sabato 20 marzo 2010

Il Papa: la fede ha sempre bisogno di consolidare le sue radici per resistere agli appelli di un mondo talvolta ostile all’ideale evangelico

L’inculturazione della fede, la solidarietà radicata nell’amore di Dio, l’importanza del sacerdozio e del dialogo interreligioso: sono stati questi i temi affrontati questa mattina dal Papa nel corso dell’udienza ai vescovi del Burkina Faso-Niger in visita 'ad Limina apostolorum'. Rivolgendosi ai presuli, Benedetto XVI ha ricordato anche i frutti del Sinodo per l’Africa svoltosi lo scorso ottobre, ed ha rivolto un pensiero particolare a tutti i malati ed i sofferenti del Paese. È un nuovo “slancio missionario” quello che il Papa ha auspicato per il Burkina Faso e per il Niger, perché “il messaggio evangelico sia pienamente accolto e fedelmente vissuto”. “La fede – afferma il Santo Padre – ha sempre bisogno di consolidare le sue radici per non tornare a pratiche antiche o incompatibili con la sequela di Cristo e per resistere agli appelli di un mondo talvolta ostile all’ideale evangelico”. Il tutto, ha continuato il Papa, in nome di una “sana inculturazione della fede”, portata avanti da “persone competenti, nel rispetto delle norme”. “La recente Assemblea sinodale per l’Africa – ha detto Benedetto XVI – ha invitato le comunità cristiane a guardare alle sfide della riconciliazione, della giustizia e della pace”. In quest’ambito, il Papa ha espresso apprezzamento per tutto ciò che la Chiesa del Burkina Faso-Niger continua a fare per contrastare quei “mali che impediscono l’autentico sviluppo della popolazione”. E ancora, Benedetto XVI ha ricordato l’opera portata avanti dalla Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, così come quella “solidarietà radicata nell’amore di Dio” e la generosità dimostrate dalla Chiesa locale in due particolari occasioni, le alluvioni che hanno colpito il Burkina Faso a settembre e il recente terremoto di Haiti. Quindi, il Santo Padre si è soffermato sulla “grandezza del sacerdozio” e ha auspicato che l’Anno Sacerdotale in corso contribuisca a “promuovere un rinnovamento interiore nella vita dei preti, affinché il loro ministero sia sempre più intenso e fecondo”. “Il sacerdote è innanzitutto un uomo di Dio – ha sottolineato il Papa – che cerca di rispondere con sempre più coerenza alla sua vocazione e alla sua missione al servizio dei fedeli a lui affidati e che deve guidare verso Dio”. Per questo, Benedetto XVI ha ribadito la necessità di una “formazione solida” e di un tempo di “approfondimento della vita sacerdotale” per evitare che essa cada nell'iperattivismo pastorale. Poi, lo sguardo del Papa si è volto al ruolo svolto nella società dai catechisti, dai laici e dai giovani: per tutti loro auspica una formazione attenta e una fede solida, “fondata sulla relazione personale con Cristo, espressa nella pratica abituale della carità e sostenuta da una comunità viva”. E un’attenzione particolare viene richiesta per “le élite politiche ed intellettuali”, spesso messe davanti ad “ideologie opposte ad una concezione cristiana dell’uomo e della società”. Infine, Benedetto XVI ha espresso apprezzamento per “i legami di stima e di amicizia” esistenti nel dialogo interreligioso”, ribadendo l’importanza di insegnare ai giovani “i valori fondamentali del rispetto e della fraternità” che favoriscono “la comprensione reciproca”. “I legami che uniscono cristiani e musulmani – conclude il Papa – possano continuare a rafforzarsi al fine di far progredire la pace e la giustizia e di promuovere il bene comune, respingendo tutte le tentazioni di violenza o di intolleranza”. Dal suo canto, nell'indirizzo di saluto al Papa, il presidente della Conferenza Episcopale del Burkina Faso-Niger, mons. Rouamba, ha ricordato il “messaggio di speranza” portato da Benedetto XVI in Africa nel marzo 2009, ed ha ribadito l’impegno della Chiesa locale nella lotta ad alcune piaghe, come la scarsità di agenti pastorali, la mancanza di mezzi materiali e finanziari, l’analfabetismo, il cammino verso la democrazia.

Vian: la diagnosi lucida e severa della Lettera coerente con l'operato del card. Ratzinger riassunto nelle parole 'Quanta sporcizia c'è nella Chiesa'

“Di fronte alla situazione grave e vergognosa che la Chiesa in Irlanda sta vivendo ormai da troppi anni Benedetto XVI ha preso la decisione di indirizzare ai cattolici del Paese una lettera che per il suo coraggio è senza precedenti: un documento evangelico per rispondere a un inaudito oscuramento della luce del Vangelo che il Papa ha voluto pubblicare dopo avere incontrato i vescovi irlandesi convocati a Roma”. È quanto scrive nell’editoriale de L’Osservatore Romano il direttore Giovanni Maria Vian, commentando il testo della Lettera Pastorale del Papa ai fedeli irlandesi. “Dichiarando la sua profonda preoccupazione – continua Vian - Benedetto XVI afferma di condividere il turbamento, lo sgomento e il senso di tradimento provati da molti cattolici per atti peccaminosi e criminali e per il modo in cui questi sono stati affrontati dalle autorità della Chiesa nel Paese. L'amarezza e la severità del testo papale evocano la lettera, perduta, che l'apostolo Paolo ricorda di avere scritto ai Corinzi ‘col cuore angosciato e tra molte lacrime’, non per aumentare la tristezza della loro comunità ma per sostenerla con il suo amore. Così il documento indirizzato ai cattolici d'Irlanda è stato scritto per non nascondere il male compiuto - davanti a Dio e davanti agli uomini - e soprattutto per guardare avanti. Innanzi tutto, perché l'orrenda colpa degli abusi perpetrati sui minori sia riparata secondo la giustizia e secondo il Vangelo. Per fare questo i cattolici irlandesi devono ripensare alla loro grande e spesso eroica storia cristiana, della quale negli ultimi decenni la Chiesa nel Paese non ha saputo essere degna, trascurando il patrimonio della tradizione e fraintendendo il rinnovamento voluto dal Vaticano II". "In particolare - continua l'editoriale - non si è osservato il diritto canonico, che è al servizio del Vangelo e della persona umana, con conseguenze disastrose sull'ammissione al sacerdozio e sulla formazione degli ecclesiastici, coprendo infine le mancanze per evitare scandali. La diagnosi lucida e severa della lettera – si legge ancora - è perfettamente coerente con l'operato quasi trentennale del cardinale Ratzinger, riassunto dalla sua esclamazione durante la Via crucis il 25 marzo 2005, pochi giorni prima della morte di Giovanni Paolo II: ‘Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!’. Ed è coerente con quanto da Papa ha fatto sin dal giorno dell'elezione, anche per l'Irlanda: già il 28 ottobre 2006 esortò i vescovi del Paese a ‘stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi’”.”A chi ha sofferto gli abusi – prosegue Vian - il Papa rivolge ‘con umiltà’ parole chiare e toccanti, dichiarando ancora una volta vergogna e rimorso, cosciente che per alcune vittime è ora ‘difficile anche entrare in una chiesa’ ma assicurando loro che potranno essere guarite proprio dalle ferite di Cristo. E ai giovani raccomanda di tenere fissi gli occhi su Gesù, ‘perché lui non tradirà mai la vostra fiducia’. Fiducia tradita invece dai colpevoli, che dovranno risponderne a Dio e ai tribunali. A essi, e ai vescovi che hanno mancato, la lettera riserva espressioni molto severe per contribuire a un processo, che sarà lungo, di penitenza e guarigione – conclude il direttore de L’Osservatore Romano -. Con lo sguardo rivolto all'unico Signore che può far nuove tutte le cose”.

Il Velino

Dal 22 al 24 marzo terza riunione della Commissione sulla Chiesa Cattolica in Cina sulla testimonianza di fronte alle evoluzioni sociali

Dal 22 al 24 marzo si riunirà in Vaticano la Commissione che Papa Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza relative alla vita della Chiesa Cattolica in Cina. Ne dà notizia la Sala stampa vaticana. Fanno parte di detta Commissione i Superiori dei dicasteri della Curia Romana, che sono competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell'Episcopato cinese e di congregazioni religiose. La nota ricorda che la prima riunione plenaria, svoltasi nei giorni 10-12 marzo 2008, ebbe, come tema, la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI aveva indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. Durante i lavori fu esaminata l'accoglienza, che era stata riservata al medesimo Documento pontificio all'interno e al di fuori della Cina. Si fece anche una riflessione sui principi teologici, ispiratori della Lettera, al fine di cogliere le prospettive che da essi nascono per la comunità cattolica in Cina. Nella seconda riunione plenaria, dal 30 marzo al 1° aprile 2009, si prese in esame il tema della formazione umana, intellettuale, spirituale e pastorale dei seminaristi e delle persone consacrate, nonché quello della formazione permanente dei sacerdoti. "Nella prossima riunione plenaria - conclude la nota vaticana - si continuerà ad approfondire il predetto tema della formazione, affinché in Cina, come nel resto del mondo, l'opera dei sacerdoti e delle persone consacrate aiuti la Chiesa ad incarnare il Vangelo e a darne testimonianza, anche di fronte alle sfide poste dall'evoluzione delle condizioni sociali e culturali".

Apcom

Don Di Noto: Benedetto XVI, da sempre attento a questa piaga, sta dalla parte delle vittime e conferma un impegno coraggioso. Noi siamo con lui

''La Lettera sulla pedofilia che il Papa ha scritto ai fedeli irlandesi? E' molto chiaro da che parte stiano Benedetto XVI e la Chiesa: quella delle vittime. E noi siamo con lui''. E' questa la reazione di don Fortunato Di Noto, il sacerdote fondatore dell'Associazione Meter alla Lettera che Papa Ratzinger ha inviato ai fedeli irlandesi. ''Il Papa è stato chiaro - continua Don Di Noto in un comunicato - nessuno ha scuse di sorta: chi fa queste cose non deve sottrarsi davanti alla giustizia di Dio e quella dei tribunali. Questo Papa da sempre attento a questa piaga conferma un impegno coraggioso e Meter è con lui. Santità, noi non ci tireremo mai indietro. Non faremo mai qualcosa che possa essere di inciampo per i piccoli e i deboli. Ci impegneremo con forze contro qualsiasi forma di abuso come lei ci indica con le sue parole''. ''Naturalmente - prosegue Don Di Noto - noi operiamo non solo nella Chiesa, ma anche nella società. E perche' sia chiaro, Meter e il nostro impegno hanno portato a denunciare circa 200.000 siti in 20 anni''.

Adnkronos

Mons. Zollitsch: la Lettera del Papa ai cattolici d'Irlanda valida per tutta la Chiesa. E' chiaramente un messaggio anche per noi in Germania

Quanto detto dal Papa ai cattolici irlandesi nella Lettera pastorale sullo scandalo pedofilia diffusa oggi ''è valido anche per tutta la Chiesa ed è chiaramente un messaggio anche per noi in Germania''. Lo scrive, in un comunicato, il presidente della Conferenza Episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch (nella foto con Benedetto XVI). Il Papa, prosegue, ''condanna senza se e senza ma i terribili crimini'' commessi da membri della Chiesa, affrontando la questione ''seriamente e con grande preoccupazione''. Mons. Zollitsch è anche ''grato'' al Papa per la ''critica rivolta alle autorità ecclesiastiche'', con parole ''che non lasciano spazio a dubbi''. ''Quindi - conclude - intendo l'invito del Papa ai vescovi irlandesi come un invito rivolto anche a noi. Lo scandalo degli abusi sessuali non è un problema solo irlandese, è uno scandalo della Chiesa in molti luoghi ed è uno scandalo della Chiesa in Germania''.


Asca

Il card. Brady: giorno storico per i cattolici d'Irlanda. Dal Papa gentilezza e preoccupazione, affrontare il futuro con coraggio e determinazione

''Ringrazio il Santo Padre per la sua profonda gentilezza e la sua preoccupazione. E' evidente in questa Lettera pastorale che Papa Benedetto prova un profondo sgomento per ciò che definisce 'atti peccaminosi e criminali e per il modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda gli hanno affrontati'''. Il primate d'Irlanda, card. Sean Brady (foto), ringrazia il Papa per la Lettera e definisce quello odierno un "giorno storico" per l'isola. "Oggi è un giorno storico per i cattolici d'Irlanda", ha affermato Brady in un discorso diffuso dall'ufficio stampa della Conferenza Episcopale irlandese. Il Papa "dice che la Chiesa in Irlanda deve riconoscere davanti al Signore e agli altri i gravi peccati commessi contro bambini indifesi", afferma Brady prima di ripercorrere il contenuto della lettera. Benedetto XVI "ci chiama ad affrontare il futuro con coraggio e determinazione. Nessuno immagina che la situazione attuale verrà risolta velocemente. Ma con perseveranza, preghiera e collaborazione nell'unità, il Santo Padre dice che possiamo avere fiducia che la Chiesa in Irlanda sperimenterà una sessione di rinascita e rinnovo spirituale".

Asca, Apcom

Lombardi: documento onesto sulle responsabilità dei membri della Chiesa e sulle sofferenze provocate. Il Papa guida contro la cultura del silenzio

''Credo che sia sotto gli occhi di tutti il fatto che il Papa sia stato una guida per superare passate culture di silenzio e nascondimento sulla vicenda degli abusi sessuali nella Chiesa e anzi ha scelto la strada della trasparenza e della decisione''. Lo ha detto questa mattina padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, presentando alla stampa la Lettera Pastorale di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi dedicata alla grave crisi dei preti pedofili. La Lettera ''non cerca scusanti'' ed è un ''documento molto onesto'' che ''rimane concentrato sulla Chiesa, sulle responsabilità dei suoi membri e sulle sofferenze provocate agli altri'', senza voler ''scaricare altrove la problematica''. Il rapporto Murphy, che descrive la cultura del silenzio e le coperture della gerarchia della Chiesa nei confronti degli abusi sessuali commessi dai preti nell'arcidiocesi di Dublino, è stato ''letto attentamente e recepito'' nella ''sua analisi e nella sua accusa'' contro ''una gestione non adeguata da parte delle autorità della Chiesa'' degli abusi, fatta ''di coeprtura e di responsabilità gravi''. C'è stata, per il portavoce vaticano, una ''accoglienza seria alle obbiezioni fatte in questi rapporti'' alla condotta della Chiesa. ''Questo è un documento di carattere pastorale, non è un documento di provvedimenti amministrativi o giuridici, quindi la questione delle dimissioni dei vescovi rimane esterna al documento''. Alle ripetute richieste di chiarimenti sulla mancanza di alcun accenno alle dimissioni dei vescovi responsabili di aver coperto i vescovi, Lombardi ha precisato che ''il tema rimane competenza del Papa e della Congregazione dei vescovi''. Benedetto XVI ''troverà il modo adeguato di riferirisi alla Germania, se e quando lo riterrà opportuno''. Il Papa ''ha parlato di questo in America, in Australia, ai canadesi, ora scrive un ampia lettera a irlandesi'' e ''non dimentica certo il problema. Lascerei al Papa la decisione su come e quando fare nel modo appropriato le parole che ritiene adatte al momento''.

Lettera (3). Il Papa: penitenze e adorazione eucaristica. Una Visita apostolica e una Missione nazionale. La preghiera per la Chiesa irlandese

Il Papa propone anche una serie di ''iniziative concrete per affrontare la situazione'' degli abusi sessuali sui minori. Egli intende indire una Visita apostolica in alcune delle diocesi irlandesi, così come in alcuni seminari e congregazioni religiosi dove più gravi sono stati i casi di abusi sessuali. Il Pontefice invita poi i fedeli a praticare la adorazione eucaristica e considerare la Quaresima di quest'anno come un ''tempo di preghiera per una effusione della misericordia di Dio e dei doni di santità e di forza dello Spirito Santo sulla Chiesa del vostro Paese''. Per questo Papa Ratzinger chiede ai cattolici irlandesi di ''dedicare le vostre penitenze del venerdì, per un intero anno, da ora fino alla Pasqua del 2011, per questa finalità. Vi chiedo - aggiunge - di offrire il vostro digiuno, la vostra preghiera, la vostra lettura della Sacra Scrittura e le vostre opere di misericordia per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la chiesa in Irlanda''. Papa Ratzinger annuncia anche una ''Missione a livello nazionale per tutti i vescovi, i sacerdoti e i religiosi'', con la ''speranza che, attingendo dalla competenza di esperti predicatori e organizzatori di ritiri sia dall'Irlanda che da altrove, e riesaminando i documenti conciliari, i riti liturgici dell'ordinazione e della professione e i recenti insegnamenti pontifici'', il clero dell'isola giunga ''ad un più profondo apprezzamento delle vostre rispettive vocazioni, in modo da riscoprire le radici della vostra fede in Gesù Cristo e da bere abbondantemente dalle sorgenti dell'acqua viva che egli vi offre attraverso la sua Chiesa''. A tutti ricorda le parole del Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney, cui è dedicato quest’Anno Sacerdotale: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il tesoro più grande che il buon Dio può dare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della divina misericordia”. "Colgo questa opportunità per ringraziare fin d’ora tutti coloro che saranno coinvolti nell’impegno di organizzare la Visita Apostolica e la Missione, come pure i molti uomini e donne che in tutta l’Irlanda stanno già adoperandosi per la tutela dei ragazzi negli ambienti ecclesiali". ''Fin da quando la gravità e l'estensione del problema degli abusi sessuali dei ragazzi in istituzioni cattoliche incominciò ad essere pienamente compreso, la Chiesa ha compiuto una grande mole di lavoro in molte parti del mondo, al fine di affrontarlo e di porvi rimedio''. Il Papa aggiunge che se ''non si deve risparmiare alcuno sforzo per migliorare ed aggiornare procedure già esistenti'', è incoraggiante ''il fatto che le prassi vigenti di tutela, fatte proprie dalle Chiese locali, sono considerate, in alcune parti del mondo, un modello da seguire per altre istituzioni''. Benedetto XVI conclude la Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda che, afferma, “vi invio con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa”: "Possano la nostra tristezza e le nostre lacrime,il nostro sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato,e il nostro fermo proposito di correzione,portare abbondanti frutti di grazia per l’approfondimento della fedenelle nostre famiglie, parrocchie, scuole e associazioni,per il progresso spirituale della società irlandese,e per la crescita della carità, della giustizia, della gioia e della pace, nell’intera famiglia umana".

Radio Vaticana, Asca

Lettera (2). Il Papa: vergogna e rimorso. Siete come Gesù, non perdete la speranza. Preti pedofili, ne risponderete davanti a Dio e ai tribunali

Benedetto XVI si rivolge a cuore aperto proprio alle vittime di abuso: “Avete sofferto tremendamente – scrive - e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo. Allo stesso tempo vi chiedo di non perdere la speranza. È nella comunione della Chiesa che incontriamo la persona di Gesù Cristo, egli stesso vittima di ingiustizia e di peccato. Come voi, egli porta ancora le ferite del suo ingiusto patire. Egli comprende la profondità della vostra pena e il persistere del suo effetto nelle vostre vite e nei vostri rapporti con altri, compresi i vostri rapporti con la Chiesa. So che alcuni di voi trovano difficile anche entrare in una chiesa dopo quanto è avvenuto. Tuttavia, le stesse ferite di Cristo, trasformate dalle sue sofferenze redentrici, sono gli strumenti grazie ai quali il potere del male è infranto e noi rinasciamo alla vita e alla speranza. Credo fermamente nel potere risanatore del suo amore sacrificale – anche nelle situazioni più buie e senza speranza – che porta la liberazione e la promessa di un nuovo inizio. Rivolgendomi a voi come pastore, preoccupato per il bene di tutti i figli di Dio, vi chiedo con umiltà di riflettere su quanto vi ho detto. Prego che, avvicinandovi a Cristo e partecipando alla vita della sua Chiesa – una Chiesa purificata dalla penitenza e rinnovata nella carità pastorale – possiate arrivare a riscoprire l’infinito amore di Cristo per ciascuno di voi. Sono fiducioso che in questo modo sarete capaci di trovare riconciliazione, profonda guarigione interiore e pace”. Il Papa si rivolge poi ai sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi: “Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa”. Il Papa quindi li esorta a pentirsi perché “il sacrificio redentore di Cristo ha il potere di perdonare persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal più terribile dei mali. Allo stesso tempo, la giustizia di Dio esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla. Riconoscete apertamente la vostra colpa – aggiunge il Pontefice - sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio”. Rivolgendosi ai genitori condivide con loro lo sconvolgimento “nell’apprendere le cose terribili che ebbero luogo in quello che avrebbe dovuto essere l’ambiente più sicuro di tutti” e ribadisce il fatto che la Chiesa “continua a mettere in pratica le misure adottate negli ultimi anni per tutelare i giovani negli ambienti parrocchiali ed educativi”. Invita quindi i giovani dell’Irlanda ad avere fiducia nonostante lo scandalo “per i peccati e i fallimenti di alcuni membri della Chiesa”. “E’ nella Chiesa – afferma - che voi troverete Gesù Cristo”. Ai sacerdoti e ai religiosi dell’Irlanda, molti dei quali sono “delusi, sconcertati e adirati per il modo in cui queste questioni sono state affrontate” dai superiori, scrive: “molti di voi si sentono personalmente scoraggiati e anche abbandonati...agli occhi di alcuni apparite colpevoli per associazione, e siete visti come se foste in qualche nodo responsabili dei misfatti di altri. In questo tempo di sofferenza...vi invito a riaffermare la vostra fede in Cristo, il vostro amore verso la sua Chiesa...In questo modo, dimostrerete a tutti che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia”. Si rivolge poi ai vescovi: “Non si può negare – scrive - che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse. Capisco quanto era difficile afferrare l’estensione e la complessità del problema, ottenere informazioni affidabili e prendere decisioni giuste alla luce di consigli divergenti di esperti. Ciononostante, si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo. Tutto questo ha seriamente minato la vostra credibilità ed efficacia. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano...Soltanto un’azione decisa portata avanti con piena onestà e trasparenza potranno ripristinare il rispetto e il benvolere degli Irlandesi verso la Chiesa”.
A tutti i fedeli dell’Irlanda chiede di trovare nuove vie, nella nostra società sempre più secolarizzata, “per trasmettere ai giovani la bellezza e la ricchezza dell’amicizia con Gesù Cristo nella comunione della sua Chiesa”.


Radio Vaticana, Asca

Lettera (1). Il Papa: sgomento e tradimento per questi atti peccaminosi e criminali e per come le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati

E’ stata resa pubblica oggi la Lettera Pastorale di Benedetto XVI ai cattolici d’Irlanda sulla questione degli abusi su minori da parte di alcuni esponenti del clero. Il Papa l’ha firmata ieri nella Solennità di San Giuseppe e ha chiesto di leggere il testo con attenzione e nella sua interezza. “Cari fratelli e sorelle della Chiesa in Irlanda, è con grande preoccupazione che vi scrivo come Pastore della Chiesa universale”: è con queste parole che il Papa inizia la sua Lettera, esprimendo il suo profondo turbamento e sgomento di fronte alla vicenda degli abusi, definiti atti “criminali”, e per la “risposta spesso inadeguata” della Chiesa irlandese. ''Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontato''. Benedetto XVI spiega di rivolgersi ai fedeli irlandesi ''con grande preoccupazione'' e di essere stato ''profondamento turbato'' dalle notizie che arrivavano dall'isola e della ''grave situazione'' che si era creata. ''Considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorita' ecclesiastiche'' del Paese, prosegue il Pontefice, ''ho deciso di scrivere questa Lettera pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamente e di riparazione''. ''In realtà, come molti nel vostro Paese hanno rilevato, il problema dell'abuso dei minori non è specifico nè dell'Irlanda nè della Chiesa''. ''Tuttavia - aggiunge il Papa concentrandosi sul caso irlandese - il compito che ora vi sta dinnanzi è quello di affrontare il problema degli abusi verificatosi all'interno della comunità cattolica irlandese e di farlo con coraggio e determinazione. Nessuno si immagini – sottolinea – che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo. Positivi passi in avanti sono stati fatti, ma molto di più resta da fare. C’è bisogno di perseveranza e di preghiera, con grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio”. Innanzitutto la Chiesa in Irlanda deve riconoscere, “davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi”. Il Papa chiede quindi a tutti di ricordare i tanti irlandesi che hanno diffuso il Vangelo in Europa e nel mondo fino a dare la propria vita per restare fedeli a Cristo, in un generoso impegno verso i più poveri. Rileva il contesto generale di secolarizzazione in cui va inserito il fenomeno affermando che ci fu anche “una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari”. Ricostruendo la genesi degli abusi, commessi soprattutto tra gli anni '50 e '70, da preti quindi formatisi a cavallo della Seconda Guerra mondiale, il Papa rievoca la ''rapida trasformazione e secolarizzazione della società irlandese''. ''Si verificato - prosegue - un rapidissimo cambiamento sociale, che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all'insegnamento e ai valori cattolici'' e ''molto sovente le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, sono state disattese''. Per Papa Ratzinger, ''fu anche determinante'', in quel periodo, ''la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo'': ''Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II fu a volte frainteso e, in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt'altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti''. ''E' in questo contesto generale - conclude Papa Ratzinger - che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell'abuso sessuali dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt'altro che piccola all'indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti''. Elenca una serie di fattori all’origine della questione: “Procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa; insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati; una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità di ogni persona”. “Bisogna agire con urgenza per affrontare questi fattori – afferma il Papa - che hanno avuto conseguenze tanto tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione”. ''In diverse occasioni sin dalla mia elezione alla Sede di Pietro, ho incontrato vittime di abusi sessuali, così come sono disponibile a farlo in futuro. Mi sono soffermato con loro, ho ascoltato le loro vicende, ho preso atto della loro sofferenza, ho pregato con e per loro''.

Radio Vaticana, Asca

Concerto per l'onomastico di Benedetto XVI. Il Papa: esempio tra i più sublimi in campo musicale di come si possano sposare l’arte e la fede

"Ringraziamo il Signore per questi grandi geni artistici, che hanno saputo e voluto misurarsi con la sua Parola – Gesù Cristo – e con le sue parole – le sacre Scritture. Rinnovo il mio grazie a quanti hanno ideato e preparato questo omaggio: il Signore ricompensi ciascuno con larghezza”. Ieri, al termine del concerto nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico vaticano in suo onore nel giorno dell'onomastico, Benedetto XVI ha rivolto queste parole ai presenti, anche se, ha esordito, “al termine di un ascolto così intenso e spiritualmente profondo, la cosa migliore sarebbe conservare il silenzio e prolungare la meditazione”. L’esecuzione ha proposto “Le sette ultime parole di Cristo sulla croce” di Joseph Haydn, nella versione curata da José Peris Lacasa ed eseguita dal quartetto d’archi Henschel e dal mezzosoprano Susann Kelling. “La scelta di quest’opera – ha detto il Santo Padre nel suo saluto – è stata davvero felice. Infatti, se da una parte la sua bellezza austera è degna della solennità di San Giuseppe – di cui lo stesso insigne compositore portava il nome – dall’altra il suo contenuto è quanto mai adatto al tempo quaresimale, anzi, ci predispone a vivere il Mistero centrale della fede cristiana”. L’opera eseguita, ha ricordato Benedetto XVI, è “un esempio tra i più sublimi, in campo musicale, di come si possano sposare l’arte e la fede. L’invenzione del musicista è tutta ispirata e quasi ‘diretta’ dai testi evangelici, che culminano nelle parole pronunciate da Gesù crocifisso, prima di rendere l’ultimo respiro. Ma, oltre che dal testo, il compositore era vincolato anche da precise condizioni poste dai committenti, dettate dal particolare tipo di celebrazione in cui la musica sarebbe stata eseguita. Ed è proprio a partire da tali vincoli così stringenti che il genio creativo ha potuto manifestarsi in tutta la sua eccellenza: dovendo immaginare sette sonate di carattere drammatico e meditativo, Haydn punta sull’intensità”. “Vi è, in questo – ha proseguito il Papa –, qualcosa di simile al lavoro dello scultore, che deve costantemente misurarsi con la materia su cui opera – pensiamo al marmo della ‘Pietà’ di Michelangelo –, e tuttavia riesce a far parlare quella materia, a far emergere una sintesi singolare e irripetibile di pensiero e di emozione, un’espressione artistica assolutamente originale ma che, al tempo stesso, è totalmente al servizio di quel preciso contenuto di fede, è come dominata da quell’avvenimento che rappresenta – nel nostro caso dalle sette parole e dal loro contesto”. Prima del concerto l’indirizzo di saluto del card. Segretario di stato Tarcisio Bertone che ha voluto sottolineare la forte somiglianza che esiste tra il Papa e San Giuseppe.