responsabilità il proprio patrimonio di fede, di valori e di cultura ai figli”. “Tra i diritti e le libertà fondamentali...la libertà religiosa gode di uno statuto speciale. Quando la libertà religiosa è riconosciuta, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice” ma “quando la libertà religiosa è negata...si minacciano la giustizia e la pace”. ''La libertà religiosa - scrive Papa Ratzinger - è, in questo senso, anche un'acquisizione di civiltà politica e giuridica. Essa è un bene essenziale: ogni persona deve poter esercitare liberamente il diritto di professare e di manifestare, individualmente o comunitariamente, la propria religione o la propria fede, sia in pubblico che in privato, nell'insegnamento, nelle pratiche, nelle pubblicazioni, nel culto e nell'osservanza dei riti. Non dovrebbe incontrare ostacoli se volesse, eventualmente, aderire ad un'altra religione o non professarne alcuna''. ''In questo ambito, l'ordinamento internazionale risulta emblematico - prosegue il Pontefice - ed è un riferimento essenziale per gli Stati, in quanto non consente alcuna deroga alla libertà religiosa, salvo la legittima esigenza dell'ordine pubblico informato a giustizia''. “La libertà religiosa non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra. È elemento imprescindibile di uno Stato di diritto” ed è “la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani”. “La libertà religiosa non si esaurisce nella sola dimensione individuale, ma si attua nella propria comunità e nella società, coerentemente con l’essere relazionale della persona e con la natura pubblica della religione”. “E’ innegabile il contributo che le comunità religiose apportano alla società. Sono numerose le istituzioni caritative e culturali che attestano il ruolo costruttivo dei credenti per la vita sociale. Più importante ancora è il contributo etico della religione nell’ambito politico. Esso non dovrebbe essere marginalizzato o vietato, ma compreso come valido apporto alla promozione del bene comune”. Tutto ciò “non costituisce in nessun modo una discriminazione di coloro che non ne condividono la credenza, ma rafforza, piuttosto, la coesione sociale, l’integrazione e la solidarietà”. Il Papa condanna poi “la strumentalizzazione della libertà religiosa” compiuta talora “per mascherare interessi occulti, come ad esempio il sovvertimento dell’ordine costituito, l’accaparramento di risorse o il mantenimento del potere da parte di un gruppo”, nonché il fanatismo, il fondamentalismo. “La professione di una religione non può essere strumentalizzata, né imposta con la forza” perché “la verità non si impone con la violenza” ma con “la forza della verità stessa”. Ricorda quindi “il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà” e in particolare il ruolo del cristianesimo che ha “fortemente contribuito...alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispettivi doveri”. Anche oggi i cristiani sono chiamati ad offrire il loro “contributo prezioso” alla giustizia e allo sviluppo umano integrale. “La stessa determinazione con la quale sono condannate tutte le forme di fanatismo e di fondamentalismo religioso, deve animare anche l’opposizione a tutte le forme di ostilità contro la religione, che limitano il ruolo pubblico dei credenti nella vita civile e politica. Non si può dimenticare che il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe, infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana”. “L’ordinamento giuridico a tutti i livelli, nazionale e internazionale, quando consente o tollera il fanatismo religioso o antireligioso, viene meno alla sua stessa missione, che consiste nel tutelare e nel promuovere la giustizia e il diritto di ciascuno” ed “espone la società al rischio di totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate o coartate, quasi fossero concorrenziali, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione”. “Il patrimonio di principi e di valori espressi da una religiosità autentica è una ricchezza per i popoli”. “Nel rispetto della laicità positiva delle istituzioni statali, la dimensione pubblica della religione deve essere sempre riconosciuta. A tal fine è fondamentale un sano dialogo tra le istituzioni civili e quelle religiose”. “Nel mondo globalizzato, caratterizzato da società sempre più multi-etniche e multi-confessionali, le grandi religioni possono costituire un importante fattore di unità e di pace”. I leader delle grandi religioni “sono i primi ad essere chiamati al rispetto reciproco e al dialogo”. “Per la Chiesa il dialogo tra i seguaci di diverse religioni costituisce uno strumento importante per collaborare con tutte le comunità religiose al bene comune. La Chiesa stessa nulla rigetta di quanto è vero e santo nelle varie religioni”. “Quella indicata non è la strada del relativismo, o del sincretismo religioso”. La Chiesa, infatti, è tenuta ad annunciare, il Cristo che è «via, verità e vita» ma promuovendo “il dialogo e la ricerca comune della verità in diversi ambiti vitali” poiché “ogni verità, da chiunque sia detta, proviene dallo Spirito Santo”. Benedetto XVI ricorda che l’anno prossimo ricorrerà il 25° anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace, convocata ad Assisi nel 1986 da Giovanni Paolo II. “In quell’occasione i leader delle grandi religioni del mondo hanno testimoniato come la religione sia un fattore di unione e di pace, e non di divisione e di conflitto”. “La politica e la diplomazia dovrebbero guardare al patrimonio morale e spirituale offerto dalle grandi religioni del mondo per riconoscere e affermare verità, principi e valori universali che non possono essere negati senza negare con essi la dignità della persona umana”. Benedetto XVI rileva che oggi le violenze antireligiose colpiscono in particolare le minoranze, soprattutto in Asia e in Africa. Ma vi sono “forme più sofisticate di ostilità contro la religione, che nei Paesi occidentali si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini. Esse fomentano spesso l’odio e il pregiudizio e non sono coerenti con una visione serena ed equilibrata del pluralismo e della laicità delle istituzioni, senza contare che le nuove generazioni rischiano di non entrare in contatto con il prezioso patrimonio spirituale dei loro Paesi. La difesa della religione passa attraverso la difesa dei diritti e delle libertà delle comunità religiose” in particolare le minoranzeche “non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale”. Il Papa lancia un accorato appello ai responsabili delle nazioni ad “agire prontamente per porre fine ad ogni sopruso contro i cristiani” che “soffrono persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e intolleranza, in particolare in Asia, in Africa, nel Medio Oriente e specialmente nella Terra Santa”. Nello stesso tempo esorta i cristiani a vivere le Beatitudini rinnovando l’impegno al perdono. “La violenza non si supera con la violenza. Il nostro grido di dolore sia sempre accompagnato dalla fede, dalla speranza e dalla testimonianza dell’amore di Dio”. Benedetto XVI esprime inoltre il suo auspicio “affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto, sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia; saprà, così, sperimentare giustizia, concordia e pace, coltivando un sincero dialogo con tutti i popoli". “Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi...per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico”. “La pace è un dono di Dio”, “non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico”. Benedetto XVI fa proprio l’appello di Paolo VI, il Papa che ha istituito la Giornata Mondiale della Pace: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono sopra tutto le armi morali”. “La libertà religiosa – conclude Benedetto XVI - è un’autentica arma della pace, con una missione storica e profetica”, quella di “cambiare e rendere migliore il mondo”.

Radio Vaticana, Asca

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE (1° GENNAIO 2011)