giovedì 2 settembre 2010

Mons. Shomali: impatto positivo sul dialogo ebraico-cristiano la visita di Shimon Peres al Papa, una bella immagine di come dovrebbero essere i legami

Una visita che non porterà frutti politici particolari ma che incentiverà il dialogo con gli ebrei. E’, in sintesi, quanto dichiarato all'agenzia SIR dal vescovo ausiliare di Gerusalemme, mons. William Shomali, a commento della visita oggi del presidente israeliano Shimon Peres a Benedetto XVI (foto). “Sono felice di questo incontro – spiega il vescovo - il presidente Peres ha una dimensione internazionale, pensatore, uomo di caratura e di esperienza politica. Tuttavia la sua carica in Israele è rappresentativa, e non ha un potere effettivo di orientare la politica israeliana. A prendere le decisioni è, infatti, il Governo e per questo dalla visita non ci attendiamo una accelerazione del lavoro per l’accordo fondamentale tra Santa Sede e Israele che segue un suo iter preciso. Ritengo invece che questa visita avrà un impatto positivo sul dialogo ebraico-cristiano, anche in vista del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, avendo offerto una bella immagine di come dovrebbero essere i legami tra giudaismo e cristianesimo”. “Il presidente israeliano – dichiara mons. Shomali - può tranquillizzare l’opinione pubblica israeliana che questo Sinodo non intende fare politica ma vuole parlare di pace, di dialogo, di fede e di pastorale. Il Sinodo non è il luogo per fare politica”. Circa i negoziati di pace a Washington mons. Shomali non si dice completamente “scettico” anche perché, afferma, “in milioni stanno pregando per la pace e Dio prima o poi dovrà ascoltare le nostre preghiere. Le speranze passate, andate deluse, non ci fanno dire che stavolta andrà bene. L’unica cosa è continuare a confidare nel Signore”.

SIR

Il Papa nel Regno Unito. Mons. Summersgill: viaggio che suscita curiosità. Per gli anglicani con cui ho lavorato è un fratello e un padre spirituale

Un viaggio di Stato storico, il primo di un Pontefice romano, dopo la Riforma protestante. Quello di Benedetto XVI in Inghilterra e Scozia “sarà un momento significativo sottolineato dal fatto che il primo appuntamento del Papa è proprio con la Regina. Il Pontefice è ospite dello Stato e non solo della Chiesa Cattolica locale”. In un’intervista a SIR Europa, mons. Andrew Summersgill, coordinatore del viaggio per conto della Conferenza Episcopale inglese, parla dell’importanza di questo viaggio papale. “Il Pontefice avrà modo di incontrare una società molto secolarizzata – afferma il vescovo – e tante persone avranno modo di conoscere la fede cristiana per la prima volta. Per molti credo che sia difficile capire la profondità della Chiesa Cattolica e il ruolo del Santo Padre che è, nello stesso tempo, leader religioso e capo di Stato, una situazione unica nella comunità internazionale”. Un viaggio, quindi, che suscita “molta curiosità” ma che ha un ulteriore motivo di importanza nell’incontro con l’arcivescovo di Canterbury a Lambeth Palace, sede anglicana. “Gli anglicani con i quali ho lavorato in questi mesi a Lambeth Palace e Westminster Abbey – rivela mons. Summersgill - vedono il Papa come un fratello e un padre spirituale”.

SIR

Cresce l'attesa - il testo integrale dell'intervista

Il Papa riceve il presidente Shimon Peres: colloqui israelo-palestinesi per un accordo che porti la pace. Ribadita la condanna di ogni violenza

I colloqui tra Israele e Palestina aiutino il raggiungimento di un accordo rispettoso delle parti. Questo l'auspicio espresso oggi da Papa Benedetto XVI e dal Presidente israeliano Shimon Peres (foto). Il Papa ha ricevuto Peres questa mattina in udienza nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo; il colloquio è durato circa 40 minuti. "Durante i colloqui - informa una nota diffusa dalla Sala stampa vaticana - svoltisi in un clima di cordialità, è stato ricordato il Pellegrinaggio che Sua Santità ha compiuto in Terra Santa nel 2009. Circa la ripresa dei contatti diretti tra Israeliani e Palestinesi, in programma oggi a Washington, si è auspicato che essa aiuti a raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli e capace di portare una pace stabile in Terra Santa e in tutta la Regione. E' stata quindi ribadita la condanna di ogni forma di violenza e la necessità di garantire a tutte le popolazioni dell'area migliori condizioni di vita. Non è mancato un riferimento al dialogo interreligioso e uno sguardo d'insieme alla situazione internazionale. I colloqui hanno permesso di esaminare anche i rapporti tra lo Stato d'Israele e la Santa Sede e quelli delle Autorità statali con le comunità cattoliche locali. Al riguardo, si è sottolineato il significato del tutto particolare della presenza di queste ultime nella Terra Santa e il contributo che esse offrono al bene comune della società, anche attraverso le scuole cattoliche. Infine, si è preso atto dei risultati raggiunti della Commissione bilaterale di lavoro, impegnata da anni nell'elaborazione di un Accordo relativo a questioni di carattere economico e si è auspicata una rapida conclusione del medesimo". La visita al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo è iniziata alle 9.20 con un giro nei giardini di Castel Gandolfo, soffermandosi, in particolare, presso i ruderi della villa di Domiziano e nel giardino del Belvedere. Alle 10.00 Peres si è incontrato con il segretario di Stato Tarcisio Bertone e con il ministro degli Esteri vaticano, mons. Dominique Mamberti. L'incontro è durato mezz'ora. Il presidente di Israele ha donato al Pontefice una Menorah d'argento, Papa Ratzinger invece ha regalato una medaglia di bronzo collocata all'interno di una cornice di travertino, che è una copia della medaglia posta da Papa Alessandro VII, nel 1657, all'interno della prima pietra del colonnato nord della Basilica di San Pietro. Sulla medaglia è inciso il progetto iniziale di sistemazione di Piazza San Pietro, disegnato da Bernini.

Sinodo per il Medio Oriente. Padre Fahmi: una visione chiara sulle vocazioni. Abbiamo urgenza di persone capaci di pensare soluzioni e realizzarle

“Una più stretta collaborazione tra i capi delle varie Chiese” anche nel campo della pastorale vocazionale. È quanto spera possa emergere dalla prossima Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre, padre Andraous Fahmi, vicerettore del seminario maggiore copto-cattolico di “San Leone Magno” nel quartiere del Maadi a Il Cairo. “Quello delle vocazioni sarà uno dei temi che il Sinodo affronterà con attenzione”, spiega il sacerdote in un’intervista all'agenzia SIR, anche alla luce del loro calo numerico e di quanto si legge nell’Instrumentum laboris, “sarebbe una perdita per la Chiesa universale se il cristianesimo dovesse affievolirsi o scomparire proprio là dove è nato”. A tale riguardo il vicerettore spera che “il Sinodo riesca ad avere una visione chiara sul nuovo modo di formare un prete aumentando gli sforzi per una formazione spirituale moderna e autentica. Sarà utile rivalutare la figura del direttore spirituale, una delle colonne su cui si fonda un seminario”. “Più che testi e documenti a riguardo – sottolinea padre Fahmi – abbiamo urgenza di persone capaci di ‘leggere’ bene la situazione attuale, di pensare a delle soluzioni e cercare di realizzarle. Il primo passo è scegliere i preti giusti che possano svolgere tale compito nei seminari e formarli adeguatamente”.

SIR